CIO' CHE CI INSEGNA LA SPAGNA DEL 1936 IN RELAZIONE ALLA SIRIA DEL 2015

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DI ANDREW STEWART

counterpunch.org

È in corso un lieve scisma che prende forma a Sinistra fra coloro che sono pro e quelli che sono contro Assad. Il gruppo contrario ad Assad dice a gran voce che i favorevoli si atteggino come tirapiedi dell’espansionismo russo e della brutalità baathista, mentre i favorevoli ad Assad dicono a gran voce che vi siano infiltrati imperialisti nel gruppo contrario.

Ho dato un’occhiata ad ambe le parti in causa con un certo grado di interesse e ho riscontrato che tutti e due i punti sono completamente insoddisfacenti. È possibile che entrambe le parti abbiano ragione? In effetti, penso di sì.

La realtà è che questo dibattito si riduce proprio a una divisione teoretica della Vecchia Sinistra, quella tra Lenin e Trotsky, in relazione alla liberazione nazionale. L’esempio più vivido, che mi viene in mente, di questa differenza è la tragedia della Guerra Civile di Spagna, che è stata persa a causa di azioni staliniste contro gruppi trotzkisti e anarchici e ha creato uno scisma finale all’interno della Repubblica. Vediamo che quella lotta in Spagna si è ridotta a una differenza tra la Rivoluzione Permanente e la teoria delle due fasi leninista. Che io non sia accusato di euro-centrismo, le somiglianze sono più che effimere. Diversamente dalla Cina, la quale è passata per una simile guerra civile, che ha incluso uno schema a due fasi ed è stata assediata dal Giappone Imperiale, alleato fascista, la Siria ha in sé alcune somiglianze nei confronti della Spagna, in termini di continente e progresso di sviluppo, mentre la Cina era una distesa massiccia che includeva alcune città metropolitane in alcune aree molto animate, mentre altre erano enclavi feudali di contadini, che sono state toccate appena dal mondo moderno e che sono state governate da signori della guerra feudali.

I punti principali di questo dibattito sono abbastanza semplici. Trotsky, nel suo periodo menscevico, ha cominciato a sviluppare l’idea che la rivoluzione socialista avesse bisogno di diventare un obiettivo immediato e che le nazioni industrializzate, particolarmente la Germania, stavano per diventare centrali nella rivoluzione mondiale. Lasciando da parte il dibattito francamente inutile se Lenin sia diventato trotzkista o se Trotsky sia diventato leninista, è chiaro che i due sono stati coinvolti in una sintesi, che ha affermato che la Rivoluzione russa sarebbe riuscita soltanto se la Germania ne seguisse l’esempio e venisse in loro aiuto. Quello che è accaduto all’Unione Sovietica, quando tutto ciò è fallito, è stata una stagnazione che ne ha promesso la morte fin dall’inizio.

Stalin, al contrario, ha formulato nel suo saggio estremamente leggibile e certamente prezioso Il Marxismo e la Questione Nazionale, che la lotta degli anti-imperialisti coloniali, anche se non di parte socialista, ha la possibilità di essere un aiuto per la lotta Comunista. Minando l’imperialismo, un Gandhi o un Mandela manda in corto circuito il flusso di capitale, fornendo un’opportunità per il progresso socialista. Lenin ha abbracciato questa logica in maniera incondizionata e l’ha resa parte della prassi bolscevica. Ciò è anche alla base della nozione del Socialismo in un solo Paese, la quale affermava che l’edificazione del socialismo nell’URSS, avrebbe condotto in seguito a un’epoca Comunista.

