COME INTERPRETARE LA DECAPITAZIONE DI UN PRETE FRANCESE

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DI ROBERT FISK
counterpunch.org

Di fronte all’uccisione e decapitazione di sette dei suoi monaci da parte degli Islamisti avvenuta 20 anni fa,
l’Arcivescovo di Algeri fece meglio di quello che ha fatto l’Arcivescovo di Rouen questa settimana.
Lui non parlò del massacro di un anziano prete come se fosse cosa che neanche si possa nominare [NdT: ‘unnameable’, letteralmente “innominabile”].

Lui vide la via del Calvario. Con la paura per la sua stessa vita nel mezzo di un feroce conflitto, Monsignor Henri Teissier, 67 anni e professore francese di Arabo, rispose celebrando la messa per sei suore e monaci tutte avvenute in quegli anni leggendo dal S.Matteo, Capitolo 25, versetto 13: “Guarda, quindi, per quello che ne sai non conosci né il giorno né l’ora dell’arrivo del Figlio dell’Uomo”.

Originariamente, la piccola congregazione si raccolse in quel giorno nel 1996 per ricordare uno dei primi religiosi francesi martiri in Algeri, il Visconte Charles de Foucauld, il soldato ordinato prete che fu assassinato da un Islamista a Tamanrasset nel 1916; il suo omicidio stabilì un brutto precedente per l’uccisione di tutti i preti francesi da parte di quelli che dichiaravano di essere motivati dall’Islam. Sicuramente, Fratello Jacques Hamel era al corrente di quel martirio [NdT: “of him” tradotto liberamente per migliorare leggibilità]. Il Visconte fu ucciso solo 14 anni prima di quando nacque lui.

Ma quando Teissier mi parlò dei sette monaci presi dal loro monastero sulle belle colline su Tibnerine, le sue parole avrebbero potuto essere pronunciate anche nel caso degli uccisori dell’ottantaseienne Padre Hamel. “Loro uccideranno un bambino di 2 o di 85 anni [sic]”. Io penso che loro abbiano obbedito alla loro coscienza. Quello che hanno fatto era riferito alla comprensione che avevano della legge Islamica – “Dobbiamo uccidere i nemici del Signore’ – ed è tutto qui. Noi dobbiamo pensare non solo alle nostre vite ma anche a tutte quelle delle persone in Algeria…”
Un uomo generoso, Teissier.

La guerra civile Algerina – tra un esercito Islamista brutale e un egualmente selvaggio esercito Algerino che fatalmente aveva cancellato le elezioni che gli Islamisti avrebbero vinto nel 1992 – raggiunse già dal 1996 le proporzioni di quella Siriana: bambini con le loro gole tagliate, donne massacrate di fronte ai loro mariti, uomini regolarmente decapitati. La polizia torturava i loro prigionieri pompando acqua nei loro ventri fino a che le vittime non esplodevano. Era inevitabile che gli assassini del GIA, Il Gruppo Islamico Armato, si rivoltasse verso tutti gli stranieri – e questo ha significato anche preti e vescovi.

I monaci di Tibherine, il cui proprio Golgotha [personale] si sarebbe tradotto in un film struggente e superbo, “Uomini di Dio“, furono presi dal loro monastero dove loro amministravano aiuti medici non solo ai locali, Mussulmani algerini dei villaggi, ma anche agli stessi combattenti dei gruppi islamisti. Che potrebbe essere stata la loro rovina. Ma torneremo su questo più tardi.

Ma prima, tornando a Teissier e alle sue scioccanti, magnificenti riflessioni sulle loro morti [NdT: dei frati]. “E’ vero che abbiamo trovato solo le loro teste,” disse piano in quel caldo pomeriggio di Algeri, il suono delle sirene della polizia faceva eco sulla città. “Tre delle loro teste pendevano da un albero nei pressi di una stazione di servizio. Le altre quattro erano disposte sull’erba al di sotto. Ma è meraviglioso che le famiglie di quei monaci abbiano mantenuto la loro amicizia verso di noi e verso tutti gli algerini. Essi avevano visitato il monastero . Erano stati in grado di accettare la perdita dei loro figli maschi. Sapevano che non erano tutti gli algerini ad aver fatto questa cosa”.

