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La Redazione

 

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CHE INTENZIONI HANNO I BRICS INSIEME ALLA GERMANIA ?

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A cura di Davide
Il 10 Marzo 2015
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DI PEPE ESCOBAR

rt.com

Winston Churchill una volta ha detto “Mi sento solo ed abbandonato senza una guerra”. Sentiva anche forte nostalgia di possedere un impero. Il suo successore – l’Impero del Caos – ora affronta lo stesso dilemma. Alcune guerre – come in Ucraina, per procura – non stanno andando molto bene.

La perdita dell’impero si manifesta sempre più in miriadi di mosse da parte di svariate entità che puntano ad un mondo multipolare.

Per cui non stupiamoci che la “macchina del pensiero” statunitense stia perdendo il senno, diramando buffe “previsioni” dal sapore di CIA, in cui la Russia è destinata a disintegrarsi e la Cina si sta tramutando in una dittatura comunista. Così tanti pensieri (imperiali) ricchi di buoni propositi, così poco tempo per tirare in lungo un’egemonia.

L’acronimo di tutte queste “previsioni” che non ci si deve azzardare a nominare è BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa). BRICS è peggio della peste per come la pensano i “Padroni dell’Universo” che davvero controllano il – truccato – mondo attuale. Vero, i BRICS stanno affrontando svariati problemi. Il Brasile è attualmente paralizzato: un lungo, complesso ed autodistruttivo processo sta sbocciando con minacce di cambio di regime da parte dei galoppini locali dell’Impero del Caos. Ci vorrà tempo, ma il Brasile reagirà.

Restano i “RIC” – Russia, India e Cina – come vere chiavi di volta per i BRICS. A causa di tutte le loro discrepanze, sono tutti d’accordo che non hanno bisogno di puntare all’egemonia assoluta, ma ad nuovo ordine multipolare.

La Nuova Banca per lo Sviluppo dei BRICS (NDB) – un’alternativa chiave al FMI che permetterà alle nazioni in via di sviluppo di sbarazzarsi del dollaro come valuta di riserva – sarà operativa dalla fine di quest’anno. L’NDB finanzierà infrastrutture e progetti di sviluppo sostenibile non solo nelle nazioni facenti parte dei BRICS, ma anche in altre in via di sviluppo. Dimentichiamoci della Banca Mondiale dipendente dall’occidente, di cui capitale e capacità di prestito non vengono mai innalzate dalle cosiddette “potenze” occidentali. L’NDB sarà un’istituzione aperta. Le nazioni dei BRICS deterranno il 55% del potere di voto e al di fuori di questo pacchetto a nessuna nazione sarà permesso detenere più del 7% dei voti. Il dettaglio fondamentale è che le nazioni in via di sviluppo potranno diventarne partner e ricevere prestiti.
Dannati quei comunisti

Un gentlemen agreement a tre è in via di definizione. Il Primo Ministro indiano arendra Modi sarà in Cina il prossimo maggio – e la “Cindia” di sicuro si metterà in marcia per una svolta riguardo le aspre dispute territoriali. Così come Delhi avrà molto da guadagnare dagli ingenti capitali cinesi e dalle esportazioni, Pechino vorrà approfittare del vasto mercato indiano e delle sviluppate conoscenze tecnologiche. In parallelo, Pechino ha già offerto aiuto economico alla Russia – se Mosca lo chiederà – appellandosi alla partnership strategica che coinvolge le due nazioni.

Il “perno asiatico” degli USA – lanciato dal Pentagono – è vestito da sera ma senza un posto dove andare. Bullizzare il Sudest asiatico, l’Asia del Sud e, per quanto possibile, l’estremo oriente per renderli vassalli dell’ “Impero del Caos” – e più di tutto confrontarsi apertamente con la Cina – è sempre stato un non-punto di partenza. Per non menzionare la convinzione che un Giappone militarizzato di nuovo potesse “contenere” la Cina.

Isolare la “dittatura comunista” non funzionerà. Guardate, ad esempio, la ferrovia ad alta velocità che collegherà Kunming, nella provincia dello Yunnan, e Singapore, attraversando un bel pezzo di Sudest asiatico che per Washington non è mai stato molto più di un mucchietto di stati clienti. L’Asia emergente del ventunesimo secolo è basata sulle interconnessioni e il sole di questa nuova galassia è inesorabilmente la Cina.

