Il Brigante per ComeDonChisciotte.org
PREMESSA
Nel 2011, nell’ambito delle cosiddette “primavere arabe”, finanziate ed organizzate dai servizi angloamericani ed israeliani, con l’impiego di media, agitatori, infiltrati e delle ONG della galassia Soros facenti capo ad Open Society, scoppiarono le prime manifestazioni e rivolte anti Assad in Siria.
In breve tempo le cosiddette rivolte si riempirono di elementi armati ed in pochi mesi scoppiò la cosiddetta “guerra civile” siriana.
In realtà le bande armate che invasero la Siria, portando quasi al collasso il governo Assad, erano per lo più mercenari di varie nazionalità, facenti capo ai gruppi terroristici di Al Nusra (un ramo discendente Al Qaeda) e dell’ISIS, finanziati dai governi di USA, Israele, Arabia Saudita, Turchia e Qatar ed addestrati dai servizi israeliani, inglesi ed americani.
Entrarono nella guerra contro Assad anche le milizie curde, finanziate ed armate dagli USA.
Nel conflitto entrarono successivamente Russia, Iran ed Hezbollah, che con il loro intervento a difesa del legittimo governo siriano (su specifica richiesta di Assad), salvarono le sorti dello stato siriano.
Il decisivo intervento delle forze armate russe in particolare contro l’ISIS determinò la sconfitta definitiva dello stato islamico, i cui militanti si ritirarono nella provincia di Idlib, fondendosi ad Al Nusra e HTS.
Gli accordi di Astana del 2017 tra Iran, Russia e Turchia, come “garanti” della situazione, portarono alla cessazione dei principali combattimenti (continuarono ancora un paio d’anni soprattutto nelle aree controllate dai curdi).
La tregua (perchè di fatto questo era) venne promossa come una vittoria dell’asse Siria/Iran/Russia dalla propaganda russa ed iraniana e così percepita anche dalla maggior parte dell’informazione alternativa qui in Italia; se questo in parte è vero, perchè venne respinto l’attacco e mantenuta sotto controllo governativo la maggior parte del paese, dall’altro quando in un conflitto vi è una parte vincitrice, questa pone le condizioni della resa agli sconfitti e ne esce rafforzata rispetto all’inizio del conflitto stesso, non certo indebolita.
Questo non avvenne dopo gli accordi del 2017: molti militanti di ISIS e Al Nusra furono letteralmente accompagnati incolumi nella provincia di Idlib, dove si stabilirono sotto la supervisione turca; le milizie curde mantennero il controllo di ampie aree nel Nord Est del paese, l’esercito USA si stabilì nella regione siriana dei pozzi petroliferi, senza che fosse messa in discussione la sua presenza e saccheggiando il petrolio siriano fino ai giorni nostri: non esattamente quella che definirei una vittoria su tutti i fronti…
LA GUERRA DELLA PROPAGANDA
Particolarmente interessante, in questo rapido riassunto degli avvenimenti del 2011/2018, è l’osservazione di quanto abbia pesato la propaganda, l’informazione e la manipolazione mediatica.
Le azioni di invasione e bombardamento di un paese sovrano e pacifico, come l’addestramento dei terroristi, vennero fatte digerire all’opinione pubblica occidentale come una guerra per la democrazia contro un sanguinario dittatore (non molto differentemente dalla propaganda usata contro Saddam Hussein prima e Gheddafi dopo); cito a proposito un paio di esempi, sapendo che questa era un’opera quotidiana durata anni:
- Nel 2015, il giorno dopo l’operazione Bataclan, il governo francese inviò una missione di bombardamento su Damasco, la capitale siriana, come reazione alla presunta azione terroristica dell’ISIS. La piena dissonanza cognitiva del pubblico occidentale, così come l’acquiescenza e la complicità dei giornalisti NATO e dei media occidentale a controllo ebraico, non rilevarono la contraddizione del bombardare un paese il cui governo era sotto assedio proprio dai terroristi che si indicavano responsabili degli attentati: l’ondata emotiva tendeva a giustificare qualsiasi reazione, anche se criminale.
