COMPLOTTI…

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FONTE: CLORO AL CLERO

Oggi vi offro un piatto forte di questo blog: il “complottismo“. Una parola che ha acquisito, nella mentalità corrente influenzata dai mass media, un’accezione negativa: complottista significherebbe “paranoico”, Qualcuno che s’inventa “ipotesi fantasiose” per giudicare un evento, con la sottintesa motivazione della frustrazione e della “non accettazione” della realtà. (pre-post scriptum: mi sono accorta che “non sarò breve”. Lo dico prima cosi non vi spaccate le balle a leggere fino in fondo se non avete voglia) Dove per “realtà“, questo è il messaggio, s’intende la versione dei fatti preconfezionata, contraddizioni incluse, propinata alla maggioranza.

-Potenza della rappresentazione nel mondo borghese

Dall’inizio del XX secolo la “realtà” è stata influenzata dai mass media. Nella filosofia moderna, la definizione di “realtà” è assimilata a quella di “rappresentazione” ove cio’ che dei 5 sensi umani viene usato per percepirla, è filtrato da quella componente della “realtà stessa” che è soggetta alla matematizzazione: quel filtro universale che riassume tutte le componenti presunte “oggettive” per misurarle attraverso gli struementi della fisica, della chimica e in definitiva, della matematica. Cio’ perchè quello della rappresentazione misurabile costituisce da Cartesio in poi, l’unico linguaggio avente il crisma dell’intelligibilità universale e della comunicabilità. Laddove con l’andar dei tempi e l’affermarsi della “rivoluzione borghese” quest’idea, che d’ora in poi chiameremo “positivismo”(che del razionalismo cartesiano è figlio) con tutte i distinguo del caso, è diventata la “sapienza dei dominanti”.

Il sistema di potere che individuiamo con il nome di “Capitalismo” ha qualche determinazione essenziale:1) un apparato industriale significativamente sviluppato che prevede dunque il ricorso di materie prime di svariata natura, in particolare “energetiche” (ma non solo. Pensiamo alla necessità del silicio per chi ha una rilevante industria elettronica, come il Giappone). 2)Significative “Piazze” di borsa, dove i capitalisti giocano con i capitali, al fine di acquisire profitti, gran parte dei quali vengono reinvestiti in altri profitti,3)soffre di un divario di una certa entità tra una classe “media” abbastanza sviluppata numericamente, specialmente nei paesi dove il capitalismo ha radici piu’ antiche (dove sono piu’ antiche le fabbriche) e la classe di chi possiede cospicuamente capitale,meno numerosa, anche lì, in proporzione all’antichità del plesso industriale.

Il media ricorre all’arte

Ora: chiunque abbia studiato decentemente la storia contemporanea, dovrebbe sapere che il movimento artistico (anche pregevole) che animò il primo periodo del ‘900, antecedente alla prima guerra mondiale, fu dominato in Europa dal “futurismo” che, oltre ad innneggiare alla “bellezza della macchina” e all’ “ebbrezza della velocità” che rimandavano a creare la mentalità della celebrazione della “bellezza” delle acquisizioni delle inquinanti, brutte e puzzolenti industrie borghesi. Il futurismo inneggiava alla “guerra come sola igiene del mondo”, “la guerra sta all’uomo, come la maternità sta alle donne” diceva Marinetti. Questo all’epoca sua “bestemmiava” falsità filosofiche sotto forma poetica. Era coccolato dai media di allora, esaltato come poeta. Poco importa che nelle “declamazioni di piazza” spesso dovesse fuggire dall’ira degli operai che di guerra non volevano sentir parlare (c’era fame e povertà. Incidenti sul lavoro e umiliazione sociale: caritatevolezza e natali di beneficenza cittadini in cui le “signore”, pietosamente, regalavano scarpe usate e vestiti ai figli degi operai e dei disoccupati). Era un’epoca, la belle epoque, di grande divario socioculturale, ma anche di eroico anticlericalismo (era il periodo in cui le figlie, oltre che essere chiamate Adua per l’atroce sconfitta del colonialismo crispino del 1894, venivano chiamate Libertà o Anarchia). Il periodo in cui, il piu’ grande resistente italiano (o terrorista per certuni) Gaetano Bresci, migrante alfabetizzato d’America, ne legge e non sopporta vedere l’Italia assoggettata ad un assassino come Umberto primo e lo “giustizia”. Non un giudice o un ispettore di polizia. Non un “Biagi” o “Dantona” dell’epoca, ma il diretto responsabile del potere, il re. Un’epoca eroica dove le lotte operaie dappertutto, con luddismi e scioperi, fermavano a tratti l’espansione del capitale. In Italia gli scioperi riguardavano per la maggioranza il capitale agrario, dove i braccianti si resero consapevoli che per il profitto dei padroni ci voleva la loro collaborazione.

