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La Redazione

 

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Cile: in lotta fra strade e urne

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A cura di Rugge
Il 26 Ottobre 2020
2752 Views
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Santiago del Cile, 25/10/2019 (foto d'archivio)

antiago del Cile, 25/10/2019 (foto d'archivio)

Luigi Cecchetto – Membro del Observatorio de Derechos Humanos y Violencia Policial

Observatorioddhh.cl

Un anno fa il popolo cileno cominciava a spingere con forza per un profondo cambiamento. Nel pomeriggio del 18 ottobre del 2019, dopo alcuni giorni di protesta degli studenti a causa dell’aumento dei costi del metro, la ribellione scoppiò con violenza. In poche ore Santiago cominciò ad ardere. Dopo 48 ore una gran parte delle stazioni del metro erano state messe a ferro e fuoco, molti supermercati saccheggiati e incendiati. La polizia e l’esercito lanciarono immediatamente la repressione più barbara mai vista dai tempi di Pinochet. In poche ore furono anche decretati lo stato di emergenza e il coprifuoco in quasi tutto il territorio nazionale.

Esattamente una settimana dopo l’inizio di quella ribellione, quasi in forma spontanea si è realizzata a Santiago e in tutte le regioni del paese la marcia più grande mai vista: si è calcolato che solo a Santiago si sono radunate 1 milione e 200 mila persone. Varie foto che hanno immorlatato quei momenti restano impresse nella memoria di molti.

Secondo l’ultimo bilancio dato alla stampa pochi giorni fa dall’Istituto Nazionale dei Diritti Umani (i cui membri sono eletti da tutto l’arco costituzionale) più di 3.000 persone subirono violazioni dei propri diritti. Sono state presentate 2.520 querele contro agenti dello stato: ben 2.340 contro i Carabinieri, 97 contro l’Esercito, 34 contro la Polizia Civile e 49 contro altre entità. Ad oggi ci sono solo 78 imputati (1, 2).

Un comunicato governativo, pure recente (3), stila un bilancio di 7 morti, che sono oggetto d’indagine da parte della Procura, e di 347 feriti, fra cui 5 con perdita totale o parziale della vista. Parla inoltre di 2904 incidenti gravi che hanno comportato la detenzione di 25508 persone. Fra le vittime più note c’è Gustavo Gatica, un giovane che ha perso entrambi gli occhi mentre protestava tranquillamente e Fabiola Campillai, una ragazza che stava aspettando l’autobus quando, senza nessuna provocazione, i carabinieri le spararono al volto lasciandola completamente cieca. Sia Gustavo che Fabiola sono sempre presenti alle manifestazioni per portare un soffio di speranza e ricordare a tutti che non si può cambiare un regime repressivo senza sacrifici.

L’ultimo comunicato di Amnesty International (4), analizzando i fatti di quest’ultimo anno, evidenzia che praticamente non ci sono state sanzioni disciplinari nonostante oltre 4 mila denunce ricevute dalla Procura contro militi e ufficiali dei Carabinieri. Delle 170 sanzioni annunciate dagli stessi a luglio 2020, solamente 16 hanno comportato l’espulsione dell’accusato.

Qui emerge il problema più grave di tutto questo periodo: la violenza e l’impunità con cui hanno operato le forze dell’ordine, specialmente i Carabinieri. Fatti gravissimi sono stati denunciati a tutti i livelli, nazionali e internazionali. E purtroppo si ripetono: lo scorso 2 ottobre, in un inseguimento a giovani manifestanti, i carabinieri hanno letteralmente buttato giù da un ponte un ragazzo. Fortunatamente altri giovani sono riusciti a recuperarlo e ora è fuori pericolo, anche se soffrirà di non poche sequele. Domenica scorsa (18 ottobre) i carabinieri hanno ucciso un altro giovane in una delle zone periferiche più combattive, il barrio La Victoria; da quanto si evince da immagini, video e testimonianze, si tratterebbe di un assassinio a sangue freddo, senza provocazione alcuna.

La situazione è arroventata anche per accuse di infiltrazioni di agenti sobillatori. Un fatto particolarmente grave si è verificato in una zona periferica di Santiago, il barrio Lo Hermida, dove un gruppo di manifestanti ha denunciato che una persona, che si spacciava per manifestante, era un carabiniere che aveva rubato una carta di identità e aizzava la gente a incendiare un comissariato dei Carabinieri. Come se non bastasse, il Ministro degli Interni ha giustificato l’infiltrato affermando che tale pratica è legale: soprattutto per questo nei prossimi giorni ci sarà un’interrogazione parlamentare.

Insomma sono queste le date significative in questo primo anniversario, 18 e 25 ottobre. Domenica 18 si è ricordato lo scoppio della rivolta: nonostante le misure di sicurezza per il coronavirus si è radunata una folla che alcune stime valutano ad oltre 100 mila.

Santiago del Cile, 18-10-2020 (foto Sebastian Ojeda)

Santiago del Cile, 18/10/2020 (foto Sebastian Ojeda)

Domenica prossima, il 25, si terrà il primo referendum nazionale per approvare una modifica della Costituzione, modifica elaborata da tutte le forze politiche poche settimane dopo la rivolta dell’anno scorso, sotto la spinta di una delle maggiori e più sentite richieste popolari.

Domenica 25 il popolo voterà se vuole cambiare la Costituzione mettendo in moto un processo costituente, oppure mantenere il testo attuale, formulato illeggittimamente nel 1980 sotto la dittatura di Pinochet e in seguito riformato solo in qualche punto marginale. Si dovrà anche scegliere fra due meccanismi per eleggere l’organo costituente il prossimo aprile: 100% da scegliersi con una votazione popolare, oppure un 50% con voto popolare e l’altro 50% composto da parlamentari in carica. Quest’ultima opzione è caldeggiata dal governo e da gran parte delle forze parlamentari: non una vera e propria Assemblea Costituente come si chiedeva e per cui si è tanto lottato.

Senz’altro è un passo positivo, però ci sono vari intoppi e limiti imprescindibili, di natura legale e politica. Per questa ragione tanta gente ha deciso di non andare a votare, sostenendo che sia un’altra trappola, come diceva Tomasi di Lampedusa: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”.

Solo la continua e insistente azione popolare potrà creare la pressione necessaria per abbattere le dighe alzate dall’attuale gruppo al potere e perchè infine possano aprirsi ampie strade dove possa transitare nuovamente l’uomo libero, come disse Salvador Allende nel suo ultimo discorso.

Santiago del Cile, 22/10/2020

1) https://www.indh.cl/indh-entrega-balance-a-un-ano-de-la-crisis-social/
2) https://mapaviolacionesddhh.indh.cl/public/estadisticas
3) https://www.senado.cl/appsenado/index.php?mo=comisiones&ac=sesiones_celebradas&idcomision=199&tipo=3&legi=0&ano=2020&desde=0&hasta=0&comi_nombre=de%20Derechos%20Humanos,%20Nacionalidad%20y%20Ciudadan%C3%ADa&idsesion=15713&idpunto=%%SESIONES_CELEBRADAS.IDPUNTO%%&fecha=01/10/2020&inicio=15:30&termino=17:40&lugar=Video%20conferencia&listado=2
4) https://www.amnesty.org/es/documents/amr22/3133/2020/es/

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