CORRODI IL TUO CONFORMISMO: IL GRANDE FRATELLO NON PRATICA L'AMORE FRATERNO

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DI JASON MILLER
Thomas Paine’s Corner

La Non-violenza è un’arma dei forti
— Mahatma Gandhi

È con rammarico che pronuncio la fatale verità: Louis deve morire al posto di centomila cittadini virtuosi; Louis deve morire perchè il paese possa vivere
— Maximilien Robespierre

Il 17 ottobre 2006 è una data di svolta nell’epica lotta fra oppressori e oppressi. Gli eventi di quel giorno hanno senza dubbio spinto Marx ed Engels a svegliarsi dal loro sonno eterno e a rivoltarsi violentemente nelle loro tombe. Un semplice colpo di penna di un incosciente maiale ha trasferito a tutti gli effetti il potere assoluto nelle mani di una manciata di multinazionali e di individui ricchi e potenti.

Buon compleanno, Grande Fratello!Oltre due secoli fa, 25.000 anime intrepide sacrificarono le loro vite per liberare le colonie americane dalle grinfie di un impero senza scrupoli e fondare una nazione basata su principi democratici.

Tragicamente, il 17 ottobre gli strapazzati resti della libertà per cui i soldati rivoluzionari americani hanno sparso fiumi rossi sono stati ridotti a pure astrazioni da una minuscola quantità d’inchiostro. Quanto può essere ironico che in una nazione ossessionata dalle sue attività belliche, una penna sia stata l’arma usata per ottenere il soggiogamento delle masse.

Purtroppo, la rivoluzione americana non fu il trionfo finale dei diritti dell’uomo e della democrazia.

Guadagnare l’indipendenza dalla Gran Bretagna fu soltanto una vittoria nella guerra perpetua fra quelli dell’umanità “che hanno” e quelli “che non hanno”. Mentre molti dei rivoluzionari americani
credettero di combattere per i loro diritti naturali, c’erano fra loro uomini ricchi che volevano semplicemente raccogliere il materiale disponibile delle colonie senza pagare tributi all’impero britannico.

Contrariamente ai grandi miti americani, non tutti i padri fondatori furono creati uguali. Uomini come Thomas Paine, il catalizzatore intellettuale della rivoluzione americana, sostenevano l’abolizione della schiavitù, la giustizia sociale, i
principi democratici e i diritti dell’uomo. Altri, come John Adams ed Alexander Hamilton, nutrirono disprezzo per le nozioni populistiche e fecero pressione per un governo dominato da individui benestanti.

L’intenso dibattito, abbinato ad un significativo compromesso alla fine provocò la ratifica della Costituzione degli Stati Uniti.

Per rendere minima la perdita di influenza e dominio, l’aristocrazia americana insistette sul Collegio Elettorale, il riconoscimento della legalità della schiavitù come bene mobile e la limitazione del suffragio ai maschi bianchi proprietari, cioè al semplice 10% della popolazione.

Come mezzo per calmare le masse, acconsentirono con riluttanza ad includere il Bill of Rights [Ndt: dichiarazione dei diritti dell’uomo; carta delle libertà]. Dovendo affrontare fastidiosi vincoli come la separazione dei poteri, un ordinamento giudiziario indipendente e il Bill of Rights, oltre al peso della difficoltà di conservare l’illusione della libertà e dell’uguaglianza in modo da tenere la “massa” a bada, l’elite al governo lottò per trovare il modo di consolidare ed aumentare il proprio potere.

Come il mercantilismo, che aveva reso le colonie americane così indispensabili ad una Gran Bretagna, lentamente si sviluppava nel capitalismo, la plutocrazia si affrettò ad abbracciare e consolidare un sistema che le fornisse i mezzi per manipolare e sfruttare i loro “sottomessi”.
Opportunamente, il capitalismo prosperò e permise all’elite di finanziare il proprio potere.

Attraverso la storia degli Stati Uniti, un torrente apparentemente perpetuo di fortunate casualità piovve addosso ai superdotati
monetariamente.
Trattati come animali, gli schiavi neri americani fornirono il lavoro che contribuì potentemente allo sviluppo esponenziale di una valanga economica in rapida emersione. Tuttavia anche quando l’abolizione della schiavitù tolse ai sangue blu quattro milioni di lavoratori non pagati, gli dei del denaro continuarono a sorridere su di loro.