In Spagna ambo le teorie sono entrate in un combattimento sanguinario. I trotzkisti e anarchico-sindacalisti credevano che la rivoluzione e la guerra fossero inseparabili, mentre gli stalinisti dicevano che la guerra avrebbe richiesto che la rivoluzione fosse lasciata in sospeso, fino alla sconfitta di Franco. Di conseguenza, il Partito Comunista è diventato la fazione della borghesia e della classe media, mentre i trotzkisti e gli anarchici sono diventati l’avanguardia dei contadini. È chiaramente una grande omissione lasciare da parte l’intera questione delnarcisismo di Stalin e l’accusa che i trotzkisti fossero alleati del Fascismo. Ma anche in ciò si riscontrava un debole dibattito teoretico.

Quello che si sta vedendo a Sinistra, riguardo la Siria, è molto simile a tutto ciò. Alcuni considerano la lotta anti-imperiale della parte baathista come un importante appoggio, mentre altri pensano che questo sia semplicemente sciocco, quando ci si ricorda delle brutali politiche baathiste verso i vari gruppi di Sinistra della regione. Il punto operativo da enfatizzare è il fatto che il governo Siriano non è stato mai e non sarà mai a favore della parte comunista. In realtà, i precedenti con i comunisti Siriani sono abbastanza problematici.

Quindi, nel momento in cui ci si imbatte nei sostenitori di sinistra di Assad, che sostengono le mosse russe in Siria, non si può fare a meno di riconoscere l’eco di ciò che Stalin ha scritto nel saggio I Princìpi del Leninismo:

Il carattere rivoluzionario di un movimento nazionale sotto le condizioni di oppressione imperialista, non presuppone necessariamente l’esistenza di elementi proletari nel movimento, l’esistenza di un programma rivoluzionario o repubblicano del movimento, l’esistenza di una base democratica del movimento. La lotta che l’Emiro dell’Afghanistan sta intraprendendo per l’indipendenza dell’Afghanistan è obiettivamente una lotta rivoluzionaria, nonostante le prospettive monarchiche dell’Emiro e dei suoi soci, poiché indebolisce, disintegra e mina l’imperialismo. La lotta che i mercanti egiziani e gli intellettuali borghesi stanno intraprendendo per l’indipendenza dell’Egitto, per le stesse ragioni è obiettivamente una lotta rivoluzionaria, nonostante l’origine borghese e il titolo di borghese dei leader del movimento nazionale egiziano, malgrado il fatto che sono opposti al socialismo… Non c’è bisogno di menzionare il movimento nazionale degli altri Paesi coloniali più grandi, come l’India e la Cina: ogni loro mossa sulla strada per la liberazione, anche se sono contrarie alle richieste di democrazia formale, è un colpo di maglio nei confronti dell’imperialismo, cioè senza dubbio un passo rivoluzionario.

Sono soltanto un osservatore semi-regolare delle sedi dei media come RT (ndT. Russia Today). Tuttavia non posso fare a meno di chiedermi se forse il moto di popolo di Sinistra ingaggiato nelle loro trasmissioni in lingua inglese, ha insite in sé le coordinate ideologiche di questo marchio di marxismo-leninismo.
Quindi ciò che avvalora di più questo punto, secondo me è il livello di appoggio che il Partito Comunista della Federazione Russa ha espresso per Putin e Assad, come è stato il caso di questa dichiarazione del Presidente Gennady Zyuganov del settembre 2013:

Il Partito Comunista della Federazione Russa ha insistito in maniera ripetuta che l’interferenza negli affari interni della Siria, un paese sovrano e membro dell’ONU, è inaccettabile. Noi richiediamo che gli Stati Uniti e gli Stati satelliti, dovrebbero porre fine ai loro tentativi di rovesciamento del governo legittimo di Bashar Assad.

