DI JERRY MAZZA
Se vi interessa sapere chi stava dietro l’assassinio del Presidente John F. Kennedy, 42 anni fa, a Dallas in Texas, pensate alla CIA, il cui capo, Allan Dulles, Elite Emeritus, fu silurato da John per aver ideato e aver progettato “l’incidente della Baia dei porci”. In più, JFK non stava in alto nella lista dell’Intelligence dell’Esercito perché voleva mantenere il nostro coinvolgimento in Vietnam al minimo, e anche possibilmente uscirne. Non sorprende che poco dopo l’assassinio di JFK, il suo successore, il Presidente Lyndon B. Johnson, usò il falso “ incidente del Golfo di Tonchino
”, per bombardare a tappeto il Vietnam, e ce ne andammo raggiungendo la valle della morte, che lasciò 58.000 americani morti e 2 milioni di morti vietnamiti.
Questa è roba vecchia, ma anch’io lo sono: a 67 anni, anziano abbastanza per ricordarlo, giorno per giorno, avendo dovuto schivare la chiamata alle armi per combattere in quella inutile guerra. Anziano abbastanza per ricordarmi come insegnante alla scuola di Bensonhurst, a Brooklyn, il giorno in cui John F. Kennedy venne ucciso.
Uscimmo prima da scuola quel martedì, perché tutti erano sconvolti, incluso il giovane insegnante di Inglese, Mr. Mazza, che ritornò a casa in autobus con i suoi studenti e poté vedere il panico scintillare nei loro occhi, come quei multipli colpi d’arma da fuoco, da sei a otto diversi tiratori, da tre differenti direzioni, proprio così, non un unico cecchino, con un fucile italiano con otturatore a cilindro della Seconda Guerra Mondiale. Diamo forma a una descrizione dettagliata della storia.
LA VERITA’ STA NEL LIBRO E NELLE FERITE
Cominciamo con un libro che fa da punto di riferimento, The Great Zapruder Film Hoax, pubblicato dal mio professore della McKnight, James Fetzer, dell’Università del Minnesota a Duluth. Per i profani, il lungometraggio Zapruder riguarda quei 27 secondi di celluloide filmati dal testimone Abraham Zapruder, fabbricante di abiti di Dallas, mentre stava su di un piedistallo, al Grassy Knoll, mentre Kennedy passava e veniva ucciso. E’ l’unica registrazione su pellicola che abbiamo degli spari. Venne successivamente manipolato, fotogramma per fotogramma, dalla CIA col proposito di offuscarlo. In circolazione esistono almeno quattro versioni del film su DVD e VHS.
A pagina xiii della prefazione di Fetzer sul “The Great Zapruder Film Hoax”, apprendiamo che il National Photographic Interpretation Center (NPIC), gestito dalla CIA, era in possesso di una copia originale del film. Questa sarebbe potuta essere la n. 0184, venduta al petroliere texano, occasionalmente uomo della CIA, H.L. Hunt, che avrebbe potuto portarla a Rochester come negativo, svilupparla e spedirla al NPIC. Ad ogni modo, il personale della CIA vide l’originale nella stessa notte in cui avvenne l’assassinio.
Un uomo della CIA in particolare… “Homer McMahon, che all’epoca dirigeva la Sezione Photo a Colori per l’NPIC, confermò che gli venne portato a casa un filmato amatoriale sull’assassinio dall’Agente Segreto William Smith. McMahon venne istruito a rivedere il filmato, e a preparare una commissione d’inchiesta mostrante gli impatti dei proiettili sul corpo, per un non specificato ufficiale governativo. McMahon riferì che, dopo averlo visionato una decina e più di volte, fu sua opinione che il Presidente Kennedy venne colpito da sei a otto volte, da almeno tre direzioni, che, naturalmente è sorprendentemente ancor più in disaccordo con quello che si può osservare nel film oggigiorno”.
Fetzer riferisce anche che l’ammiraglio Gorge Burkley, il medico personale del presidente, si trovava a Dallas con la salma, e che la accompagnò sul volo di ritorno, e fu presente durante l’autopsia al Bethesda.