L’avvento della rivoluzione industriale dette vita alla meccanizzazione in grande scala, l’urbanizzazione di una società una volta in gran parte agraria, l’ottenimento della condizione di personalità legale per le società e un serio declino nel numero di artigiani esperti e coltivatori autosufficienti. Traboccando di occasioni per sfruttare la classe lavoratrice, gli Stati Uniti continuarono la loro ascesa alla supremazia economica.

Ricompensando l’avido e l’egoista patologico, il capitalismo negli USA prosperò come un verme solitario nell’intestino di un ingordo assumendo la forma di una perversione gonfia e grottesca. Tristi esseri umani che vivevano con stipendi da schiavitù lavorarono duramente in ambienti ripugnanti e pericolosi fino a danneggiare
e rovinarsi la salute. I signori del furto ammassarono fortune offensive sulle spalle di uomini, donne e bambini disumanizzati e distrutti.

Oltrepassando le libertà politiche che avevano dato controvoglia a “Noi Popolo” nella Costituzione, l’elite al potere impose una forma post-feudale di servitù della gleba economica. I visi cupi dei bambini il cui l’impoverimento li costringeva ad abbandonare la scuola per cercare occupazione negli stabilimenti tessili e nelle miniere di carbone rivelarono la vera natura dispotica e senza pietà del capitalismo negli Stati Uniti.

Uomini moralmente falliti avevano portato la trovata di Adam Smith a diventare un brutale e spietato frantumatore di anime.

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Pensate a questo brano tratto daIl pianto amaro dei bambini che il riformatore progressista John Spargo scrisse nel 1906:

Il carbone è duro e gli incidenti alle mani, come tagli, rotture, o dita schiacciate, sono comuni fra i ragazzi. A volte c’è un incidente peggiore: si sente un urlo terrorizzato ed un ragazzo rimane stritolato e fatto a pezzi nei macchinari, o sparisce nello scivolo per essere raccolto più tardi morto soffocato. Nubi di polvere riempiono i cantieri e sono inalate dai ragazzi, ponendo le basi per asma e consunzione dei minatori.

Una volta sono stato in un cantiere per mezz’ora ed ho provato a fare il lavoro che un ragazzo dodicenne stava facendo giorno dopo giorno, per dieci ore di fila, per sessanta centesimi al giorno. Il buio del cantiere mi atterriva. Fuori il sole splendeva, l’aria era limpida [pulita] e gli uccelli cantavano in coro con alberi e fiumi. All’interno del cantiere c’era buio, le nubi di polvere mortale avvolgevano tutto, il ruggito duro e stridente dei macchinari e lo scorrere veloce senza sosta del carbone sugli scivoli riempiva le orecchie. Ho cercato di raccogliere i pezzi d’ardesia dal rapido flusso di carbone, mancandoli spesso; le mie mani rimasero colpite e tagliate in pochi minuti; rimasi coperto di polvere di carbone dalla testa ai piedi e per molte ore in seguito tossii alcune dei piccoli granelli di antracite che avevo ingoiato.

Già nel 1795, Thomas Paine denunciò le forze economiche della diseguaglianza e dell’oppressione di fare scempio dei principi umanitari intessuti nella Dichiarazione d’Indipendenza e nella Costituzione degli Stati Uniti. Principi per i quali tanti avevano sacrificato così tanto.

Paine scrisse dell’abuso del potere Economico prima della maturazione del Capitalismo rapace.

La giustizia agraria, il suo ultimo pamphlet grandemente apprezzato, includeva le sue osservazioni sulla grande ingiustizia di gente che soffre l’afflizione della povertà in una società con ampie risorse per provvedere a tutti i suoi membri:

… Da un lato, lo spettatore è abbagliato dalle splendide apparenze; dall’altro, è scosso dagli estremi della miseria; entrambi i quali sono stati eretti da lei. I più ricchi ed i più miseri della razza umana si trovano nei paesi che sono definiti civilizzati.

