CHE SUCCEDE DOPO IL REFERENDUM IN CRIMEA ?

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Zero Hedge

Tenuto conto della votazione dell’Onu che ieri mattina ha dichiarato il referendum in Crimea non valido (con l’ovvio veto della Russia e con l’astensione della Cina) e sulla scia di quanto detto venerdì scorso da Lavrov, che aveva fatto capire che la Russia avrebbe deciso solo dopo il referendum, diventa piuttosto stimolante pensare a quali potranno essere le scelte di Putin se l’esito del voto sarà, come prevedibile, per l’adesione alla Federazione Russa.

Una nota dell’ European Council on Foreign Relations (think-tank legato a Soros, nota CdC) ha dichiarato “non conoscendo la strategia di Vladimir Putin è difficile per l’Europa e per tutto l’Occidente fare ipotesi valide sulle sue prossime mosse, in un certo senso si sta cercando di capire che cosa passa per la mente di Putin. Qui di seguito proviamo a vedere cinque punti sui pro e sui contro, dettati dal buon senso, che possono emergere da quanto sta accadendo” (da ECFR.blog).

1. Putin ha sempre voluto invadere la Crimea?

I diplomatici russi (che in questi giorni devo odiare il lavoro che fanno) hanno fatto parecchi tentativi per dimostrare che in Crimea non hanno violato nessuna legge internazionale. Ma la violazione è palese e i pretesti che usano per giustificare l’invasione hanno veramente poca consistenza – e Mosca questo lo sa.

È vero che a Mosca ci sono diversi gruppi che sostengono la linea dura e che sono veramente poco interessati al diritto internazionale, anzi userebbero qualsiasi mezzo pur di riunificare i paesi slavi. Comunque la maggioranza dell’establishment è sempre stata su una posizione differente. Ad esempio, il Ministero degli Esteri russo ha sempre tenuto una comportamento rigidamente legalistico nelle sue relazioni internazionali: in effetti, dopo il 1945 ha sempre fatto molta enfasi sul rispetto dello stato di sovranità, della non interferenza negli affari interni degli altri paesi e nella inviolabilità dei confini. I nuovi concetti più morbidi, come “responsabilità di proteggere”, sono concetti completamente estranei.

Lo stesso Putin si è sempre dichiarato appassionatamente dalla parte del rispetto della legge, come è risultato chiaro dalla posizione assunta in Libia, in Siria o in molte altre situazioni. Perciò la decisione di invadere la Crimea non deve essere stata facile per lui, deve aver considerato che, questa volta, è in gioco qualcosa di estremamente più importante. Il corollario è che nel difendere la sua concezione della posta in gioco, Putin potrebbe anche essere pronto ad andare molto oltre al punto che possiamo credere in molti di noi.

2. Putin ha ancora i piedi per terra?

La dichiarazione di Angela Merkel che Putin viva fuori dalla realtà, intercettata dal New York Times, ha dato luogo a molte congetture e commenti di persone che sono arrivate alla conclusione che Putin sia impazzito. Infatti, mentre lui personalmente potrebbe vivere in un suo mondo irreale, sembra che tutto il mondo di Putin si sia allontanato per un certo periodo di tempo dalla realtà terrena.

Putin sembra credere sinceramente che dei gruppi di estremisti pericolosi abbiano preso il potere a KIEV. Onestamente non può rendersi conto che gli eventi a Kiev sono stati l’espressione di una classica rivoluzione popolare. Come ha sottolineato Fiona Hill, è possibile che tutto il concetto di rivoluzione popolare gli sia completamente estraneo, infatti alla fine degli anni 80 e all’inizio degli anni 90, mentre in Russia c’era la rivoluzione, lui non c’era – era in servizio a Dresda per il KGB . Non fu personalmente testimone del fatto che un enorme numero di persone furono coinvolte nel rovesciamento dell’unione sovietica. Il suo aver vissuto all’estero durante questi eventi essenziali, come l’essere cresciuto alla scuola KGB e la sua personale visione del mondo, possono aver favorito il nascere della sua idea che il crollo dell’unione sovietica sia stato il risultato di una cospirazione pilotata da pochi, in combinazione con il tradimento di altri.

