DI MAURIZIO BLONDET
Benché le dimissioni di Colin Powell siano state annunciate il 15 novembre, la sua lettera di dimissioni è datata l’11. E’ la data del suo ultimo colloquio con Bush. Il britannico Telegraph, che cita “un diplomatico americano da poco ritiratosi” dal servizio, parla di un vero e proprio licenziamento dell’ex segretario di Stato, e di una violenta divergenza sul “processo di pace in Medio Oriente” (1). “Colin Powell ha creduto di poter usare il suo credito internazionale come ‘colomba’ dell’Amministrazione per mettere in riga Sharon e riavviare il processo di pace”, ha detto la fonte: “si è sbagliato”. Bob Woodward, il celebre giornalista del Washington Post che raccolse le prove contro Nixon nello scandalo Watergate ed ora è il cantore del presidente Bush jr. (ha scritto due volumi di lodi ed adulazioni, “Bush at War” e “Plan of Attack”), ha confermato la cosa. Colin Powell, ha detto, “sognava” credendo di poter restare al suo posto. Eppure il generale nero aveva fatto l’ultimo piacere alla giunta Bush, piegandosi a “rivelare” che l’Iran, a dispetto degli accordi raggiunti con l’Europa, continua l’attività per costruirsi la prima bomba nucleare. Come ha notato persino il New York Times, Powell ha citato come fonte della rivelazione un gruppo dissidente iraniano di cui non s’era mai sentito parlare prima, e della cui affidabilità non si ha alcun segno. Ciò ricorda penosamente, ha detto il giornale, le “prove” delle armi di distruzione di massa di Saddam, basate su fonti parimenti più che dubbie, che Colin Powell si umiliò a portare davanti all’Onu, conoscendole false e la cui falsità è venuta alla luce dopo l’occupazione dell’Irak. “Noi speriamo”, ha concluso il New York Times, “che il presidente Bush abbia imparato dall’avventura irachena la lezione sui rischi di usare discutibili ‘informazioni d’intelligence’ per creare un falso senso di urgenza circa una supposta minaccia alla sicurezza nazionale”.
Ma anche questa speranza è un “sogno”. Un gruppo di giornalisti molto “interni” alla Casa Bianca e con fonti fidate vicine al Presidente, descrivono (in un loro sito anonimo dove riportano le notizie che hanno il divieto di pubblicare sui loro giornali, (rumormillnews.com), un’amministrazione quasi al delirio dopo il successo elettorale (2).
Secondo costoro Bush, che soffre di gravi squilibri psichici ed è normalmente tenuto a una cura di psicofarmaci, sostiene ora di avere ricevuto “il mandato di Dio per cambiare la faccia politica e morale dell’America”; il suo stratega della campagna elettorale, Carl Rove, è giunto al punto di esaminare la possibilità di abolire la clausola che vieta a un Presidente di candidarsi per più di due mandati, sì da dare a Bush non altri quattro, ma otto anni per condurre a termine il “mandato divino”. Tra i programmi discussi nell’euforia del momento, c’è quello di bloccare le forniture di greggio a Francia e Germania.
Alla Casa Bianca, Cheney e il suo braccio destro John Bolton (ebreo come Wolfowitz) si sono abbandonati a scene di rabbia non solo contro Francia e Germania, ma anche contro Tony Blair, colpevole di aver sostenuto l’iniziativa diplomatica franco-tedesca ed europea che ha indotto Teheran a sospendere (almeno ufficialmente) la sua preparazione nucleare. Essi vogliono strappare al Consiglio di Sicurezza Onu una risoluzione di condanna dell’Iran, subito seguita dall’applicazione di sanzioni economiche contro gli ayatollah. Un vero e proprio intervento bellico americano in Iran è improbabile, dato l’impantanamento dell’armata Usa in Irak: come ha notato il New York Times, l’Iran ha 70 milioni di abitanti ed è meglio armato di Saddam. Ma è possibile che gli Usa appoggino un colpo a sorpresa di Israele contro le basi atomiche iraniane. A questo scopo il Pentagono ha recentemente fornito ad Israele 5 mila bombe “intelligenti”, di cui 500 concepite per distruggere bunker in profondità nel sottosuolo.
Maurizio Blondet
Fonte:www.effedieffe.com
24.11.04
Note
1)Charles Laurence, “Powell pushed out by Bush for seeking to rein in Israele”, The Telegraph, 21 novembre 2004.
2)“White House Insider, Nov. 7 – Bush’s Plans”, su rumormillnews.com, 10 novembre 2004, 12.39 p.m.