- Nello stesso periodo usciva pubblicamente la notizia che 20 guerriglieri dell’ISIL (la sigla della cosiddetta “opposizione” siriana) addestrati dalle forze armate italiane, erano sfuggiti di controllo e si erano uniti all’ISIS. Nessuno ebbe niente da ridire sul fatto che il governo italiano partecipasse indirettamente alla guerra in Siria ed addestrasse terroristi.
Oggi vediamo la stessa dissonanza cognitiva e le palesi contraddizioni della propaganda NATO, con un capo terrorista di Al Nusra come Al Julani, il nuovo presunto leader della Siria che diventa improvvisamente “moderato” (che fa il paio con i vari presunti estremisti islamici che si “radicalizzano”, nello stesso momento in cui si scoprono essere alcolizzati e drogati); addirittura viene intervistato dalla CNN con la giornalista che indossa l’hijab (onore che fu negato all’ex premier iraniano Raisi) nello stesso momento in cui lo stesso Al Julani è ancora ufficialmente ricercato per terrorismo dall’FBI, con una taglia da 10 milioni di dollari.
Ai tempi della prima guerra “civile” siriana la propaganda NATO traboccava di espedienti propagandistici, rappresentazioni teatrali, invenzioni e fake news che completavano in maniera complementare la guerra militare.
Possiamo ricordare a proposito, a puro titolo di esempio, le fake news sul presunto utilizzo di armi chimiche di Assad contro la sua stessa popolazione; piuttosto che le messe in scena degli agenti dei “Caschi Bianchi”, organizzazione creata dai servizi Britannici e sostenuta dalle ONG sorosiane, che costruivano sceneggiature, foto e video, tesi a dimostrare le “atrocità” del regime di Assad; oppure la mitizzazione delle eroiche donne combattenti curde (sostenute dagli americani), quando oggi i tagliagole sostenuti da Ankara rapiscono le donne curde facendone schiave nel silenzio assoluto dei media NATO.
In questa guerra di propaganda da tutte le parti in conflitto, come vedremo è molto difficile capire quale sia la verità attuale.
LA GEOPOLITICA NELL’AREA SIRIANA
Quali furono le reali cause della guerra scatenata da USA, Israele, Turchia, Qatar e Arabia Saudita contro la Siria, attraverso il finanziamento, addestramento ed organizzazione dei mercenari aggregati in formazioni terroristiche (Al Qaeda e ISIS)?
Le vere origini della guerra siriana risiedono nel rifiuto di Assad di partecipare al progetto (preparato già dal 2002) di costruzione di un gigantesco gasdotto che sarebbe dovuto partire dal Qatar per arrivare alla Turchia, passando per Arabia Saudita, Siria e Giordania.
Assad preferì al contrario aderire al progetto iraniano di un gasdotto che partisse dall’Iran e attraversasse la Siria per arrivare alle coste libanesi.
Questi progetti contrapposti erano e sono tutt’oggi di strategica importanza geopolitica, in quanto stabiliscono di fatto quali paesi potrebbero costituire una valida alternativa al gas russo per l’Europa, collegando il Mediterraneo ai giacimenti del Golfo persico.
Non si tratta solamente degli enormi profitti economici potenzialmente generati da questi gasdotti, ma della loro importanza geopolitica, in quanto aumenterebbe esponenzialmente l’importanza strategica per l’Europa dei paesi attraverso i quali passerebbero i gasdotti (ancora oggi il gas del Qatar giunge in Europa via nave liquefatto, con un costo per l’utente finale di circa il triplo).
Quindi non solo le scelte di Assad hanno danneggiato enormemente i progetti di Qatar, Arabia Saudita e Turchia, ma sicuramente Israele non poteva permettere ad Iran e Libano di reperire ingentissime risorse economiche, oltre ad un’importanza strategica, collegandosi all’Europa e diventando importante fonte di energia per noi europei.
La Russia, dall’altro lato, essendo di difficile ed improbabile realizzazione il gasdotto iraniano/siriano/libanese, aveva tutto l’interesse a contrastare una forte potenziale concorrenza del gas qatariota (parliamo del periodo 2011/2015).
L’INVASIONE DELLA SIRIA E LA FINE DELL’ERA ASSAD
Cosa è successo in questi giorni?