Con lo stesso occhio è possibile che Putin abbia guardato agli eventi in corso in Ucraina, come una cospirazione fatta dall’Occidente, visione che era già stata il suo punto di vista assoluto per la rivoluzione arancione del 2004. Ma potrebbe anche ritenere la situazione come il risultato di pura incoscienza: di una serie di azioni che hanno seguito le stesse linee guida che hanno visto coinvolto l’Occidente in Libia e in Siria. Per come la vede Putin in entrambi questi posti l’Occidente ha appoggiato dei gruppi marginali di estremisti contro un governo legittimato, con l’ingenua speranza di far attecchire in qualche modo la democrazia sulle rovine dei vecchi regimi.

Potrebbe anche essere che egli abbia visto che l’Occidente abbia applicato la stessa logica all’Ucraina e che abbia deciso di non poter permettere che una cosa del genere accadesse anche in Ucraina. Va aggiunto anche che probabilmente Putin si senta anche tradito dall’Occidente, secondo il suo punto di vista, per le incursioni geopolitiche fatte in Ucraina e per il fallimento dell’Occidente, sempre secondo il suo punto di vista, nell’appoggiare Viktor Yanukovych, dopo la firma dell’accordo del 21 febbraio.

Questo il quadro nel quale può essersi formata la realtà in cui vive Vladimir Putin. Questo significa che il cosiddetto “revisionismo” di Putin potrebbe essere ancora largamente ispirato dal suo conservatorismo, ma solo perché molta della realtà cui vive è realmente basata su false premesse. Comunque pur comprendendo tutto ciò, per l’Occidente non è facile impostare le cose in modo da far ragionare Putin – come hanno ultimamente scoperto recentemente parecchi interlocutori occidentali.

3. Putin userà la Crimea come leva per l’Ucraina?

Molti analisti ritengono che la Russia eviterà di annettere la Crimea, ma invece tenterà di tenerla in un limbo stile Transnistria per usarla come perno della gestione di Kiev.

Sembra come se il vero obiettivo di Mosca sia di riuscire a sollevare tutta l’Ucraina poggiandosi sulla Crimea, ma è difficile prevedere esattamente fino a che altezza Mosca riterrà conveniente usare questa leva. Il governo salito al potere a Kiev alla fine di febbraio è debole, ma contrariamente a quanto afferma Mosca, non è illegittimo – è legittimato per quello che può esserlo in queste circostanze. Comunque ancora non rappresenta l’intera società nel modo in cui il governo dovrebbe rappresentarla.

In teoria, sarebbe stato facile per Mosca far leva sul nuovo governo forzandolo con l’uso di una miscela di mezzi più o meno legittimi e altro ancora. Ma Mosca non ha fatto nemmeno un tentativo.

Ormai , non è chiaro quanta ” Trans-nistrianizzazione ” della Crimea servirebbe a Mosca per avere una buona leva, perché Kiev oggi è molto meno disponibile a fare accordi con Mosca, rispetto ad un mese fa. Molti tra i nazionalisti potrebbero essere segretamente sollevati dal vedere la Crimea andarsene, portandosi via con sé i suoi due milioni di elettori russi di razza russa.

Non più tardi di una settimana fa, la Russia avrebbe probabilmente potuto contare sull’appoggio dell’ Occidente per esercitare pressioni su Kiev. Ma l’Occidente è terrorizzato da quello che sta facendo Mosca e non sa come rispondere. Così, molti sarebbero stati più tranquilli se, invece che annettersi la Crimea, la Russia si fermasse alla “Trans-nistrianizzazione”. L’Occidente sarebbe pronto a fare pressioni su Kiev per far accettare le condizioni di Mosca – anche se in questo modo, ovviamente, si protrarrebbe il malgoverno in Ucraina e, di conseguenza, le dimostrazioni di piazza.

