CLICHY-ITALIA: I BARBARI SIETE VOI

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In questi giorni in molti stanno cercando di capire cosa stia succedendo in Francia; allo stesso tempo molti altri stanno cercando invece di imporre le loro spiegazioni sui media.

DI MAZZETTA

Finora le spiegazioni provenienti da destra sono state principalmente due:
quello che succede è il risultato della –troppa- differenza culturale tra i cattivi rivoltosi immigrati e la civile Europa, leggasi la loro presunta origine islamica – quello che succede è il risultato del fallimento del –melting pot– l’incubo di ogni razzista che si rispetti.
Le cose non stanno così, e la cronaca si premura di smentire queste interpretazioni avventurose; gli Imam che sono intervenuti sbraitando fatwe sono stati mandati a scopare il mare, e il melting-pot si è rivelato compatto accanto a chi protestava, rifiutando la criminalizzazione offerta dai politici in generale, e di quelli di destra in particolare.
Chi vede nei fatti di Clichy una rivolta di classe, è probabilmente chi si avvicina di più alla realtà.
La storia di questi anni non fa che confermare l’avanzamento delle politiche liberiste, e la creazione di una classe sempre più vasta di diseredati e di gente senza futuro. Tutto l’armamentario politico delle destre liberiste, ora assunto anche da vasti settori dei professionisti politici della sinistra internazionale, è fondato su un paradigma che prevede l’abolizione delle leggi a tutela dei soggetti deboli, e la “liberazione” della forza del capitale transnazionale o locale dai limiti precedentemente impostigli da poteri sicuramente più democratici.

Questo procedimento dovrebbe permettere a chi ne ha la forza di farsi lupo tra gli agnelli, arricchirsi, e “creare” quindi ricchezza destinata a cascata su tutti.
In realtà la demolizione delle regole che limitano l’avidità capitalistica da luogo a vere e proprie rapine ai danni dei soggetti deboli. Tutto viene poi peggiorato dalla teoria che vuole ridurre la spesa sociale per “liberare” (anche qui) risorse destinate ad arricchire ancora una volta gli accedenti ai circoli elitari.

Si crea così un mondo nel quale popolazioni sterminate appoggiano unicamente le loro speranze future, sulla voglia o l’interesse che può avere una multinazionale allo sfruttamento di un territorio e della sua popolazione.

Se non arriva il capitalismo “liberato” ad offrire posti di lavoro sottopagati, le persone non hanno che da rassegnarsi ad una vita fatta di nulla in un deserto sociale assoluto.

La politica diventa luogo di mediazione degli interessi delle elite, e la gran massa della popolazione non ha più voce in capitolo sul proprio destino; le decisioni che impattano sulle vite dei popoli vengono prese lontano da qualsiasi controllo popolare; in sedi non-elettive alle quali accedono solo i cooptati: il controllo dei media chiude il cerchio e restituisce solo interpretazioni convenienti al sistema.

Qui interviene la fase 2, quella mai dichiarata, del sistema di dominio del liberismo elitarista.
Come si gestisce la massa derubata e abbandonata a se stessa, quando comincia a dare segni di irrequietudine?

Verrebbe da dire alla maniera di Maria Antonietta, come se la storia del ‘900 fosse passata invano con il suo carico di tragedie.
Il liberismo elitarista gestisce le crisi sociali devastanti che procura in due maniere: con la violenza e con la manipolazione dell’immaginario volta a criminalizzare la protesta.

Se la violenza contro le proteste è spesso assolutamente ingiustificata, ma raramente è ancora trascesa alla macelleria, la violenza mediatica e la manipolazione dell’immagine di chi protesta sono invece assolute.

Parecchi casi di violenza poliziesca, in Europa, hanno trasceso i limiti costituzionali che le stesse forze dell’ordine sarebbero chiamate a far rispettare. Forse solo il governo fascista italiano, in occasione del G8 genovese, ha clamorosamente stracciato la legalità costituzionale per punire con la violenza chi protestava, facendo inorridire tutti gli altri paesi; ma sicuramente tutti i governi dei maggiori paesi europei sono colpevoli di offendere illegalmente e quotidianamente i loro cittadini. In questo coadiuvati da una propaganda mediatica ossessiva.

