DI CARLO BERTANI
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“Le parole sono l’ombra delle cose, e le cose il model delle parole.”
Pietro Aretino
Non so cosa tu abbia visto, Bondi, come hai potuto sederti alla scrivania e vergare quelle parole marce, figlie di un’epoca sciagurata, nella quale le parole non sono più pietre bensì vento e non c’è più nessuno in grado di pesare le parole. Al massimo, se ne aggiungono altre per aumentare la tempesta. D’aria fritta.
A Taranto, l’ILVA non ha colpa: la responsabilità – secondo questo esegeta da Reader’s Digest – è dei contrabbandieri i quali, in anni lontani, inondarono Taranto di sigarette. Poi, la città è un porto…eh, nei porti, nelle bettole si beve e ci si ubriaca…che ci volete fare…
Con lo stesso rigore scientifico – adottando il tuo “metodo”, bada bene – potrei affermare che l’alone scuro che hai intorno agli occhi sia il segno che alzi un po’ troppo il gomito, oppure che i reni non funzionano troppo bene.
Ma questa non è scienza! Ribatteresti subito, posando il bicchiere. Lo è la tua?
Andiamo con ordine.
Il tipo in questione – santificato come “salvatore della Patria” (santo subito! Pare d’udire in quel di Parma) – è un tizio che le ha passate tutte: da FIAT a Montedison, in anni lontani, posti – oramai – da deserto dei Tartari.
Passando, ovviamente, per tutti i posti dove i peracottari di regime si fanno un nome: dalla galassia Ligresti ad Olivetti, da Telecom a Mediobanca, dallo zucchero alle assicurazioni, da Lucchini a Cuccia, dal settore militare alle vernici…
Insomma: un buon servo della razza padrona, santificato da sua Eminenza in persona, Enrico Cuccia, come il “salvatore d’aziende in crisi”.
Il “metodo Bondi” è semplice, come sempliciotta è la razza padrona italiota: se non basta tagliare nella pelle si taglia la carne, basta che rimanga un po’ d’osso per farci il brodo. I ravioli, tanto, li abbiamo in Svizzera od alle Cayman.
In “gran successo” di Parmalat si chiama Lactatis: è stata la vendita ad un gruppo (francese) che da tempo era interessato a metterci le zampe sopra. Sai che successo.
In tutta la vicenda umana (se così si può dire…) di Bondi mancano due cose: il senso dello Stato e la salvaguardia del lavoro. Al contrario, il suo diktat è sempre stato allontanare i lavoratori da qualsiasi forma di Mitbestimmung, perché l’impresa è del padrone ed il lavoratore non conta una mazza. Parola di Bondi, classe 1934.
Chiamato dal governo “tecnico” di Monti a stendere “tecnicamente” una sorta di “Neo Finanziaria” chiamata “Spending Review” ha toppato in pieno: va bene che i diritti dei lavoratori siano in forte discesa, ma contraddire apertamente il Codice Civile ha messo in imbarazzo più d’uno. Al punto che molti provvedimenti del satrapo d’Arezzo non sono stati applicati perché avrebbero scatenato un putiferio di ricorsi e contro-ricorsi, che avrebbero ingolfato la magistratura del lavoro per anni.
Solo Letta crede che si possa ancora fare qualcosa con quel pezzo di carta: mi sa, però, che l’Italia andrà a fondo prima della Spending Review ed anche prima di Letta. Anche grazie ai “buoni uffici” elargiti per decenni da Bondi e da gente come lui.
L’ultima impresa è Taranto: il riscontro scientifico delle sue parole si commenta da solo. Demenza senile? Può essere. Anche una buona dose d’ignoranza (o di misera furbizia contadina), però, non è da scartare.
Vista la strana “uscita” di Bondi – per carità, solo perché l’occasione lo porta, mai li accosterei! – vorrei parlarvi di una persona che forse non conoscete: Benedetto Terracini. Chi è costui?
E’ un grande uomo, per dirla con semplicità.