Potrebbero queste parole venire ripetute oggi, mi chiedo, ai razzisti e a “quelli di destra” che chiedono la punizione di tutti i Mussulmani per i reati di pochi? A 87 anni, Teissier, che ha preso la cittadinanza algerina nel 1962 dopo la terribile guerra d’indipendenza del Paese contro i Francesi, è ancora vivo; anzi, ha supplicato per Cristiani e Mussulmani per il loro bene reciproco di rimanere insieme e di “costruire ponti”, come dice lui, dopo la strage di Charlie Hebdo nel gennaio dello scorso anno. Egli è, dopo tutto, un ottimo conoscitore del grottesco e della magnificenza che si origina dalla Fede.

Quindi, qui di seguito è quello che ha detto anche a me in quel giorno bollente in Algeri due decenni fa : “La cosa più difficile è sapere che ogni giorno alcune persone muoiono, che le madri piangono per i loro figli e figlie . Noi stessi non siamo nella stessa situazione come eravamo prima di questa crisi [algerina]. Quando si inizia a celebrare l’Eucaristia, non è di aiuto ricordare che Gesù è stato ucciso dalla violenza umana – in nome della religione. Ora dobbiamo capire il rischio che c’è in questa società di camminare sulle orme di Gesù. Non possiamo guardare alla croce di Gesù come abbiamo fatto prima. Prima era una cosa astratta. Ora è una realtà quotidiana.”

Meraviglioso. Come sono appropriate queste parole in mezzo all’orrore del sacrificio di padre Hamel. Ma è che ciò che è stato? Un “sacrificio”? O questo forse nasconde un atto di assassinio più sciocco?

Fu Teissier a rispondere alla chiamata che gli lo informava che tutti i sette monaci erano stati decapitati. Le autorità algerine incolparono il GIA guidato da un uomo chiamato Sayah Attia, che uno dei monaci Tibherine avevano presumibilmente riconosciuto quando aveva risposto alla porta, lo stesso uomo il cui volto era apparso in una fotografia che lo ha identificato come l’assassino di civili jugoslavi la cui gola era stata squarciata vicino al monastero.

Ma c’è, ahimè, un’altra storia profondamente inquietante sui monaci. Richieste da parte dei servizi di sicurezza francesi – e da parte dei giornalisti dal quotidiano ‘Le Monde’ – hanno suggerito che, dopo che il GIA aveva rapito i sette uomini, l’esercito algerino, che ha mantenuto stretti legami con i militari francesi, ha tentato una missione di salvataggio. Fu un errore madornale. Non solo uccisero gli uomini del GIA ma anche i monaci. Non volendo rivelare la loro operazione disastrosa, tagliarono le teste dei monaci – come se fossero il risultato di omicidi islamici – e seppellirono i torsi dei sette crivellati di pallottole. Per questo solo le teste furono trovate.

Un’altra teoria – e non sapremo mai la verità – è che la polizia di sicurezza algerina voleva che i monaci venissero rapiti e uccisi come punizione per tutti coloro che avevano aiutato il GIA, anche qualora il loro unico peccato fosse stato quello di dare loro assistenza medica .

Ci sono ancora dubbi su chi, nello stesso anno, aveva assassinato il vescovo di Orano. Monsignor Pierre Claverie morto nell’esplosione di una bomba lo stesso giorno in cui aveva incontrato il ministro degli esteri francese, Hervé de Charrette. “La bomba esplose in strada,” Teissier mi ha detto poi . “Lui fu schiacciato dalla porta della cappella e parte del suo cervello fu trovato sul pavimento della cappella. L’accaduto fu assurdo, un’idiozia, irragionevole.”

Ma non c’è dubbio su chi ha ucciso Padre Hamel. Adel Kermiche era uno dei due uomini che hanno ucciso il vecchio prete. Lui era nato solo pochi mesi dopo che i monaci Tibherine furono assassinati. Nessun collegamento, naturalmente. Ma secondo i vicini, Kermiche è nato in Algeria. Ora c’è un indizio storico se qualcuno ha il coraggio di cercarlo.

Robert Fisk writes for the Independent, where this column originally appeared.

Fonte: www.counterpunch.org

Link: http://www.counterpunch.org/2016/07/29/how-to-understand-the-beheading-of-a-french-priest/

29.07.2016

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ANDREA CESARINI

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