Paine denigrò la brutalità di governi che inducevano o permettevano che i loro cittadini provassero l’indigenza:

Un governo dispotico si sostiene grazie ad una abietta civilizzazione, di cui lo svilimento della mente umana e la miseria della massa della gente, sono i principali criteri. Tali governi considerano l’uomo semplicemente come un animale; che l’esercizio delle facoltà mentali non è un suo privilegio; che non ha niente a che fare con le leggi se non obbedirvi; e dipendono politicamente più dallo spezzare lo spirito della gente con la povertà, che dal temere che si infurino dalla disperazione.

Esponendo il ragionamento sofistico che persiste ancor oggi, Paine ha avanzato un argomento convincente contro l’opinione dei predatori capitalisti che quelli che possiedono ricchezza diventano in qualche modo esenti dall’interdipendenza a cui gli “ordinari” mortali devono la loro stessa sopravvivenza:

La proprietà personale è il risultato della società; ed è tanto impossibile per un individuo acquisire beni mobili senza l’aiuto della società, quanto è per lui in origine toccare terra.

Separate un individuo dalla società e dategli un’isola o un continente da possedere e non potrà accedere ai beni mobili. Non può essere ricco. I mezzi sono connessi così inseparabilmente con il fine, in tutti i sensi, che dove i primi non esistono non si può avere il secondo. Tutta l’accumulazione, quindi, dei beni mobili, oltre a ciò che le mani di un uomo possono produrre, gli deriva dal vivere nella società; ed è in debito verso ogni principio di giustizia, di gratitudine e civilizzazione, una parte di quell’accumulo torna alla società da dove tutto è venuto.

Affermando un giusto impegno della società per risollevare (o fornire i mezzi per risollevarsi) il meno fortunato dalla sua misera condizione, Paine scrisse:

Non è carità ma un diritto, non un premio ma giustizia, che sto supplicando. Il presente stato di civilizzazione è tanto fastidioso quanto ingiusto. È assolutamente l’opposto di cosa dovrebbe essere ed è necessario che avvenga in esso una rivoluzione. Il contrasto tra opulenza e miseria che vengono a contatto e che offendono continuamente l’occhio, assomiglia a corpi vivi e morti incatenati assieme.

Paine può essere stato offeso “dal contrasto dell’opulenza e della miseria“. Ma le grandi diseguaglianze non hanno ovviamente infastidito le ricche elite, ai tempi di Paine o quando il Capitalismo offuscò il Mercantilismo. Le leggi federali alla fine sradicarono molti gravi abusi come il lavoro minorile descritto da Spargo. Ed i programmi finanziati pubblicamente come la Previdenza Sociale hanno contribuito ad alleviare l’indigenza.

Tuttavia non fosse stato per le guerre, i potenti movimenti sociali, le depressioni economiche, i timori di diffuse agitazioni sociali e i fastidiosi diritti costituzionali accordati a “Noi il Popolo”, coloro che maneggiano il manganello del dominio economico avrebbero mantenuto lo status quo.

Ogni volta che gli opulenti cedevano un pezzo di potere o hanno permesso diritti supplementari alle classi più basse, diventavano sempre più agitati ed insicuri. Si rendevano conto che il capitalismo sfruttatore, il loro principale meccanismo per impiegare e mantenere il loro dominio, era sotto assedio.

Il Manifesto di Engel e Marx che chiedeva l’abolizione della proprietà privata e una rivoluzione della classe operaia spaventava a morte la Borghesia. Per contrastare la “Minaccia Rossa” negli Stati Uniti, intrapresero una guerra contro il lavoro organizzato, iniziarono i Palmer Raids, demonizzando a tal punto i Socialisti che la loro influenza politica fu virtualmente estinta ed imprigionarono o rovinarono migliaia di sospetti comunisti durante l’era McCarthy.

Le forze reazionarie che maneggiano potenti strumenti di manipolazione psicologica hanno addestrato la maggior parte degli statunitensi a rifiutare istintivamente e praticamente ogni programma finanziato pubblicamente che sarebbe utile socialmente, a idealizzare il successo materiale ed a considerare una spesa militare assurdamente esorbitante come “necessaria“. La retorica e la propaganda senza fine, la Guerra Fredda, la liberalizzazione del commercio e un gran numero di interventi militari letali risoltisi in milioni di esseri umani non colpevoli morti hanno mantenuto il mondo sicuro per la “democrazia” che serve come copertura per i cercatori di profitto senza rimorso a scapito degli altri.

