CONTRACCOLPO SULLA SPIAGGIA NATO

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DI PEPE ESCOBAR

rt.com

L’avevamo previsto e quando arriverà potenzialmente tutto il pianeta reagirà con uno stupito silenzio. A volte basta solo una fotografia per mostrare la prospettiva di una versione dannatamente complessa dell’inferno.

Nilufer Demir, ventinovenne, la fotogiornalista del Turkish Dogan News sapeva che quando ha visto il piccolo Aylan Kurdi, di tre anni, sul bagnasciuga della spiaggia Ali Hoca Burnu vicino a Budrum, sapeva che avrebbe fatto la storia.

Aylan è solo, come sospeso nell’immensa solitudine della morte, come se il sogno della sua famiglia di dargli un’altra vita in un altro continente lontano dalla morte e dalla distruzione fosse lì lì per realizzarsi. È come se il suo corpo solitario e senza vita su di una spiaggia NATO stesse prefigurando la morte dell’Europa – o la morte di un sogno pan-europeo di solidarietà e compassione che esiste più.

Hannah Arendt aveva scritto parole commoventi circa la banalità del male, riferendosi al Fascismo e al Nazismo. Il corpo senza vita di Aylan mostra la banalità di un male da cui cercava di fuggire: l’ “arco di instabilità”, una profezia di autocompiacimento del Pentagono.

Quindi per mettere a fuoco questo inferno dobbiamo ripercorrere i passi di quest’arco.

Ritorniamo a Shock and Awe

L’avevamo previsto quando l’amministrazione Bush “noi siamo la nuova OPEC” aveva invaso, occupato e distrutto l’Iraq – creando le basi per l’intrusione di Al-Qaeda.

L’avevamo previsto quando la foga di Petraeus ha corrotto i Sunniti affinchè combattessero – a malincuore – Al-Qaeda in Iraq – alla quale c’è voluto un po’ per riorganizzarsi nel cuore del deserto, cambiare il suo nome in Stato Islamico e organizzare un contrattacco.

L’avevamo previsto quando la NATO, felicemente “guidata” da Londra e Parigi e alleata con jihadisti salafiti. Ha deciso di “liberare” la Libia riducendola ad uno stato fallito mandato avanti da gruppi di milizie.

L’avevamo previsto quando l’amministrazione Obama, alleata con i soliti lacchè del Golfo Persico, ha venduto il mito di una primavera araba al mondo, incoraggiando i ribelli “moderati” a “liberare” la Siria riducendola ad una landa desolata.

Lo avevamo previsto quando l’intelligence statunitense ha supportato o alla meglio “ha ignorato” il libero flusso di jihadisti tra Libia e Siria.

Lo avevamo previsto quando al più potente sistema di controllo satellitare di sempre sono semplicemente sfuggite alcune carovane di Toyota bianche fiammanti dell’ISIS/ISIL/Daesh che attraversavano il deserto siriano per andare in Iraq a conquistare Mosul.

L’avevamo previsto quando all’ISIS/ISIL/Daesh – seguendo una testarda decisione di Washington – è stato permesso di fare a pezzi Sykes-Picot, prendendo possesso di vaste zone sia della Siria sia dell’Iraq con tattiche astute e terroristiche.

L’avevamo previsto quando l’ISIS/ISIL/Daesh ha preso Kobane, nel Kurdistan siriano, fino ad essere scacciato dalle milizie curde del PKK/YPG, non certo dai raid dei bombardieri USA.

L’avevamo previsto quando l’ISIS/ISIL/Daesh si compiaceva della propria bravura non solo nell’approfittare del contrabbando di greggio e del teatrino degli orrori – decapitazioni videoregistrate, distruzione di siti archeologici – ma anche nel creare scompiglio tale da accrescere in maniera incontrollabile la crisi dei profughi.

Aylan era un Curdo Siriano che fuggiva dall’ISIS/ISIL/Daesh.

Aylan era anche uno dei milioni di profughi che fuggono dai bombardamenti di “liberazione” e dalle ramificazioni/conseguenze sgradite della Guerra Mondiale al Terrore (GWOT), nell’ “arco di instabilità”, dall’Afghanistan e dalle aree tribali del Pakistan allo Yemen, alla Somalia, all’Iraq, alla Siria, alla Libia, al Mali.

