COME GLI USA HANNO FORNITO ALL’IRAN IL “KNOW-HOW” PER IL NUCLEARE

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DI SAUL LANDAU

Un mio amico dottore ha espresso preoccupazione riguardo la proliferazione delle armi nucleari. Sessant’anni fa, circa 250.000 persone persero la vita quando bombe atomiche americane furono lanciate sopra Hiroshima e Nagasaki. Non c’è bisogno di essere uno scienziato per capire che le radiazioni connesse all’uso di armi atomiche o al malfunzionamento di centrali nucleari, come quelle di Chernobyl (Ucraina 1986) e Three Mile Island (Pennsylvania 1979), possono contaminare l’ambiente per un periodo lunghissimo. Tuttavia, dalle terrificanti esplosioni giapponesi del 1945 che hanno dato piena consapevolezza di ciò che le armi nucleari sono in grado di provocare, Washington continua a stanziare 27 miliardi di dollari l’anno per conservarle e crearne di nuove. Gli Stati Uniti, la Russia e l’Inghilterra detengono più di 11.000 armi atomiche. L’India, Israele, il Pakistan e la Corea del nord ne hanno poco più di 400.
Non c’è da meravigliarsi se il mio amico dottore ed altra gente informata condividono le preoccupazioni che riguardano il nucleare. Oltre ai grandi Paesi che sviluppano i piani sul nucleare, anche le organizzazioni terroristiche, controllate prettamente da fanatici, sono in grado di far detonare una bomba di quel tipo. Al Qaeda, o come diavolo si chiamano coloro che sono dietro all’11 settembre, sarebbero virtualmente in grado di colpire vaste aree urbane e diffondere così il panico.

Che razza di problema rischioso è questo! Il programma per lo sviluppo di armi nucleari nella Corea del Nord procede di pari passo ai negoziati – o no. Uno scandalo sulla proliferazione del nucleare coinvolge il Pakistan poiché A. Q. Khan, padre del programma pakistano del nucleare, ha incassato denaro extra cedendo il know-how all’Iran, alla Libia e chissà a chi altro ancora.

Le cronache abbondano su questo argomento malgrado le smentite. La nuova linea dura iraniana del presidente Mahmoud Ahmadinejad progetta di riprendere la trasformazione dell’uranio. La sezione per la sicurezza nazionale dell’amministrazione Bush, presa dal panico, ha suggerito, secondo indiscrezioni attendibili, di operare un’incursione in territorio iraniano, un attacco aereo contro le sue postazioni nucleari, un’operazione affidata alle Forze Speciali al fine di rimuovere le possibilità tecniche e le strutture connesse allo sviluppo del nucleare. Il Presidente francese Jacques Chirac a quanto pare si è dichiarato disposto a giocare un ruolo da protagonista per Washington ed ha minacciato l’Iran di applicare le sanzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU se avesse ripreso le attività di lavorazione del plutonio. ( NY Times, 30 Agosto)

Queste storie suscitano un interrogativo: come ha fatto l’Iran ad entrare in possesso delle conoscenze e delle abilità per sviluppare il nucleare? Sicuramente quegli irresponsabili degli scienziati dell’ex Unione Sovietica debbono aver loro venduto il know-how, supponeva un collega “Dopo il crollo dell’Unione Sovietica quella gente avrebbe venduto qualsiasi cosa”.

Niente affatto!!! Sono state le politiche statunitensi, non il fanatismo musulmano ed anti-americano, che hanno condotto l’Iran direttamente nell’era del nucleare. Alla fine degli anni sessanta, l’Iran si distingueva come un alleato modello degli Stati Uniti. Dopo tutto, il governo dello Scià era in debito con la CIA dopo che i suoi funzionari avevano rovesciato il premier Mossadegh regolarmente eletto nel 1953. L’operazione della CIA era avvenuta in seguito alle dichiarazioni del presidente Mossadegh che esprimevano le intenzioni di nazionalizzare le imprese straniere del settore petrolifero. Lo Scià dimostrava fedeltà a coloro che avevano reintegrato la famiglia reale al potere dittatoriale.

Il suo servilismo gli è valso l’accesso al nucleare: “Gli Stati Uniti e i suoi alleati sono stati infatti la forza motrice dietro la nascita del programma nucleare iraniano alla fine degli anni sessanta ed agli inizi dei settanta” (Mohammad Sahimi, Iran’s Nuclear Program. Part I: Its History – Ottobre 2003). Sin dal 1974, lo Scià, dopo aver consultato il segretario di Stato Henry Kissinger, si vantava del fatto che le centrali nucleari iraniane avrebbero presto prodotto 20.000 megawatt di energia.

