CHI GOVERNA IN AMERICA (I GOVERNANTI USA HANNO PAURA DEL POPOLO AMERICANO)

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DI FINIAN CUNNINGHAM
dandelionsalad.wordpress.com

Cosa dimostrano in primo luogo le rivelazioni dell’ex consulente della CIA Edward Snowden è quanta paura abbiano i leader degli Stati Uniti della gente comune, sia in America che nel resto del mondo. Per “leader” intendiamo la classe dirigente, quell’1 per cento di élite a capo del complesso finanziario-aziendale-militare-industriale e i politici da questa comprati e pagati.

La caccia all’uomo internazionale messa in atto dalle autorità statunitensi per Snowden, che si è intensificata dopo il suo volo a Mosca per eludere l’estradizione da Hong Kong, è indicativa della disperazione con cui le élite di Washington cerchino di schiacciare sia lui che ciò che lui sta rivelando circa il loro dominio dispotico.
Gli Stati Uniti si sono evoluti in una distopia, non una democrazia, dove ricchezza oscena e privilegio si confrontano con una massiccia povertà e miseria. Un indicatore di questa disuguaglianza abissale è il fatto che i 400 americani più ricchi hanno più ricchezza materiale di 155 milioni di loro concittadini messi insieme. Un altro dato: circa 50 milioni di americani – un sesto della popolazione – sopravvivono con i buoni pasto. I disoccupati, i senza tetto, il tasso di suicidi, di dipendenza da farmaci, di criminalità dilagante sono tutti indicatori di un tracollo sociale.

La società americana sta sprofondando sotto il puro peso della sua decrepita economia capitalista. Il sistema sociale è insostenibile. È come un sacco gonfio e marcio che sta squagliandosi sotto un’inesorabile pressione. Questo non sta succedendo soltanto negli Stati Uniti. In tutto il mondo, le persone si stanno ribellando all’iniquità del capitalismo clientelare – la sola forma di capitalismo – dall’Europa al Medio Oriente arabo, dalla Turchia al Brasile.

Gli Stati Uniti dimostrano in modo evidente come può crollare una società capitalista. È difficile credere che a memoria d’uomo, quindi non molto tempo fa, gli USA erano considerati il modello economico del mondo. Adesso stanno diventando sempre più come un gigantesco ghetto di dilagante povertà che si sta allargando a macchia d’olio, inframmezzato da qualche sporadica e circoscritta comunità ricca, abitata da quell’1 per cento della società elitaria.

Questo è il contesto storico da tener presente per comprendere appieno il significato della spropositata sorveglianza imposta dall’élite contro la cittadinanza, come rivelato dal whistleblower [chi per coscienza denuncia un illecito, n.d.t.] ed ex consulente NSA Edward Snowden. La classe dirigente americana, e le sue controparti d’élite in tutto il mondo, sono metaforicamente sedute all’interno delle proprie nicchie privilegiate, impietrite dal malcontento che sta salendo “al di fuori”. Con il loro criminale saccheggio e manipolazione delle risorse economiche, i benestanti hanno, per insaziabile avidità, creato un nemico potenzialmente formidabile – in pratica tutta la popolazione, sia degli Stati Uniti che del mondo intero.

In questa situazione altamente instabile di élites e masse popolari che il capitalismo ha forgiato, la “democrazia” non può più essere tollerata dai governanti. Ecco perché questi ultimi hanno intrapreso la massiccia raccolta di informazioni, il monitoraggio, la sorveglianza e lo spionaggio della popolazione. Evidentemente cercano di mantenere il “controllo” di uno squilibrio precario ed esplosivo.

Il dovere principale di ogni stato è quello di proteggere i propri cittadini da nemici stranieri. In genere per nemici si intendono eserciti stranieri o gruppi terroristici. Ma dalle rivelazioni di Snowden circa la sorveglianza delle comunicazioni da parte del governo statunitense, la stragrande maggioranza dello spionaggio americano è fatto su comuni cittadini. Telefonate, e-mail, fotografie e chat informatici di miliardi di persone in tutto il mondo vengono risucchiati e immagazzinati per analisi. Uno dei casi divulgati da Snowden svelava come ospedali e università cinesi – non installazioni militari – fossero tra i molti obiettivi civili spiati dal governo americano.

I funzionari della sicurezza nazionale degli Stati Uniti difendono questo metodo di retata globale come uno strumento necessario alla pesca a strascico di terroristi. La scorsa settimana, il capo della National Security Agency, generale Keith Alexander ha comunicato al Senato americano che più di 50 complotti terroristici contro gli Stati Uniti erano stati sventati dalle intercettazioni fatte dalla NSA sulle comunicazioni civili. La prova per i presunti attacchi terroristici sventati citati dal generale Alexander era piuttosto discutibile, per cui siamo obbligati ad accettare la dubbia parola della NSA e delle sue egocentriche pretese di successo.