A Clichy la gente ha sfilato perché non succedesse più che due ragazzini dovessero morire per niente. “Morti per niente” era lo slogan della marcia silenziosa all’indomani delle due morti provocate dalla paura della polizia.
“Vivere per niente” è l’altra faccia della medaglia di chi è escluso ed abbandonato dallo stato sociale, parcheggiato nel nulla a guardare in TV il mondo degli –have– dall’abisso degli –have not-.

Vivere non avendo alcun controllo sul proprio destino, ma neanche sul proprio territorio, o sulle condizioni del proprio lavoro o dell’ambiente che li circonda; questo è il destino di chi ha subito in questi anni le politiche decise in consessi sempre più lontani dalla democrazia e dalla partecipazione.

Una vita ancora più buia quando non puoi nemmeno protestare.

Da molto prima di Genova G8 si è affermato uno schema immutabile, alle proteste si reagisce con fermezza, ma, soprattutto, chi protesta è un delinquente, infrange la “legalità” e ha sicuramente criminali motivi nascosti e/o è sobillato da “criminali”.

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E’ andata così a Genova, e basti pensare ai milioni di parole spese sul famigerato “black block” (dov’è il black block? Dove è svaporata quella “organizzazione criminal-terroristica in quasi sicura combutta con islamici e Br?), dove la sospensione dei diritti ed il massacro degli innocenti sono stati descritti come la conseguenza della calata dei barbari; ed è così a Clichy e ovunque, in Francia, come in Cina, negli Stati Uniti come in Italia.

La gente di Clichy chiede di poter vivere per qualcosa, di avere una speranza, una possibilità, uno scopo, i servizi minimi necessari alla sopravvivenza.

Le elite che da tempo sono impegnate a fornire solo “sicurezza” ai propri interessi, hanno organizzato la solita recita a beneficio dei benpensanti, ben pasciuti, o almeno di quelli che sono sopravvivono alla trasformazione in poveri, quindi barbari.

Ecco allora che a fomentare le proteste di Clichy prima c’erano i musulmani cattivi, e ora c’è il “crimine organizzato”.

Nessuno parla delle richieste degli abitanti di Clichy e delle altre periferie, nessuno ha visto le loro magliette, i loro volti; tutti invece hanno visto benissimo i fuochi, i volti coperti dei ragazzi sfogano il loro malessere nell’unico confronto offerto loro dallo Stato, quello con le forze dell’ordine, o nella gara con i pompieri.

Nessuno ripete la loro richiesta di dimissioni del Ministro dell’Interno Francese; non è sufficientemente “barbara” e potrebbe creare imbarazzi.

Anche da noi funziona così; negli ultimi anni tutti fenomeni di protesta sono stati criminalizzati sistematicamente, e un po’ di botte le hanno prese un po’ tutte le categorie sociali o tutti i movimenti di protesta.

Criminale, una classe politica apertamente criminale e che se ne frega platealmente di qualsiasi ostacolo posto dalla “legalità”, definisce la quasi totalità della popolazione “criminale”; e la tratta di conseguenza.

Sono stati criminalizzati tutti, dai tranvieri milanesi, agli operai di Melfi, e poi via per una lista infinita, dalle proteste locali a quelle dei lavoratori di mille realtà, denunce come se piovesse e qualche manganellata per trasformare le legittime richieste in una discussione sulla “violenza”, dei manifestanti, mica di chi li picchiava.

Criminali a Scanzano, davanti ai Cpt, davanti agli allevamenti-lager, ad Acerra. “Eversori” quelli che chiedevano riduzioni dei prezzi degli articoli di prima necessità nei supermarket, o l’accesso scontato agli spettacoli.

Siamo un paese di criminali percorso da orde di barbari criminali che sfilano per le strade.

Esemplare il caso delle proteste per la Tav in Val di Susa; la popolazione si schiera compatta in mezzo alle strade per impedire il lavoro di chi deve prendere le misure ai cantieri. Si schiera tutta, con i gonfaloni e le autorità in prima fila.

Il governo, poiché l’ordine pubblico è faccenda governativa, decide il ricorso alla forza e mena i manifestanti assolutamente pacifici, sindaci compresi.

Il giorno dopo li ricopre di denunce lunari, addebitando loro capi d’imputazione gravissimi.

Perché chi gestiva l’ordine pubblico non ha semplicemente deciso di rinviare le operazioni?
Cosa impediva di effettuare i rilevamenti previsti tornando in un giorno a caso, senza dare preavviso a nessuno e senza ricorrere a violenze e denunce?

