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La Redazione

 

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COLPO DI STATO IN VENEZUELA: MADE IN USA

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A cura di Davide
Il 26 Novembre 2006
35 Views

blankGli Stati Uniti hanno redatto un piano per deporre Hugo Chavez nei giorni che seguiranno l’elezione

DI CHRIS CARLSON
Gringo in Venezuela

Nel 1999, quando la campagna a guida USA contro la Serbia non tolse di mezzo Slobodan Milosovic, Washington cambiò strategia. I servizi segreti USA organizzarono un tentativo da 77 milioni di dollari per scalzare Milosovic attraverso le urne. Mandò organizzazioni di facciata della CIA finanziate dal National Endowment for Democracy (NED) e dalla U.S. Agency for International Development (USAID). Invece che con cannoni e bombe, queste forze USA erano armate con macchine fax, computer e, forse maggiormente importante, con sofisticate indagini fatte dalla ditta di sondaggi Penn, Schoen & Berland(1) con sede a Washington. La loro missione: tirare giù Milosovic rafforzando i gruppi di opposizione.

Milosovic è finito da lungo tempo, poiché il tentativo USA di mobilitare l’opposizione e produrre proteste di massa ha avuto successo nel defenestrarlo nelle elezioni del 2000. Questa vittoria è stata una pietra miliare per le agenzie di intelligence USA. Hanno sviluppato un modo nuovo per rovesciare regimi ostili ed è stato molto più facile di un rovesciamento violento o di una confusa invasione. La Penn, Schoen & Berland aveva giocato un ruolo importante, così importante che il Segretario di Stato USA Madeleine Albright la ha lodata dicendo: “Questo potrebbe essere uno dei primi esempi dove le votazioni hanno giocato un ruolo così importante nel fissare e difendere gli obiettivi di politica estera”.(2) Si sono veramente assicurati i loro obiettivi di politica estera. Milosovic era fuori e l’opposizione appoggiata dagli USA prese il potere.Dal 2000 questa semplice nuova strategia per influenzare le elezioni e rovesciare regimi è stata attuata in molti altri paesi. Soprannominate da Jonathan Mowat come il “colpo di stato post-moderno”, le stesse brillanti tecniche sono state utilizzate nel 2001 in Bielorussia, nel 2003 in Georgia e nel 2004 in Ucraina, per menzionarne alcune. Sebbene in Bielorussia sia in definitiva fallito, in Georgia il tentativo USA ha prodotto la “Rivoluzione delle rose” che rovesciò il Presidente Eduard Shevardnadze. In Ucraina fu la “Rivoluzione arancione” ad installare Victor Yushchenko nel 2004.(3) Ogni volta, dei gruppi finanziati dal NED e dalla USAID hanno operato all’interno del paese per costruire il sostegno popolare per il candidato dell’opposizione. Ogni volta hanno congegnato una attraente campagna di immagine utilizzando le moderne tattiche della ricerca di mercato che hanno perfezionato strada facendo. Ed ogni volta hanno utilizzato i “sondaggi” elettorali della Penn, Schoen & Berland per plasmare la percezione dell’opinione pubblica.

Nel suo articolo “Coup D’etat in Disguise” (Colpo di stato mascherato), Jonathan Mowat ha descritto come funzionano questi “sondaggi”:

“La Penn, Schoen and Berland (PSB) ha giocato un ruolo pionieristico nell’utilizzo delle operazioni elettorali, specialmente degli “exit polls”, per facilitare i colpi di stato. La sua principale missione è plasmare la percezione che il gruppo insediato al potere in un paese bersagliato abbia un vasto sostegno popolare””…lo spiegamento di trasmissioni alla televisione internazionale di “exit polls” delle agenzie di sondaggi…che diano la falsa impressione di una massiccia frode elettorale da parte del partito di governo, per mettere sulla difensiva gli stati bersagliati”.

