CHI E' INCARCERATO NELLE PRIGIONI ISRAELIANE ?

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DI MICHAEL KRAMER
Workers World

“Noi capiamo, comprendiamo e teniamo in considerazione l’estrema pressione a cui è soggetta la resistenza palestinese, sia internamente che esternamente; oggi uniamo alle loro le nostre voci e siamo loro vicini nel dire che sì, la questione merita quel livello di sacrificio, confronto e fermezza, poichè è una questione di principio e la questione di 10.000 detenuti.”
Segretario di Hezbollah – Generale Sayyed Hassan Nasrallah.

La situazione di estrema difficoltà dei circa 10.000 prigionieri politici trattenuti in una moltitudine di carceri israeliane è fondamentale per la comprensione degli eventi che si svolgono nella parte occupata della Palestina e del Libano.
La maggior parte dei prigionieri sono palestinesi, ed in minor numero libanesi e giordani. Vi sono uomini, donne, bambini, e anche funzionari scelti. Alcuni sono in prigione dagli anni ’70.
La loro causa ha portato a numerosi casi di azioni di auto-sacrificio da parte di militanti palestinesi e libanesi. Nel corso degli anni, anche i prigionieri hanno agito per difendere la propria dignità e i diritti umani che gli sono riconosciuti internazionalmente riconosciuti.

Il campo di prigionia di Salem è situato vicino a Jenin in Cisgiordania. Uno dei legali della PPS (Società Prigionieri Palestinesi), Mustafa Al Azmouty, ha dichiarato il 13 Giugno che le condizioni stanno peggiorando.

“I detenuti dicono di essere soggetti a punizioni ogni volta che si lamentano dei maltrattamenti, e che i soldati hanno confinato in cella d’isolamento alcuni detenuti senza ragione apparente”, ha dichiarato, aggiungendo che “I detenuti lamentano anche la carenza di cibo, e che il cibo loro fornito spesso non è di buona qualità… I detenuti aggiungono che spesso i soldati fanno irruzione nelle loro celle e li maltrattano senza spiegazione” (Centro mediatico internazionale mediorientale, IMEMC, 14 giugno).

La Mishkat Al Aseer è un’organizzazione che rappresenta i prigionieri palestinesi e denuncia le violazioni dei diritti umani. Un legale dell’organizzazione, Dirar Moneer Al Saady, è stato arrestato in gennaio e mandato a Salem. E’ ancora in carcere. Secondo il suo legale, “è sato torturato durante gli interrogatori e sottoposto a vari tipi di umiliazioni e pressioni psicologiche”. (IMEMC, 15 giugno).

Hawwash ha fatto appello alle associazioni umanitarie, governative e non-governative, affinchè il suo cliente venga rilasciato. Hanno risposto alla sua chiamata Hamas e Hezbollah, con i loro recenti atti e le richieste che Israele rilasci i suoi prigionieri politici.

Diffusione degli abusi nelle carceri

La prigione di Al Naqab è situata nella parte meridionale del deserto palestinese. Secondo la PPS, le condizioni della prigione contravvengono alla Quarta Convenzione di Ginevra, che riguarda il trattamento dei civili in territori occupati e proibisce le punizioni collettive.

I detenuti qui “si lamentano delle urla, vengono picchiati, subiscono insulti e abusi verbali. A molti prigionieri si negano le sigarette e l’accesso a diete particolari, come la dieta a basso contenuto di sodio che servirebbe a prigionieri con problemi di salute. Ai prigionieri si rifiuta anche l’uso del bagno”. (Palestine News Network, 22 giugno).

Le famigerate condizioni degli interrogatori nel centro di detenzione di Al Moskobiyya a Gerusalemme sono ben note ai Palestinesi. Jamil Hasan Mizhir, un ventenne di Ramallah, ha dichiarato alla PPS in giugno di essere stato preso a calci e a pugni durante gli interrogatori, e che gli sono stati puntati negli occhi luci laser.

Un altro detenuto, Ra’ed Ayid Aroury, è stato legato ad una sedia giorno e notte per dieci giorni consecutivi.

La notizia del successo delle operazioni militari di Hamas e Hezbollah, che hanno fatto prigionieri di guerra, ha raggiunto gli esultanti prigionieri delle carceri israeliane. Sono subito seguite misure puntive.

Presso le prigioni di Damouon e Shatta, i carcerieri hanno rilasciato gas lacrimogeno nelle celle. In risposta, 2.320 prigionieri di Al Naqab hanno fatto il 14 luglio uno sciopero della fame. (www.palestine-info.co.uk, 14 luglio).

I prigionieri di Shatta hanno continuato il loro sciopero della fame per quattro giorni.

Dal 1948, decine di migliaia di palestinesi sono passati attraverso le prigioni israeliane. La lotta per la loro liberazione è rimasta solo una lotta. La loro prigionia è un incubo per i loro familiari e amici. Giovani uomini e donne in salute, sono stati resi permanentemente disabili e sfigurati, sia a livello fisico che psicologico.

E molti altri -troppi per gli israeliani- sono diventati ancora più impegnati nella lotta per liberare l’intera Palestina.

Michael Kramer
Fonte: http://www.workers.org
Link: http://www.workers.org/2006/world/israel-prisons-0727/
18.07.06

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a curadi SARAH MARCUCCI

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