Ma per Mosca, che non ha cercato di farsi appoggiare dall’Occidente, ora potrebbe essere troppo tardi. L’assembramento di truppe russe ai confini dell’Ucraina ha probabilmente reso l’Occidente più determinato ad opporsi alla Russia e meno disponibile a negoziare compromessi scellerati. E, allo stesso modo, l’aver ammassato tante truppe potrebbe indicare che a Mosca non interessano nemmeno le pressioni che potrebbe esercitare l’occidente. Il tipo di controllo su Kiev che il Cremlino ha in mente può essere qualcosa di molto più difficile di una semplice cooptazione o di una coercizione.

4. Putin obbedisce solo a pressioni interne?

Alcuni analisti sostengono che tutta la faccenda della Crimea sia stata avviata solo per impressionare il pubblico nazionale che aveva cominciato ad amare meno Putin. Altri, che invece non condividono questa interpretazione, dicono che Putin non può tornare indietro, proprio per delle pressioni interne. E questo è vero, visto che l’invasione ha fatto crescere l’apprezzamento del popolo per Putin. E si è messa in moto la macchina mediatica – una propaganda interna che ha creato un forte impulso a favore della missione in molti strati della società russa. Ma risulta ancora difficile credere che queste siano le vere motivazioni che possono limitare l’azione di Putin, soprattutto in considerazione del fatto che non sono previste elezioni a tempi brevi. La società russa non ha capacità per sostenere discussioni critiche ed informate sulla politica estera ed i media controllati dallo Stato si sono messi a trovare giustificazioni alle azioni del regime, qualunque esse siano. Per i media russi sarebbe facile raccontare una disfatta come una vittoria (questa strategia è ben raccontata in una vecchia barzelletta sovietica su una gara di 100 m tra Ronald Reagan e Leonid Breznev : dopo la vittoria di Reagan la TASS scrive: “nella gara di ieri tra i capi di Stato il Segretario Generale del PCUS ha ottenuto un prezioso secondo posto, mentre il presidente degli Stati Uniti è finito penultimo.”) In breve, per il momento almeno, Putin non è assolutamente franato da necessità elettorali immediate. Ma questo non significa che voglia fermare l’escalation o tornare indietro.

5. Serviranno le sanzioni per fermare Putin?

Sono in parecchi a vedere delle logiche differenti dietro le sanzioni occidentali sulla Russia. Qualcuno spera che le sanzioni, o la semplice minaccia di sanzioni, possa costringere Mosca a fare marcia indietro, altri invece che le sanzioni servano ad allontanare le élite russe da Putin ed a ridimensionare il vasto sostegno interno. Altri semplicemente credono che quelli che hanno agito strumentalmente contro la sovranità e di l’integralità territoriale meritino di essere puniti. Altri ancora guardano alla situazione da un punto di vista a lungo termine e pensano che le sanzioni dovrebbero essere applicate per erodere le fondamenta economiche di un regime sempre più aggressivo.

Buona parte di questo ragionamento sembra avere una logica ed essere coerente ma non è così, qualsiasi calcolo fatto sulle sanzioni che ritiene che tutto si ritorcerà contro Putin, non suona bene. Da quando ci furono le proteste del 2011-2012, Putin non ha più fiducia in quelle élite che tengono i soldi in Occidente e che pertanto possone sempre essere sensibili alle pressioni che vengono dall’Occidente. Perdere il loro appoggio quindi, non sarebbe importante. Non hanno già nessuna influenza su di lui e in ogni caso il “rimpatrio dei soldi” è una politica che, in modo non ufficiale, va avanti già da parecchio tempo.

Le sanzioni, così come una crescente disaffezione verso Putin da parte delle elite russe, potrebbero avere effetti a medio termine. Ma non fermeranno Putin questa domenica o nei giorni successivi. Ma questo non significa comunque che le sanzioni siano inutili o non necessarie – particolarmente perché sembra sempre più probabile che stiamo per entrare in una lotta tra Russia e Occidente che durerà a lungo.

TYLER DURDEN

Fonte: www.zerohedge.com

Link: http://www.zerohedge.com/news/2014-03-15/what-happens-after-sundays-crimea-referendum-vote

15.03.2014

Il testo italiano di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte ComeDonChisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque.Primario

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