Dopo la tregua degli accordi di Astana, la guerra è riesplosa, portando ad una rapida dissoluzione del governo Assad ed alla conquista della Siria da parte dei mercenari turchi, ma le cose, per quanto prosecuzione della premessa che abbiamo fatto, sono tutt’altro che chiare e la panoramica geopolitica differente dal periodo 2011/2018.
Utile una brevissima cronistoria degli eventi recenti:
- 27/11: In contemporanea con l’annuncio della tregua in Libano (che coincidenza…) dalla provincia di Idlib truppe del HTS (la nuova versione di Al Nusra, erede di Al Qaeda) e dell’SNA (i miliziani filoturchi, apertamente sostenuti ed organizzati dall’esercito turco), muovono verso la provincia di Aleppo, avanzando molto rapidamente. L’SAA (esercito nazionale siriano) si ritira velocemente verso Aleppo. In una giornata le forze dei ribelli arrivano a meno di 9 km da Aleppo e riescono ad occupare un tratto dell’autostrada M5, che collega Aleppo a Damasco. I media governativi negano che i miliziani dell’HTS abbiano preso gli insediamenti tra Idlib e Aleppo ed invitano a non credere alla propaganda nemica.
- 28/11: L’autostrada M5 è ufficialmente interrotta, impedendo i rifornimenti ai reparti dell’esercito siriano schierato ad Aleppo. Le fonti ufficiali dell’esercito parlano di interruzione voluta per preservare le vite dei civili. Le truppe dell’HTS continuano a conquistare insediamenti intorno ad Aleppo, in qualche villaggio si combatte, nella maggior parte l’esercito siriano si ritira. L’esercito israeliano bombarda il confine siriano col Libano per evitare movimenti di Hezbollah in Siria.
- 29/11: Continua l’avanzata di HTS e SNA, a cui si aggregano gruppi minori lungo il tragitto, entrata ed invasione di Aleppo ovest e altri quartieri della città, con sporadici combattimenti e l’esercito siriano che si ritira. I media ufficiali del governo siriano sostengono che l’esercito è posizionato a difesa di Aleppo e non cederà, invitando a non credere alla propaganda dei terroristi. Grande confusione tra gli analisti internazionali, viene criticata da molti (anche internamente) l’inazione russa.
- 30/11: Nel contesto di un’espansione generalizzata delle conquiste dei mercenari filoturchi e della parallela avanzata delle milizie curde (a loro volta attaccate dall’SNA), l’HTS occupa interamente Aleppo, conquistando anche la cittadella (centro storico di Aleppo, posizionato su una collina e finora considerato “inespugnabile”), senza sparare un colpo, grazie al ritiro dell’esercito nazionale siriano (SAA). Entro sera le milizie di invasione arrivano alle porte di Hama, la città successiva in direzione Damasco. L’aviazione russa avvia operazioni di bombardamento sui militanti filoturchi alla periferia di Aleppo. Nel momento stesso in cui si hanno notizie del ritiro di truppe governative da Hama, le fonti ufficiali siriane invitano a non credere alla propaganda e dichiarano che Hama non cadrà. Canali turchi parlano dell’occupazione della parte settentrionale di Hama, quando canali mediorientali e siriani mostrano l’ingresso delle truppe dell’SAA nel sud di Hama e la preparazione della difesa. I combattimenti consistono per lo più, da parte HTS, di azioni con droni, a cui sono stati addestrati da agenti dei servizi ucraini. Il fronte della resistenza in Medio Oriente acquisisce la speranza che da Hama possa svilupparsi la controffensiva. Tendenzialmente, a parte i canali filoturchi, nessuno pensa che HTS possa avanzare ulteriormente e senza reazioni.
- 1/12: L’SNA amplia il controllo sulle zone curde conquistando Tell Rifaat. Sembra che sia iniziata la controffensiva della SAA, le autorità siriane annunciano la riconquista di diversi villaggi; queste notizie convincono canali russi ed iraniani, ma vengono smentite da quelli turchi, che sottolineano la ritirata dei curdi dell’YPG, sostenuti dall’esercito USA.
- 2/12: Arriva in Siria il generale iraniano Javad, ex braccio destro di Soleimani, accendendo speranze dell’asse della resistenza. In contemporanea Le truppe USA bombardano il confine siriano-iracheno, per impedire il passaggio di rinforzi dall’Iraq.