Lasciando da parte la discussione piuttosto difficile se il successore del vecchio Partito comunista sovietico avesse degenerato in un tipo di sciovinismo sotto l’etichetta di “Bolscevismo Nazionale”, si è costretti a chiedersi se ciò è indicativo di una vera dedizione ai principi marxisti o una riverenza alla realpolitik, dove i Comunisti hanno sviluppato una debole coalizione con Putin per aiutare entrambe le parti a creare una parvenza di unità in Russia e mantenere la loro propria posizione politica. O potrebbe essere forse tutte e due, un esempio di quello che un hegeliano chiamerebbe contraddizione? Queste sono domande molto difficili che non possono avere risposta per mezzo di un complotto semplicistico, che formula una teoria o dicotomie in bianco e nero. Leggendo il recente lavoro di Sam Husseini, sembra ovvio che il rifiuto di questo modo facile di considerare la politica sia stigmatizzato.

Sarebbe anche, comunque, un errore dire che questa prospettiva fosse l’unica opinione della Sinistra russa. Il 13 settembre 2015, gli editori del sito web socialista russo O OpenLeft.Ru, allineati dalla parte trotzkista, hanno scritto quanto segue:

Il corso tattico del Cremlino può essere considerato una continuazione della sua lotta per un “mondo più equo multipolare”, nel quale le relazioni internazionali non sono regolate dai principi normativi del liberalismo e dai diritti umani, ma mediante il riconoscimento reciproco di interessi e la cooperazione su questioni concrete. È precisamente su queste condizioni che, tramite una coalizione concreta in Siria, la Russia sta tentando di reintegrarsi nell’ordine mondiale, cambiando simultaneamente le regole del gioco.

Quindi le vere conseguenze della politica straniera russa, nonostante le critiche continue della Russia riguardanti l’”ipocrisia degli interventi umanitari” non sono migliori degli stessi interventi umanitari. Le vittime del regime Siriano sono di gran lunga di più di quelle dell’ISIS. L’appoggio ad Assad è l’appoggio a un dittatore che ha trasformato l’apparato militare del suo Paese in una macchina efficiente per il completo annientamento della popolazione. Per quanto Lavrov e [il segretario dell’agenzia stampa di Putin] Peskov facciano critiche passivo-aggressive in relazione all’”ipocrisia occidentale”, la Russia è tanto responsabile per quello che sta accadendo in Siria, quanto gli Stati occidentali.

E il rifiuto dimostrativo del Cremlino di partecipare alla risoluzione della crisi dei rifugiati è veramente ipocrita. Insinuando che i paesi dell’UE stiano trattando le conseguenze di una crisi, per la quale molto è stato fatto affinché avvenisse in Siria, la Russia di Putin è colui che “ride ultimo”. Il dramma di 100.000 persone che perdono le loro case è presentato negli annunci di Peskov come una lezione elegante, subordinata alla politica straniera del Cremlino verso i suoi “partner occidentali.”

Come ho avuto modo di dire, ciò risale in certa misura al Trotzkismo in opposizione al Leninismo.
Nel frattempo, l’articolo del 2 ottobre 2015 di Joshua Frank non è l’unico che esprime questo punto di vista. Daphne Lawless ha scritto il 5 novembre 2015 un articolo dal titolo Against Campism: What Makes Some Leftists Support Putin?:

Perché chiunque a sinistra darebbe supporto alla Russia che interviene in Ucraina o in Siria, non più di quanto diano supporto gli Stati Uniti in Iraq o in Afghanistan?… Molti argomenti sono usati da queste persone. Forse il più serio è quello a favore di un “mondo multipolare.” L’argomento è che il sistema neoliberale del mondo attuale dipende dall’egemonia incontrastata del blocco “Occidentale”, sotto il comando militare del più grande potere imperiale del pianeta, gli Stati Uniti. Quindi, un mondo “multipolare” significherebbe più libertà per le forze popolari di andare contro l’ordine globale neoliberale.

