DI ANTONELLA RANDAZZO
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Mentre il mondo agonizza con “crisi”, guerre, torture e massacri, chi solleva il problema che tutto questo è organizzato da chi può e ha convenienza ad organizzarlo, si trova invischiato in una serie di etichette e di considerazioni che smontano persino l’evidenza, facendo apparire la realtà come immodificabile o dovuta a cause non riconducibili a precise persone.
Chi solleva il problema delle vere cause degli eventi finanziari, politici, bellici o economici, si trova ad essere etichettato in modo denigratorio, e i fatti da lui segnalati diventano mere opinioni, anche quando di opinioni non si può certo parlare.
Definire “complottismo” il voler capire meglio chi oggi ha usurpato la sovranità dei popoli e la difende ad oltranza commettendo delitti, risulta una strategia per ribaltare i significati e creare dissenso tra la cittadinanza.
Se una persona vede un’altra persona rubare e grida “al ladro!”, ovviamente, non si trasforma nel ladro ma, al contrario, sta denunciando il malfattore. E invece, paradossalmente, chi denuncia l’operato poco pulito e poco chiaro di un gruppo di criminali che si nasconde ma può agire efficacemente a causa del potere acquisito, diventa “complottista”. Ovvero chi denuncia il complottista, per una sorta di meccanismo orwelliano, diventa esso stesso complottista.
Il “complottista” è in realtà chi organizza crimini, “congiure”, “intrighi”, per danneggiare qualcuno e trarre vantaggi. Si parla di “complotto” quando si ritiene che eventi importanti – politici, economici, finanziari, mediatici o di altro genere – siano da rapportare a persone precise, che hanno interesse a proteggere l’attuale sistema di potere.
La domanda è: Stiamo vivendo in una vera democrazia, ovvero il popolo ha sovranità e può difendere i suoi interessi?
Dai canali ufficiali non potremo mai apprendere che l’attuale assetto non è veramente democratico e che esistono persone che, in virtù dei loro privilegi finanziari, politici ed economici, producono eventi a loro convenienti, danneggiando la maggior parte delle persone.
Potete credere realmente che la realtà attuale dipenda davvero dalle persone comuni? I giovani scelgono liberamente di essere sfruttati in mansioni lavorative precarie e malpagate? L’anziano sceglie volontariamente di vivere con una pensione da fame? Gli iracheni o gli afgani scelgono di vivere sottomessi ad un potere imperiale crudele, che si spaccia per democratico?
Dato che è assurdo rispondere affermativamente a queste domande, allora vuol dire che esiste un gruppo di potere che agisce in modo criminale, e che si cura di non apparire o di scaricare su altri le responsabilità delle proprie azioni.
La realtà può dipendere da tutti noi nella misura in cui ci rendiamo conto dell’esistenza di questo gruppo criminale e decidiamo di spodestarlo. Ma finché crederemo che chi ne denuncia l’esistenza e l’operato sia folle ciò non sarà possibile.
Parlare di un sistema di potere iniquo non è da folli, è da folli credere di vivere in una vera democrazia.
Siamo abituati a non ragionare per categorie logiche, assumendo implicitamente categorie propinate dalla propaganda.
E’ così che siamo indotti a credere che le “crisi” non abbiano precisi responsabili o che il sistema elettorale partitico possa permettere una vera democrazia.
E’ possibile provare che un gruppo privilegiato può creare determinati eventi in virtù del potere acquisito. Alcuni fatti che provano questo sono sotto gli occhi di tutti, eppure chi li solleva diventa un personaggio etichettabile.
Oltre ad etichettarlo, si è cercato di formare una categoria compatta, in modo tale che chiunque sollevi un dubbio su un’interpretazione ufficiale si trovi associato ad altre persone che hanno sollevato altri dubbi o detto cose inverosimili. Ad esempio, nella voce “Teoria del complotto” di Wikipedia si fanno rientrare le cose più disparate, come la tesi del “Codice da Vinci”, o la “Teoria del complotto Ufo” per creare una categoria molto estesa, ricca di elementi fantasiosi, non sorretti da prove, come se chi denuncia un sistema iniquo fosse un personaggio dalla fervida fantasia.
Sembra che chiunque parli di un gruppo di potere egemone debba per forza finire nel calderone “complottistico” e dunque condividere anche ipotesi improbabili o argomentazioni fantasiose.
In altre parole, non si ascolta quello che la singola persona ha da dire, e lo si valuta in modo obiettivo, ma si trascina la persona scomoda in un pantano di pregiudizi, etichette e polemiche, tralasciando così di valutare obiettivamente i fatti sollevati. E’ possibile invece sollevare e capire le vere caratteristiche del sistema senza farsi inghiottire dal caos creato apposta per distogliere l’attenzione da argomentazioni che nulla hanno a che vedere con le fantasie letterarie.