- 3/12: Iniziano scontri nella parte settentrionale di Hama, principalmente con attacchi droni da parte HTS.
- 4/12 Proseguono battaglie attorno a Hama, il governo siriano perde il controllo di Deir Ez zor, dove avanzano le forze curde, attaccate a loro volta dall’SNA.
- 5/12: L’SAA abbandona la città e Hama cade in mano ai terroristi di HTS. Dichiarazione ufficiale dell’esercito siriano: si è deciso il ritiro delle truppe per preservare le vite dei civili e spostare i combattimenti fuori dalla città. Esce la notizia che l’Iran ha offerto l’invio di 2 brigate pronte al combattimento per la difesa della Siria, ma Assad (che al contrario della prima guerra siriana non ha mai fatto richiesta di aiuto agli alleati) rifiuta, con la scusa che non vuole dare un pretesto ad Israele per l’invasione della Siria (cosa che avverrà regolarmente qualche giorno dopo, caduto il governo Assad).
- 6/12: L’attenzione si sposta su Homs, ultima roccaforte prima di Damasco: mentre HTS dirige sulla città, le fonti ufficiali siriane garantiscono che l’esercito è dispiegato e pronto alla difesa di Homs, che non potrà cadere. Effettivamente ci sono reparti di élite dispiegati e pronti alla difesa, a cui però, si scoprirà a breve, veniva dato ordine di smobilitare, contemporaneamente alle dichiarazioni ufficiali SAA. Forze dell’ISIL (l’ISIS siriano) avanzano da Sud verso Damasco.
- 7/12: l’SAA si ritira da Homs, salta la catena di comando dell’esercito ed ogni battaglione prende decisioni autonomamente. Damasco è senza difesa. Esce la notizia di un aereo governativo da Damasco agli Emirati Arabi.
- 8/12: HTS entra a Damasco, il legittimo governo siriano accetta il passaggio di consegne. Assad non è più nella capitale, esce la notizia di un aereo governativo che suppostamente trasporta Assad di cui si perdono le tracce a bassa quota, sarebbe precipitato.
Questa breve cronistoria intende non solo dare un quadro delle vicende, ma anche sottolineare come la guerra informativa sia stata costantemente presente ed importante.
Mentre canali mediorientali legati all’asse della resistenza erano continuamente fuorviati dalla disinformazione dei canali ufficiali siriani (che hanno mentito dall’inizio alla fine) e canali russi, nonostante una maggiore lucidità, non sembravano capire esattamente cosa stesse succedendo; i canali legati al governo turco erano costantemente e perfettamente informati, dimostrando di avere informazioni corrette di prima mano sul campo ed anche sul programma bellico di HTS e SNA.
CONCLUSIONI
Non vi è dubbio che gli avvenimenti odierni si configurino come una prosecuzione della guerra del 2011, ma con significative e sostanziali differenze.
Di fatto le milizie terroristiche eredi di Al Nusra ed Isis si sono riciclate in HTS e SNA, sostenute, finanziate ed organizzate da Turchia, USA ed Israele, mentre le milizie dell’YPG curdo sostenuto dagli USA hanno fatto una guerra parallela ad Assad.
Al momento sembra che, al contrario del 2011, Arabia Saudita, Qatar ed Emirati abbiano tenuto un profilo neutrale.
Questo, a mio parere, non è solamente dovuto a profonde novità geopolitiche rispetto al 2011 (l’ascesa dei BRICS nella regione, il rientro nella Comunità Araba della Siria, il crescente peso della Cina in Africa e Medio Oriente), ma anche ad una caratterizzazione ancora più marcatamente geopolitica degli obiettivi di questa guerra, rispetto agli aspetti puramente economici.
Mentre al momento non vedo semplice la realizzazione del vecchio progetto di gasdotto Qatar-Turchia, sono del tutto evidenti le mire egemoniche e di espansione territoriale di Turchia ed Israele: se da una parte si vuole chiudere la partita con la guerriglia curda e le sue rivendicazioni, oltre all’espansione dell’influenza turca nella regione, dall’altra si assesta un altro colpo quasi mortale all’asse della resistenza, permettendo il completamento della pulizia etnica e l’annessione di territori palestinesi e siriani.