Secondo il suo certificato di morte, il proiettile che causò la ferita sulla schiena del Presidente Kennedy non uscì trapassando la sua gola. E non perforò la parte destra della schiena e del petto, e uscì all’altezza del capezzolo destro, frantumò il polso, e si piantò nella sua coscia, poi più tardi uscì su di una barella al Parkland. Secondo il buon dottore, la ferita sulla schiena si presentava all’incirca all’altezza della terza vertebra toracica di JFK, che è troppo in basso per essere stata il punto d’entrata per poter uscire dalla gola del Presidente all’altezza del nodo della cravatta, a meno che Oswald stesse sparando dall’interno del bagagliaio. Burkley riportò che per la ferita posteriore, il proiettile entrò all’incirca con un angolo tra i 45 e i 60 gradi verso il basso, non venne ritrovato nel corpo, e non mostrò nessun segno di uscita.
Burkley inoltre notò una notevole ferita della grandezza di un tallone, nella parte destra posteriore della testa di Kennedy , non nella parte superiore del cranio. Da questa ferita il proiettile uscì dalla parte destra del cranio, probabilmente uccidendo il presidente.
Tuttavia il Comandante Hume, il titolare delle operazioni al centro medico di Bethesda, con l’aiuto della CIA e dei servizi segreti, insistette che il percorso del primo proiettile era allineato con la presunta uscita della gola.
D’altro lato, un grafico preparato dall’agente speciale dell’FBI James W. Silbert, testimone all’autopsia al Bethesda, appoggiò le osservazioni di Burkley. La sua spiegazione si può trovare nel libro di Noel Twyman, Bloody Treason, 1997, (pag. 100). Evidenzia il paradosso che il dottor Burkley annotò: che il colpo, esploso da una posizione retrostante il corpo, procedette con una angolazione tra i 45 e i 60 gradi, e non trapassò il corpo.
Silbert, insieme a un altro agente Francis X. O’Neill, a quel tempo sottoposero una relazione sulle loro osservazioni … “L’esame autoptico del corpo del presidente rivelava che uno dei proiettili era entrato dalla spalla, a destra della spina dorsale, con un angolo dai 45 ai 60 gradi verso il basso, che non esisteva un punto di uscita, e che il proiettile stesso non si trovava nel corpo”.
Questo proiettile trovò la sua via d’uscita dalla schiena di JFK durante il massaggio cardiaco al Parkland Hospital. Questa informazione si trova sia in “Rush to Judgement” di Mark Lane, 1966, Appendice IV, e in “The Killing of the President” di Robert Golden (199, pp.78; 79). L’angolo fu determinato da un medico del Parkland usando il proprio dito per sondare la ferita. Il proiettile non si trovava nel corpo e nemmeno fuoriuscì quando lo colpì. Inoltre, all’altezza della terza vertebra, il proiettile sarebbe dovuto finire in un altro osso toracico, se si fosse insinuato all’interno. Questo fa fuori in un colpo la teoria del “proiettile magico”.
Ciò che è anche risaputo è che un membro della Warren Commission’s Assassinations Records Review Board, certo Gerald Ford (il nome suona familiare?) aveva modificato la descrizione della ferita sul dorso da “la parte superiore della schiena” di Kennedy al “retro del collo”. Questo venne scoperto e riportato dal New York Times del 3 luglio 1997, allora Ford affermò che la modifica “si prefiggeva di chiarire il significato, non di alterare la storia”. Ci scommetto.
Inoltre, La House Select Committee on Assassinations, anni più tardi, spostò il punto d’entrata del proiettile nella testa di circa 10 cm. più in alto, dalla parte posteriore del cranio alla parte antero-superiore del cranio. Questo quasi sicuramente per giustificare come la ferita, della grandezza di un tallone, inizialmente tracciata sulla parte posteriore destra della testa, venne estesa verso l’alto e verso il basso fino a farla diventare una ferita al cranio della grandezza di un’impronta di piede all’Ospedale Navale di Bethesda nel 1963.
Di nuovo da Hoax, pagina 9: nel maggio 1992, un investigatore privato di nome Joe West intervistò Thomas Robinson, colui che preparò la salma di Kennedy per il funerale. West notò una ulteriore ferita e altre interessanti cose che Robinson descrisse:
“Un largo buco aperto dietro la testa… rattoppato con un pezzo di gomma. Pensate a un cranio riempito di solfato di calcio”
“Piccola ferita nella tempia destra, a forma di mezzaluna, piegata giù (circa 7 cm.)
