DI CLORO AL CLERO (BLOG)
Oggi, il Corriere (della sera) riporta svariate notizie sulla commemorazione della morte di M.Biagi che si è svolta a Bologna, ieri, alla presenza “bipartisan” di tutte le personalità politiche (naturalmente non mancava Casini, che ultimamente possiamo ammirare in tutte le rappresentazioni televisive, ufficiali e ufficiose, talk show impegnati e non, promuovendo se stesso in modo colossale. E’ così onnipresente da farmi pensare che sarà l’ospite d’onore che accoglierà il vincitore del “grande fratello”).
Mancava la famiglia di Biagi, sempre in polemica con il comune di Bologna e con i politici, per una scorta che non c’era.
Il primo urto di vomito, l’ho avuto quando ho letto le inevitabili dichiarazioni dei politici e delle personalità di turno.
Angeletti (della UIL) definisce Biagi “martire riformista”. Cioè: Biagi, con la sua morte, avrebbe “testimoniato” la “bonta’ e la “verità” dell’agire politico “riformista” di questo governo e del precedente.
Allo stesso modo che per i cristiani i “martiri”(di Nerone, per esempio) hanno testimoniato , con la loro morte, la bonta’ e la verità del messaggio di Cristo.Bonanno (CISL) rinforza questo spaccio mediatico di stronzate, parlando, come spesso si parla dei preti, di Biagi “uomo del dialogo”. Certo. Alle giovani generazioni, sacrificate sull’altare del precariato assurto a categoria esistenziale di questo periodo storico, non resta che dialogare, tra di loro, nei corridoi degli uffici dove si consumano le attese per un rinnovo contrattuale, che li porterà nei call-center ancora per altri sei mesi…
La missione morale di cui Biagi è stato, appunto martire, viene ulteriormente sottolineata dalle parole di Bonanno che dice che “ebbe il coraggio di indicare riforme difficili ma necessarie”.
Ecco come, banali dichiarazioni commemorative divengono mantra che gettano semi per l’accettazione di una sottocultura legata alle volontà del potere, in questo caso l’accettazione del precariato. Biagi sarebbe dunque morto “per il suo coraggio”, appunto, indicando quali difficili vie la collettività si doveva preparare a prendere.
Martire, coraggio, morte. Un tris di parole che è significativo delle intenzioni della politica prodiana dei 12 punti, in cui la revisione della legge Biagi è stata abolita.
Intenzioni che preparano strade da percorrere (da noi, mica da loro) “difficili” (le lacrime e il sangue citati da Prodi danno alla vita politica di questo paese uno spessore epico) ma “necessarie” (per chi?).
L’idea che queste parole, e la commemorazione stessa di Biagi, la cui eco è stata ed è monumentale, sia strumentale a precise intenzioni del potere, viene confermata dall’intervista a N. Rossi, giuslavorista (parola impegnativa con cui si designano i tecnici preposti a redigere leggi per metterla nel culo ai cittadini) che ha lasciato i DS perchè non tollerava la mancanza di fermezza con cui a sinistra si trattava con la sinistra radicale (arieccola) che mordeva il freno sulle politiche “riformiste”.
Egli sostiene che le (deplorevoli, of course) perplessità della sinistraradicale (chericattaprodi,ovviamente) sul “rinnovamento dei coefficienti di trasformazione delle pensioni” appartengono al DNA stesso di questi “radicali”, che sono “vecchi”, che non sono trendy, perchè come fanno a non concepire che il “riformismo” (parola che storicamente ha un significato positivo per la gente, ma che oggi è sinonimo, appunto, di “politica che la mette nel culo” ai cittadini) è necessario.
Dice, sto Rossi, che in Italia “la classe dirigente non è riuscita a fare quello che in altri paesi europei è riuscito: mutare la cultura pian piano”.
Eggià. Perchè la classe dirigente, responsabile del disfacimento della società italiana, del dispendio delle risorse nelle guerre e al servizio delle oligarchie d’impresa, negatrice dei diritti fondamentali del cittadino, irrispettosa delle leggi, coinvolta in tangentopoli, crack cirio, crack parmalat, calciopoli, puttanopoli ecc…puo’ erigersi a portatrice di contenuti culturali…disinteresati, ovvio.
Lui dice (testualmente) che “la cultura è quella” (quindi noi ce la dobbiamo digerire) quale? quella del convincimento forzato che il motore economico richiede sacrifici e precarizzazione.
Tanto da aggiungere (testuale) che ” non è ipocrisia…dire che…l’unica soluzione è quella di far finta che la Biagi sia un’altra cosa, magari chiamandola legge 30, così dà meno nell’occhio.”
Con buona pace di quelli che avevano votato per l’Unione, anche sperando che quest’obbrobrio di legge che condanna milioni di persone alla precarizzazione a vita, venisse abolita.
Altro non aggiungo perchè il vomito, a sto punto, sorge spontaneo e irrefrenabile.
Sul medesimo argomento, si legga anche “a spasso col morto”, di Italo di Pensatoio.
Cloro al Clero
Fonte: http://cloroalclero.blogspot.com
Link: http://cloroalclero.blogspot.com/2007/03/commemorazione-biagi-posso-vomitare.html
20.03.2007