DI AMBROSE EVANS-PRITCHARD
http://blogs.telegraph.co.uk
L’economia islandese sta eruttando di nuovo: Il tasso di disoccupazione è sceso al 5%.
Il paese ha mantenuto la sua coesione sociale ed ha evitato lo spreco di competenze professionali. Ha ridotto i danni dell’”isteria” per aver vissuto una profonda crisi di offerta dell’economia.
La strategia della crisi ha fatto schizzare il tasso di cambio ( +36 % di svalutazione ponderata), ma non la forza lavoro.
L’Islanda ha recuperato la sua classe di rating del credito di investimento BBB-. L’economia è cresciuta del 2,6 % l’ anno scorso (FMI) e dovrebbe raggiungere lo stesso livello anche quest’anno (dopo una contrazione del 15% ).
Interessante notare che la ripresa del PIL in Lettonia è per molti versi simile – anche se certamente non migliore, come qualcuno sostiene.
Ecco un grafico, pubblicato da Paul Krugman, che ha fatto infuriare un sacco di gente:
Il crollo della Lettonia è stato molto più pesante (- 22% del PIL), ma il rimbalzo è stato più forte. La produzione reale è ancora lontana dal recuperare tutta la sua perdita.
La differenza è la composizione interna. Essendo dipendente dalla spina dell’euro per motivi ideologici, lo sforzo è stato concentrato sulla disoccupazione.
La definizione di “svalutazione interna” ha ancorato la valuta che sta spingendo la disoccupazione a livelli così atroci che non si riesce a far pagare i tagli ai redditi da lavoro.
Comunque, può funzionare (purché il livello di debito totale non sia troppo alto), ma guardate come funziona. La Gran Bretagna tentò questa via quando portò l’oro ad un tasso sopravvalutato, nel 1925, cosa che provocò uno sciopero generale nel 1926, quello che fu per l’Inghilterra il momento più vicino alla guerra civile negli ultimi 200 anni (dal massacro di Peterloo).
Il tasso di disoccupazione in Lettonia ha raggiunto il 20,5% ed è durato abbastanza a lungo per causare danni sociali permanenti. E’ ancora al 12,9%.
Si può sostenere che il successo della Lettonia tenendo la spina dell’euro collegata, spiega la sua strategia, ma si può anche sostenere che il tentativo di tenere la spina collegata non è una cosa sensata da fare, come primo impegno. (A meno che l’obiettivo non sia oltre che strategico anche politico: es.: far restare il paese nell’area del sistema UE per allontanare la Russia.)
Dobbiamo essere attenti a usare l’Islanda o la Lettonia per trarre conclusioni troppo radicali. (Su questo ho sbagliato in passato, anche se le autorità UE hanno commesso un errore simile – mostrando la Lettonia come pin-up di copertina.)
L’Islanda è sui generis, con l’energia geotermica a buon mercato che le conferisce un vantaggio a livello mondiale nella produzione di alluminio, è ricca di pesce e di molti altri capricci.
Ma anche la Lettonia è sui generis perché le banche svedesi possiedono gran parte del suo sistema bancario, e perché è circondata dai paesi nordici e dalla Polonia, che hanno le loro proprie valute e hanno (quindi?) resistito bene alla crisi e poi commercia pesantemente con la Russia.
E’ un paese esportatore di prodotti alimentari, fino al 27% nell’ultimo anno. Ha una economia di libero scambio con un export che corre. Nel complesso la crescita nelle esportazioni è stata stellare, come si può vedere da questo grafico dalla Banca Centrale di Lettonia:
Altra analogia tra i due paesi consiste in un reddito pro-capite ancora molto più basso della media UE. Questo effetto di catch-up si è interrotto, ma non fermato dopo la crisi del 2008-2009.
Congratulazioni a tutti e due. Quello che hanno questi due paesi (cosa che Grecia, Portogallo e Spagna non hanno) sono economie aperte. Chiamiamolo un pareggio ai punti.
Ambrose Evans-Pritchard
Fonte: http://blogs.telegraph.co.uk 22- ott. 2012
Link: http://blogs.telegraph.co.uk/finance/ambroseevans-pritchard/100020894/congratulations-to-both-iceland-and-latvia
23.10.2012
Traduzione per www.ComeDonChisciotte.org a cura di ERNESTO CELESTINI