COME IL PRESIDENTE NAPOLITANO CALPESTA LA COSTITUZIONE ITALIANA

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DI ANTONELLA RANDAZZO

Molte volte abbiamo sentito l’attuale presidente della Repubblica Giorgio Napolitano esortare gli italiani a rispettare la Costituzione.
Mi chiedo quale possa essere il significato o lo scopo di tali appelli, dato che la maggior parte degli italiani è fiera della Costituzione, e non ha mostrato alcuna bizzarria anticostituzionale.
Analizzando i fatti, c’è da chiedersi se i continui appelli sono fatti allo scopo di convincerci che lo stesso Napolitano sia rispettoso dei principi della nostra Costituzione.
Le “bizzarrie” anticostituzionali e le stridenti contraddizioni fra quello che dicono e quello che fanno le nostre autorità sono ormai sotto gli occhi di tutti.
In particolare, Napolitano, che nella teoria osanna la Costituzione, nei fatti la calpesta in vari modi, per omissione o con atti espliciti. L’esempio più lampante è quello relativo al sostegno al “Nuovo Ordine Mondiale”, ossia ad un potere straniero su un paese che sulla base della Costituzione dovrebbe essere libero e democratico.
Il nostro presidente, come molti sanno, ha svelato chiaramente la sua posizione a favore del Nuovo Ordine Mondiale nel novembre del 2007. Nel suo discorso ufficiale fatto in occasione della festa delle forze armate, egli ha chiesto “un concreto impegno per… contribuire alla costruzione di un Nuovo Ordine Mondiale”. Sarebbe come chiedere ai cittadini di andare contenti e saltellanti verso una terribile prigione.

Inoltre, Napolitano si guarda bene dal difende la sovranità del popolo e i diritti dei cittadini italiani sanciti dalla Costituzione.
Ad esempio, egli non ha mai difeso i diritti dei cittadini di Vicenza, che rifiutano gli arsenali statunitensi protesi a fomentare nuove guerre. L’allora presidente del Consiglio Romano Prodi, il 16 gennaio 2007, da Bucarest annunciò che è “doveroso mantenere gli impegni con gli alleati”, dimenticando che il primo impegno dovrebbe essere quello preso con i cittadini, che si aspettano che si governi nell’interesse della popolazione e non per favorire il bellicismo americano.
Il governo Prodi, con queste parole, e contro la volontà popolare, approvava la nuova base militare al Dal Molin, che nasce dall’idea criminale di “guerra preventiva”, ossia per attuare aggressioni contro i popoli del Medio Oriente.

Il dissenso degli italiani alle guerre preventive è pressoché totale, e la mobilitazione popolare contro la nuova base militare a Vicenza è molto forte ad oggi.
Eppure, avete mai sentito un discorso, o anche una sola frase di Napolitano a difesa del diritto territoriale dei cittadini vicentini? Io no.

In altri casi Napolitano ha addirittura parlato contro i cittadini.
Specie negli ultimi anni, i telegiornali hanno mostrato cumuli di spazzatura, parlando di “emergenza rifiuti” in Campania, ma si sono guardati bene dallo spiegare come mai le società preposte alla raccolta dei rifiuti non hanno fatto il loro dovere, e perché le autorità non sono intervenute adeguatamente.
La situazione dei rifiuti in Campania è peggiorata dall’estate del 2006, periodo in cui sono iniziate le proteste contro la costruzione di discariche e inceneritori sul territorio campano. I rifiuti non sono più stati ritirati, fino ad arrivare ad accumulare 7000 tonnellate al giorno di immondizia sparsa per la Campania. La situazione d'”emergenza” è servita a fare incassare a “subcommissari” e “consulenti” di vario genere almeno 9 milioni di euro, per “Consulenze di esperti”, fatte dal 2000 al 2005. Si trattava sostanzialmente di pagamenti clientelari a sostenitori politici di destra e sinistra. Altro caos fu creato fra gli impiegati pubblici, che furono messi nelle condizioni di non svolgere il loro lavoro, mentre il servizio veniva affidato a società private, che avrebbero dovuto organizzare la raccolta differenziata, ma incassavano denaro senza adempiere alle loro funzioni. (1)
Dopo aver creato la situazione di “emergenza”, le autorità hanno usato tale situazione per invocare “interventi speciali”, in deroga ad ogni minimo principio di rispetto dell’ambiente e della salute. Si leggeva nel decreto: “Ritenuta la straordinaria necessità ed urgenza di attuare un quadro di adeguate iniziative volte al definitivo superamento dell’emergenza nel settore dei rifiuti in atto nel territorio della regione Campania… Ravvisata l’esigenza di disporre per legge l’individuazione e la realizzazione delle discariche necessarie per lo smaltimento dei rifiuti a fronte dell’impossibilità di provvedervi in via amministrativa… Tenuto conto della grave situazione in atto nel territorio della regione Campania in materia di rifiuti, al fine di consentire anche l’espletamento delle attività di presidio dei siti da destinare a discarica… sono attivati i siti da destinare a discarica presso i seguenti comuni: Serre in provincia di Salerno, Savignano Irpino in provincia di Avellino, Terzigno in provincia di Napoli e Sant’Arcangelo Trimonte in provincia di Benevento… In deroga all’articolo 238 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, i comuni della regione Campania adottano immediatamente le iniziative urgenti per assicurare che, a decorrere dal 1° gennaio 2008 e per un periodo di cinque anni, ai fini della tassa di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, siano applicate misure tariffarie per garantire complessivamente la copertura integrale dei costi di gestione del servizio di smaltimento dei rifiuti”.

