DI ALESSIO MANNNINO
nuovavicenza.it
Chi scrive non è un giurista ma un cittadino che sa questo: se si trovasse di fronte a due ladri muniti di spranghe in casa propria, non essendo cintura nera di arti marziali o combattente addestrato, probabilmente non riuscirebbe a mantenere il sangue freddo necessario e, se avesse un’arma, la userebbe.
Ermes Mattielli, l’imprenditore di Arsiero che sei anni fa ferì con una pistola due trentenni nomadi, Blu Helt e Cris Caris, che lo avevano minacciato di prenderlo a sprangate dopo essere stati trovati a rubare nel suo deposito di ferrivecchi, quella volta ebbe una reazione sicuramente spropositata, ma umana: «Ero disperato: avevo già subito una ventina di furti in tre anni. Quando me li sono visti venire contro armati di spranghe di ferro ha aperto il fuoco. Ho avuto paura, ero preso dal panico. Così ho premuto il grilletto».
Il tribunale di Schio ha rigettato la tesi di legittima difesa personale, e per aver abusato di questo diritto lo ha condannato a risarcire 100 mila euro al primo e 20 mila al secondo (entrambi sono stati condannati a loro volta per il tentato furto). L’avvocato dei due ladruncoli ha detto: «si è trattato di tentato omicidio, l’ho sempre sostenuto e continuo a sostenerlo, non c’erano gli estremi per la legittima difesa, Ermes Mattielli non era in pericolo di vita. Ha pensato di esserlo, ma non era così. È partito da casa armato e ha fatto fuoco sui due, e solo per poco non li ha uccisi».
Dalla politica è insorto un viscido coro unanime di critiche alla sentenza. Al solito, i politicastri se la prendono col giudice che altro non fa che applicare la legge. Nessuno che si sia chiesto cosa ci facesse il signor Mattielli con una pistola in casa. Perché è facile mettere sulla graticola un uomo che in quel momento, checché ne dica il legale della difesa, poteva perdere il controllo dei suoi nervi e sparare, come infatti è successo. Chi è sicuro che non avrebbe fatto lo stesso, scagli la prima pietra. Ma è il fatto di possedere un’arma da fuoco ad aver reso possibile un omicidio. Questo è il problema.
In Italia la licenza di porto di pistola viene rilasciata per uso sportivo, venatorio o, appunto, per difesa personale. Per ottenerlo occorrono certificati medici, un attestato di idoneità al maneggio delle armi, non avere gravi precedenti penali e non esser affetti da problemi psichici. Mattielli, evidentemente, era in regola. Domanda: non è che sia il caso di renderla più restrittiva, tale regola? Perché delle due l’una: se si considera, come ha fatto il tribunale, eccessivo quello sparare all’impazzata, e certamente eccessivo lo fu, lasciare una rivoltella nelle mani di una persona qualunque costituisce un rischio di per sé; se invece quel gesto estremo tanto estremo non è stato, perchè il diritto naturale a difendere sé stessi è superiore, allora andrebbe riformato il codice penale.
Il magistrato Carlo Nordio ha detto bene: «Finora il concetto di legittima difesa è stato male impostato. Ci si è domandati fino a che punto è giusto reagire quando uno è aggredito in casa. Ma in un codice liberale il discorso va rovesciato e bisogna chiedersi fino a che punto lo Stato ha il diritto di punire una persona che si difende da un’aggressione che “lui-Stato” non è riuscito a impedire. È lo Stato che è inadempiente quando uno viene aggredito in casa ed è costretto a difendere da solo i propri diritti naturali».
Liberale o no, il nostro Stato, anzi qualsiasi Stato, non può fare lo schizofrenico: da una parte concede l’uso di pistole e fucili ai privati, ma dall’altra li punisce se non sanno usarle con la dovuta misura – e siamo capaci tutti di sfoggiare calma e gesso, a posteriori. Da un lato non pretende, giustamente, che un povero diavolo rinunci a difendersi, visto che al di là di norme e presidi polizieschi, l’inviolabilità della propria persona, dei propri cari, del domicilio e della proprietà, si fonda in ultima e vera istanza su sé stessi e sulla capacità di opporre violenza alla violenza. E però dall’altro lato sembra avocare a sé anche il minimo uso della forza. Se volesse essere conseguente fino in fondo, dovrebbe proibire il possesso delle armi a chiunque (eccezion fatta per militari e polizia, si capisce). Altrimenti si arriva a queste amare beffe, su cui i miserabili politicanti si avventano per fare facile demagogia.
Quindi, in conclusione: essere armati è un diritto oppure no? Rispondete all’interrogativo. È il vero interrogativo.
Alessio Mannino
Fonte: www.nuovavicenza.it
Link: http://www.nuovavicenza.it/2012/07/caso-mattielli-le-armi-come-diritto-una-questione-aperta/
9.07.2012