Quando qualcuno viene etichettato, l’intento di chi attribuisce le etichette è di minare il valore di ciò che egli dice, perché è in contrasto con la propaganda o i suoi interessi. Pensate all’efficacia dell’etichetta “teorico della cospirazione o del complotto” affibbiata a tutti quelli che sollevano dubbi sulle versioni ufficiali di crimini o di strani eventi. Questa etichetta storna l’attenzione dell’ascoltatore anche quando le argomentazioni possono essere convincenti, perché l’interlocutore viene associato a qualcosa di folle, e nessuno vuole avere nulla a che fare con i matti. In realtà non ci sarebbe alcuna teoria, ma soltanto molti fatti che provano l’esistenza di un potere criminale che opprime e uccide.
Chi solleva altarini criminosi diventa come un vaso di coccio fra vasi di ferro, dovendo subire argomentazioni a suo detrimento che hanno la forza trainante del “bias di conferma”. Il bias di conferma è un effetto mentale che induce a non comprendere alcune verità, avendo nella mente una serie di pregiudizi, di distorsioni o di punti di vista errati che lo impediscono. Ovviamente, si tratta di un fenomeno su cui si basa la propaganda, con le sue tecniche atte a indurre false associazioni, ad assumere punti di vista fallaci o a fare ragionamenti pseudo-logici, che fanno approdare a ciò che è conveniente per il sistema di potere. Ad esempio, è un “bias” pensare che i “terroristi islamici” siano malvagi mentre le autorità Usa siano buone, e che non vi siano legami fra i due gruppi (si veda a questo proposito http://www.disinformazione.it/significato_terrorismo.htm ). Oppure pensare che la violenza sia dovuta soltanto all’immigrazione (i crimini sono commessi nella maggior parte dei casi da italiani, ma i mass media di solito danno in gran parte notizia dei crimini commessi da stranieri).
Il fenomeno del bias di conferma riduce la possibilità di impatto efficace a tutto ciò che non è sorretto dal mainstream di massa, ovvero che va contro la mentalità dominante creata dalle “versioni ufficiali” degli eventi. La forza delle versioni o delle interpretazioni ufficiali è metaforicamente come quella di un martello pneumatico che scava, demolisce, separa e modifica, mentre quella delle versioni indipendenti, pur essendo suffragata dai fatti criminosi, può essere come un martello comune, che può produrre effetti ma può anche lasciare invariata la situazione.
Non si comprende nulla della realtà attuale se non si è capaci di capire che essa è assai più incredibile di qualsiasi fantasia. La realtà che noi crediamo vera, quella che i media promuovono, è in realtà una clamorosa falsificazione.
Non soltanto quando vediamo un politico che si spaccia per onesto ma sappiamo che è corrotto, non soltanto quando la pubblicità ci dice che un determinato alimento è sano mentre sappiamo che è dannoso. La falsità e l’inganno talvolta sono sottili, impregnati di un impatto realistico che agisce sulla mente in modo efficace. Queste falsità mirano a trasformare le opinioni in verità e la verità in opinione.
E’ uno dei meccanismi più efficaci per condizionare le menti il creare confusione e far credere che la verità sia opinione e viceversa, che l’opinione possa ergersi a realtà.
Gli esempi di questo metodo propagandistico sono tanti. E’ evidente, ad esempio, nell’uso che se ne fa nel trattare l’argomento ancora tabù del potere dello Stato d’Israele sui palestinesi. Ad esempio, il 30 aprile 2008 è stata trasmessa su La7 una puntata de “L’Infedele” di Gad Lerner, dal titolo “Ma cosa vogliono questi ebrei”, in cui si parlava della questione d’Israele. Nella trasmissione i personaggi “pro-Israele” venivano contrapposti a quelli “pro-palestinesi”, facendo intendere l’esistenza di una mera separazione ideologica. In realtà, alla luce dei fatti, l’onestà intellettuale e morale dovrebbe far superare tale presunta separazione, dato che gli eventi riguardo alla nascita d’Israele non sono un’opinione, così come non lo sono nemmeno le persecuzioni di cui sono oggetto ad oggi i palestinesi. Rendere tutto ciò una realtà “ideologica” o opinabile significa di per sé occultare i fatti o mistificarli gravemente.
Moltissime persone comuni non distinguono fra opinioni e realtà, esponendosi al condizionamento della propaganda. Ad esempio, in alcuni blog si possono leggere post di commento dei lettori del tipo “sono d’accordo”, oppure “non sono d’accordo”, anche quando l’articolo commentato è fondato sui fatti (ovvero sul numero di morti in un massacro, o sul comportamento concreto di alcune autorità italiane o estere). Questi lettori fanno capire di scambiare i fatti per opinioni.