Nella metà degli anni settanta, grazie anche alle pressioni di Kissinger che vedeva nell’Iran uno “stato piattaforma” per combattere il comunismo nella regione, Washington propose allo Scià di espandere la propria produttività di energia nucleare acquistando 23 nuovi reattori. Secondo Mohammad Salimi, il lavoro sui reattori cominciò nel 1974 con l’aiuto degli ingegneri del MIT (Massachussets Institute of Technology) che prese in appalto la formazione e l’addestramento dei tecnici iraniani.

Salimi cita un discorso di Sidney Sober, un funzionario del Dipartimento di Stato, il quale nell’ottobre del 1977 dichiarò che “il governò dello Scià stava pianificando di acquistare dagli Stati Uniti otto reattori nucleari al fine di produrre elettricità. Il 10 luglio 1978, solo sette mesi prima del trionfo della rivoluzione islamica in Iran, la stesura finale dell’accordo USA-Iran sull’energia nucleare era stato firmato. L’intesa avrebbe dovuto agevolare la cooperazione nel campo dell’energia nucleare e nello stesso tempo aveva la funzione di controllare l’esportazione e il trasferimento delle attrezzature e dei materiali del programma iraniano sul nucleare. L’Iran doveva anche ricevere le tecnologie americane e l’aiuto nella ricerca di giacimenti di uranio”.

Perché, si chiese la critica, una nazione con immense riserve di petrolio e gas naturale avrebbe dovuto investire nell’energia nucleare? Perché no? Sia la General Electric che la Westinghouse hanno venduto i reattori all’Iran. I produttori di impianti per l’energia nucleare per il terzo mondo ed i loro accoliti media elogiavano lo Scià per le sue politiche filo-occidentali e per la sua lungimiranza nel sapere guardare oltre l’era del petrolio.

Benché la sua gente abbia una visione di lui meno lusingante, chi potrà ancora fidarsi di Washington? Gli esperti del prestigioso Stanford Research Institute avevano progettato che l’iniziazione dell’Iran al nucleare sarebbe servita sia alla pace mondiale sia agli interessi degli USA. Non solo le compagnie americane avrebbero costruito reattori nucleari, ma il Pentagono avrebbe continuato a vendere armi ed equipaggiamenti per torture all’esercito ed alla polizia iraniana; in questo modo gli Stati Uniti avrebbero recuperato una parte del denaro speso per comprare petrolio dall’Iran.

Negli anni settanta l’Iran ha anche firmato contratti per la costituzione di un programma per il nucleare con Francia e Germania. Lo Scià disse che queste iniziative servivano per produrre elettricità e per dissalare l’acqua. Ma solamente i cittadini locali non avrebbero sospettato che esse sarebbero state intraprese e sperimentate anche per scopi militari. Quando i buoni amici diventano curiosi non dovremmo smorzare la loro creatività!!

Nel 1976 il Presidente Gerald Ford ha persino autorizzato lo Scià a comprare ed utilizzare una tecnica innovativa per l’estrazione e la lavorazione del plutonio – un grande passo verso la conversione del processo dalla produzione di energia alla fabbricazione di armi. (David Isenberg, Asia Times, 24 Agosto).

Sembrava tutto così perfetto! Poi, nel 1979, la gente iraniana, molto arrabbiata, fece sentire la sua voce. Dimostrazioni di massa rovesciarono il regime dello Scià e il nuovo governo prese i funzionari dell’ambasciata americana come ostaggi. Dal 1980 in poi un regime musulmano ortodosso capeggiato dall’ Ayatollah Khomeini ha sostituito la monarchia filo-occidentale con una ideologia ( o addirittura una teologia ) rivolta al passato e riluttante al cambiamento.