“(Approx. 2) piccole ferite sul viso da proiettile del tipo Shrapnel… con cera applicata sul viso.”
“Ferita sulla schiena (12 o 15 cm) al di sotto della spalla”.
“Ghiandola surrenale e cervello rimossi”.
“Altri organi rimossi e poi rimessi in sede”.
“Nessuna tumefazione o scoloramento del viso”.
“Il Dottor Berkley (medico di famiglia) entrò e chiese…“Ancora per quanto?” Gli venne detto dal Direttore del Funerale “Si prenda tutto il tempo necessario”. E’ a favore dell’autopsia… per capire una volta per tutte. “I bravi patologi dovrebbero saperlo bene”.
LA FERITA AL VISO
La piccola ferita del viso era stata causata da un colpo che frantumò il parabrezza ed entrò nella tempia destra di Kennedy. Le ferite da schegge probabilmente erano vetro del parabrezza secondo il Dottor David W. Mantik, che inoltre contestò l’autenticità dei raggi X. La mancanza di colorazione del viso indica una morte istantanea. Fate attenzione che West nota che Robinson osservò l’assenza del cervello e la cavità probabilmente riempita con solfato di calcio. Più tardi venne ricollocato un altro cervello. Macabro ma vero.
In aggiunta, il Dott. Malcom Perry, che operò una tracheotomia per salvare la vita al presidente, descrisse la ferita alla gola come una ferita da ingresso, per tre volte durante una conferenza stampa, tenutasi al Parkland, iniziata alle 15.16. Le sue osservazioni furono trasmesse per radio e per televisione, e la trascrizione pubblicata sul New York Times del 23 novembre 1963.
Se la ferita alla gola era una ferita da ingresso, se il proiettile che provocò la ferita sulla schiena non fuoriuscì dal corpo, ne consegue che le ferite di Connally devono essere state causate da altri spari provenienti da postazioni diverse – e ovviamente non da un unico assassino. Sembra che non siano i teorici della cospirazione a fantasticare ma il governo, che si infanga con un rapporto prodotto unicamente per coprire il tutto.
E così alle 13.30 di quel giorno fatale, mentre ero impegnato a spiegare ai miei studenti di Inglese della Bensonshurst, che leggere poteva aprire a loro nuovi mondi, il segretario della Acting Press, Malcom Kilduff, annunciò che il Presidente era morto. Disse che si trattava di una “semplice questione di un proiettile proprio nella testa”, mentre indicava la sua tempia destra, Fetzer, pag. 16; ill.23. Attribuì questa scoperta all’Ammiraglio George G. Burkley, il medico personale del Presidente.
Quando le informazioni riguardo le quattro ferite di JFK, da diverse angolazioni,
cominciarono a rimanere impresse nella mente del pubblico e dei reporters, cominciarono ad emergere domande su come una sola persona potesse aver commesso tutto ciò? Fu allora che divenne necessaria la semplice teoria della inversione delle traiettorie delle ferite al collo e alla tempia, e del cambiamento della posizione delle ferite della schiena e della testa. Ahimé, l’insabbiamento era nato, con un piccolo aiuto da parte degli amici della Commissione Warren, Arlen Specter, Gerald Ford, Allan Dulles, alcuni medici, e altri.
E avendo parlato con i medici lasciatemi aggiungere questo brano dalla pag. xiii della prefazione di Hoax…
“Charles Crenshaw, M.D., era un medico interno al Parkland Hospital quando JFK venne portato nella Sala Trauma no 1. Era presente durante lo sforzo vano di rianimare il presidente moribondo e fu l’ultimo medico a osservare il corpo prima che venisse preparato per essere trasportato all’Ospedale Navale di Bethesda, fino alla chiusura degli occhi del deceduto.
