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La Redazione

 

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COLPO DI FERRAGOSTO SULLA CDP

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A cura di Davide
Il 12 Agosto 2013
51 Views

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DI CARLO BERTANI
carlobertani.blogspot.it

Nella disperata ricerca di fondi per pagare debiti europei e rimpinguare casse italiane vuote, l’accoppiata Letta/Lupi sta rimettendo nero su bianco la vecchia proposta di Lupi (ossia di Comunione e Liberazione, e dei sodali che rappresenta): usare i denari (quasi 100 miliardi) della Cassa Depositi e Prestiti, l’ultimo baluardo di risparmio degli italiani.

Dopo che i crolli in borsa salassarono per bene i piccoli risparmiatori ora, le stesse persone, sono nuovamente prese di mira per salvare un’accoppiata che ben conosciamo: banche e cemento.

Mi sono occupato a dovere di cemento in un vecchio articolo – La guerra di Cementland – (*) e là troverete tutte le informazioni sul settore: ciò che mi preme, oggi, è mettere a conoscenza chi non lo fosse dell’ennesima truffa che sta per materializzarsi sulla pelle degli ignari italiani: l’assalto alla “diligenza” della Cassa Depositi e Prestiti.

La Cassa Depositi e Prestiti è senz’altro la più accessibile per la classe politica, tanto che ha un “suo” uomo alla presidenza: quel Franco Bassanini che tutti ricordiamo come il primo “picconatore” della scuola italiana, con la scusa del “federalismo amministrativo”.

Come se il vostro uomo all’Avana non bastasse, è pure il marito di Linda Lanzillotta – parlamentare con Scelta Civica (Monti) e vicepresidente del Senato – che è stata anche, en passant, consulente della banca J.P. Morgan dal 2001 al 2006. Sì, proprio lei, la stessa banca che ha chiesto d’abbandonare la nostra Costituzione “perché vecchia e scritta sotto l’influenza dell’URSS” e di sostituirla con un vago giudizio dei “mercati”.

Bassanini, per chi non ricorda, fu anche chiamato in Francia per la cosiddetta “commissione Attali” da Salkozy in persona, che doveva “riscrivere” l’amministrazione francese: per fortuna che i francesi sono meno fessi e cacciarono lui e Sarkozy.

Il risparmio postale vi fa gola – lo sappiamo – è una cassa ricca, come lo era l’INPS prima che ci metteste le mani e ci metteste un solo uomo al comando, Mastrapasqua. Tremonti, con quei soldi, voleva costruire la sua “Banca del Sud”: voi, cosa volete fare? Non a caso, state per dividere i due settori delle Poste: da un lato il servizio trasporti, dall’altra quello bancario. Insomma, una “bad company” che dovrà vedersela con le paghe da fame del settore del piccolo trasporto – ma supportata, anche, dalle stesse leggi che voi avete approvato sul lavoro: estrema “flessibilità”, ossia la solita schiavitù che ha sostituito il lavoro – ed una Banca. Sì, a quel punto, le Poste saranno una vera e propria banca in grado di muoversi come tutte le altre.

Il piano è di una semplicità disarmante: partiamo dall’edilizia.

L’edilizia è in crisi, questo lo sanno tutti: picchia oggi e picchia domani sul portafogli degli italiani, aumenta l’età pensionabile (e rimanda, dunque, le liquidazioni), congela i contratti e – inevitabilmente – nelle famiglia italiane la crisi di liquidità è evidente.

Un tempo, c’erano almeno i soldi per fornire ai figli una parte del costo di un mutuo (ovvio, qui le situazioni sono le più disparate) e non obbligarli ad essere “strozzati” per 30 anni con cifre esorbitanti.

L’edilizia, di conseguenza, ha iniziato a soffrirne: sono arrivati, in soccorso, i capitali russi i quali hanno comprato a più non posso sul mercato dell’edilizia residenziale, soprattutto quella delle aree turistiche. Anche cinesi ed europei in genere (più la mafie nostrane, col loro bisogno di “ripulire” soldi) hanno contribuito a salvare il salvabile: mancando, però – si fa per dire – la “quisquilia” del mercato interno (i 60 milioni d’italiani) le cose sono iniziate a precipitare.