La prima guerra mondiale fu il frutto di tanti complotti che alla fine son diventati uno solo. Da un lato avevamo operai che cominciavano ad alfabetizzarsi, parallelamente alla loro curiosità di saper capire e decodificare i mass media, dall’altra la costruzione di strategie mediatiche, che allora erano piuttosto rozze tecnicamente (e puntavano alto con la promozione di un movimento artistico asservito) e ora si sono perfezionate.

Da un lato della dialettica, operai alfabetizzati che guidavano lotte operaie, dall’altra capitalisti che si sentivano ricattati dalla richiseta di diritti. In mezzo “stati” che dovevano scegliere tra la repressione e la concessione dei diritti stessi. Scelsero la peggiore delle repressioni: far morire al fronte almeno il 20% della popolazione maschile in eta di leva. Un’operazione enorme, di cui i futuristi furono strumento, con poesia, musica, vernissage democratici in piazza e spettacolari automobili. Anche io, che sono patita di automobili, mi sarei fatta impressionare dai futuristi. Penso.

Oggi la platea è cambiata, i media si sono perfezionati e possono ottenere lo stesso significato suggestivo per le masse con modi meno raffinati. Ricorrendo semplicemente a quella categoria di significazione di massa che avrei battezzato la “dimensione dello spectacular”.

Un utente che si chiama “domanda” in questo post osserva (a proposito della spacciata panzana delle armi di distruzione di massa): “già prima del 9/11 avevano già un forte consenso internazionale per attaccare l’Afghanistan, i talebani stavano sui coglioni a tutti, ma non li attaccavano, sarà che non gliene fregava un cazzo? Anche dopo il 9/11 in realtà hanno investito pochissimo in Afghanistan per buttarsi sull’Iraq.” Rispondendogli solo su “che ruolo abbia avuto la tesi strafondatissima dell’internal job” gli dico solo: -hai mai visto quel servizio delle jene in cui nè italiani nè statunitensi sapevano manco dove fosse l’iraq? Non credi tu che il lancio dei cruise nel wtc spacciato per attacco aereo, sia uno spettacolo sufficiente per creare quel clima (che antorpologicamente apre al misticismo, quindi all’irrzionalità) della paura di massa? Uno spettacolo così giustifica Iraq e Afghanistan sufficientemente: non c’è bisogno di molto altro. Ci è andata bene che non giustificasse anche l’Iran. E, i fatti hanno dimostrato, giustificando, proprio come portata dello spettacolo, che ha coperto anche una bufala così corposa, come quella delle armi di saddam. Non sto dicendo che “tutto” il governo statunitense abbia complottato. Ma di sicuro piu’ di un suo appartenente. Ed è piu facile complottare per tirare missili cruise da qualche sporadico aereo USA (data la natura della comunicaziione militare) che per bloccare un attacco “vero” dati i sistemi di sicurezza presenti in USA (che comunque per funzionare tutti insieme avrebbero richiesto una pluralità di ordini).

Lo “spectacular” non incide sul razionale, ma sull’inconscio e manda una serie di messaggi che tutti insieme ne costruiscono uno di massa “in nessun luogo sei piu’ al sicuro“. La storia ha dimostrato che questo messaggio porta gli umani a una disperata ricerca di leadership. Richiama atavici sentimenti antropologici: la ricerca del genitore quando il bambino sente minacciato il senso di sopravvivenza. La distratta e ignorantotta coscienza di massa è toccata nei gangli nodali dell’istinto di sopravvivenza: un livello in cui la ragione non ha piu’ dominio, specialmente in una pletora di soggettività umane acculturate mediocremente e addestrate al linguaggio della “Pubblicità“. Anche la tv del dolore (bambini malati, calciatori malati, storie strazianti) ha una grossa significatività “spectacular” ma essa ha la sostanziale funzione di indurre a quella forma depressiva urbana che l’uomo “medio” cura col consumismo. E’ un dato di fatto ch un cellulare nuovo “tiri su di morale” . Fenomeno studiato dagli psicologi e che ciascun occidentale (magari non tutti, ma la maggioranza, me compresa, sì) riscontra empiricamente su se stesso.