Il fu Presidente del Venezuela Hugo Chávez era un grande promotore di questa idea. Molti sostenitori appartenenti alla sinistra occidentale, che hanno appoggiato la lotta del suo governo per i lavoratori e gli indigenti, erano lasciati nella più totale perplessità, mentre lui ha viaggiato per il mondo stringendo mani e facendo affari con le leadership autoritarie di Russia, Cina o la Libia di Qadhafi. Ha sostenuto anche il governo dello Zimbabwe di Robert Mugabe, che imprigiona e tortura i socialisti, e ha annoverato tra gli alleati il presidente bielorusso Aleksander Lukashenko, che si vanta di “torcere il collo” all’opposizione politica. Questo genere di politica è spesso chiamato “campismo”, metafora per la quale il mondo è diviso in molti “campi” militari, con il campo Occidentale condotto dagli Stati Uniti, che è il più grande. Quindi, qualunque governo che non sia d’accordo con la politica straniera americana, non conta quanto oppressivo nei confronti della popolazione, o comunque coniugato all’economia del mercato neoliberale, può ricevere appoggio. Questi governi sono anche chiamati “anti-imperialisti”, come se ci fosse solamente un imperialismo, quello del blocco Occidentale.

La scelta della parola “campo” è un riferimento intenzionale al vecchio modo di esprimersi della Guerra Fredda della Nato contro i campi del Patto di Varsavia. È difficile analizzare ciò perché le vecchie spie della guerra fredda dell’Ovest usavano la dizione “imperialismo sovietico”, in modo tale da inquadrare la soppressione della rivolta ungherese del 1956, l’estendersi sovietico in Africa o l’invasione dell’Afghanistan come un specchio diretto dell’imperialismo occidentale in Vietnam, Cambogia, Laos e America Latina. Si riscontra anche che tale passaggio riecheggia ciò che Trotsky ha scritto nel 1938 sulla questione nazionale:

Tutti gli argomenti speculativi di questo genere e l’evocazione del rullo delle calamità nazionali imminenti, nell’interesse di dare supporto a ciò o a quel flusso di borghesia imperialista dal rifiuto tacito della prospettiva rivoluzionaria e una politica rivoluzionaria… Se il proletariato soffre senza fine il comando dei social-imperialisti e dei comuno-chauvinisti; se gli orrori di guerra non guidano i lavoratori e i soldati alla ribellione; se i popoli coloniali continuano a sanguinare in maniera tollerante, nell’interesse degli schiavisti, sotto queste condizioni il livello di civiltà sarà in seguito abbassato inevitabilmente e la regressione generale e la decomposizione, potrebbero fare in modo che avvengano di nuovo guerre nazionali, che sono all’ordine del giorno in Europa. Ma poi noi, o piuttosto i nostri figli, dovremo determinare la loro politica in relazione alle guerre future, sulla base della nuova situazione. Oggi noi non procediamo dalla prospettiva del declino, bensì da quella della rivoluzione. Noi siamo i disfattisti al soldo degli imperialisti e non al soldo del proletariato. Noi non colleghiamo la questione del destino dei Cechi, Belgi, Francesi e Tedeschi come nazioni con cambiamenti episodici di fronti militari, durante una nuova rissa degli imperialisti, bensì alla sollevazione del proletariato e alla sua vittoria su tutti gli imperialisti. Noi guardiamo avanti e non indietro.

Mi trovo incapace di giudicare di persona con quale teoria io sia completamente d’accordo, in parte perché penso che Stalin e Trotsky fossero colpevoli ugualmente, per quanto concerne la brutalità del governo sovietico e in parte perché ci sono situazioni, nelle quali una teoria e non l’altra sia più difendibile. Cosa fa in modo che la teoria delle due fasi dia credito ai movimenti di liberazione nazionale non socialisti e che abbia tanta credibilità quanto la Rivoluzione Permanente, al tempo del tardo capitalismo, in cui si può avere il servizio Internet wireless e la copertura del telefono cellulare a portata di mano nelle parti più lontane del globo?