(4)

Vale a dire che l’obiettivo è di ottenere sufficiente sostegno per influenzare le elezioni a loro favore oppure, se questo non è possibile, dare l’impressione che le elezioni sono state fraudolente ed incoraggiare la popolazione a capovolgerle. La strategia è stata così riuscita nel rovesciare regimi o nell’installare i regimi che gli USA preferiscono, che l’operazione si è sviluppata in un programma da utilizzare in paesi in tutto il mondo. Ian Traynor la ha descritto come segue sul Guardian nel novembre del 2004:

“La campagna è una creazione americana, un esercizio sofisticato e brillantemente concepito di marchio occidentale e di marketing di massa che, in quattro paesi in quattro anni, è stato usato per tentare di salvare elezioni truccate e rovesciare regimi sgradevoli… L’operazione – progettare la democrazia attraverso le urne e la disobbedienza civile – ora è così liscia che i metodi sono maturati in un modello per vincere le elezioni di altri popoli”.(5)

Creando una situazione “ucraina” in Venezuela

Di questi tempi gli USA hanno una nuova arcinemesi, il Presidente venezuelano Hugo Chavez. Sicuramente Washington sarebbe felice di sbarazzarsi di lui nello stesso modo di tutti gli altri. Ma vi è un piccolo problema: Hugo Chavez non è Slobodan Milosovic. E’ immensamente popolare tra le masse in Venezuela ed in tutta l’America Latina. I partiti pro Chavez hanno continuato a vincere elezioni democratiche nel corso degli ultimi 8 anni, e certamente vinceranno ancora nella corsa alla presidenza del 3 dicembre. Questa volta le forze USA hanno un compito difficile. Sanno che è fondamentalmente impossibile battere Chavez alle urne: è troppo popolare. Pare che dovranno passare al piano B: un colpo di stato.

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Gli Usa hanno già piantato un accampamento in Venezuela e tutto l’originario gruppo di attori si trova lì. Abbiamo il NED, l’USAID e, si, ancora una volta, la Penn, Schoen & Berland. Proprio come in Serbia, o in Ucraina, l’obiettivo delle forze USA è rimuovere Chavez dal potere. Perciò lavorano in gruppo con i principali gruppi di opposizione per elaborare ed attuare la loro strategia. In Venezuela la strategia apprende da molte delle importanti lezioni che hanno dapprima imparato in Serbia e da allora hanno portato in molte altre nazioni. L’obiettivo è creare una situazione come in ucraina nel 2004: enormi proteste contro le elezioni e contro il governo per provocare caos ed instabilità. Fondamentalmente, consiste di tre parti.

Primo, devono incrementare il sostegno popolare al candidato dell’opposizione, Manuel Rosales, creando una campagna attraente. Questo, in parte, è già stato realizzato ma, secondo la maggior parte dei sondaggi, Rosales ha solamente intorno dal 20 al 30% delle intenzioni di voto, paragonato a Chavez che ondeggia tra il 50 ed il 60%.(6) Comunque, pare che il sostegno per Rosales sia cresciuto di qualche punto percentuale negli ultimi sondaggi, mentre il candidato attraversava il paese dando discorsi e facendo promesse negli ultimi pochi mesi. I media principali, naturalmente, fanno ogni notte la cronaca della sua campagna e ripetono tutti i messaggi della sua campagna.

La campagna è progettata dagli USA ed utilizza moderne tecniche di marketing e slogan orecchiabili. Come mostrato nel film documentario del 2005 “Il nostro marchio è la crisi” su un gruppo di lavoro che progettava la campagna del loro candidato favorito in Bolivia, queste brillanti campagne utilizzano metodi sofisticati per creare esattamente l’immagine della quale hanno bisogno per il loro candidato. Tendono a prendere di mira i giovani e spesso includono movimenti giovanili come hanno fatto con Primero Justica (Primo la giustizia) in Venezuela. Marcare la campagna con un colore ed uno slogan di una parola è una parte importante della campagna creata dagli USA. In Serbia lo slogan era “Otpor”, che significa resistenza. In Georgia era “Kmara” (Basta!). In Ucraina “Pora”, che significa “E’ ora!”, ed ora in Venezuela il marchio è “Atrevete”, tradotto all’incirca come “Sii audace!”.