“nessuno è al sicuro” evoca angoscia: la paura, come direbbe M.Heidegger, dell’indeterminato. Di come la morte si potrà manifestare all’esistente. L’angoscia è l’ansia di non potersi rappresentare l’irrapresentabile. Questo, nella nostra cultura, è il messaggio piu’ abissale per la masse. Non c’è “un complottismo” ma tanti complotti e tanti soggetti. “complotto”fu il chiudere gli occhi delle istituzioni sul periodo squadrista dopo il biennio rosso. Gli storici sono concordi che le forze economiche prevalenti temevano il comunismo.O il dover cedere il profitto oltre un certo livello. “Complotto” fu la morte di enrico mattei. “Complotti” furono, ne sono certa, gli atti stragisti che funestarono l’Italia fino agli anni ‘80. I media hanno creato un modello comunicativo che trova terreno nell’ignoranza della maggior parte degli utenti di questo mondo che non conosce la differenza tra Iraq e Afghanistan. Che quando sente nomi afghani o iraqueni, non distingue le lingue e non sa neppure chi sono i contendenti. La dimensione dello “spectacular” opera, usando un linguaggio negli anni 60 caro al marketing dell’epoca, riassunto nello slogan:”2 prodotti al prezzo di uno” ed entrambi efficacissimi allo scopo. Tra le variegate ragioni delle cause della prima guerra mondiale, oltre a quella di mandare a morire schiere di “protestanti” (in senso non religioso ma economico) , ci furono le speculazioni fatte da “alleati” con funzionari austriaci e ottomani per creare la “spettacolare” linea ferroviaria Berlino-Vienna-Belgrado-Atene-Istambul-Baghdad. Grande opera, realizzata solo parzialmente, ma che fu uno degli investimenti multinazionali (intervennero molte banche ebraiche di molte regioni del mondo) piu’ enormi del XIX secolo, guerre a parte. Questi funzionari presero molti soldi, di questa speculazione fallita. Qualcuno ci andò di mezzo, qualcuno si arricchì enormemente. Un investimento immenso come le guerre afghana ed iraquena chi le voleva fare doveva dare al congresso “buone ragioni” per farle. I profitti erano “multinazionali” e gli interessi divergenti. Ci voleva un grosso significato unitario: giustificare le guerre con il baratto della sopravvivenza. E comprare chi, specialmente nelle sfere dell’esercito e della CIA (ci fanno fior di test per capire i tipi) era comprabile. Questo era l’obiettivo dei complottisti in nome del capitale.

Io credo che AL Qaeda non esista. Condivido la tesi di Mazzucco secondo cui è l’appellativo (in arabo) che ha come traduzione “Data Base” . Riferito a quello che contiene effettivamente dati sui movimenti fanatici (sovvenzionati a volte, dagli stessi USA all’occorrenza, come i Talebani) dei paesi islamici. Aiutando a volte i governi a liberarsene a volte creando loro un problema. Bin Laden è un riccone che recita la parte del terrorista con l’orologio Baume & Mercier e il mitra in mano. A pensarci la pantomima del perfido terrorista Bin Laden, con comunicati e voci sulla sua morte è degna del piu basso avanspettacolo. Per concludere in tema, vi rimando ad un post di un vecchio amico indymediano, Deep Action, che individua il cuore del complotto, in quel filo sottile che lega De Magistris alla caduta del governo Prodi per opera di Mastella, che di Demagistris era guardasigilli. Filo sottile, invisibile che arriva fino alla tragedia silenziosa di Aleandro Volpi. E che, in questo caso, ha la simbologia del compasso.

PS.Magari molti di voi diranno ma te qual’è l’ultimo libro che hai letto? Risposta: io leggo molti libri e saggi di storia contemporanea. L’ultimo che ho letto e’ il mattonazzo “Il secolo breve” di Eric J. Hobsbawn, di cui non ne condivido, comunque, la tesi che nella storia la guerra è la maggior causa di disillusone di massa. Ma che, certi meccanismi, li descrive perfettamente. ps2: l’allergia che i media spacciano verso le tesi complottiste (che spinge moltissimi, tra cui Miguel Martinez convinto che il “nemico dell’umanità” che censura e racconta tanto in ogni campo tranne che sull’11 settembre) trova la sua radice psicologica nell’attitudine del bambino a credere a qualunque indicazione gli dia l’adulto. Bambino per il quale la disillusione provocata dall’autorità genitoriale è motivo di disturbi relazionali. ps3 per Positivismo intendo tutta quella “chiesa di conoscenza” che domina il grosso degli investimenti produttivi. La “scienza che progetta merci”, vera struttura di baronato intellettuale prostituito al capitale. Ai poveracci vengono propinate conoscenze similmistiche come “l’adesione alle chiese”(cattolica, ortodossa,islamica ecc..) o la dispersione in milioni di sette per “la promozione dell’anima” dove spesso si barattano conoscenze ivi acquisite con la stessa qualità della vita, attraverso la mutilazione dell’aspirazione alla libertà e alla ricerca dell’appagamento della curiosità. Rivendico culturalmente la riappropriazione del senso critico, come tratto essenziale umano.Contro questo tipo di scientificità priva di qualsivoglia piano dialogico (nel senso del dia-logos democratico, socraticamente inteso) che condivida il concetto collettivo di “benessere per la specie”. Telos istintivo dell’uomo, tenacemente schiacciato dall’epopea del consumismo che caratterizza i nostri decenni di vita fin qua (a tale proposito si legga la prima parte della crisi delle scienze europee di E.Husserl).

Fonte: www.cloroalclero.com
Link: http://www.cloroalclero.com/?p=443
14.12.08

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