Nasrallah in un fuoco incrociato
DI RANNIE AMIRI
Counterpunch
Cade in questi giorni l’anniversario della seconda guerra libanese, come la chiamano gli israeliani da quando hanno trovato finalmente un nome alla loro fallimentare campagna contro Hezbollah. E’ stata una difficoltà comprensibile, trovare un nome appropriato, se si considera in che modo si è verificata la sconfitta della scorsa estate.
Da allora né Israele né gli Stati Uniti hanno smesso di rimuginare sull’occasione sprecato di sconfiggere un’organizzazione che si è dimostrata capace in ciò in cui nessun paese, governo o partito arabi sono mai riusciti: causare una ritirata israeliana dai territori occupati come accadde nel 2000 e sfidare l’offensiva del loro celebrato esercito com’è accaduto l’anno scorso.
Hezbollah e il suo carismatico leader, Sayyid Hassan Nasrallah, non solo sono sopravvissuti ma sono diventati un augurio per una “via araba” (compito non da poco per un gruppo sciita in un mondo arabo dominato dal sunnismo). Dato che Nasrallah non ha mostrato di voler giocare la carta dell’appartenenza all’una o all’altra fazione , il suo appello nazionalista ha ricordato quello di Gamal Abdel Nasser e gli ha assicurato un vasto sostegno.
Per Bush, Olmert e una buona parte dei governi arabi si tratta quindi di un lavoro lasciato a metà.
Dalla guerra in poi si è sviluppato uno stallo che a tutt’oggi persiste e paralizza il governo tra le forze politiche di Hezbollah, Amal, i cristiani del generale Michel Aoun e quelli del primo ministro Fouad Siniora, il Movimento del Futuro di Saad Hariri, il leader druso Walid Jumblatt e i suoi alleati cristiano maroniti.
Scontri recenti tra il gruppo salafita Fatah al Islam e l’esercito libanese si sono svolti nel campo di rifugiati palestinesi Nahr al Barad e hanno aggiunto un’ulteriore variabile alla già tesa situazione libanese. E fatto inquietante, questi e altri militanti sunniti ben disposti verso al Qaeda, una parte dei quali sono stati invitati in Libano o rilasciati dalle prigioni dove erano rinchiusi dalla famiglia Hariri come documentato dall’ex ufficiale dei servizi segreti britannici M16, Alastair Crook, per servire da agitatori contro Hezbollah. Anche se l’attuale conflitto a Tripoli è evidentemente risultato un accordo andato male, si è dimostrato utile nel fornire a Siniora il pretesto “terrorismo” che si è tradotto in un rapido invio di armi statunitensi.
Qualche settimana fa sono emersi resoconti sconvolgenti pubblicati sia dal settimanale siriano Al Madar che dal quotidiano del Qatar Al Watan. Anche se si tratta di notizie a scopo sensazionalistico, non riprese dai mezzi di informazione occidentali, se si tiene conto del contesto sopra analizzato sembrano caricarsi di una certa attendibilità.
Parafrasando il titolo si legge: “Complotto per assassinare Nasrallah ordito dai servizi segreti di Stati Uniti, Israele e Arabia Saudita“.
Secondo Al Madar i servizi di sicurezza di questi paesi sono riusciti a infiltrarsi nelle postazioni Hezbollah allo scopo di assassinare Nasrallah. Collaborano allo sforzo l’ex ambasciatore saudita, il principe Bandar Bin Sultan (“Bandar Bush”), e l’ex capo dei servizi di sicurezza di Fatah a Gaza, Mohammed Dahlan.
Al Watan riferisce anche che fonti libanesi informate dei fatti sostengono che il Mossad, in collaborazione con alcuni stati e funzionari arabi, stanno cercando di uccidere Nasrallah.
Le stesse fonti riferiscono anch’esse di un collegamento tra Dahlan, Bin Sultan, il Mossad e la CIA.
Se la credibilità di questi giornali si può mettere in discussione un sostegno alla loro tesi viene però dalla stimatissima testata libanese As Safir, che ha pubblicato nelle scorse settimane informazioni riguardanti simili piani di attentati alla vita del leader Hezbollah.
Ma perché lui?