Inoltre, Crenshaw tratteggiò il massiccio scoppio nella parte posteriore della testa come lo aveva osservato a Parkland, che ha sorprendenti somiglianze con un disegno simile confermato da un altro medico presente al momento, Robert McClelland, M.D., così come il resoconto di più di 40 testimoni che descrissero una ferita uguale alla testa a destra in sede posteriore. Gli schemi originali di Crenshaw possono essere trovati nel libro Assassination Science (1998, pp. 414-415). Lo schema di McClelland può essere trovato nel libro Murder in Dealey Plaza (200, pag. 180…)”. I grafici del Parkland sono quelli originali delle ferite della parte inferiore della testa, Hoax, pag. 16, fig. 23.
Potrei continuare oltre ma lo spazio non lo permette. Ma consultate Fetzer e tutti i grandi scrittori che sanno che la morte di JFK fu una cospirazione della CIA, dell’odioso Hoover dell’FBI e della mafia con la quale il padre di JFK, Joe, aveva rapporti, e che lo misero nei guai. E così lui promise la fedeltà dei suoi figli, John e Bobby, all’allora Capo de Capos, Sam Giancana di Chicago. In cambio, se la mafia avesse potuto batter cassa e fosse riuscita a non far ottenere voti sufficienti nell’Illinois, cosa che fece, e a far vincere le elezioni anche con un margine esiguo, avrebbe ottenuto il “loro uomo alla Casa Bianca”. Ottennero invece l’ininterrotta rabbia e disprezzo di John e Bobby, un ritorno alla Crociata della Commissione McClellan contro il crimine organizzato, che portò Giancana al top della lista dei Più Ricercati d’America. In più, Bobby fece estradare in Guatemala Capo Santo Traficante di New Orleans. Così, tutti quanti misero una mano nella rivincita, più uno…
DIETRO A TUTTO CIO’, UNA ELITE DAVA GLI ORDINI
Come descrisse Fletcher Prouty a pag. 345 del libro JFK- The CIA, Vietnam and The Plot to Assassinate Kennedy…
“La US-TEC venne creata nel 1972, al tempo della Presidenza Nixon, dagli interessi economici della ex Darthmouth Conference, sponsorizzata dagli interessi di Rockefeller. Per la maggior parte i membri dell’US-TEC vengono presi dalla lista delle Compagnie Americane di FORTUNE 500, e dalle loro omologhe in Russia. La US-TEC mantiene dei regolari uffici a Mosca e New York e pubblica regolarmente un giornale sullo “stile-Forbes”.
Mentre riandiamo col pensiero a questa Fiera, ai giorni dell’”Impero del Male” e all’esistenza di questa importante organizzazione US-TEC, cominciamo a trovare elementi di quella struttura di potere delle elite che ho descritto. Paragonabile alle operazioni di Allen Dulles con i tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale, e alle attività della T.V. Soong in Cina durante la Seconda Guerra Mondiale, vediamo esempi di come questi gradi più alti stiano al di sopra della guerra, sia fredda che calda, continuando i propri giochi a un livello più elevato.
“Un articolo in una copia del US-TEC Journal del 1977 fu scritto da David Rockfeller, Presidente della Chase Manhattan Bank. Era stato uno dei banchieri più importanti del mondo come dirigente di una delle banche più importanti al mondo. La sua lettera faceva riferimento a: “…un ininterrotto rapporto con le istituzioni finanziarie Russe che bene si barcamena da più di 50 anni”.
“Pensiamo a 50 anni fa, dal 1977 al 1927 e poi richiamiamo alla mente tutti quegli enormi problemi ideologici, militari, economici, e politici, che esistevano tra l’Est e l’Ovest; malgrado tutto Rockfeller e Chase Manhattan si vantavano del fatto che durante quel periodo andarono a Mosca facendo tranquillamente affari nel bel mezzo della tempesta. Notate la soprascritta citazione dell’American Charge a Saigon.
“…che in caso di bancarotta [della nazione] che ora affrontiamo, i banchieri hanno [il] diritto di organizzare una amministrazione controllata.”
“Che così fanno i banchieri internazionali. Si aspettava, come se fosse naturale, che i banchieri predisponessero una linea politica per quel che accadeva in Vietnam, come fecero”.