Anche prendendo per buona questa affermazione, 50 presunte minacce terroristiche su miliardi di comunicazioni, è cosa trascurabile, come il classico ago in un pagliaio. Ciò significa due cose. In primo luogo, statisticamente, la minaccia terroristica nei confronti dei cittadini degli Stati Uniti è trascurabile al punto da essere praticamente inesistente. Come Snowden stesso ha ricordato, le probabilità che cittadini americani muoiano per uno scivolone nella propria vasca da bagno sono più alte di quelle di morire per un atto di terrorismo. In secondo luogo il pretesto ufficiale per una violazione mondiale e su scala industriale della privacy – cioè, la sicurezza dei propri cittadini – è grottescamente sproporzionato, e quindi ingiustificabile.

Dopo queste rivelazioni, il presidente americano Barack Obama e i suoi funzionari della sicurezza hanno affermato che le violazioni della privacy individuale sono trascurabili. “Nessuno sta ascoltando le vostre telefonate”, ha detto Obama, aggiungendo che ci deve essere un compromesso tra sicurezza nazionale e quelle da lui definite “lievi violazioni” delle libertà civili.

Queste rassicurazioni da parte di Obama e del Direttore Nazionale dell’Intelligence USA, James Clapper, tra gli altri, sono respinte da Snowden e altri “whistleblowers” della NSA, nonché dall’American Civil Liberties Union, che è entrata in causa contro il governo americano per le recenti rivelazioni. Le affermazioni ufficiali di sorveglianza limitata e le violazioni sono ripudiate dai vari sostenitori della privacy digitale, come la Electronic Frontier Foundation, oltre che dalla Costituzione americana stessa. Edward Snowden dice che quando lavorava presso la NSA, era autorizzato ad introdursi nelle e-mail di chiunque, “incluso il presidente”. Questo è tutt’altro che “trascurabile”.

Un altro ex dirigente della NSA, Thomas Drake, perseguito sotto l’Espionage Act degli Stati Uniti per un simile “whistleblowing” nel 2011, dice che il governo americano e le sue agenzie segrete hanno sistematicamente “sovvertito la Costituzione”, arrogandosi il potere di attingere a tutte e qualsiasi comunicazioni essi desiderino. In senso stretto, Obama potrebbe non mentire dicendo che “nessuno sta ascoltando le vostre telefonate”. O perlomeno non ancora, ma il potere esecutivo e la tecnologia sono già pronte perché questo sistema totalitario di intercettazione sia messo in atto.

Drake scrive: “Il dubbio controllo, abbinato ad una legislazione permissiva – il [Foreign Intelligence Surveillance Act], le commissioni congressuali – è tutta una danza kabuki, fondata sulla pretesa della sicurezza nazionale del bisogno di trovare una minaccia. La realtà è che loro [il governo americano] vogliono tutto, punto. Hanno questo sistema straordinario: in effetti, una specie di edificio aperto 24 ore al giorno 7 giorni alla settimana, fatto su vasta scala, da cui vi guardano con un occhio che tutto vede.”

Sembra un’incredibile mancanza di buon senso da parte di alcuni opinionisti alternativi l’aver respinto sommariamente le rivelazioni di Snowden come banali. Peggio ancora, alcuni di loro hanno addirittura insinuato che l’ex analista della NSA sia una pedina consapevole o inconsapevole in un elaborata bufala della CIA volta ad inibire i cittadini nell’utilizzo delle comunicazioni di massa.

Tali opinioni sottovalutano fortemente la portata della criminalità del governo americano verso la propria sacrosanta Costituzione e le implicazioni profondamente corruttrici che hanno per la democrazia.

Il giornalista del Guardian Glenn Greenwald, che ha pubblicato la storia di Snowden all’inizio di giugno, ha affermato: “Le persone che hanno appreso cose che non conoscevano già sono cittadini americani che non hanno alcun collegamento con il terrorismo o intelligence stranieri, così come centinaia di milioni di cittadini in tutto il mondo. Ciò che hanno appreso è che la stragrande maggioranza di questo apparato di sorveglianza è rivolta non ai governi cinese o russo, o a terroristi, ma a loro stessi”.
“Ed è proprio per questo che il governo degli Stati Uniti è così furioso e si lancerà con tutto il suo peso contro queste divulgazioni. Ciò che è stato ‘danneggiato’ non è la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ma la facoltà dei suoi leader politici di lavorare contro i propri cittadini e contro i cittadini di tutto il mondo nascostamente, con zero trasparenza e senza alcuna imputabilità”.