Etichettando gli Stati Uniti come il “grande satana”, l’Ayatollah rivolse i suoi sforzi al rovesciamento delle tendenze filo-occidentali dello Scià. Inoltre, frenato da una sanguinosa guerra con l’Iraq, il programma nucleare iraniano divenne inoperoso. In realtà fu colpito da numerosi razzi e bombe che misero fuori uso alcune delle attrezzature e degli impianti. Ad ogni modo alla fine degli anni ottanta i nuovi leader iraniani recuperarono l’interesse per il nucleare. Teheran offrì a Washington ed ai paesi dell’Europa occidentale la possibilità di costruire nuovi reattori. Ma questa volta l’Occidente si comportò molto più cautamente benché apparentemente immemore della miopia delle sue politiche passate e delle contraddizioni che esse hanno creato.

Gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Francia , la Russia e la Cina firmarono tutte il “Trattato di Non Proliferazione del Nucleare” e si accordarono per lavorare in direzione del disarmo atomico. L’accordo richiedeva agli stati di rinunciare alle armi nucleari e di aprire i propri impianti alle ispezioni dell’ONU. In cambio essi avrebbero potuto ricevere tecnologie per la produzione di energia nucleare. Tuttavia i giganti del nucleare, mentre da una parte operavano strategiche riduzioni, dall’altra non hanno mai compiuto seri passi per liberarsi delle loro massicce riserve. Essi hanno insistito in ogni modo che le nazioni non coinvolte nel nucleare si astenessero. Invece “Stati Uniti e Gran Bretagna si stanno potenziando: l’amministrazione Bush sta sviluppando armi nucleari per distruggere i bunker che sono in grado di colpire molto profondamente nel sottosuolo mentre la Gran Bretagna ha ordinato una nuova generazione di missili Trident”. (Anne Penketh, Independent 5 Agosto, 2005).

L’Iran ora reclama il suo diritto di portare avanti le proprie ambizioni per ciò che riguarda l’energia nucleare. Dopo tutto i vicini India e Pakistan sono piombati nella elite dei paesi nuclearizzati nel 1998. Per di più, Israele, un temibile nemico dell’Iran, ha un notevole arsenale nucleare. Nel 1981 lo stesso Israele bombardò impunemente gli impianti nucleari irakeni.

Nel 2003 gli Stati Uniti non avrebbero invaso l’Iraq se Saddam avesse posto un freno al nucleare. La Corea del Nord, altro membro dell’asse del male temuto da Bush, prese nota ed utilizzò la propria dotazione di armi nucleari – se realmente ne possiede una – al fine di scongiurare una possibile invasione degli Stati Uniti.

La strategia del nucleare è essenzialmente folle, ha arguito il mio amico dottore. Le armi atomiche non possono difendere il nostro paese. Le lanceremmo sul Texas se il Messico ci invadesse? Tuttavia il grande potere delle armi nucleari – ha continuato lui- potrebbe annientare il mondo più e più volte. Chissà quante altre nazioni potrebbero entrarne in possesso?

Le sue preoccupazioni sono però state assenti nelle agende dei recenti candidati alle presidenziali, con l’eccezione di Ronald Reagan che voleva sopprimere le armi nucleari quasi quanto voleva distruggere la Rivoluzione Sandinista. Nel 1987, mentre i contras (guerriglieri terroristi al soldo di Washington) continuavano a minare i porti nicaraguesi, egli (Reagan) concludeva elegantemente in un summit in Islanda che “Una guerra nucleare non può essere vinta e quindi non deve essere mai combattuta”. Inoltre il ridicolo impegno di Reagan verso il programma Star Wars (un piano militare americano per distruggere le testate nucleari lanciate dal nemico quando sono ancora in aria) costituì l’impedimento che causò la rinuncia del premier sovietico Gorbachev a firmare un accordo per il disarmo nucleare.

Bush ad ogni modo non si cura affatto del consiglio di Gipper (soprannome di Reagan dovuto ad un vecchio film da lui interpretato). Egli ha usato la parola “n”(nucleare)- anche se non può pronunciarla – come una minaccia che è servita a stimolare la proliferazione del nucleare nella Corea del Nord ed in Iran, due dei tre stati che egli considera parte dell’asse del male. Arriverà forse qualcuno che si è fatto una reputazione da fanatico religioso, proprio come il vicario assassino nonché vecchio bislacco evangelico del reverendo Pat Robertson che convincerà Bush ad usare la sua posizione per fare qualcosa di buono per il mondo: utilizzare i suoi restanti anni di mandato presidenziale per sbarazzarsi definitivamente delle armi nucleari?

Saul landau
Fonte: www.counterpunch.org
Link:http://www.counterpunch.org/landau09092005.html
9/10.10.05

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FRANCESCO SCURCI

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