“Tutte queste cose accadono insieme. Il Presidente degli Stati Uniti stava pronunciando un’arringa in TV sull’”Impero del Male”. Nello stesso tempo i nostri più vecchi uomini d’affari stavano preparando le loro ventiquattrore per un altro grande meeting a Mosca.”
“Rockefeller aveva ricordato a tutti che lui e i propri interessi bancari avevano cominciato a fare affari là dal 1927, e poi riferisce come ‘la settima assemblea della Conferenza di Darthmouth a Hanover nel 1972 abbia condotto all’idea di formare un comitato di alto livello della Trade and Economic Council.”
“Con questi esempi credo che abbiamo dato una buona occhiata al complotto per assassinare il Presidente John F.Kennedy e l’atmosfera nella quale una tale pianificazione avvenne. Possiamo visualizzare facilmente un club per uomini d’affari nei centri affaristici di Washington, New York, Londra, Francoforte, Tokio o Toronto. Un gruppo di membri più anziani si sono riuniti dopo pranzo per un terzo Martini. Uno di loro accenna che un dirigente della sua Compagnia aveva chiamato quella mattina per riferire che il rifiuto di Kennedy per il contratto d’appalto per fornitura alla Boeing Company aveva colpito la sua Compagnia, un importante subappaltatore, molto duramente. Questo diede ai nervi di uno degli altri membri, che riportò che Roz Gilpatric, che lavorava con quel “dannato” McNamara, aveva detto ai banchieri che le cose stavano per cambiare. Non avrebbero più potuto contare sulle pratiche che per molti anni li avevano arricchiti indebitamente.”
“Un altro membro sorseggiò velocemente il suo Martini e disse: “Questa mattina presto ho ricevuto una telefonata da uno dei nostri banchieri della City. Voleva sapere quello che stavamo facendo e se era vero che Kennedy stava per tirar fuori dal Vietnam tutti gli Americani. Per Dio, non possiamo permetterlo. Abbiamo appena fatto accettare a McNamara quel campo di battaglia elettronico. Ci farà fruttare all’incirca un miliardo e mezzo. Così andrà tutto perso.”
“Un membro anziano, che era solito far visita ai Dulles alla loro residenza estiva a Henderson Bay, si dirigeva verso il centro di quel piccolo gruppo e quasi sussurrando disse che i suoi ragazzi avevano appena terminato una guerra di 10 anni in Vietnam. Per il totale si parlava di migliaia, e il costo raggiungeva i miliardi di dollari. Poi guardò il gruppo dei vecchi compari e ringhiò: “Quel maledetto bastardo di Kennedy ha lavorato tutta l’estate con alcuni della mafia irlandese di Old Joe e i suoi generali preferiti e stanno preparando il modo di farci uscire dal Vietnam. Questo non può accadere. Deve continuare. Proprio adesso che una rielezione è cosa certa e poi c’è Bobby e dopo di lui Teddy. Vi dico che Kennedy deve andare”.
“Nel perimetro di quel gruppo ardente sedeva un uomo più giovane tranquillamente attento a ogni parola e osservava ogni mossa. Proprio allora, quando il tizio che stava parlando finì, vide ammiccare un membro anziano. Si alzò con calma e si avvicinò mettendosi dietro la sua sedia. Il membro si girò e bisbigliò alcune parole. Era tutto ciò che aveva bisogno di sentire, ‘Nell’autunno, da qualche parte al sud’. Trova il modo di allontanare dalla città più personalità possibili. Fai tu.”
“Ci fu la decisione. Fu il risultato di un consenso non solo di quell‘incontro, ma di molti altri. Questo meeting fu il culmine. Questo uomo era un professionista esperto. Conosceva le regole, come usarle e chi chiamare. Sapeva esattamente come programmare la successione degli eventi e metterla in atto. Sapeva che il suo maggiore lavoro era di stendere un piccolo quadro di uomini di metterli al lavoro immediatamente per la storia di copertura e per il piano di insabbiamento”.
Buon Ringraziamento a tutti. Dio ti benedica JFK, dovunque tu sia.
Jerry Mazza è uno scrittore freelance, e risiede a Manhattan. Contattalo a [email protected]
Fonte:www.onlinejournal.com
Link: http://www.onlinejournal.com/artman/publish/printer_244.shtml
22.11.05
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di LAURA