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DI RAFE MAIR
Strategic Culture

Mentre la scorsa settimana stavo seduto in camera mia a Londra e guardavo un dibattito sulla BBC nel quale si discuteva se il Regno Unito dovesse dare una mano per la crisi della Grecia, ho iniziato a cercare delle buone notizie nel mondo dell’economia e presto mi sono reso conto che non ce n’erano.

Come sapranno i lettori io non sono un economista, sono solo una persona che si è guadagnata da vivere per molto tempo ponendo domande stupide. In questi decenni ho imparato che le domande stupide sono molte meno rispetto alle risposte stupide, e che spesso la cosiddetta domanda stupida è in realtà una frecciata su un argomento che altri preferirebbero evitare. Questo mi ha portato a formulare quello che chiamo “Primo Assioma di Mair” che dice: “Si fa un grandissimo errore nel credere che le persone al potere sappiano quello che stanno facendo” (l’altro, il Secondo Assioma dice: “Non devi avere 10 in politica, puoi avere 3 se tutti gli altri hanno 2”).Il Regno Unito, che non è nell’Eurozona, non è apparentemente tenuto a dare una mano per la tragedia greca o per qualsiasi altra che si presenti sulla scena. C’è una legge dell’Unione Europea che può obbligare la Gran Bretagna a partecipare, ma l’attuale governo non è pronto ad ammetterlo. Questo, per me, è un indizio che ci è qualcosa di dannatamente sbagliato nell’UE di questi giorni e che ci saranno davvero pessime notizie in futuro.

Il Regno Unito, citando il jazzista Fats Waller, non “è l’unica ostrica nella zuppa”, ma è la più grande e può essere facilmente messa da parte.

Vale la pena ricordare che il padre spirituale dell’Unione Europea fu Churchill e, nel suo famoso discorso del 1946 sull’unità delle nazioni dell’Europa, escluse specificatamente il Regno Unito, ritenendo che appartenesse alla parte del mondo di lingua inglese e non all’Europa. Respinto nel 1963 da De Gaulle (forse a buon motivo), nel 1973 il Regno Unito è finalmente stato accettato solo dopo un referendum. Dico che forse De Gaulle aveva ragione perché, a parte la sua indole violenta, sapeva, o pensava, che il Regno Unito avesse un “rapporto speciale” con gli Stati Uniti e ovviamente con il Commonwealth. Il punto è che, nel Regno Unito, l’UE rimane una questione di politica interna. Quello che rende tutto questo interessante è il fatto che l’Irlanda si trovi in seria difficoltà e per quanto la Gran Bretagna possa essere interessata a Grecia, Spagna e Portogallo – altri casi disperati – non puo ignorare l’Irlanda per vari motivi, tra cui la questione della pace nell’Irlanda del Nord, che ancora fa parte del Regno Unito.

Torniamo nel 1946, a Churchill e alle ragioni che hanno portato dalla ratifica del Trattato Franco-Tedesco per il carbone e l’acciaio alla realizzazione di un Mercato Unico ed infine all’Unione Europea. Le questioni finanziarie non erano le sole; anzi, direi che portare la pace in una Europa lacerata dalla guerra era ancora più importante. E, fino ad ora, pace è stata. Ma sotto questa pace ci sono questioni risolte forse solo sulla carta, non nella memoria nazionale di molti membri. Non bisogna mettere velocemente da parte tutto questo perché, come ci ha insegnato lo scioglimento della Jugoslavia, l’etnicità non sparirà mai. Dal Congresso di Vienna del 1815 in poi ci sono stati accordi di pace che sono durati finché l’orgoglio nazionale non li ha spazzati via. Che diritto abbiamo nel 2011 di ritenere che alcune popolazioni siano cambiate? Se non ha più un significato monetario, l’UE potrebbe diventare ostaggio di eventi e memorie passati che, come sempre, riaffiorano?

Ci sono fallimenti che mettono in pericolo la pace in Europa, e nel mondo.

Gli Stati Uniti, se fossero una azienda, sarebbero sotto tutela di procedura fallimentare, se non addirittura falliti. In effetti, ora è matematicamente impossibile per il governo degli Stati Uniti ripagare il debito nazionale perché il governo deve più dollari di quanti ne esistano attualmente! Nemmeno la buona vecchia tipografia può aiutare perché, se il Tesoro degli Stati Uniti stampasse subito soldi, si incrementerebbe maggiormente il debito. Forse non è ancora tutto perduto per gli Stati Uniti, ma stanno andando avanti con aria fritta da parecchio tempo…

Ed ora il fatto interessante: la Cina è la maggior detentrice del debito americano, ma è come una banca senza tutela dei depositi, e più si richiede il pagamento del debito, meno il debitore è in grado di pagare. E come in una commedia di Shakespeare, più la si guarda e più che la trama si confonde. Mentre la Cina si offre per salvare l’UE, investe miliardi in Africa e continua a sostenere Washington, la sua stessa economia sta entrando in difficoltà perché le sue banche hanno troppi soldi investiti in imprese finanziarie discutibili! – e dove avete sentito questa storia prima?

La rivista Forbes ha riportato che “le burocrazie del governo [cinese] si finanziano imponendo il debito ad imprese d’affari statali; i governi locali raccolgono capitali vendendo terreni a prezzi altissimi ad aziende di loro stessa proprietà, e la People’s Bank of China riversa liquidità nell’intero sistema in modo tale da far sembrare il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, decisamente tirchio.”

Victor Shih, esperto della società cinese alla Northwest Universtity, dice: “E’ uno schema di Ponzi, alla cui testa c’è la banca centrale che può stampare soldi”.

La Russia potrebbe essere un raggio di speranza in questo quadro desolante, ma sta affrontando il problema di cercare degli scambi commerciali con l’UE, che non ha soldi, quindi deve finanziare i suoi consumatori affinché questi possono comprare i beni inviati loro dalla stessa Russia, come la Cina ha fatto con gli Stati Uniti. E’ ironico che l’economia in condizioni disperate degli anni ’90 possa essere la salvezza finanziaria degli europei, tanto compiaciuti da deridere i problemi della Russia post-URSS mentre ora danno il benvenuto al suo aiuto, se non lo implorano addirittura.

Cosa succede se falliscono tutti? E’ come a monopoli, dove si ricomincia il giro con nuovi soldi?

Io sono uno che fa domande, non ho tutte le risposte, non faccio congetture se non per dire che qualsiasi situazione si verificherà probabilmente non sarà positiva.

Rafe Mair
Fonte: http://www.strategic-culture.org/news/2011/07/01/what-happens-if-everyones-wheels-fall-off.html

1.07.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di REIO

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