Molto semplicemente Hezbollah sotto la sua leadership è percepita come una minaccia all’ordine che Stati Uniti e Israele vorrebbero stabilire in Medio Oriente: un quadro formato da docili governanti arabi, deferenti verso l’Occidente nonché autoritari nel controllare le loro proprie “strade”. I benefici e i privilegi derivanti dal fare parte di questo club includono una lunga vita, denaro e armi. I suoi membri più importanti sono il re Abdallah di Giordania, il presidente egiziano Hosni Mubarak e il re saudita Abdallah. Fouad Siniora e il presidente dell’ANP Mahmoud Abbas sono le ultime reclute.
Due volte Hezbollah ha resistito a Israele e due volte lo ha costretto ad abbandonare il Libano. Tra la gente comune Nasrallah è diventato uno dei leader più stimati in Medio Oriente. Con il suo rifiuto del settarismo religioso ha fatto fronte comune con sciiti e sunniti nella lotta contro Israele e la sua occupazione. Come sempre, quando si crea unità tra le due fazioni, a Washington si suona il campanello d’allarme.
Tutto questo aiuta a spiegare perché i presidenti di Giordania, Egitto e Arabia Saudita hanno guardato con gioia alla devastazione compiuta da Israele in Libano lo scorso anno, perché aspirano anch’essi all’eliminazione di Hezbollah come forza sia politica che militare.
Seymour Hersh, dopo aver intervistato Hassan Nasrallah, ha parlato come ospite al talk show di Charles Godette e ha riferito: “Questa volta sono andato a parlargli del Libano. Se ricordate l’estate scorsa ha realizzato qualcosa che nessuno era mai riuscito a fare fino ad allora. Ha condotto una guerra contro Israele, ha alzato la testa contro Israele e lo ha sconfitto. Adesso il Libano è l’unico paese arabo che può dire di averlo fatto e per quanto riguarda Nasrallah, nessuno attualmente è più importante di lui. E non sono solo io a dirlo, sono state persone della nostra stessa intelligence che mi hanno detto ‘oggi la persona più importante in Medio Oriente è Nasrallah’.”
“Ad ogni modo, sono andato a trovarlo in dicembre e mentre lo guardavo pensavo che, mio dio, sapevo che gli israeliani lo stavano minacciando di morte. Lo hanno minacciato per anni, specialmente dopo che ha vinto la guerra e dato loro filo da torcere. Così ho viaggiato in tre o quattro macchine diverse. Ero controllato. Voglio dire, in macchina era tutto oscurato, le tende erano abbassate. Sono stato trasferito in tre o quattro basi, tutte bombardate.”
“Alla fine l’ho trovato e gli ho detto: Ehi, amico, che succede? Non sapevo che avessi così tanta paura degli israeliani. E lui mi ha risposto: “Non si tratta degli israeliani, sono minacce arabe. I servizi segreti giordani, i salafiti, i wahabiti-jihadisti…questi sono i personaggi davvero pericolosi.“
Quello che Nasrallah ha detto in seguito e quello che Hersh ha riferito sugli sforzi che gli Stati Uniti e i loro alleati stanno attuando allo scopo di armare i radicali sunniti, si sta già realizzando, sia in Iraq sia in Libano.
La domanda corretta quindi non è quando ma come comincerà la terza guerra libanese. Alcuni scommettono che Israele sta già organizzando un attacco per finire il lavoro che non è riuscito a completare nell’ultimo decennio. Gli ingredienti necessari perché si scateni la guerra sono già tutti presenti in Libano sotto forma dei radicali sunniti che odiano profondamente il partito sciita Hezbollah.
Contrariamente a ciò che pensano la maggior parte degli americani sull’intromissione della Siria , in realtà sono gli Stati Uniti, Israele e altre nazioni arabe “sorelle” che stanno coltivando le radici della discordia nell’area allo scopo di cancellare Hezbollah.
Quando avrà inizio, questo conflitto settario sembrerà innescato dall’interno, miseramente in collusione con l’attuale primo ministro e i suoi alleati.
In definitiva se si vuole evitare la guerra in Libano, le persone di ogni estrazione politica e religiosa, indipendentemente dalla loro opinione su Nasrallah e Hezbollah, dovrebbero mandare un messaggio chiaro a Stati Uniti, Arabia Saudita, Giordania, Egitto e ANP dicendo che la loro interferenza non sarà tollerata ancora a lungo.
Un modo efficace per consegnare il messaggio sarebbe quello di sbarazzarsi del governo Siniora.
Rannie Amiri
Fonte : www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/amiri07212007.html
22.07.07
Tradotto per www.comedonchisciotte.org da ANNA CASTIGLIONI