Dato che la Cina si è imbarcata in una variazione estremamente complessa del suo modello economico, come ho spiegato qui, il monopolio cinese della manodopera a basso costo – la sua precedente base industriale – si sta spostando verso il mondo in via di sviluppo, specialmente nella zona attorno all’Oceano Indiano. Buone notizie per il Sud del Mondo – ciò include tutte le nazioni, da quelle africane come il Kenia e la Tanzania, fino al Sudest asiatico e all’America Latina.
Ovviamente l’ “Impero del Caos, mantenendo un occhio agli affari, non verrà buttato fuori dall’Asia. Ma i suoi giorni da egemone, o di mafioso geopolitico che garantisce “protezione”, sono finiti.

Il remix cinese di Vai ad Ovest, Giovane Uomo [frase utilizzata negli USA per spingere la corsa all’oro, attribuita a Horace Greely, NdT] – in effetti, un espandersi ovunque – è iniziato nel 1999. Dei 10 più grandi porti di container del mondo, non meno di 7 sono in Cina (gli altri sono Singapore, Rotterdam e Pusan in Korea del Sud). Per quanto riguarda il dodicesimo piano quinquennale cinese – che finirà nel 2015 – la maggior parte degli obiettivi delle sette aree tecnologiche in cui la Cina voleva primeggiare sono stati raggiunti, in alcuni casi addirittura superati.

La Bank of China permetterà allo Yuan di muoversi sempre più liberamente nei confronti del dollaro. Si sbarazzerà di dollari ogni poco. Il ventennale cambio fisso col dollaro scomparirà gradualmente. La più grande nazione del mondo per scambi commerciali, nonchè la seconda più grande economia, non può semplicemente essere ancorata ad una sola valuta. Pechino sa molto bene come questo vincolo amplifichi ogni shock esterno nei confronti dell’economia cinese.

Sykes-Picot siamo noi

Un processo parallelo si svilupperà anche nel Sudest asiatico: lo smantellamento degli stati nazione in Medio Oriente – un remix dell’accordo di Sykes-Picot di cento anni fa. Che lampante contrasto con il tirono agli stati nazione che sta avvenendo in Europa.

Ci sono rumors del fatto che il moderno Sykes sia Obama e il moderno Picot sia Putin. Non proprio. È l’ “Impero del Caos” che sta agendo come un nuovo Sykes-Picot, riconfigurando direttamente ed indirettamente il “Grande Medio Oriente”. L’ex boss della NATO, il generale Wesley Clark, ha di recente “rivelato” ciò che tutti già sapevano: il finto Califfato dell’ISIS/ISIL/Daesh è finanziato da “stretti alleati degli USA”, ovvero Arabia Sudita, Qatar, Turchia e Israele. Facciamo un paragone con il Ministro della Difesa israeliano Moshe Yaalon che ammette che l’ISIS “non rappresenta una minaccia agli interessi di Israele”. Daesh è un mezzo per portare avanti Sykes-Picot per gli USA.

L’ “Impero del Caos” ha perseguito attivamente la distruzione di Iraq, Siria e specialmente Libia. Ora, a capo della Casa di Saud, il “nostro” bastardo Re Salman non è altro che l’ex reclutatore di jihadisti per Abdul Raul Sayyaf, il Salafita Afghano che era il cervello dietro OSama Bin Laden e l’altra mente dell’11 settembre Khalid Seikh Mohammad.

Questo è il classico modo di muoversi dell’Impero del Caos (le persone eccezionali non costruiscono le nazioni, le fanno a pezzi). Ci saranno un sacco di terrificanti sequel di distruzioni di nazioni, dagli “Stan” centro asiatici allo Xinjiang in Cina, per non menzionare la putrescente Ucraina, alias il Nulandistan.

Parti dell’Af-Pak [contrazione per definire la zona di Pakistan e Afghanistan in Asia centrale, NdT] potrebbe venir convertito in un tentacolo dell’ISIS/ISIL(Daesh proprio ai confini di Russia, Cina, India e Iran. Dalla prospettiva dell’ “Impero del Caos” questo potenziale bagno di sangue nei “Balcani eurasiatici” – per citare l’eminente russofobo Dott. Zbig “Grande Scacchiera” Brzezinski – è la famosa “offerta che non si può rifiutare”.