Dal momento della creazione della legge sullo spionaggio degli Stati Uniti nel 1917, cioè circa un secolo fa, ci sono stati in tutto 10 procedimenti penali nei confronti di dipendenti statali americani ritenuti di aver infranto la legge e compromesso la sicurezza nazionale tramite denuncia. Uno di questi era Daniel Ellsberg, ex membro dello staff del Dipartimento di Stato, che diede alla stampa i famosi “Pentagon Papers”, pubblicati dal New York Times nel 1971, che smascheravano i falsi motivi legali su cui si basava la guerra genocida americana in Vietnam.

Sette dei 10 procedimenti penali nei confronti di chi denuncia – il 70 per cento – sono stati emessi dall’amministrazione Obama. Basta questo dato a descrivere la crescente ansia all’interno della classe dirigente americana. Quest’ansia è figlia dei loro sempre più banditeschi poteri segreti e della destabilizzazione della democrazia tuttora in atto. I governanti americani proteggono gelosamente i loro comportamenti criminosi ed è per questo che stanno vendicativamente perseguendo persone come Snowden che portano alla luce la loro criminalità. C’è un che di ironico nel fatto che Snowden abbia dovuto rifugiarsi in Russia (il vecchio “impero del male”, secondo le parole del defunto presidente americano Ronald Reagan), al fine di evitare l’estradizione negli Stati Uniti, dove è accusato di reati ai sensi della legge sullo spionaggio.

L’ex dipendente della NSA Thomas Drake sostiene che quando lavorava come analista durante la guerra fredda era incaricato di monitorare le attività di spionaggio della Germania Est stalinista e della sua polizia segreta, la Stasi. Drake asserisce che la Stasi era ossessionata dal voler “sapere tutto” sui suoi cittadini, di cui manteneva un enorme archivio cartaceo. Tuttavia, questo voluminoso metodo di archiviazione non è che una frazione di ciò che è stoccato e accessibile dai servizi segreti americani tramite Internet e la tecnologia digitale. Drake descrive la NSA americana come “una Stasi sotto l’effetto di steroidi”.

Negli anni ’70, il Senatore americano Frank Church condusse un’indagine approfondita sulle illecite operazioni segrete del governo americano. Church metteva in guardia sul fatto che se i servizi segreti della NSA si fossero mai schierati contro il popolo americano – invece dei “nemici stranieri” – allora la democrazia di questo paese sarebbe finita. Questo è precisamente il tremendo stato attuale delle cose per quanto riguarda i servizi segreti statunitensi.

Due sono le conseguenze dell’implosione del sistema capitalistico di cui per ragioni storiche gli Stati Uniti sono ancora il punto di riferimento. La prima è il crescente militarismo degli Stati Uniti e dei suoi alleati occidentali per compensare il crollo economico globale. Questo militarismo si è evoluto negli ultimi dieci anni dopo i presunti attacchi terroristici contro gli Stati Uniti l’11 settembre 2001 tanto da diventare uno stato di “guerra permanente”. L’attuale guerra segreta in Siria, patrocinata dagli USA, e quella in fase di preparazione contro l’Iran fanno parte di una perpetua guerra imperialista che collega l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia, insieme a Pakistan, Somalia, Yemen e Mali. Questo stato di guerra permanente è necessario alle decadenti potenze capitalistiche per tentare di accaparrarsi il controllo sulle risorse naturali, sui mercati, sulla finanza e sugli investimenti contro i loro riconosciuti rivali, Russia e Cina.

L’altra conseguenza dello storico fallimento del capitalismo, in particolare negli Stati Uniti, è l’imperativo di mantenere il controllo sul collasso sociale e la ribellione. Ecco perché la crescita del militarismo all’estero è andato di pari passo con l’intensificazione dei poteri di sorveglianza e di repressione contro i propri cittadini. A tutti gli effetti, la democrazia americana e occidentale sta morendo. Solo le guerre criminali e la repressione dei propri cittadini stanno mantenendo in vita questo sistema.

Come osservava Thomas Drake, “Da quando il governo USA si è scollato dalla Costituzione dopo l’11 settembre, ha iniziato a mangiarsi viva dall’interno la nostra democrazia”. I leader americani sono una élite dispotica che vive nella paura e apprensione della sua stessa gente e del potere popolare che in tutto il mondo si sta ribellando contro il malgoverno del capitalismo.

Finian Cunningham
Fonte: http://dandelionsalad.wordpress.com
Link: http://dandelionsalad.wordpress.com/2013/06/25/us-rulers-fear-american-people-by-finian-cunningham/
25.06.2013

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da GIANNI ELLENA

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