Avendo sofferto anni di doloroso silenzio sotto il giogo delle politiche economiche neoliberali emanate dagli Stati Uniti, sotto la presenza o l’azione dei militari degli Stati Uniti e dei dittatori spietati sostenuti dal “leader del mondo libero“, individui e partiti nel Mondo in Via di Sviluppo alla fine iniziano a resistere. Alcuni stanno impiegando la guerra asimmetrica per ricambiare l’opprimente potere militare di una nazione bellicosa che invade le altre nazioni preventivamente e si riferisce in modo sprezzante ai civili uccisi definendoli “danni collaterali“. Altri, come Hugo Chavez, stanno risollevando i loro poveri, ponendo fine allo sfruttamento delle loro risorse da parte delle multinazionali e creando alleanze con altre nazioni per sfidare il regime di Washington.

Non sorprende che coloro che comandano in virtù della dimensione dei loro conti bancari abbiano reagito all’ultima minaccia alla loro stretta sul potere in una maniera che rievoca i loro attacchi al Comunismo. La “Guerra al terrore” ha già provocato centinaia di migliaia di vittime e miliardi di dollari di costi all’infrastruttura civile.

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E il 17/10, il regime di Bush ha celebrato la sua vittoria suprema. L’isteria collettiva, generata da un assalto della propaganda di stile Orwelliano, ha aperto la strada al passaggio del Military Commission Act del 2006. Quando Bush ha firmato il Torture Bill, la nobiltà de facto americana ha realizzato il suo sogno. Hanno finalmente ottenuto i mezzi per eliminare la perpetua tensione fra un sistema politico “guastato” da componenti democratiche e la natura tirannica del loro tipo di capitalismo.

Sono occorsi 230 anni, ma un regime autoritario dominato dalla classe patrizia e dalle multinazionali alla fine ha agguantato i mezzi per esercitare un potere politico assoluto. La loro “Guerra al Terrore” gli ha permesso di trucidare il loro avversario più tenace. I diritti costituzionali del loro stesso popolo.

Il regime Bush può ora davvero inneggiare. “Missione Compiuta”.

Tuttavia, come i vincitori nella Rivoluzione Americana, possono aver vinto una battaglia, ma la guerra è tutt’altro che finita.

Uomini come Thomas Paine, Thomas Jefferson e Benjamin Franklin sono morti da lungo tempo, ma le parole immortali nate dal loro dedicarsi alla libertà dall’oppressione stanno suonando le trombe a tutto il mondo:

Riteniamo che queste verità siano manifeste, che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che sono dotati dal loro Creatore di certi diritti inalienabili, che fra questi ci sono la Vita, la Libertà e la Ricerca della Felicità. Che per assicurare questi diritti, sono istituiti i Governi fra gli Uomini, che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati, che ogni volta che qualsiasi Forma di Governo diventa distruttiva di questi termini, è Diritto del Popolo combatterla o abolirla ed istituire un nuovo Governo, ponendo la sua fondazione su tali principi ed organizzando il suo potere in forma tale che a loro sembri più probabile che ricerchi la loro Sicurezza e Felicità.

Sia che la gente segua l’esempio di Gandhi o di Robespierre, una rivoluzione è imperativa ed inevitabile.

Liberté, égalité, fraternité, ou la mort!

Jason Miller è uno schiavo retribuito dell’impero americano che si è liberato intellettualmente e spiritualmente.
Scrittore prolifico, i suoi saggi sono comparsi su Internet ed è volontario in un rifugio per senza tetto. Accoglie favorevolmente corrispondenza costruttiva all’indirizzo [email protected] o sul suo blog, Thomas Paine’s Corner, all’indirizzo http://civillibertarian.blogspot.com/.

Jason Miller
Fonte: http://civillibertarian.blogspot.com
Link: http://civillibertarian.blogspot.com/2006/10/corrode-your-conformity.html
22.10.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FILMARI

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