DI MIKE WHITNEY
counterpunch.org
Tutto quello che deve fare è votare “No”
La conferenza stampa di venerdì con il presidente della BCE, Jean-Claude Trichet, è risultata essere veramente sbalorditiva. Mentre il Mastro Illusionista Trichet non si è impegnato ad un sostanzioso acquisto di bond (Alleggerimento Quantitativo), come speravano in molti, ha impressionato tutti con i suoi poteri magici. Il Financial Times racconta di quello che è avvenuto con Trichet in questo modo:
“…come Trichet ha cominciato a parlare, le sue truppe della BCE sono entrate nel mercato per comprare più obbligazioni periferiche possibili, in particolare di Portogallo e Irlanda. Ha iniziato ovviamente con offerte dai 10-25 milioni per arrivare a 100 milioni, il che è molto raro.”
Bel trucco, vero? Così mentre Jean-Claude Houdini leggeva mestamente dai gobbi della BCE, i suoi elfi della banca centrale abbassavano il rendimento delle obbligazioni per convincere gli investitori che il contagio era contenuto.
Non male per un bankster di 70 e passa anni senza la minima esperienza nel paranormale. E sembra abbia funzionato, almeno per ora. Ma, a differenza della FED, Trichet non può semplicemente stampare denaro. E’ tenuto a “sterilizzare” l’ acquisto di obbligazioni e questo significa che dovrà assorbire la liquidità in surplus prodotta dal programma, ed è questa la parte difficile. Se spinge in basso i rendimenti di Irlanda e Portogallo, dovrà pur stringere da qualche altra parte.
I critici di Trichet, come il presidente di Bundesbank Axel Weber, credono che si sia spinto troppo oltre acquistando i bond dei PIGS (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna) in difficoltà. Ma i debiti di questi paesi sono saliti alle stelle e stanno velocemente perdendo l’ accesso ai mercati. Più alto sarà il costo del debito, più veloce sarà la scivolata verso il default, che è il vero problema dell’ UE, perché significherebbe il più grande tracollo economico del continente. Quindi, quale miglior momento per Trichet per tirare un po’ le regole.
Forse Weber non l’ha notato, ma l’ Unione Europea si sta sgretolando, e se gli elettori Irlandesi respingessero il bilancio nelle elezioni del 7 dicembre, o se la Spagna iniziasse a traballare, le tessere del domino comincerebbero a cadere, trascinando il progetto Europeo in un cumulo di macerie. Questo è il motivo per cui Portogallo, Spagna e gli altri stanno contando sulla BCE perché dia una mano, nonostante l’implacabile disapprovazione di Berlino. Qui un estratto del Telegraph, che fa un buon riassunto di quello che sta accadendo:
“L’ ex leader spagnolo Felipe Gonzalez ha avvertito che se la Banca Centrale Europea entrasse nel mercato con un massiccio acquisto di bond, il sistema dell’ Unione Economica e Monetaria dell’ Europa Unita sbanderà da un’emergenza all’ altra fino a che non esploderà….
Arturo de Frias, da Evolution Securities, ha detto che l’ Eurozona dovrà muoversi velocemente verso una specie di unione fiscale per evitare che l’ UEM collassi e massicce perdite sui 1200 miliardi di debito dalle banche del nord verso gli stati del sud….
Il mercato continuerà a vendere fino a che le rendite dei bond Italiani e Spagnoli (e forse, anche belgi e francesi) raggiungeranno livelli sufficientemente orrendi. (“Richieste crescenti di una ‘risposta nucleare’ per salvare l’ unione monetaria”, Telegraph)
Il cosiddetto piano di salvataggio Irlandese non ha risolto niente. Focolai stanno scoppiando ovunque. Gli obbligazionisti hanno capito che Irlanda e Portogallo sono andati, e i loro debiti andranno ristrutturati. E’ solo una questione di tempo in attesa di una sforbiciata. Questo è il motivo per cui gli acquirenti di bond sono in letargo. Non è ancora il panico, ma dimostra che gli investitori sanno come interpretare i segnali finanziari e fare scelte razionali. Ecco delle analisi di Michael Pettis che sottolinea le contraddizioni inerenti della moneta per tutti (l’ Euro) e l’ urgenza di porvi rimedio:
“Se l’ Europa vorrà “risolvere” la crisi attuale in maniera ordinata sarà costretta a muoversi molto rapidamente – non solo per ovvi motivi finanziari, ma per più ristretti motivi politici. Sono abbastanza sicuro che l’ evoluzione politica in Europa nei prossimi anni avrà una risoluzione progressiva sempre più difficile.
