ALLA FECONDAZIONE ASSISTITA E ALLA RICERCA SULLE CELLULE STAMINALI
DI GIANNI TAMINO
Credo che preliminarmente si debba ribadire la necessità di rifiutare una legge che impone come “unico” punto di vista quello di una sola parte della società: per questo è necessario andare a votare e votare contro la legge 40 del 2004 “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita”.
Ritengo opportuno anche aggiungere che il ricorso all’astensione, non come diritto individuale, ma come strumento collettivo per imporre un punto di vista minoritario alla maggioranza, è uno stravolgimento del concetto di votazione referendaria. Inoltre se il voto si trasforma in chi va a votare e chi si astiene, il voto diviene palese, in contrasto con la logica della segretezza e della non ricattabilità nell’esercizio del voto. Entrando nel merito della legge, dal punto di vista scientifico si può affermare che una cellula uovo fecondata è sicuramente un iniziale processo verso la realizzazione di un essere umano, ma non si può accettare che sia depositaria degli stessi diritti di una persona, come la madre, anche se credo sia legittimo ipotizzare forme di garanzia e di protezione verso l’embrione.
Nei primi giorni la cellula uovo inizia a segmentarsi, ma per circa due settimane l’embrione, ancora non differenziato, può sdoppiarsi e dare origine a due (o più) gemelli identici, evidenziando che non esiste ancora una (unica) persona in formazione: anche per chi ha “fede” e collega i diritti dell’embrione all'”anima”, difficilmente potrebbe pensare ad anime che si sdoppiano
Inoltre una rilevante parte degli embrioni ai primi stadi di sviluppo non arriverà mai a diventare un essere umano, un neonato: infatti alcuni non attecchiscono in utero, altri daranno origine ad aborti spontanei.
Per queste ragioni, pur rispettando il punto di vista altrui, credo legittimo che un laico, ma anche un cristiano credente, ritenga accettabile ricorrere alla fecondazione assistita con tutte le garanzie di rispetto della salute della donna e del nascituro, senza le limitazioni e senza le sanzioni attualmente imposte dalla legge 40: 1) fecondazione assistita solo per coppie sterili o non fertili; 2) produzione di non più di tre embrioni (che spesso può significare nessuno, se la madre non è molto giovane) e tutti ( se si sono formati, quando la madre è giovane) da impiantare in utero, anche se sono presenti malattie o malformazioni; 3) impossibilità, di conseguenza, di crioconservazione di embrioni da inserire successivamente in utero (se necessario), che eviterebbero nuovi trattamenti ormonali rischiosi per le donne; 3) divieto di verificare lo stato di salute dell’embrione per impiantare solo quelli sani; 4) divieto di ricorso all’utilizzo di gameti estranei alla coppia (fecondazione eterologa).
Utilizzando le parole di Giovanni Berliguer penso si possa affermare che:
“Il difetto principale di questa legge è che è inapplicabile, come hanno dimostrato i ginecologi, gli scienziati e le famiglie italiane che ricorrono alla procreazione assistita per avere il figlio che non possono avere. Gli intralci che vengono posti riguardano una serie di difficoltà pratiche che si traducono in vere e proprie ingiustizie. La prima è di carattere sociale perché, come per l’aborto, ci saranno donne che potranno accedervi senza difficoltà all’estero e altre, più sfortunate, che dovranno rinunciarvi. La seconda è di carattere biologico, perché una coppia che, in mancanza di ovuli o di spermatozoi, prima ricorreva alla fecondazione eterologa, ora si troverà punita da ragioni certamente legittime ma di parte, riconducibili a un’impostazione prettamente teologica. La terza difficoltà o ingiustizia si spiega attraverso una palese contraddizione: l’embrione deve essere comunque impiantato anche se è portatore di malattie, quindi anche se poi il feto potrà essere abortito. Quest’ultimo punto lascia intravedere anche dove si vuole realmente arrivare: stabilire una tutela totale sull’embrione, il che contraddice la legge vigente sull’aborto. E’ probabilmente questo l’obiettivo ultimo cui si mira: correggere se non addirittura sopprimere la legge 194.”
Voglio, invece, considerare a parte il discorso riguardante la produzione di cellule staminali e il referendum sulla libertà di ricerca.