Se non credete che esista un gruppo di potere dominante che cerca di creare eventi a suo favore, vuol dire che pensate che le attuali autorità non sarebbero capaci di ingannare i cittadini, e che, anche se esistono le mistificazione del potere, tutto sommato la realtà che costruiamo sulla base dei media di massa è sostanzialmente vera.
Purtroppo questa rassicurante rappresentazione può essere facilmente confutata, e gli argomenti per confutarla sono talmente tanti che si potrebbe scrivere un’enciclopedia.
“Nihil enim opertum quod non revelabitur, et occultum quod non scietur”, tutto prima o poi viene a galla.
E dato che tutto prima o poi viene a galla, occorre fare in modo che la gente non vi creda, e addirittura prenda per squilibrato o fissato chi dice cose scomode.
Negli ultimi anni sono stati creati numerosi blog di denuncia dei crimini che il gruppo di potere attuale commette in moltissimi paesi del mondo. In risposta a ciò, sono sorti anche diversi blog di persone che vorrebbero creare caos, screditare i blogger indipendenti oppure convincere che chi critica il sistema attuale lo fa perché sprovveduto o paranoico.
Si cerca di mostrare il dibattito ben diverso da come esso è, ossia come una sorta di considerazioni non suffragate da prove o di vaneggiamenti di persone poco equilibrate.
In realtà occorre riportare le cose così come esse sono: da diverso tempo numerosi autorevoli ricercatori, giornalisti, studiosi o docenti universitari sollevano la questione dell’esistenza di autorità criminali, che spacciano per democrazia un sistema di tipo nazifascista. Questi studiosi hanno portato alla luce l’esistenza di gruppi di potere che possono agire in modo diverso per accrescere il loro potere e le loro ricchezze. Ad esempio, si appropriano ingiustamente di risorse e attraverso le corporation impongono un assetto economico-lavorativo iniquo, oppure attraverso le banche finanziano guerre e controllano il sistema politico.
Gli studiosi in questione hanno dedicato molti anni allo studio di questo inquietante argomento, mettendo in evidenza i paradossi del sistema, e considerando l’esistenza di un preciso gruppo di potere che ha interesse a organizzare guerre e a creare “crisi”, e che ha creato il “terrorismo” per meglio controllare i popoli.
Non si tratta di opinioni o di discussioni filosofiche: sono sotto gli occhi di tutti le ingiustizie nella distribuzione della ricchezza, le oppressioni e le occupazioni che alcuni popoli sono costretti a subire e la corruzione che dilaga fra le autorità di molti paesi, compreso il nostro.
Dunque, il problema non è credere o non credere che ci sia al vertice del sistema un gruppo disposto a tutto pur di proteggere il suo potere, ma provare che questo gruppo non esiste e che gli studiosi indicati sotto abbiano detto cose irreali.
Chi ha dubbi sulla natura iniqua del sistema attuale, ed è una persona onesta, può documentarsi, leggere qualcuno dei libri o articoli scritti da questi studiosi, e può farsi un’idea più chiara, cercando di oltrepassare la propaganda. Qui riportiamo un elenco che comprende soltanto una piccola parte di questi studiosi (non è un elenco completo ma per ovvi motivi non è possibile elencarli tutti):
JOHN PILGER giornalista e scrittore
SUSAN GEORGE militante per i diritti umani e scrittrice
VANDANA SHIVA fisica e ambientalista
NAOMI KLEIN giornalista
WEBSTER TARPLEY giornalista
NOAM CHOMSKY docente universitario e scrittore
JIM TUCKER giornalista
DANIEL ESTULIN giornalista e scrittore
ALEX JONES conduttore radiofonico e regista
NAFEEZ MOSSADEQ AHMED docente di Relazioni Internazionali e scrittore
ROBERT FISH giornalista
WILLIAM BLUM ex funzionario di Stato Usa e scrittore
GREG PALAST giornalista e scrittore
BAER ROBERT scrittore ex agente Cia
CHOSSUDOVSKY MICHEL professore di Economia e scrittore
KLEEVES JOHN scrittore
JAMES PETRAS professore di Sociologia e scrittore
SUTTON ANTONY C. storico
Se dopo aver letto diversi libri o articoli di questi autori credete che siano tutti matti o che si divertano ad inventare gruppi complottisti che agiscono a nostro danno, allora continuate pure a credere i mass media ci informino correttamente, che i politici siano a servizio dei cittadini o che non esistano delitti di Stato.
A questo punto però dovete anche credere che da qualche parte si trovi un asino che vola o che girando per i boschi vedrete prima o poi spuntare qualche folletto.
Antonella Randazzo
Fonte: http://lanuovaenergia.blogspot.com/
Link: http://lanuovaenergia.blogspot.com/2009/07/chi-sono-i-complottisti-le-trame.html
5.07.0299
Articolo correlato:
“Teoria e pratica del complotto”
http://lanuovaenergia.blogspot.com/2009/04/teoria-e-pratica-del-complotto.html
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