Credevo che l’ euro avrebbe avuto enormi difficoltà a sopravvivere più di un paio di decenni e per 10 anni ho usato una tesi economica per spiegare questo fatto. Mi sembrava che la mancanza di fiscalità, o la sua centralizzazione, e la piena mobilità del lavoro (e anche qualche attrito per la mobilità dei capitali) avessero creato una distorsione fra le nazioni che non si poteva risolvere se non con livelli inaccettabilmente alti di debito e disoccupazione o con l’ abbandono dell’ euro. Il mio scetticismo è stato rafforzato dalla tesi storica – nessuna unione monetaria frazionata fiscalmente è mai sopravissuta ad una vera contrazione della liquidità globale… L’ eurozona si sta manovrando verso una posizione in cui si dovrà affrontare una scelta fra due alternative considerate “inimmaginabili”: unione fiscale o rottura.” (“The rough politics of European adjustment”, Michael Pettis, China Financial Markets)
Il problema vero è politico, non economico, ed è il motivo per cui l’ “iniezione di liquidi” da parte di Trichet non avrà alcun effetto. L’ euro non funzionerà mai bene se non sarà supportato da una autorità fiscale centralizzata e quindi da un largo mercato di bond della EU. Ma questo significa che ogni nazione dovrà sacrificare parte della propria sovranità, e nessuno lo vorrà fare. Così, l’ unione di 16 stati continua ad avvicinarsi passo passo alla resa dei conti.
Nel frattempo Trichet continua a fare esattamente ciò che ha fatto sin dall’ inizio; estendere i prestiti più economici alle banche che affondano, tassi più bassi e più scommesse sul collasso dei mercati. Ora l’ unica differenza è che gli investitori si stanno innervosendo vedendo il blocco politico che hanno davanti. I leader dell’ Unione Europea dovranno accettare una “quasi” unione fiscale altrimenti l’ attuale andamento al rallentatore delle banche si trasformerà in un fuggi fuggi disastroso.
Dal Wall Street Journal: “Il mercato sperava che la BCE arrivasse davanti alla curva. Ci hanno deluso,” ha detto Marc Chandler, analista per la Brown Brothers Harriman. Solamente declinando di risarcire misure di liquidità faranno qualcosa per combattere il rischio di contagio di attività in difficoltà in Spagna e Portogallo, ha detto, definendo i commenti di Trichet come “dentifricio uscito dal tubetto”.
I problemi dell’ Irlanda sono solo la punta dell’ iceberg, ma è un buon punto di inizio. Il modo più facile per spiegare che cosa sta succedendo è facendo un esempio:
Immaginate che dobbiate 100$ ad una banca, ma potete pagare solo 10$ l’ anno. La banca acconsente alla rateizzazione solo se accettate un tasso di interesse del 15% annuo.
“Okay, accetto i termini” dite.
Alla fine del primo anno, voi fate il vostro pagamento di 10$ che ridurrà il vostro debito a 90$. Ma l’ interesse sul debito è di 15$, il che significa che dovrete ora 105$, più di quanto dovevate all’inizio. Alla fine realizzerete che ogni anno il debito diventerà sempre più grande e difficile da pagare.
Questo è il pantano in cui si trova l’Irlanda. I prestiti del FMI/UE la stanno stringendo in una morsa fiscale senza scampo. Farebbe meglio a dichiararsi inadempiente ora e ristrutturare il suo debito così da poter ricominciare da capo. E’ meglio porsi su un percorso di crescita sostenibile piuttosto che sottostare a difficoltà economiche a lungo termine, dure misure di austerità, perdita della sovranità e disordini civili. E’ una situazione senza possibilità di vittoria. Per l’ Irlanda lasciare l’ UE non è solo la scelta migliore, ma è la sua unica scelta. Ecco come l’ economista Barry Eichengreen riassume il tutto:
“Il “programma” irlandese non risolve niente – come dare calci ad una lattina per strada. Ha un debito pubblico che ha raggiunto circa il 130% del PIL e non è stato ridotto di un cent. I pagamenti degli interessi che l’Irlanda dovrà effettuare non sono stati ridotti di un singolo centesimo, dato il tasso del 5,8% sul prestito internazionale. Dopo un paio d’ anni non solo l’ interesse, ma anche il dovrà essere ripagato. L’ Irlanda dovrà trasferire circa il 10% del suo introito nazionale come riparazione verso gli obbligazionisti, dolorosamente, anno dopo anno.