Non c’è dubbio che le staminali rappresenteranno un importante metodo di cura nel prossimo futuro e che quindi oggi è necessario fare adeguate ricerche. Si possono utilizzare varie fonti di tali cellule: prelevate nell’adulto, dal cordone ombelicale, da aborti (spontanei o no), da embrioni sovrannumerari e da embrioni prodotti a tale scopo, ad esempio per clonazione. La legge vieta l’utilizzo degli embrioni sovrannumerari, che derivano dalla crioconservazione, quando abbandonati (perché non più necessari) dalla coppia. Attualmente si stima vi siano in Italia dai 20 ai 30 mila embrioni congelati: alcuni verranno scongelati e impiantati alla coppia di appartenenza, altri rimarranno congelati fino alla loro inevitabile morte, senza poter essere utilizzati ai fini di ricerca a causa del divieto della Legge 40. Gli attuali embrioni congelati sarebbero sufficienti per fare ricerca per molti decenni. Credo sia insensato ritenere miglior destino per tali embrioni il bidone della spazzatura anziché l’uso per la ricerca; in ogni caso si può pensare che vengano utilizzati solo quelli “donati” dalle coppie (analogamente alla donazione di organi), rispettando i diversi punti di vista etici.
Diversa mi sembra invece l’ipotesi della produzione di embrioni mediante clonazione.
Anche in una visione laica, non mi pare accettabile produrre embrioni in tal modo (per giunta con tecniche brevettate e conseguente mercificazione), al solo scopo di utilizzarli ora per ricerca e domani come pezzi di ricambio: un embrione è pur sempre vivente e comunque un essere umano “in fieri”, cioè ben di più di un grumo di cellule.
Ma i dubbi sul metodo di produzione di cellule staminali mediante clonazione per trapianto di nucleo non riguardano solo aspetti etici, ma anche rilevanti rischi per la salute umana,
Occorrono, infatti, centinaia di tentativi perché una cellula uovo con nucleo trapiantato (come nel caso della pecora Dolly) inizi a dividersi, ma poche tra queste riescono ad impiantarsi in utero e molte tra queste ultime manifestano tendenze abortive. Ci si può chiedere come mai: un dossier pubblicato sulla rivista “Science” nel 2000 e intitolato ‘Clonazione: la natura resiste’, chiarisce che le difficoltà sono maggiori del previsto. In generale il basso tasso di successi potrebbe dipendere sia dalle manipolazioni necessarie per asportare e trasferire il nucleo che dagli interventi per ottenere lo sviluppo in vitro della cellula uovo così modificata. Ricerche svolte su primati a Portland, in Oregon, hanno messo in luce che il nucleo trasferito risulta desincronizzato rispetto alla cellula uovo e risultano alterati i meccanismi che garantiscono la corretta ripartizione cromosomica nel corso della divisione cellulare. Questi dati hanno portato i ricercatori a rinunciare all’ipotesi di clonare primati con il metodo del trasferimento del nucleo, dato che gli embrioni così ottenuti non avrebbero alcuna speranza di successo. Gli autori dell’articolo concludono: “I seri ostacoli che incontrano i ricercatori nel tentativo di clonare primati fanno pensare che la clonazione umana, anche a scopo ‘terapeutico’ per ottenere cellule utilizzabili nella cura di malattie, non è certo dietro l’angolo”. Ma possiamo anche aggiungere che, la produzione di primi stadi di sviluppo di embrioni umani, come enfaticamente annunciato in questi giorni, non elimina il probabile rischio che le cellule siano profondamente alterate, rendendole fortemente rischiose sia se utilizzate per ricerca ed ancor più se impiegate a scopo terapeutico.
Pertanto su questo particolare referendum anche un laico potrebbe avere seri e giustificati dubbi, che non riguardano la libertà di ricerca ma l’opportunità di ricerche eticamente discutibili, non necessarie o addirittura pericolose, come la clonazione di embrioni umani.
Il vero obiettivo deve essere quello di fare propaganda perché la gente vada a votare, rispettando le diverse sensibilità, anche laiche, circa la decisione di voto su alcuni dei quattro referendum.
Gianni Tamino*
Fonte:http://groups.yahoo.com/group/nobiotech-it
27.05.05
*Docente di Biologia presso il Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Padova dal 1974.
Membro del CSA.
Ha svolto ricerche sugli aspetti fisici e molecolari del flusso d’informazione genetica, sugli effetti mutageni e cancerogeni degli inquinanti ambientali e, più recentemente, sui rischi biologici dei processi e dei prodotti frutto delle moderne biotecnologie e dei campi elettromagnetici (CEM).
E’ stato membro della Camera dei Deputati dal 1983 al 1992 e membro del Parlamento Europeo dal 1995 al 1999, dove ha seguito in particolare la Normativa Comunitaria in tema di Biotecnologie.
Membro del Gruppo di lavoro del Ministero delle politiche agricole sugli OGM
Sul tema delle Biotecnologie ha pubblicato numerosi articoli su riviste a carattere scientifico, culturale e divulgativo. Ha partecipato a numerosi Convegni e a numerose trasmissioni televisive e radiofoniche. E’ autore, con Fabrizia Pratesi, del libro “Ladri di geni”, pubblicato a gennaio del 2001 dagli Editori Riuniti e del libro “Il bivio genetico” pubblicato nel 2001 dalle edizioni Ambiente.