Medico, epidemiologo, è uno dei più arguti studiosi dell’epidemiologia dei tumori, particolarmente per quanto riguarda il contatto dell’uomo con l’ambiente e, ancor più precisamente, l’industria, le lavorazioni nocive, la prevenzione, ecc.
Negli anni ’70 lui (Università di Torino) e Chiarioni (chimico, Università di Genova) si misero al capezzale dell’ACNA e cercarono, prima di stabilire delle sentenze (Bondi, che pena!) di capire le interazioni del ciclo produttivo con l’ambiente.
Si dirà: addirittura Beppe Fenoglio parlò del “fiume di Cengio che ti gela il midollo” per il suo colore marroncino, sporco, oppure le testimonianze di tanti – qui in Langa – i quali ricordano che la locale squadra di calcio s’allenava in mezzo ad una nebbia gialla, putrida, che mai avresti voluto far entrare nei polmoni, ma non avevi scelta. Era dappertutto.
Eppure non basta. Per un epidemiologo non è sufficiente: perché?
Poiché un vero scienziato deve indagare e correlare fatti, eventi che provengono dalle cosiddette “scienze esatte” – Chimica, Fisica, ecc – con un’altra “scienza” la quale, a rigor di terminologia, non potrebbe essere denominata tale poiché non esatta, la Medicina.
Passarono alcuni anni, e riuscirono a dimostrare la colpevolezza, il dolo cosciente di tutta una classe dirigente industriale dell’ACNA: oggi, ciò che resta della fabbrica – la stanno smontando pezzo su pezzo, con fondi dell’UE – è qui, a 4 chilometri da casa mia. E’ un’area così grande che ci potrebbe stare un aeroporto: inquinata fino a profondità di 15-20 metri con prodotti organici letali, che – a questo punto – rimarranno là per sempre.
Conobbi personalmente, in anni molto lontani, Benedetto Terracini: mi faceva sorridere quello strano medico il quale, quando si ammalavano le bambine, le portava “dal dottore”. Riconoscendo così anche i suoi limiti, da persona intelligente qual è: mai confuse il professionista con lo studioso.
Un assatanato nemico della Chimica? Per niente, un rigoroso studioso che mai ha abbandonato il rigore scientifico.
Partirono nuovamente, sempre in quegli anni, per Foligno dove aveva (ha?) sede la più importante officina di manutenzione delle Ferrovie: si riverniciavano vagoni, si ripulivano e si riattavano. Con i mezzi dell’epoca, ovviamente.
Lavorarono anni, ma non riuscirono a trovare il nesso, la prova scientifica che i tumori dipendessero dai cicli di lavorazione: fu una sconfitta? No, fu soltanto il risultato di una ricerca. La Scienza, caro Bondi, deve essere così: non è mai – nelle risultanze – “democratica” né potrebbe esserlo, chi riesce a dimostrare una tesi ha ragione, gli altri torto. E’ una gran fatica lavorare bene come Terracini, ma così va fatto.
Ciò non significa che non si debba adottare – in presenza di motivati dubbi – il semplice “principio di precauzione”: vale anche per il riscaldamento climatico, che è indimostrabile a causa dei troppi fattori in gioco, ma qualora fosse d’origine antropica saremo tutti fritti fra qualche decennio. E la Scienza? Non è un dogma, non è una religione: starebbe lì, a guardarci, fritti in padella.
Bondi: con la Spending Review hai dimostrato di sapere ben poco di Diritto, adesso giochi anche a fare l’epidemiologo?
Ci dicono che hai un uliveto in quel di Arezzo, la tua terra natale.
Scommetto mezza palla che non usi nessun prodotto chimico per la tua terra: vero? Eh già, sono cose che si dicono per gli altri…
Hai quasi ottant’anni…non pensi sia ora di smetterla? Vuoi ancora inanellare qualche altra brutta figura? Come? I tuoi padroni lo esigono?
E – a quasi ottant’anni – ti fai ancora trattare da schiavo?
Mi sei proprio scaduto: come uomo non vali una cicca.
Carlo Bertani
Fonte: http://carlobertani.blogspot.it
Link: http://carlobertani.blogspot.it/2013/07/con-quella-faccia-un-po-cosi.html
17.07.2013