Penso che, a dispetto del fatto che questa è un’opinione, sia di vitale importanza per dare priorità a scrittori come Leila Al Shami che il 7 novembre 2015 ha scritto in un post di un blog:

La Russia ha cominciato la sua campagna di bombardamento in appoggio al regime fascista in Siria ormai da cinque settimane, trasformando una lotta contro la tirannia nazionale in resistenza contro l’invasione straniera e l’occupazione. Il discorso che giustificava l’intervento della Russia è solo una derivazione del “Guerra contro il Terrore.” Gli americani hanno invaso e occupato l’Iraq e l’Afghanistan con il pretesto di “combattere il terrorismo”, creando così più terrorismo ed estremismo, e ora i Russi e gli Iraniani stanno facendo lo stesso in Siria. La differenza è che molti di quelli che a voce si sono opposti alla prima guerra contro il terrore, ora se ne stanno in silenzio o sostengono in modo attivo quest’ultima incarnazione… E gli obiettivi principali delle avventure imperialiste della Russia non sono stati i fascisti di Daesh (ISIS). Invece la forza militare russa potrebbe essere diretta alle milizie di resistenza siriane e ai civili che vivono in zone liberate, che sono diventate campi di morte sotto le tattiche che hanno fatto terra bruciata dello stato e creato rovinosi blocchi. Sono gli appartenenti alla classe operaia dei sobborghi e dei distretti rurali di Hama e Idlib, coloro che sono andati su tutte le furie così ferocemente contro il regime, che oggi sono fatti a pezzi dagli attacchi aerei russi. Le persone di Homs che hanno subito attacchi, sono quelle che hanno sconfitto Daesh un anno fa. Il 2 ottobre i Comitati di Coordinazione Locali hanno rilasciato una dichiarazione, condannando l’aggressione russa e facendo appello a “tutte le forze rivoluzionarie e le fazioni per unirsi in qualsiasi modo.” Nella Duma, nella quale un uomo anziano dichiara: “La Siria è per noi, non per la dinastia di Assad, non per la Russia, non per l’Iran, non per il Libano.” Ci sono molti Siriani che credono nell’autodeterminazione, che ancora lottano per una vita dignitosa, libera da tutti i totalitarismi. Nel frattempo la Sinistra autoritaria continua a occuparsi della partita a scacchi degli Stati e della lotta per l’egemonia regionale… e il sangue dei Siriani continua a scorrere.

Sembra chiaro che, seguendo le rivelazioni di WikiLeaks, l’imperialismo americano abbia usato la guerra Siriana, al fine di giustificare il tentativo di favorire l’ulteriore progetto neoliberale nel Levante storico. La narrazione di Richard Silverstein del 30 aprile 2015, dal titolo ISIS Shells Israeli-Occupied Golan, IDF Holds Fire, suggerisce che vi sia un qualche livello di coordinazione tra le forze militari. Ancora nel momento in cui Stalin ha fatto l’errore di appoggiare Chiang Kai-shek, forse la Sinistra deve essere cauta, per quanto concerne l’appoggio cieco dato ad Assad. È possibile essere in opposizione sia al baathismo che all’imperialismo? Considerando le rivelazioni che mostrano che a Putin è stato offerto di cacciare Assad alcuni anni fa, ciò potrebbe essere sostenibile. Nell’aggregare questi aneddoti, ho tentato di presentare soltanto una varietà di opinioni in maniera non critica. Le guerre sono mostruosità complesse che non possono essere inquadrate facilmente. Le perdite militari della Guerra Civile spagnola, sono state causate in parte da una severa dicotomia, la quale ha sancito che tutti gli anti-stalinisti fossero fascisti di default. Il POUM (ndT. Partido Obrero de Unificación Marxista) e il CNT-FAI (ndT. Confederación Nacional del Trabajo – Federación Anarquista Ibérica) sono stati epurati e annientati a causa del dissenso politico, piuttosto che per l’opposizione a Franco. Ciò si realizzerà anche qui?

Andrew Stewart

Fonte: www.counterpunch.org

Link: http://www.counterpunch.org/2015/11/10/what-spain-in-1936-teaches-us-about-syria-in-2015/

10.1.2015

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di

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