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FONTE: RIPENSARE MARX (BLOG)


Pubblichiamo questo articolo di C. Lanti perché ci sembra abbastanza esplicativo di quello che potrà accadere al governo Berlusconi se dovesse mostrarsi troppo recalcitrante verso i grandi poteri economico-finanziari che, da tangentopoli in poi, hanno sempre appoggiato la più “liberaldemocratica” sinistra. In realtà, l’ideologia liberista, con le sue molte specificazioni, è utile ai subdominanti italiani (oltre che ai dominanti statunitensi) per fare del nostro paese una terra di frontiera a “instabilità democratica”, al fine di meglio preservare gli interessi propri e quelli Usa in Europa. Teniamo, comunque, in debito conto che il cane da guardia americano nel vecchio continente resta l’Inghilterra (la quale dispone di una sorta di “autonomia controllata”) mentre per noi gli Usa hanno tutt’altri progetti.

Il Bel paese, sotto questo punto di vista, costituisce un buon laboratorio, dove sperimentare forme di egemonia del “terzo o quarto tipo”. Vale a dire, tra le soluzioni “colorate” (Georgia, Ukraina, ecc. ecc.) quelle secessionistiche (Kossovo, Bolivia ecc. ecc.) e quelle hard (Iraq, Afghanistan) esistono ulteriori forme di controllo della vita politica, economica e sociale. Queste si esprimono attraverso meccanismi molto meno visibili e complicati ma altamente funzionali a mantenere succube una formazione nazionale come la nostra che è “sagomata” sulla complessiva formazione occidentale (quella dei funzionari del capitale) nata proprio negli Stati Uniti.Gli Usa penetrano nella vita politica ed economica italiana con strumenti più subdoli e meno rozzi delle ONG, attraverso attività di lobbying (agenti agli alti livelli del potere costituito piuttosto che sugli strati “popolari” dove ricadono invece i modelli culturali ormai pienamente assimilati) o con l’imposizione di precise direttrici di sviluppo (la reclusione della nostra iniziativa imprenditoriale nei settori meno trainanti delle precedenti rivoluzioni industriali, quelli che non disturbano il nostro potente alleato) che assumono la veste di universali leggi economiche. I rapporti tra dominanti americani e subdominanti nostrani devono essere analizzati nello stesso intreccio capitalistico (imprese, sindacati, partiti, ecc. ecc.) e nella corrispondenza tra dette forme.

Detto ciò, condivido l’idea di fondo dell’articolo di Lanti, secondo il quale la GF&ID, il vero anello di congiunzione sistemica con la potenza centrale, tenderà in alcuni casi la mano a Berlusconi ma solo per “infilzarlo “al momento opportuno. C’è, dietro questa idiosincrasia del salotto buono italiano (e dell’establishment americano) verso il Cavaliere, qualcosa che ci sfugge soprattutto se si pensa ai passati sforzi di Berlusconi, di avere accesso a questo “hortus deliciarum”.

La sua scalata, per via politica, ha colmato solo in parte il suo isolamento ma siamo all’interno di una piccola astuzia della storia che non risolve i problemi dell’Italia ed anzi contribuisce a far marcire, oltremodo, la situazione. Resta la valutazione che abbiamo sempre: fatto il vero cancro è la sinistra mentre Berlusconi rappresenta al massimo una forte polmonite.

G.P.
Fonte:
http://ripensaremarx.splinder.com/
23.05.08

SI REALIZZA LA MINACCIA DELL’ECONOMIST BERLUSCONI NON AVRA’ TREGUA
DEVE ANDARSENE SUBITO

Roma 20 maggio (La Velina Azzurra) – Non appena ottenuta la fiducia dal Parlamento, il nuovo governo di centro-destra di Silvio Berlusconi è entrato in un ciclone violento, una tempesta sull’Italia, una Babele di grida, attacchi e provocazioni provenienti dall’interno e dall’estero, in cui non è facile ricavare una minima linea logica. I guastatori sono in piena in azione in attesa del consiglio dei ministri straordinario di domani a Napoli. Bersaglio preferito un “decreto sicurezza” di cui in realtà si sa poco e niente, che vorrebbe solo ripristinare nella giungla italiana minime condizioni di legalità e di giustizia. Ma, evidentemente, questo non deve essere fatto. L’Italia deve restare così com’è. Tra le provocazioni va inclusa ovviamente l’improvvisa e misteriosa furia dei napoletani per l’emergenza rifiuti, scoppiata con incendi e barricate proprio alla vigilia dell’arrivo del Cavaliere in città. Chi conosce certi linguaggi sa che una coincidenza del genere non è altro che una minaccia mafiosa. Significa che se Berlusconi tenterà davvero di risolvere la questione napoletana, sarà peggio per lui.

Questo clima marcio e velenoso, sadicamente alimentato dai mass media italiani e internazionali, rischia di paralizzare e sommergere un governo che non ha fatto ancora nulla né di bene né di male: un governo che parte comunque in condizione strutturale di debolezza per la natura stessa dei governi di Berlusconi, ma anche come qualsiasi organo esecutivo o politico di destra o sinistra che tenti di fare qualcosa per modificare lo statu quo e strappare questo disgraziato Paese al suo declino. Abbiamo più volte denunciato forze e interessi internazionali che, per lucida pianificazione o per antiche gelosie e miserabili calcoli di convenienza oppure semplicemente per conformismo, ostacolano fin dal 1993-94 ogni autonomo tentativo di ripresa, premendo in molti modi visibili affinché questo Paese si arrenda alle regole neocoloniali dettate dalle ben note oligarchie finanziarie oppure che sprofondi in condizioni sempre peggiori, cedendo agli avvoltoi i propri mercati e le proprie posizioni internazionali. Non a caso l’aggressione appena scattata contro il governo Berlusconi è identica a quelle già avvenute con l’insediamento dei suoi primi due governi, nel 1994 e nel 2001, in attuazione delle minacce preventive lanciate ogni volta dall’Economist.

Anche questa volta, il settimanale britannico aveva proclamato sia prima delle elezioni italiane (un editoriale nel gennaio 2008) sia dopo la vittoria elettorale (aprile 2008) che Berlusconi è inadatto (unfit) a governare. Il 16 aprile The Guardian scriveva che “gli italiani si pentiranno della scelta che hanno fatto”. L’Italia è tornata ad essere ciò che più volte è stata nella sua storia: la pancia molle dell’Europa. Ed oggi è soprattutto l’anello debole tra i Paesi europei più strategici. Mantenere la Penisola in una condizione di instabilità permanente significa anche intimidire gli altri; creare un largo vuoto nell’Europa del Sud; impedire una nuova politica comune energetica, mediterranea e balcanica insieme con Francia, Germania e Spagna. Una politica europea libera e autonoma rispetto agli interessi anglo-americani.

E quindi le forze che controllano i mass media e vari centri tattici sono passate subito ai fatti, svelando un piano chiarissimo: Berlusconi non avrà alcuna chance di governare tranquillamente, con il rischio che riesca a risolvere qualche problema italiano, uscendone fuori come un mito. Un rischio che certi poteri forti non possono permettersi. Un erede di Peron in Europa sconvolgerebbe tutti i piani. No, gli salteranno addosso subito, è già chiaro.

Claudio Lanti

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