Lo impedivano le regole secondo le quali i politici che sostengo il disegno liberista reagiscono alle proteste che loro stessi generano; cioè quelle per le quali alle proteste, alla ribellione ai disegni delle elite, si risponde con la violenza e la menzogna.

Cosa possono dare questi governi alla gente che hanno deciso di spogliare?
Nulla, perché per questa gente nel modello liberista non è previsto nulla.

E’ per quello che il governo francese ha definito canaglia chi protestava, è per quello che ora si risponde con il coprifuoco al dilagare della rivolta, paradossalmente amplificata dallo stesso meccanismo messo in piedi per stigmatizzarla; nel tentativo di fornire un’immagine negativa e di generare paura, l’apparato mediatico, in realtà contribuisce anche a diffondere la collera e l’esempio, che si diffonde da Clichy ad altri luoghi simili.

Barbari; chiamano barbari persone che hanno chiesto le dimissioni di un ministro impresentabile che ha offeso i propri cittadini; chiamano barbari persone che si ribellano alla prepotenza e ad una vita indegna di essere vissuta in luoghi che ormai sono serbatoi di disperazione a perdere.

Anche negli Stati Uniti gestirono la crisi di New Orleans così; alle prime proteste per l’assenza di soccorsi il governo rispose inventandosi episodi di “barbarie” a tutto spiano; si parlò di barbarie e il governo distolse l’attenzione pubblica dalle proprie inefficienze scatenando le truppe a caccia di sciacalli, assassini e stupratori che non esistevano.

Le barbarie di New Orleans, tutte quelle che vi hanno raccontato, non sono mai esistite; mentre esisteva l’abbandono dei poveri neri e il crimine dell’indifferenza governativa.

Anche in Italia c’è un ministro (fosse solo uno) che chiama “fannulloni” gli abitanti della Val di Susa, e ci sono giornali che inventano storie di oscuri “lupi grigi” della valle, costruendo sulla figura di un anarchico perseguitato, quella dell’entità malvagia che complotta dal buio dei boschi.
Si deve creaare il cattivo per poterlo combattere, per arruolare a proprio favore le mandrie che ancora hanno un prato da brucare; e quando l’islamico proprio non si può infilare in Val di Susa, ecco allora l’anarchico.
O le “infiltrazioni” oscure nelle proteste. Oggi Pisanu parla di “estremisti” che hanno infiltrato le proteste per la Tav e anche quelle degli studenti. Tutto il mondo della scuola protesta, dai rettori ai bidelli agli studenti, ma lo fanno perchè sono “infiltrati”, figurarsi. Sono gli “infiltrati” che avrebbero “provocato scontri di fronte alle sedi del Governo”; tanto tutti hanno dimenticato che gli unici “scontri” con gli studenti sono stati provocati da alcuni poliziotti, e non erano davanti alle sedi del Governo, e nemmeno sono stati “provocati dagli infiltrati”, non fanno più fede nemmeno le scuse delle forze dell’ordine per il comportamento indegno dei poliziotti coinvolti in quello che in realtà è stato un estemporaneo pestaggio a freddo.

Le manifestazioni finiscono in televisione solo se ai manifestanti possono essere attribuite “violenze”, solo se si prestano in qualche maniera ad essere criminalizzate.
Tutto pur che non si parli dei motivi delle proteste, di solito molto condivisibili da chiunque sia dotato di media intelligenza.

La realtà è fatta diversamente; il liberismo ha di fatto provocato la demolizione delle politiche sociali in tutto il mondo; la legalità per le elite non esiste, per loro non ci sono limiti, non ci sono responsabilità delle quali rendere conto; mai, e in nessun paese.

In questo clima il “mercato” è sempre di più un luogo dove il più grande, il più ricco, il più potente fa quello che vuole. Quasi ovunque la classe politica si occupa ormai esclusivamente di far concludere a questa gente ottimi affari sulla pelle degli amministrati.
I governi che in apparenza riducono le tasse, in realtà ne istituiscono di carissime a vantaggio delle grandi concentrazioni di capitale; creano flussi di rendita che come un tubo per i salassi succhiano il sangue dei tanti e lo conducono a rafforzare le concentrazioni.

Svendono il patrimonio pubblico, ed i beni comuni, a beneficio dei furbetti del quartierino; sia il patrimonio immobiliare pubblico o l’acqua.

Nel nostro paese molti mercati, da quello delle banche a quelli delle assicurazioni, delle telecomunicazioni, dell’energia hanno realizzato, grazie alla complicità dei politici, un regime di monopoli estorsivi che costa ai cittadini più delle tasse.