Questo non è politicamente sostenibile, come chiunque dovrebbe sapere ricordando l’esperienza della Germania della riparazione post I Guerra Mondiale. Una reazione populista è inevitabile. La Commissione, la BCE e il Governo Tedesco hanno predisposto una situazione dove il nuovo governo Irlandese, una volta formatosi all’ inizio del prossimo anno, rifiuterà il bilancio negoziato dal governo precedente. Il signor Trichet e la signora Merkel hanno forse un piano di emergenza per questo?” (“Ireland’s Reparations Burden”, Barry Eichengreen,
The Irish Economy)
L’ ancora Primo Ministro Cowen sta portando avanti il finto salvataggio, forse per farsi benvolere dai padroni incamiciati della UE. E anche se la sua amministrazione ha perso tutto il supporto pubblico, sta ancora spingendo con il suo bilancio taglia e brucia, che taglierà 15 miliardi dalla spesa pubblica. I lavoratori irlandesi vedranno il loro tenore di vita abbassarsi, solo per scoprire che alla fine dell’ anno saranno più in rosso che mai. Ecco come Edward Harrison del Credit Writedowns riassume:
“… dato l’ onere del debito nella periferia, una certa combinazione di monetizzazione e di default è lo scenario più probabile per l’ Europa. L’ Irlanda, per esempio, non può far crescere il PIL nominale pari o superiore al tasso di interesse del 5,8% sull’ offerta nei termini del salvataggio. A meno che il paese perda la sua garanzia sui debiti bancari, come consiglio, il default è probabile. Quindi o entrerà nel mezzo la BCE o l’ Europa rischierà il collasso e la dissoluzione.” (“Brynjolfsson bets on spread convergence…”, Edward Harrison, Credit Writedowns)
L’ Irlanda è stata spinta nella depressione. I suoi leader hanno scelto il servilismo e la convenienza al posto di risoluzioni lucide che fronteggino le prossime sfide. Cowen sta condannando la sua gente ad anni di disoccupazione e povertà opprimente per niente. Ci sono alternative. Basta solo prendere un po’ di coraggio.
Al popolo Irlandese è stato chiesto di soffrire inutilmente in modo che gli obbligazionisti di Germania, Francia e Inghilterra vengano pagati in pieno per i loro investimenti tossici. E’ peggio di una cattiva idea; non funzionerà. L’ Irlanda si sta scavando una buca molto profonda. Ma c’è una via d’ uscita, come indica Wolfgang Munchau in un recente editoriale del Irish Times. Ecco cosa ha detto:
“Cosa andrebbe fatto ora? La mia soluzione ideale – dal punto di vista dell’ eurozona – potrebbe essere un bond comune per coprire tutto il debito pubblico a seguito della costituzione di una piccola unione fiscale, inoltre, le banche dovrebbero essere tolte dalle mani dei governi nazionali e messe sotto l’ ala della European Financial Stability Facility. Questo potrebbe risolvere nettamente il problema.
Se questo non accadrà, cosa può fare unilateralmente l’ Irlanda ora?
Prima di tutto l’ Irlanda dovrebbe revocare la piena garanzia del sistema bancario, e convertire gli obbligazionisti maggiori e subordinati in equity holder.” (“Will it work? No. What can Ireland do? Remove the bank guarantee and default”, Wolfgang Münchau, The Irish Times)”
Certo, gli esperti sanno che cosa deve essere fatto, ma non servirà a niente. Gli elettori tedeschi non supporteranno mai forti legami con altre nazioni dell’ UE che hanno già licenziato come spendaccioni. Neanche gli altri paesi rinunceranno a molta della loro sovranità quando vedranno come sono state trattate l’ Irlanda e la Grecia. Questo significa che l’ Unione Europea è probabilmente diretta verso la rottamazione. E, forse, questa è una buona cosa. Dopo tutto, dietro a tutta la confusione delle relazioni pubbliche, il vero obiettivo dell’ UE è sempre stato quello di creare una Corporatopia, un posto dove banchieri, capitani d’ affari ed altre elite ingrassavano le loro tasche mentre dettano legge. Basta guardare il fiasco del
Trattato di Lisbona del 2008, quando la mafia dell’ UE ha usato ogni trucco per forzare un accordo che calpesta i principi base della democrazia e dei diritti civili. Fortunatamente, il popolo Irlandese ha notato la truffa e ha mandato il Trattato verso la disfatta. Ecco ciò che un portavoce per la “Campagna del No” diceva al tempo:
“Il popolo Irlandese si è espresso. Contrariamente alle previsioni di tumulti sociali e politici, noi crediamo che centinaia di milioni di persone in tutta Europa accoglieranno il rifiuto del Trattato di Lisbona. Questo voto mostra l’ abisso esistente fra i politici e l’ elite europea, e l’ opinione della gente. Come in Francia e nei Paesi Bassi, i leader politici e l’ establishment hanno fatto il possibile per portarlo a termine – ed hanno fallito. Le proposte per ridurre ulteriormente la democrazia, per militarizzare l’ UE e lasciare alle imprese private la privatizzazione dei servizi pubblici sono state rifiutate. Lisbona è morta. Dovrebbero essere seppellite insieme alla Costituzione dell’ Unione Europea, dalla quale deriva.”
Il 7 dicembre i parlamentari Irlandesi voteranno il piano di austerità di Cowen. Se rifiutassero, il pacchetto di prestiti dal FMI/UE probabilmente non passerà e l’ eurozona comincerà a disfarsi. Ancora una volta l’ Irlanda si ritrova con l’ opportunità di sferrare un colpo all’ UE e porre fine al sogno di un superstato aziendale. E tutto quello che devono fare è votare “No”.
Mike Whitney
Fonte: www.counterpunch.org
Link: http:/www.counterpunch.org/whitney12062010.html
6.12.2010
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di REIO