blankIl secondo passo è stato utilizzare i mass media per creare la percezione che le elezioni siano fraudolente. Hanno fatto ciò in una varietà di modi. Il NED ha finanziato una organizzazione, Sumate (slogan di una parola che significa “arruolarsi”), con l’obiettivo dichiarato di “raggiungere un alto livello di partecipazione dei cittadini alle elezioni venezuelane”.(7) Fondata nel 2002, Sumate ha organizzato la campagna per il referendum di revoca per annullare il termine presidenziale di Chavez. Hanno perso il voto di revoca nell’agosto del 2004 con un grande margine, ma hanno continuato a pretendere, con l’aiuto degli “exit polls” della Penn, Schoen, and Berland, che le elezioni sono state fraudolente. Altri cinque sondaggi hanno dimostrato esattamente l’opposto e concordato con i risultati ufficiali delle votazioni nelle quali Chavez ha vinto con un ampio margine. Comunque, PSB e Sumate hanno sostenuto che l’opposizione aveva vinto e che Chavez aveva commesso una “massiccia frode” nonostante il fatto che 5 dei 6 sondaggi concordassero con i risultati ufficiali e che il processo elettorale fosse stato certificato sia dal Centro Carter che dalla Organizzazione degli Stati Americani.(8) Di conseguenza, l’immagine di Chavez come leader eletto democraticamente è stata danneggiata sia internamente che sul piano internazionale. La pretesa di frode è risuonata attraverso i principali media e ha inculcato dubbi sulla legittimità di Chavez.

Dal referendum di revoca la campagna è stata ininterrotta. Sumate ed altri gruppi di opposizione continuano ad attaccare il processo elettorale in Venezuela, reclamando che non è trasparente ed ingiustamente controllato dal governo Chavez. I maggiori media in Venezuela hanno sostenuto con tutta l’anima questa campagna dando copertura al Sumate e con i loro continui comunicati stampa che denunciano problemi del processo elettorale. L’idea è di ingannare gente a sufficienza per far credere che il regime Chavez non è comunemente appoggiato ma si regge al potere attraverso elezioni fraudolente. Praticamente sono già riusciti a convincere una percentuale della popolazione.

Infine, devono procurarsi abbastanza gente nelle strade per creare una situazione nella quale potrebbe aver luogo una transizione al potere. E’ qui che entra in scena la Penn, Schoen & Berland. Nei ultimi mesi che portano alle elezioni del dicembre 2006, la Penn, Schoen & Berland è stata strumentale nel dar forma alla percezione dell’opinione pubblica. In una serie di sondaggi elettorali ampiamente riportati dai media privati, la ditta di sondaggi ha regolarmente mostrato che il vantaggio di Chavez si sta restringendo e che l’opposizione sta aumentando lo slancio, mentre tutti gli altri sondaggi svolti negli ultimi mesi dimostrano che Chavez mantiene un ampio vantaggio tra il 20 ed il 30%.(9)

La scorsa settimana, Mr. Schoen, della Penn, Schoen & Berland, ha rilasciato gli esiti della sua ultima indagine al telegiornale della sera venezuelano. Come ci si aspettava, l’indagine della Penn mostrava che Manuel Rosales, l’oppositore di Chavez, nei sondaggi era quasi pari a Chavez. Mostrava che Chavez aveva solamente un sostegno del 48% ed il suo rivale Manuel Rosales aveva significativamente raggiunto fino al 42%. Ora questo sondaggio viene riportato da tutti i principali media venezuelani, ad un enorme pubblico, mostrando che Rosales guadagnava sempre di più ogni giorno e forse poteva vincere. Mr. Schoen aggiunse la sua opinione personale: “Lo slancio è chiaramente con Rosales”.(10)

