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La Redazione

 

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CINA, IL REGNO DI MEZZO E' OVUNQUE

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A cura di Davide
Il 27 Febbraio 2015
97 Views

DI PEPE ESCOBAR

rt.com

L’economia che guida il mondo è inarrestabile ora che stiamo entrando nel nuovo anno del calendario cinese. Benvenuti nell’anno della pecora. O della capra. O del montone. O tecnicamente della pecora verde di legno (o capra).
Nemmeno i migliori linguisti cinesi si troverebbero d’accordo sulla corretta traduzione in inglese. A qualcuno importa?
Il cinese medio, supertecnologico – giocando con i suoi cinque apparecchi moderni (smartphones, tablets, e-readers…) – sta coraggiosamente avanzando verso una vera e propria rivoluzione commerciale. In Cina (e nel resto dell’Asia) le transazioni online sono adesso il doppio delle transazioni degli USA e in Europa.

Il Regno di mezzo, si è spinto ben oltre la sua iniziale proposizione di produrre beni a basso costo e venderli al resto del mondo, dettando così virtualmente la catena globale dell’offerta di merci.

Oggi il Made in China sta diventando globale. Non meno di 87 imprese cinesi sono fra le prime 500 del mondo per patrimonio – i loro affari mondiali.

Commercio transatlantico? Roba del passato. L’onda del futuro sarà il commercio transpacifico, visto che l’Asia vanta 15 porti fra i venti più grandi interporti del mondo (con la Cina in una posizione di vantaggio con i porti di Shanghai, Hong Kong, Shenzhen, Guangzhou).

Scusateci, Inghilterra, ma ora è l’Asia – e in particolare la Cina – che domina i mari. C’è un notevole contrasto negli gli ultimi 500 anni, quando le prime navi commerciali europee arrivarono sulle coste orientali all’inizio del XVI secolo.

Per non parlare della spettacolare ascesa economica della Cina continentale. Queste province sono enormemente popolate, vantano almeno 720 milioni di persone per un valore di pil di 3,6 miliardi di dollari. Come Ben Simpferdorer ha mostrato dettagliatamente nel suo The Rise of the New East (Palgrave Mcmillan), “più di 200 grandi città cinesi con una popolazione superiore a 720.000 abitanti si trovano nell’entroterra cinese. Difatti stiamo assistendo allo sviluppo della più grande area senza sbocco sul mare del mondo, che cambierà il modo in cui la Cina appare agli occhi del mondo. Dalle fabbriche di Guangzhou, alle banche di Shanghai, tutti stanno guardando all’interno e non all’esterno.”

Il nuovo modo in cui la Cina appare al mondo – e a se stessa – non è certo lo stesso di come l’occidente appare agli occhi della Cina. In occidente, ci si concentra sempre sul possibile arresto dell’economia cinese e sull’esplosione della bolla economica. La storia vera è come la Cina svilupperà e modernizzerà le sue medio-grandi città con più di 750.000 abitanti. Il fatto che la Cina si stia concentrando su se stessa è tanto importante quanto i suoi obiettivi tentacolari sul resto del mondo.

Questo è ciò che al centro della Pechino mozzafiato si definisce la “spinta dell’urbanizzazione”.

Durante gli anni ’90, l’imperativo categorico era il massiccio investimento nel settore manifatturiero. Negli anni 2000 la parola d’ordine è diventata investire nelle infrastrutture – si parla di un vero e proprio boom del settore. La Cina adesso sta ritoccando il suo modello – da una ristrutturazione della larga economia di scala fino ad un netto, e necessario, miglioramento della gestione politica.

Incontrando i nostri nuovi migliori amici

Geopoliticamente, la Cina, ha perfezionato il suo modello, ma l’occidente e in particolare gli Stati Uniti se ne sono a malapena accorti.

Essenzialmente, Pechino si è stufata di ristabilire le relazioni con gli USA, per essere trattata da eguale. I seguaci dell’ eccezionalismo americano non amano l’uguaglianza. Quindi la Cina ha dato la sua risposta al documento politico/militare annunciato in origine come “Pivot to Asia” dell’amministrazione Obama, e questo è particolarmente significativo per il Pentagono.

Quindi, a fine novembre 2014, durante la più importante conferenza di Affari esteri in Pechino, il Presidente Xi Jinping ha fatto un annuncio epocale; da ora in avanti la Cina smetterà di trattare gli Stati Uniti e l’Unione europea come sua priorità strategica. Lo sguardo va adesso ai suoi colleghi del gruppo dei BRICS delle potenze emergenti, in particolar modo alla Russia, ai vicini asiatici, e alle maggiori nazioni del Sud del mondo, riferito alle maggiori potenze in via di sviluppo.

Questo non è tanto essere pivot cinese nell’Asia o nelle nazioni prescelte nel sud del mondo. Questa strategia si basa su un nuovo tipo di relazioni internazionali incentrate sulla cooperazione “win-win” – e non la prepotenza o la bomba dell’approccio degli eccezionalisti.

Fra i principali suggeritori di questa politica si deve includere il professor Yan Xuetong, Rettore dell’Istituto delle moderne relazioni internazionali alla Università di Tsinghua, nonché personaggio molto vicino all’intellighenzia del partito comunista cinese.

La nuova politica estera della Cina e la sua configurazione strategica sono ora molto più evidenti e attraverso il corteggiamento dei suoi vicini asiatici, invitando a intraprendere l’estrema ambizione cinese di perseguire una doppia strategia attraverso il più grade scambio commerciale e culturale dell’inizio del XXI secolo: la cintura economica della via della seta e nel XXI secolo la via della seta marittima, in breve “Belt and Road initiative”, così come è conosciuto in Cina, adesso lanciato ufficialmente con i primi 40 miliardi di dollari versati per il Silk Road Fund.

La grandezza della sfida è alla pari con l’ambizione di Pechino: l’utopia di una pan-Eurasia fatta di commercio e intrecciata nell’alta velocità, nella rete a fibre ottiche, nei porti e negli oleodotti che connettano così l’Asia orientale, l’Asia centrale, la Russia, il Medioriente e l’Europa.

Certo ci saranno miriadi di problemi. Visto che la spinta commerciale cinese si scontra con gli interessi esteri, la Cina dovrà imparare strada facendo a gestire le diverse sensibilità culturali; e inoltre dovrà gestire una specie di compagnia del commercio globale capace di creare vasti effetti politici ed economici. I cinesi sono già in cerca di una corretta terminologia – così da non vanificare il sogno cinese, internamente e internazionalmente, in una traduzione.

Adesso c’è molto da gioire visto l’inizio dell’ Anno della Capra. Ciò che è certo è che la carovana cinese, molto in contrasto con i cani da guerra – e con l’austerità – sta puntando verso occidente, come già ha puntato su un’integrazione “win-win” pan-eurasiatica.

Pepe Escobar

Fonte: http://rt.com

Link: http://rt.com/op-edge/234051-asia-china-economy-trade/

20.02.2015

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ALESSANDRO GAUTIER

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