Anche nei bar la mattina, in quelli dove si ritrova quel mondo prima di partire per il lavoro, s’ascoltavano discorsi deprimenti: “Sì, ho quel piccolo lavoro…mettono a posto una casa…ma al risparmio…poi, più niente…” oppure “è crollato il tetto del fienile: lo rifacciamo…dopo, però…” e via discorrendo.
Le notizie ufficiali narravano di un settore in crisi, con tanti “meno” da tutte le parti e la cronaca, ogni tanto, ci raccontava di un colpo di pistola, una tanica di benzina, un volo sull’asfalto di un titolare di una piccola impresa edile.

Fin qui, senza aggiungere altro, la situazione dell’edilizia: ciascuno, secondo le proprie conoscenze, potrà aggiungere altri particolari.

Questo mondo, in realtà, è andato avanti fin troppo: perché?

Poiché le palazzine invendute, le ville dei falliti, i nuovi quartieri abitati a metà, le costruzioni “ardite” (e vuote) di qualche architetto di spicco erano trasformate, dalle banche, in pegni di credito. Ti servono 300 milioni? Quanto vale il quartiere Ovest? Tu affermi 500 milioni? Possiamo prenderci in carico il tuo “debito” in cambio di 200 milioni. Accetti?

Qui, capirete bene, c’erano una serie di vicende, contratti, accordi che avevano la peculiarità d’essere fra i più vari immaginabili, ma con un denominatore comune: le banche si riempivano di fuffa.

Oggi, il governo Letta sta cercando di “garantire” i mutui (e, quindi, banche e cemento) con una serie di scatole cinesi che terminano tutte con la Cassa Depositi e Prestiti, presieduta da Bassanini e custode del risparmio postale. Finora, la CDP investiva in ENI, ENEL, ecc.

La peculiarità di tale risparmio – non bisogna essere delle cime per capirlo – è di essere il luogo del piccolissimo risparmiatore: fondi che transitano per qualche anno, nell’attesa di trasformarsi in una piccolissima impresa. Vuoi un bar, vuoi una pizzeria…un camion, un’attrezzatura da lavoro…insomma, una faccenda ben diversa dai capitali che girano in banca.

Se ne sono accorti, ed ecco la loro “contromisura”.

Bisognerà capire – con gli attuali chiari di luna – dove gli italiani guadagneranno i soldi per pagare i mutui: due, tre anni, poi un’impresa fallisce, il lavoro viene trasferito all’estero, oppure qualcuno scappa con la cassa…le modalità sono tante, ma il risultato è sempre il medesimo: gente con il c… per terra.

Uno scenario che non ricorda la crisi dei “subprime” americani?

Con la differenza che loro scaricarono le loro perdite – anche grazie ad un po’ di ferraglia militare pronta all’uso – sulle banche di mezzo mondo che acquistarono, chi obtorto collo, chi perché fesso: il governo Letta, invece, intende scaricare tutto (tecnicamente, poi, ci penseranno le banche ai mezzi da inventare) sulle poche migliaia di euro risparmiate – ahimé, in tempi lontani – dalla nonnina per il nipotino, su una liquidazione salvata, su quattro – ma proprio quattro – euro di risparmio.

C’è ben poco da fare: per ora c’è solo la proposta, ma stiamo ben attenti. E’ inutile lanciare allarmismi prima del tempo, ma stiamo accorti: per far fallire i loro piani, basterà ritirare i depositi e conservarli come una volta, sotto la piastrella.

Uno scenario argentino, col blocco dei Bancomat (ed ora Postamat)? Difficile a credersi, poiché a questo punto la fiducia congiunta di consumatori/investitori scenderebbe sotto i piedi, e siamo nel centro dell’Europa, non nel mondo alla fine del mondo.

In ogni modo, la discussione è aperta.

Carlo Bertani
Fonte: http://carlobertani.blogspot.it
Link: http://carlobertani.blogspot.it/2013/08/colpo-di-ferragosto-sulla-cdp.html
11.08.2013

* http://comedonchisciotte.org/controinformazione/modules.php?name=News&file=print&sid=6760

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