I progetti di grande Israele e le aspirazioni imperiali ottomane paiono al momento parallele e non conflittuali; la Turchia di Erdogan gioca spregiudicatamente su più tavoli, mentre gli USA sono asserviti agli interessi israeliani, perchè l’influenza israeliana in Medio Oriente è fondamentale per gli interessi dell’impero britannico (in versione moderna a trazione americana).
Ma ci sono due aspetti fondamentali che pongono quesiti al momento irrisolti:
- Non si è mai vista nella storia un’invasione lampo di eserciti mercenari che abbia portato alla capitolazione di uno Stato in tempi così rapidi come in Siria. Potrebbe esserci un parallelo con l’invasione del Regno delle 2 Sicilie da parte della spedizione di Garibaldi, per la rapidità del crollo e l’inspiegabilità delle sconfitte borboniche, vista l’indiscutibile superiorità numerica dell’esercito borbonico (anche se analisi storiche serie stimano in un numero enormemente superiore ai mille la banda di mercenari e banditi guidata da Garibaldi, che non avrebbero mai potuto sbarcare senza il supporto della flotta britannica davanti alle coste siciliane); ma in quel caso la spiegazione del lungo lavoro di preparazione dell’aristocrazia inglese in Sicilia, con la corruzione sistematica degli ufficiali borbonici, oltre il coinvolgimento della mafia a supporto, mi pare abbastanza pertinente. Non dimentichiamo inoltre che a differenza dell’esercito borbonico, la SAA, forte di 200.000 effettivi (contro un numero massimo stimato di 50.000 del totale di tutte le forze mercenarie), si è arresa dal principio alla fine praticamente senza combattere, con Damasco lasciata alla fine senza alcuna difesa, mentre l’esercito borbonico non si dissolse come quello siriano e si rese protagonista, col re Ferdinando II, di un’eroica difesa di Napoli, fino alla capitolazione.
Nemmeno è ipotizzabile che siano stati corrotti i vertici dell’esercito siriano senza una complicità del governo, sia per la sistematica resa su tutti i fronti fin dal principio, indipendentemente dai reparti e dai comandi, sia per la conclusione, cioè la linea di comando saltata dopo Homs e la totale autonomia dei battaglioni in fuga (a parte il reparto di élite delle tigri del deserto, riparato sulla costa e sulle montagne sotto la protezione russa), incompatibili con la presunta corruzione di singoli comandanti, che avrebbe provocato comunque qualche reazione, sia infine per la copertura mediatica delle fonti governative e le continue fake news e giustificazioni, con il canale della Presidenza della Repubblica che ancora il 7/12 sosteneva la presenza in carica a Damasco di un Bashar Al Assad già fuggito.
- La misteriosa fine di Assad: le notizie si sono susseguite contraddittorie, dalla fuga negli Emirati all’aereo precipitato, fino alla dichiarazione di asilo politico in Russia. Le stranezze di questa fuga costituiscono un altro caso unico: non si è mai visto precedentemente che dopo una concisa dichiarazione di “concessione di asilo politico alla famiglia Assad per motivi umanitari”, effettuata dall’agenzia di stampa russa, non si sia vista una foto, un’intervista, una dichiarazione di Assad o dei famigliari suppositivamente in Russia, oltre al silenzio totale in merito di Putin e dei ministri del governo russo.
Assad è semplicemente scomparso, l’agenzia di stampa russa dichiara che si trova in Russia, punto.
A questo punto dobbiamo formulare delle ipotesi, in base all’analisi dei fatti a nostra conoscenza e alla logica. A questo scopo aggiungo due elementi tanto strani e difficilmente spiegabili, quanto interessanti:
- Da diversi anni la Russia avrebbe dovuto fornire e rendere operativo il sistema di difesa S400 (il sistema di difesa aerea più avanzato al mondo) in Siria, ma nonostante i ripetuti annunci in merito, tale installazione non si è mai verificata, tanto che Israele ha potuto periodicamente bombardare la Siria durante il periodo Assad senza alcuna difesa né reazione, addirittura quando i bombardamenti furono fatti vicino alle basi russe.