Con questo decreto, le autorità mostrarono un comportamento autoritario e antidemocratico, arrogandosi poteri illimitati (cioè che non possono essere limitati dalla sovranità popolare), come avveniva durante il fascismo. Come ai tempi del fascismo, le vittime diventavano colpevoli (e dovevano pagare), come fece capire Napolitano che, anziché spiegare la verità dei fatti, si scagliò contro i napoletani, rimproverandoli per gli “assurdi atti di vandalismo”. Chissà come si sarebbe comportato lui, se fosse stato costretto a pagare bollette salate e a tenere sotto la finestra cumuli di spazzatura fatiscente.

Il governo, con la complicità delle autorità locali, per dare profitti enormi alla Fibe, società del gruppo Impregilo accusata di collusione con la camorra, fece in modo che la raccolta differenziata dei rifiuti subisse gravi sabotaggi, e che venisse creata una situazione sconcertante, esponendo i cittadini ad una condizione invivibile e con gravi pericoli per la salute. L’obiettivo era quello di poter ricattare i cittadini dicendo: “se non volete questa condizione disastrosa dovete accettare tutto quello che vogliamo imporvi. Cioè, gli inceneritori e la riapertura delle discariche dove vogliamo noi”.
Il presidente della repubblica Napolitano e il commissario straordinario Bertolaso si prestarono alla sceneggiata, che avrebbe dovuto rendere i cittadini campani più docili nell’accettare gli inceneritori. In altre parole, si trattava di costringere ad accettare, con l’arma della disperazione, una soluzione proposta come “male minore”, ma che in realtà è la peggiore, in quanto saccheggia le casse pubbliche a favore di alcuni imprenditori, e devasta l’ambiente e la salute dei cittadini.(2)
Giorgio Napolitano, Guido Bertolaso, Antonio Bassolino e altre autorità hanno recitato la loro parte invocando “Soluzione in dieci giorni” e “basta ritardi”. In realtà si trattava di imporre l’apertura delle discariche, senza tener conto dell’opposizione dei cittadini. Mentre Napolitano avvertiva: “Lo Stato faccia sentire la sua autorità. Servono decisioni indispensabili: basta ritardi”, Romano Prodi redarguiva: “Il governo ha preso le sue decisioni, adesso bisogna metterle in atto con assoluta fermezza”.(3)
Questo significava mettere davanti a tutto gli interessi delle società camorristiche e fregarsene della salute e dei diritti dei cittadini, calpestando i diritti garantiti dalla Costituzione.
Oggi l’attuale governo “risolve” i problemi a colpi di manganello e schierando l’esercito, eppure Napolitano tace.
Non una parola contro la grave corruzione delle istituzioni, non una parola a favore delle voci dei cittadini che chiedono proprio il rispetto dei principi costituzionali.

Nel discorso di fine anno, il Presidente Napolitano utilizzò un tipo di comunicazione falsa e ipocrita. Egli dichiarò:
“Ho visitato istituti di ricerca e di formazione, che possono ben vantare il titolo di centri di eccellenza, questi sono fatti e sono motivi di fiducia nell’avvenire dell’Italia. Il problema sta nel come valorizzare e incoraggiare dovunque nel paese questo dinamismo, nel come trasmettere questi impulsi all’intero sistema Italia, puntando sull’innovazione e sul merito. Privilegiando fortemente l’istruzione, così da giungere via via ad un più alto tasso di crescita, a una crescita più sostenuta e generale in cui sia pienamente coinvolto il mezzogiorno”.(4)