Con l’aiuto dei media mainstream, quasi tutti violentemente opposti al popolare presidente, questi falsi sondaggi hanno raggiunto un vasto pubblico. Tutti i giornali, i principali canali televisivi ed i siti di notizie su Internet riportano i risultati dei sondaggi come se fossero veri e validi accertamenti. Non menzionano il fatto che questi accertamenti non sono confortati da nessuna altra agenzia di sondaggi. Di nuovo, sebbene la realtà sia che Rosales non ha quasi nessuna possibilità di vincere le elezioni di dicembre, gran parte della popolazione ora crede che ne abbia. La realtà non pare avere importanza, tutto ciò che importa veramente è quello che la popolazione crede. Quando il loro candidato perderà con largo margine, ci si dovrà occupare di una difficile realtà. Se la strategia dell’opposizione funziona, potrebbe essere possibile provocare grandi proteste e persino dei tumulti.

Due settimane fa, su Globovision, uno dei principali canali privati in Venezuela, il leader dell’opposizione Rafael Poleo ha chiamato i venezuelani a fare gli “ucraini” il giorno dopo le elezioni.(11) Sostenendo che le elezioni saranno fraudolente, Poleo, che è stato coinvolto nel tentativo di colpo di stato del 2002, ha descritto in dettaglio un “piano” per rimuovere Chavez dal potere dopo le elezioni. Paragonandolo alla “Rivoluzione arancione”, il piano incita i venezuelani ad uscire in massa per protestare contro il governo Chavez e quelle che chiama le “elezioni fraudolente”. Poleo ha quindi domandato all’alto comando militare di appoggiare questo “movimento”, in quella che fondamentalmente equivale ad un appello per rovesciare il governo.

Tra due settimane da ora vedremo come finirà tutto ciò. Continuerà il popolare Chavez a governare come il presidente delle masse? Oppure l’opposizione addestrata dagli USA sarà in grado di portare a compimento una soluzione “ucraina” in Venezuela? Le pretese dell’opposizione di frode sono totalmente infondate e, persino all’indagine più superficiale, è chiaro che Chavez mantiene un sostegno schiacciante. Ma la strategia organizzata dagli USA cerca di provocare proteste di massa e forse la ribellione militare per defenestrare il suo popolare nemico. Con l’aiuto della Penn, Schoen & Berland potrebbe proprio avere abbastanza gente nelle strade da provocare qualche disordine. Per i pianificatori del colpo di stato questo è esattamente ciò di cui hanno bisogno.

Versione originale:

Chris Carlson
Fonte: http://boog.dnsalias.org/chris/
22.11.06

Versione italiana:

Fonte: http://freebooter.interfree.it/
Link: http://freebooter.interfree.it/cevit.htm

Note:

(1) John Lancaster, “U.S. Funds Help Milosevic’s Foes in Election Fight”m Washington Post, 19 settembre 2000.

(2) Jonathan Mowat, “Coup d’ètat in Disguise: Washington’s New World Order “Democratization” Template”, Center for Research on Globalization, 9 febbraio 2005,

(3) Michael Barker, “Regulating revolutions in Eastern Europe; Polyarchy and the National Endowment for Democracy

(4) Jonathan Mowat, “Coup d’Etat in Disguise: Washington’s New World Order “Democratization” Template“, Center for Research on Globalization, 9 febbraio 2005

(5) Ian Traynor, “US campaign behind the turmoil in Kiev”, The Guardian, novembre 2004

(6) http://en.wikipedia.org/wiki/Venezuelan_presidential_election%2C_2006#Polls

(7) http://en.wikipedia.org/wiki/Sùmate

(8) http://en.wikipedia.org/wiki/Venezuelan_recall_referendum_of_2004

(9) http://en.wikipedia.org/wiki/Venezuelan_presidential_election%2C_2006#Polls

(10) “Venezuela Presidential Race Tightens”, 16 novembre 2006

(11) http://youtube.com/watch?v=UT02dOmjb1s

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