- L’altra cosa strana attiene alla comunicazione della Presidenza siriana: da oltre un anno, di fronte ad avvenimenti di fronte ai quali nessuno Stato al mondo sarebbe rimasto silente, il canale ufficiale della Repubblica siriana sembrava su un altro pianeta: il giorno stesso o seguente di un bombardamento israeliano in territorio siriano o anche sulla capitale Damasco, pubblicava l’inaugurazione della scuola da parte di un Ministro, piuttosto che le nomine interne di Assad oppure i reportage di una riunione ministeriale o internazionale, senza una sola parola riguardo le azioni di Israele.
A questo punto proviamo a pensare delle spiegazioni, sapendo che solo la logica potrebbe venirci in aiuto.
La prima ipotesi è che Assad sia stato corrotto e comprato (magari dopo serie minacce); l’ipotesi non è così peregrina, perché CIA, Mossad e MI6 sono specialisti nel “puntare la pistola alla testa” dei Presidenti scomodi, il loro modus operandi in questi casi è abbastanza noto e Assad potrebbe aver preferito decine o centinaia di milioni di dollari, piuttosto che un proiettile per lui e per la famiglia. Non sarebbe certo la prima volta che cose di questo tipo avvengono in contesti similari.
Questo spiegherebbe la mancanza di fiducia in Assad da parte della Russia e parimenti tutti i comportamenti successivi di Assad. In questo caso Assad potrebbe effettivamente trovarsi negli Emirati e la Russia, uscita perdente dagli avvenimenti al pari dell’Iran, potrebbe aver dichiarato la concessione dell’asilo politico per mascherare un clamoroso fallimento e rassicurare i suoi alleati riguardo la sua lealtà, così come Assad potrebbe semplicemente essere stato eliminato, senza però divulgare la notizia, per gli stessi motivi.
La seconda ipotesi invece nasce invece dal fatto che effettivamente Assad e famiglia si trovino in Russia, dopo un così clamoroso tradimento del suo popolo.
In questo caso gli accordi potrebbe averli fatti il governo russo:
La preparazione dell’invasione della Siria era infatti nota a tutti i servizi coinvolti nell’area (la dirigenza dell’IRPG iraniano, le forze speciali alle dipendenze dell’Ayatollah, hanno dichiarato di aver avvisato dei preparativi Assad 3 mesi fa, ribadendo il suo rifiuto ad un intervento iraniano) ed eventuali accordi erano ovviamente precedenti all’avvio delle operazioni; in questo caso l’unico sicuro perdente è l’Iran ed il suo proxy Hezbollah, che hanno perso l’unica via di rifornimenti verso il Libano, oltre ad uno sbocco amico sul Mediterraneo.
Abbiamo già analizzato le palesi convenienze di Turchia, Israele e USA; dobbiamo ora ipotizzare quali possano essere le convenienze russe, escludendo che il cambio di burattino a Washington abbia qualsiasi ruolo in questa partita (cosa ovvia per ogni studioso serio, meno che per gli illusi in attesa del salvatore di turno, modello Q-Anon, i propagandisti di Trump tornati di moda anche in Italia…).
Innanzitutto, bisogna ricordare non solo i duraturi rapporti personali di Putin con Netanyau, ma l’importanza storica dei rapporti tra Russia ed Israele; ancora oggi gli ebrei di origine russa hanno un ruolo importante in Israele, così come la lobby finanziaria ebraica in Russia.
Il doppiogiochista Erdogan, parimenti, ha solidi rapporti con Putin e gli deve ancora la gratitudine per il golpe sventato di Gulen.
Immaginiamo allora che Putin abbia ricevuto garanzie o moneta di scambio riguardo il progetto di realizzazione del gasdotto Qatar-Turchia (che oggi sarebbe comunque per la Russia meno strategico, in quanto i volumi di esportazione del gas russo verso l’Europa sono enormemente ridotti rispetto al 2015); che abbia avuto garanzie riguardo la presenza ed incolumità delle basi navali ed aeree in Siria; che i rinnovati e stretti rapporti russi con Arabia Saudita e soprattutto Emirati rendano meno fondamentali quelli con la Siria.
Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Iran ed Egitto sono già parte dei BRICS, il percorso di adesione di Turchia ed Arabia Saudita è in itinere, credo che a breve o al massimo medio termine vedremo come si concluderà questo percorso e avremo risposte molto più concrete a questa ipotesi; probabilmente il sacrificio della Siria in questo contesto sarebbe meno penalizzante per la Russia rispetto al 2015 e sicuramente meno costoso di un rinnovato impegno bellico lontano dal paese, in contemporanea col conflitto ucraino: non sarebbe affatto stato indolore, per il governo russo, impegnarsi in un secondo fronte oggi.
Un altro elemento fondamentale sono i rapporti geopolitici con la Turchia: a parte le basi siriane, il più importante punto di approdo nel Mediterraneo per la marina russa passa per lo stretto dei Dardanelli (il passaggio dal Mar Nero al Mediterraneo): una chiusura al traffico militare da parte della Turchia, porterebbe ad un inevitabile scontro, in prospettiva di un più ampio conflitto mondiale (cosa già avvenuta nei secoli passati); rimane uno snodo fondamentale per la Russia, ben più importante di una presenza in Siria.
I merito a questa ipotesi è parsa decisamente sibillina la frase pronunciata da Erdogan in una intervista 2 giorni dopo la caduta di Assad: “Io e Putin siamo gli unici 2 leader di lunga esperienza rimasti al mondo” (ovviamente non ha citato il terzo, evidente e sottinteso, Netanyahu, che pubblicamente accusa di essere il nuovo Hitler, salvo continuare a fornirgli il passaggio per le armi con cui massacra il popolo palestinese).
Ultimo elemento sono le conseguenze sul conflitto ucraino: basta seguire i canali russi per vedere che le conclusioni generalizzate sono che una tregua che lasci invariata la minaccia non sarà più accettabile (il parallelo viene fatto con la tregua siriana e la presenza degli eserciti terroristi nella provincia di Idlib), quindi gli obiettivi dell’operazione militare speciale dovranno essere conseguiti.
Inutile dire che in quest’ultima ipotesi la figura di Bashar Al Assad sarebbe di un uomo debole, il figlio scemo di una generazione importante a cui è stato lasciato il giocattolo della Presidenza mentre i fili venivano tirati ad altro e ben più alto livello: insomma, un Salvini qualsiasi…
Oggi la Turchia, attraverso la SNA, controlla gran parte del territorio siriano a Nord e continua il conflitto con le formazioni curde del PKK e YPG verso Est, con l’intervento diretto dell’esercito nazionale turco.
Gli americani mantengono la presenza nella regione dei pozzi petroliferi e continua il furto alla luce del sole del petrolio siriano.
I Russi hanno ottenuto garanzie sul mantenimento e sicurezza delle loro 2 basi sulla costa.
L’Iran è il grande perdente ed oltre a non avere più alcuna presenza in Siria, ha perso il canale di collegamento e rifornimento col Libano. Gli episodi di devastazione e saccheggio delle moschee sciite, nonostante le rassicurazioni del nuovo governo siriano, sono all’ordine del giorno.
Gli episodi di impiccagione nella pubblica piazza così come esecuzioni sommarie, si ripetono da parte dei gruppi terroristi al potere, che hanno anche aperto le prigioni liberando centinaia di terroristi; la loro propaganda è imperante in Occidente e viene assecondata anche nelle affermazioni più folli (come la presenza di 200.000 prigionieri politici nelle prigioni di Damasco).
Israele, dopo aver invaso gran parte della Siria ai suoi confini, ha già effettuato circa 450 bombardamenti in territorio siriano e si è attestata a circa 20 km da Damasco.
I prossimi mesi o anni ci chiariranno, probabilmente, cosa è realmente avvenuto in Siria.
Il Brigante per ComeDonChisciotte.org
14.12.2024
FONTI
Difficile elencare le decine di canali Telegram e siti web che ho seguito per approfondire le vicende siriane, mi limito a citare le fonti principali via Telegram suddivisi per paese, che hanno effettuato una cronaca degli ultimi eventi.
RUSSIA: https://t.me/rybarital
TURCHIA: https://t.me/YTHBR
IRAN: https://t.me/Middle_East_Spectator
LIBANO: https://t.me/warmonitors
SIRIA: https://t.me/SyrianPresidency
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