DI MASSIMO FINI
ilgazzettino.it
Il Tribunale militare di Roma ha concesso a Erich Priebke, 97 anni, l’ex capitano delle SS che sta scontando, ai domiciliari, l’ergastolo perchè ritenuto corresponsabile dell’eccidio, nel 1944, delle Fosse Ardeatine, qualche ora al giorno di libertà, la comunità ebraica è insorta. Aveva appena finito di chiedere l’espulsione dal Parlamento del senatore Pdl Ciarrapico per una battuta infelice, ma non più che infelice, sulla kippah, che il suo presidente, Riccardo Pacifici, dopo aver raccontato indignato che Priebke era stato visto in piazza di Spagna (se ha qualche ora di libertà potrà pur spendersela in centro piuttosto che alla Garbatella); ha rivolto un appello al ministro Alfano per chiedere che “i domiciliari siano applicati con rigore”. Che è quello che avviene, perchè secondo la legge italiana, che non è quella del taglione, dopo un certo numero di anni i condannati che abbiano tenuto buona condotta, che non possono reiterare il reato, che non siano ritenuto pericolosi, possono ottenere delle deroghe alla carcerazione. Sono diritti riconosciuti a tutti e quindi anche a Priebke.Ma non è la prima volta che nei confronti di Priebke, si cerca, riuscendoci di far valere un diritto “speciale”. Priebke, rintracciato in Argentina nel 1994, fu estradato in Italia e sottoposto a processo. In realtà Priebke era già stato processato, sia pur indirettamente, nel 1948, quando il Tribunale militare mandò assolti tutti gli ufficiali superiori che avevano partecipato alle Ardeatine e, quindi, implicitamente, anche Priebke che era un semplice capitano e la cui posizione non fu quindi presa nemmeno in considerazione. Il Tribunale condannò il solo Kappler, il capo. Ma non per la rappresaglia. Allora si sapeva cos’era una guerra e quali fossero le sue leggi, e quindi che la Convenzione di Ginevra ammetteva la rappresaglia nel caso di attentati terroristici contro truppe regolari compiuti da partigiani, com’era stato il caso di via Rasella (tanto è vero che quando gli Alleati occuparono la Germania emisero queste ordinanze di rappresaglia: 20 a 1 i francesi, 50 a 1 i russi e 200 a 1 gli americani). Kappler fu condannato perchè, in un macabro eccesso di zelo, fece fucilare cinque persone in più di quanto previsto dalla decimazione. Comunque sia, Priebke fu processato, ritenuto colpevole, ma ne fu ordinata la scarcerazione perché, passati 50 anni, il reato era caduto in prescrizione. Una cinquantina di estremisti della Comunità ebraica inscenarono una gazzarra in aula, intervenne il ministro della Giustizia Flick è ottenne che Priebke rimanesse in carcere. Di fatto l’Esecutivo annullava una sentenza del potere giudiziario, una cosa inaudita. Priebke fu riprocessato e condannato all’ergastolo.
Pacifici (e con lui le sinistre) sostiene che “i crimini contro l’umanità non cadono in prescrizione”, ma la fattispecie dei “delitti contro l’umanità” fu introdotta nel 1945 col processo di Norimberga. E un principio generale del nostro diritto stabilisce che nessuno può essere condannato per fattispecie di reato che non erano previste al tempo in cui furono commessi i fatti. Con la retroattività della legge penale si entra in una giustizia da Terzo Reich che col diritto non ha nulla a che fare.
In questi giorni decine di fotografi provenienti da tutto il mondo e una folla ululante staziona davanti alla casa di Priebke per vedere quando esce per andare al supermercato a comprarsi le arance. Devo dire che a me questo accanimento nei confronti di uomini quasi centenari, mi fa, chiunque essi siano, una bruttissima impressione. Mi sembra che denuncino una mancanza di “pietas” e una ferocia non molto dissimili da quelle per cui i nazisti sono stati condannati dalla Storia.
Massimo Fini
Fonte: www.ilgazzettino.it
8.10.2010