Un regime fatto di guadagni illeciti, protetto dall’omertà dei media sempre pronti a criminalizzare i cittadini con immagini granguignolesche, e a trattare con algida tecnicalità le rapine della grande finanza.

Nella storia di questi anni, come sempre nella storia, le persone che scendono in piazza lo fanno perché si sentono vittime di una ingiustizia.
Perché si oppongono ad un modello sociale, ma prima ancora perché spinte da condizioni di vita insopportabili. Sono manifestazioni scatenate dalla necessità, spesso pre-politiche, di certo non ideologizzate.

Sono le proteste di chi è derubato del proprio futuro, e anche delle poche speranze.

Non a caso quest’anno, in Italia, hanno scioperato tutte le categorie sociali senza esclusione alcuna; barbari? Bolscevichi? Teppa?

Quelli che hanno determinato la rovina di chi protesta, gente che non è stata scelta democraticamente, ma cooptata in una oligarchia elitarista, reagiscono con protervia, violenza e bugie. Non devono rendere conto a nessuno. Loro non sono barbari.

Sempre più gente è stanca di questo andazzo, di queste bugie, delle truffe, della banalità di un sogno di plastica, di comprare perline in cambio di sangue sputato in vite durissime. Stanca di non contare niente, di decisioni che sfuggono ad ogni controllo democratico e che possono solo subire.

E si ribellano, e a volte vincono; spesso vincono quando decidono di non mollare; vincono perché sono di più, sono quei popoli che si sono dimenticati di essere, una massa educata all’individualismo e alla rincorsa dell’effimero acquisto, che però è sempre una massa.

E quando si muove perché derubata, oppressa, derisa, la massa travolge facilmente la risposta securitaria organizzata a beneficio dei media.

Per ogni ricco creato dalla redistribuzione liberista sono stati creati moltissimi poveri, più di quanti i ricchi possano assumere a difesa dei propri averi; un numero sterminato che continua a crescere. I cittadini in tutto il mondo chiedono pane, vengono loro offerte ingiustizie e una marea di balle più che manifeste.

La corda della storia appare molto tirata, il coprifuoco in Francia non è solo la spia della ottusa reazione di un governo di aristocratici burocrati fuori dal mondo, ma è anche un evento epocale che segna il nuovo secolo in Europa, che come il precedente pare aprirsi con l’esplosione di una ribellione popolare contro un sistema che ha rimesso insieme gli stessi difetti di quello retto una volta dai padroni delle ferriere.

Il coprifuoco contro i propri cittadini può essere superato solo dagli spari sulla folla.

I grandi ladri invocano la “legalità”, e chiamano la polizia quando i derubati alzano la voce, e tra la gente che si sente impotente, quella che sa di non contare nulla, cresce sempre di più la rabbia.

Parole come quelle di Sarkozy o come quelle di Pisanu sono criminali; chi sostiene le loro palle è un criminale.

La responsabilità delle proteste non può essere sempre fatta risalire ad oscuri complotti; le responsabilità risiedono ove risiede il potere dei vero criminali che hanno svuotato del tutto il significato della parola democrazia.

Chi ancora è preoccupato per la democrazia è accanto a chi marcia nelle strade e nelle piazze; chi ha altri interessi è schierato compatto dietro le elite, protetto solo dalla polizia e dai media.

Sono sempre di più quelli che dicono di no all’immaginario spacciato da questi venditori di fumo, e il pericolo che gli assediati vogliano alzare il livello dello scontro è reale ed attuale; tutto ci dice che di fronte al montare delle proteste si sceglie di reagire alzando il livello dello scontro, producendo altre ingiustizie, altre rabbie, altre delusioni.

Quelli pericolosi stanno nei palazzi, non per le strade; quelli pericolosi non si espongono, vivono in un mondo invisibile e sottratto ad ogni controllo, non nelle periferie, non nelle baracche.
I criminali non sono i poveri ed i disperati, ma siedono alla tavola del potere.
Hanno devastato il nostro passato, il nostro presente ed ipotecato il nostro futuro, e ora sono pronti a difendere i frutti delle loro rapine con la forza.
Questi sono i veri barbari.

Mazzetta
Fonte: http://italy.indymedia.org/
Link:http://italy.indymedia.org/news/2005/11/917321.php
8.11.05

LA RIVOLTA A PARIGI

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