Che istituti di ricerca ha visitato il presidente? L’Istituto Nazionale di Ricerca (CNR) è un luogo in cui ben 2500 persone, su settemila, sono precarie e percepiscono uno stipendio da fame. Ovviamente, i ricercatori più brillanti vanno a lavorare all’estero. Questa non è certo una situazione eccellente.
Napolitano vuol far credere, parlando di “innovazione e merito”, di essere così tanto rimbambito o ingenuo da non sapere che in Italia attualmente esiste un sistema clientelare e corrotto, sorretto dai partiti.
Inoltre, Napolitano fa intendere il luogo comune che il mezzogiorno non sia “dinamico” a sufficienza, facendo credere che se il Sud Italia non si è ancora sviluppato economicamente è per motivi da imputare ai suoi abitanti. Questo è storicamente errato, poiché il sistema, già dopo l’Unità d’Italia, ha favorito una serie di pregiudizi negativi verso i meridionali, per nascondere lo sfruttamento del Sud a favore del Nord. Oggi esistono diversi impedimenti allo sviluppo del Sud (mafia, corruzione, clientelismo dei partiti, ecc.), come molti italiani sanno.
Il presidente disse anche di essere scosso “dall’orribile rogo di Torino”, ma non ebbe il coraggio nemmeno di citare il nome della società responsabile del crimine. Egli rimase nel vago, com’è tipico della propaganda.
Napolitano parlò di “interesse generale”, senza considerare l’usurpazione del potere da parte di un ristretto gruppo di persone, e come queste persone impediscano, con tutti i mezzi possibili, che la politica si occupi davvero dell’interesse generale.
Parlando della guerra in Afghanistan, Napolitano, nel discorso di fine anno, utilizzò parole come “missioni”, “pace e sicurezza internazionale”, “aggressività del terrorismo”, e “militari… che affrontano l’estremo rischio”. Le sue parole ricordano la propaganda delle autorità statunitensi. Nessun cenno alle migliaia di morti afghani (a questi morti non sarà mai dedicato nemmeno un minuto di silenzio), né ai mutilati dalle bombe americane, né a come l’Afghanistan è stato trasformato in un paese produttore di droga e controllato da gruppi mafiosi a servizio di Washington.
Napolitano definisce le autorità statunitensi il “maggiore storico alleato”, come si trattasse di persone rispettabili e di un’alleanza di cui essere fieri.
Il presidente ha anche detto che i soldati italiani all’estero conducono una “missione” nello “spirito della Costituzione Repubblicana”. A meno che non sia gravemente affetto da qualche forma di imbecillismo, egli sa benissimo che la nostra Costituzione “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” (Art. 11). Dire che andare ad uccidere afghani, sotto comando di chi ha distrutto il paese, sia in armonia con la Costituzione, equivale a dire l’assurdità che la nostra Costituzione contempli una “pace” a suon di bombe. Mistificare fatti che costano la vita, tutti i giorni, a centinaia di persone (e non soltanto in Afghanistan), significa diventare complici di chi si macchia di crimini contro l’umanità.

In questi e altri fatti risulta evidente che Napolitano non è il presidente degli italiani ma del gruppo dominante (ma lo paghiamo noi e soltanto nel 2006 abbiamo pagato ben 217 milioni di euro solo per la presidenza della Repubblica), che serve con fedeltà e devozione, non risparmiando a nessuno le conseguenze di un mancato rispetto dei valori democratici.
I suoi discorsi non sono finalizzati a migliorare il paese o ad auspicare nuove soluzioni ai problemi, ma sono soltanto propaganda della peggiore specie. Tanto bieca quanto ammantata da un ributtante paternalismo, finalizzato a renderci sudditi di un potere spietato, che non esita a torturare, mutilare o uccidere persone inermi.

Rendiamoci conto che se egli è così zelante nel sostenere persone che praticano crimini orrendi, lo sarebbe anche nel caso in cui le vittime da torturare, mutilare o uccidere fossero italiane e non irachene o afgane.
La questione è dunque da ritenere assai più grave del dover constatare semplici farneticazioni di un vecchio.
Quel vecchio, anche se non ha poteri concreti, dovrebbe rappresentare l’unità della nazione e il rispetto delle leggi fondamentali del paese.
Per concludere, si potrebbe fare un appello agli italiani: fate rispettare la Costituzione alle autorità attuali, e se non la rispetteranno rifiutate di continuare a votare persone che già sapete essere corrotte.
Il modo migliore per rispettare la Costituzione è cacciare tutti gli attuali personaggi dagli scranni delle istituzioni, Napolitano compreso.

Antonella Randazzo
Fonte: http://antonellarandazzo.blogspot.com/
Link: http://antonellarandazzo.blogspot.com/2008/09/come-il-presidente-napolitano-calpesta.html
12.09.08

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NOTE

1) A questo proposito si veda www.report.rai,it
2) A questo proposito leggere http://www.disinformazione.it/rifiuti_campania.htm
3) “La Repubblica”, 23 maggio 2007.
4) Napolitano Giorgio, Discorso di fine anno agli italiani a reti unificate, 31 dicembre 2007.
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