Questi profughi sono poveri, ma alcuni di loro fanno parte della classe media, come la famiglia di Aylan. Milioni di loro muoiono nel Mediterraneo, il Mare Nostrum dei tempi dei Romani trasformatosi in Cimitero Nostrum: 3.500 morti nel 2014, più di 2.000 dall’inizio del 2015.

L’ente per i rifugiati dell’ONU (UNHCR) ha elencato 15 guerre in corso dal 2010: 8 in Africa (tra cui Libia, Mali, Nigeria del nord e Sudan del sud), tre in Medio Oriente (Siria, Iraq e Yemen), una in Europa (Ucraina – con i profughi assorbiti dalla Russia) e tre in Asia (Kyrgyzstan, Myanmar e Pakistan).

La maggior parte dei profughi è Siriana. All’inizio del 2015, l’UNHCR aveva già registrato non meno di un pazzesco numero di 11.7 milioni di profughi siriani – partendo da una popolazione iniziale di 23 milioni. La situazione di fronte alla quale l’opinione pubblica europea sembra risvegliarsi sembra così drammatica che l’UNHCR automaticamente definisce “profugo” ogni persona che lascia la Siria.

L’ “occidente” sembra inoltre essersene dimenticato, ma 4.1 milioni di profughi sono Iracheni e un milione e mezzo lo sono all’interno della loro stessa nazione.

La solidarietà europea oscilla clamorosamente. La Francia ha 46 rifugiati/richiedenti asilo ogni 100.000 persone. La Germania poco di più, 56 su 100.000. facciamo un paragone con a Svezia – 233 ogni 100.000 – o la Norvegia – 109 ogni 100.000.

Almeno la Germania, a suo credito, mostra volontà politica: Berlino prevede di accogliere almeno 800.000 rifugiati entro la fine del 2015.

Benvenuto al Re dei Bombardamenti

Ma per tutta l’Europa la situazione è pessima. LA Danimarca vuole pagare la Turchia per bloccare i profughi Siriani al confine. L’Olanda vuole tagliare cibo e rifugio alle persone che non si possono qualificare come rifugiati. La Gran Bretagna si oppone alle quote di rifugiati imposte dalla Commissione Europea. L’Ungheria sta costruendo un muro della vergogna di filo spinato al confine con la Serbia.

Già milioni di rifugiati siriani vivono in Turchia, Libano e Giordania. Nessuno di questi, specialmente i Siriani, gli Iracheni e i Libici, è intenzionato a chiedere asilo politico – o ne ha ricevuto la proposta – ai ricchissimi petro-oligarchi del Golfo Persico, la cui matrice ideologica è il jihadismo wahabita/salafita.

Oh no. Nessuno “sciame” (definizione di David Cameron) di profughi che possa disturbare Re Salman, il responsabile dei bombardamenti illegali – effettuati con armi statunitensi e il sostegno dei sistemi satellitari USA – dello Yemen, con annessa crisi umanitaria, il quale è stato accolto in pompa magna e con tutti i riguardi dal Presidente USA Barack “Trivella, baby, trivella!” Obama lo scorso venerdì.

Nessun rifugiato per il Qatar, che preferisce sponsorizzare il fenomeno sportivo Barcellona e comprare tutti gli edifici disponibili da MAdeleine all’Opera di Parigi, mentre è attivamente coinvolto nella totale distruzione della Siria.

La campagna “liberazione con le bombe” del Pentagono/NATO portata avanti per tutto l’ “arco di instabilità” non mostra segno di perdere verve, sostenuta dai ricchi wahabiti e da loschi figuri come il governatore di stanza ad Ankara. Quindi, per milioni di persone, cercare rifugio in un’Eurozona spaventata, intollerante, xenofoba e distrutta dall’austerità è comunque un’opzione migliore piuttosto che morte e distruzione.

Lo sapevamo fin dall’inizio. Ci saranno ulteriori contraccolpi. Tristissimi e solitari contraccolpi – sul bagnasciuga silenzioso di una spiaggia NATO.

Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). Può essere contattato a [email protected].

Fonte: http://www.rt.com/

Link: http://www.rt.com/op-edge/314411-refugees-violence-syria-europe/

05.09.2015

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione FA RANCO

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