Russia e Cina, nel frattempo, continueranno a scommettere sull’integrazione eurasiatica, rafforzando l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) e la loro coordinazione all’interno dei BRICS e usando le loro risorse di intelligence per contrastare gli sgherri del Califfo.

L’amministrazione Obama cerca disperatamente un accordo sul nucleare con l’Iran, ma Russia e Cina si sono già avvicinate a Teheran. Il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi era a Teheran due settimane fa, sostenendo che l’Iran è una delle “maggiori priorità di politica estera” cinesi e di “grande importanza strategica”. Più presto che tardi l’Iran diventerà membro dell’SCO. La Cina ha già in ballo molti grossi affari con l’Iran e con essa la Russia, che vende armi e impianti nucleari.

Berlino – Mosca – Pechino?

Poi c’è la questione tedesca.
Ad oggi la Germania esporta il 50% del suo PIL. Nel 1990 la percentuale era il 24%. Negli ultimi 10 anni la metà della crescita tedesca si è basata sulle esportazioni. Traduzione: si parla di un’economia gigantesca che ha disperato bisogno che i mercati globali continuino ad espandersi. Un Ue sofferente non fa quadrare i conti.

Le esportazioni tedesche stanno cambiando l’indirizzo di destinazione. Solo il 40% – in calo – va all’interno dell’UE, la vera crescita è in Asia. Quindi la Germania, in pratica, si sta allontanando dall’eurozona. Ciò non comporta che la Germania stia facendo saltare l’Euro, ciò potrebbe essere interpretato come un pessimo tradimento del tanto declamato “progetto europeo”.

Ciò che si deduce dal quadro commerciale è la ragione del gioco duro della Germania nei confronti della Grecia: o vi arrendete, completamente, o lasciate l’Euro. Ciò che la Germania vuole è mantenere la partnership con la Francia e dominare l’Europa dell’Est come un satellite economico, facendo affidamento sulla Polonia. Per cui aspettiamoci Grecia, Spagna, Portogallo e Italia sbattere contro il muro dell’intransigenza tedesca. Bella “integrazione europea”, che sta in piedi solo fino a che la Germania detta le regole.

La chiave della tabella di marcia è che il doppio fiasco Grecia + Ucraina sta venendo a galla. Berlino fa la parte di un imperfetto egemone Europeo – per minimizzare. Berlino si è di colpo svegliata nel mondo reale, di fronte al possibile incubo di un’esplosione totale della guerra contro la Russia istigata dagli USA nei paesi lungo i confini orientali europei. Non c’è da stupirsi che la Merkel abbia preso il primo aereo disponibile in direzione di Mosca.

Mosca – diplomaticamente – è uscita vincitrice. Ha vinto anche quando la Turchia – istigata dai continui tentativi di entrare nell’UE costantemente ostracizzati da, chi se non altro, Germania e Francia – ha deciso di rivolgersi verso l’Eurasia una volta per tutte, ignorando la NATO ed aumentando le relazioni con Cina e Russia.

Tutto ciò è accaduto in uno scenario di grande cambiamento nel gioco del “Gasdottistan”. Dopo che Mosca intelligentemente ha negoziato il passaggio da South Stream a Turk Stream, proprio vicino ai confini greci, Putin e il Primo Ministro greco Tsipras si sono accordati riguardo un’estensione del gasdotto dal confine turco, attraverso la Grecia, verso l’Europa del Sud. Quindi la Gazprom metterà basi salde non solo il Turchia ma anche in Grecia, che di colpo diventerà di fondamentale importanza strategica nel “Gasdottistan” europeo.

Quindi la Germania, presto o tardi, dovrà rispondere a una domanda pesante – come mantenere imponenti surplus commerciali, nonostante stia scaricando i propri partner europei. La sola risposta possibile è più commercio con la Russia, la Cina e l’estremo oriente. Ci vorrà un po’ e ci saranno un sacco di buche lungo la via, ma un asse commerciale Berlino-Mosca-Pechino è assolutamente inevitabile.

E comunque no, queste cose non si deducono in alcuna bizzarra “previsione” delle macchine di pensiero statunitensi.

Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). Può essere contattato a [email protected].

Fonte: http://rt.com

Link: http://rt.com/op-edge/236219-russia-china-germany-trade-axis/

27.02.2015

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione FA RANCO

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