L’altro giorno, volevo andare a Bologna.
Come sapete, il treno è più ecologico, lo dicono tutti.
Cercato anche voi, purtroppo troverete quasi sempre confronti tra le sole emissioni di CO2, che non sarebbe nemmeno un “inquinante”; ma aggiungiamo tutto il resto – anche il costo dell’asfaltazione delle autostrade rispetto ai binari ferroviari.
Bene, vado sul sito di Trenitalia.
Con un cambio, c’è una solitaria occasione a 9,45 euro; ma per il resto, i treni che costano di meno partono da 28,90 euro.
Per curiosità, cerco altri mezzi di trasporto, e trovo Flixbus.
Flixbus, dovete sapere, non esiste: come tutta l’economia parassitaria, ha un bel sito, vende biglietti, sei tu che devi fornire il bus e devi pagare una percentuale che pare non venga rivelata pubblicamente. E questo mi fa infuriare in vano, perché noi non possiamo sapere nulla delle cose che ci cambiano radicalmente la vita?
Comunque compro un biglietto per 2,99 euro, un panino imbottito dal Fornaio Giuseppe mi costa 4 euro.
Lo compro, sapendo di fare il male. Come Eichmann, adduco le seguenti giustificazioni:
- non sono io che ho creato il sistema
- lo fanno tutti, e se non lo facessi io ci sarebbe subito qualcuno che prenderebbe il mio posto sul bus.
- cerco di campare come tutti e non ho certo molti soldi
- se bisogna cambiare il sistema, ci pensino i politici
Il che non toglie che io sia un elemento decisivo della banalità del male.
Salgo sull’autobus, e questa volta scopro che l’autista/bigliettaio/tutto fare è ucraino. E presumo che sia perfettamente in regola con tutte le norme dell’Ucraina. A differenza di altri autisti, conosce anche quattro parole in italiano.
Oggi, invece, sono in Piazza Santo Spirito, e su una bancarella, trovo un libro sugli Stemmi di Firenze, a cura di Egidio Mucci, introduzione di Franco Cardini. Costa 10 euro. Rifletto un attimo…
Questo libro, nella sua materialità – boschi abbattuti, macchinari di tipografi, retribuzione dell’autore – è già stato pagato: dietro c’è scritto “lire 80,000” che non è poco.
Adesso quello della bancarella mi chiede 10 euro. Che devono coprire altri costi: l’affitto che lui paga per la casa, i centri estivi dei figli o dei nipoti, il dentista, la stessa bancarella dove lui passa un giorno al caldo bollente…
E pensando ai librai che conosco, ci sta. Per cui glieli do, i dieci 10 euri.
In quel momento, mi chiama Qualcuno al telefono. Per questo e quel motivo che non vi sto a dire, mi dice
“Potresti anticiparmi i soldi per il volo il 20 agosto da Parigi a Firenze?”
Non ho nessun problema per la fiducia, ma mi chiedo quanti soldi ho in banca, e non so se ce la farò.
Non stiamo parlando di un libro di seconda mano.
Stiamo parlando di un volo, e a quella distanza – significa spese inimmaginabili di costruzione del mezzo, di carburante, di costi di costruzione di aeroporti, di stipendio di piloti, di tasse, l’effetto dei contrail sull’atmosfera, di azionisti che devono intascare incassi enormi o cambieranno investimento.
E come al solito evito di tirare fuori il CO2 e il cambiamento climatico, perché sarebbe banale.
Colto dal panico, vado a vedere quanti soldi ho sul conto.
Chiedo a Qualcuno, “mi mandi qualche dettaglio in più?”
E mi manda questo:
Sedici euro o Diciotto euro?
Che è nemmeno il doppio del libro di seconda mano alla bancarella; e circa la metà del biglietto del treno da Firenze a Bologna.
Accetto subito, perché sono una persona moralmente infima; ma in silenzio riferisco a me stesso le parole di Hannah Arendt:
“Ma quel che diceva Eichmann e il modo in cui lo diceva, non faceva altro che tracciare il quadro di una persona che sarebbe potuta essere chiunque: chiunque poteva essere Eichmann, sarebbe bastato essere senza consapevolezza, come lui. Prima ancora che poco intelligente, egli non aveva idee proprie e non si rendeva conto di quel che stava facendo. Era semplicemente una persona completamente calata nella realtà che aveva davanti: lavorare, cercare una promozione, riordinare numeri sulle statistiche, ecc…
Più che l’intelligenza gli mancava la capacità di porsi il problema delle conseguenze e degli impatti delle proprie azioni.”
Il guaio è che io invece ho qualche idea delle conseguenze e degli impatti delle mie azioni, eppure faccio il male. Sapendo di farlo. Come uniche giustificazioni, “ma fa tanto comodo” e “così fanno tutti”.
Di
04/08/2024
Titolo originale: “Più che l’intelligenza gli mancava la capacità di porsi il problema delle conseguenze e degli impatti delle proprie azioni”.