DI DANIELE RAINERI
ilfoglio.it
L’altro ieri è uscito rapporto incendiario che suona come una dichiarazione di guerra da parte di USA e Nato, contro la presenza russa in Ucraina. La relazione di otto pagine non solo parla di un finanziamento all’Ucraina per tre miliardi di dollari di equipaggiamento militare ma anche di provocare un numero alto di perdite tra i soldati russi, tale da rendere imbarazzante l’intervento per il governo di Mosca.
Domenica il New York Times ha scritto che dentro all’Amministrazione Obama c’è un cambio di linea sulla guerra civile in Ucraina e si pensa sul serio a mandare armi alle truppe del governo centrale di Kiev.
Erano già di quest’idea il comandante della Nato, il generale americano Philiph Breedlove, il capo di stato maggiore Marty Dempsey e il segretario alla Difesa uscente, Chuck Hagel. Il consigliere per la Sicurezza nazionale, Susan Rice, negli ultimi mesi si era invece opposta ma adesso, secondo fonti a lei vicine, “è pronta a riconsiderare la cosa”.
I soldati di Kiev sono in difficoltà davanti all’avanzata irruente dei separatisti appoggiati dalla Russia – che però ufficialmente nega qualsiasi aiuto. Dieci giorni fa, dopo il bombardamento con razzi sulla città di Mariupol, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg ha detto: “Ci sono truppe russe nell’Ucraina dell’est che stanno appoggiando questi attacchi con sistemi di comando e controllo, missili terra-aria sofisticati, droni, lanciarazzi multipli e congegni per la guerra elettronica”. Nello stesso giorno anche il presidente americano, Barack Obama, ha parlato con chiarezza per la prima volta: “Siamo preoccupati dalla violazione del cessate il fuoco e dall’aggressione che questi separatisti stanno compiendo – con l’appoggio russo, equipaggiamento russo, finanziamenti russi, addestramento russo e truppe russe”.
Ad alimentare il dibattito ieri è uscito un rapporto incendiario di otto pagine che suona come una dichiarazione di guerra da parte di America e Nato, contro la presenza russa in Ucraina.
Il rapporto si chiama “Preserving Ukraine’s Independence, Resisting Russian Aggression: What the United States and Nato Must Do”, ed è firmato tra gli altri da Michèle Flournoy (perché è importante la sua firma lo spiega Paola Peduzzi) e Jim Stavridis, ex comandante della Nato.
In breve, le otto pagine raccomandano di dare all’Ucraina tre miliardi di dollari di equipaggiamento militare “anche letale”, un miliardo di dollari subito come risposta d’emergenza e altri due nei prossimi due anni. L’America e la Nato, si legge, dovrebbero mandare missili anticarro ai soldati ucraini perché la Russia sta mandando contro di loro i carri armati e il 70 per cento delle armi anticarro di Kiev è troppo obsoleto per proteggerli davvero. Il rapporto identifica anche la maggior causa di mortalità per i soldati di Kiev (al primo posto con circa il 70 per cento), che è una combinazione micidiale di droni russi e artiglieria più lanciarazzi multipli (versione moderna dei Katiuscia): i droni trovano le truppe ucraine e artiglieria e razzi le martellano. Per questo raccomanda l’invio di radar di terra capaci di identificare nel giro di pochi secondi chi spara da dove (per rispondere), droni da ricognizione per replicare lo stesso schema e “restituire i colpi”, congegni per bloccare le trasmissioni dei droni russi, radio criptate per non essere pià così tragicamente visibili ed esposti agli occhi di chi guida i separatisti. C’è un gap d’intelligence e di tecnologia da colmare nel Donbass, dice il rapporto, e come si capisce da queste e altre raccomandazioni specifiche, la Russia è identificata come mandante, motore e manager di un “Putin manufactured conflict”.
L’obbiettivo è provocare un numero alto di perdite tra i soldati russi, tale da rendere imbarazzante l’intervento per il governo di Mosca – anche se il rapporto non lo scrive in modo così chiaro. Il numero dei morti è segreto da ambo le parti, e in Russia esistono campagne civili che chiedono: “Se davvero non stiamo combattendo in Ucraina, dove sono i nostri figli?”.
Il rapporto contiene altri punti interessanti – considerato che alcuni firmatari hanno fatto parte del governo americano. Uno è l’avvertimento: America e Nato devono agire prima che i separatisti uniscano via terra il confine russo con la penisola di Crimea, già annessa alla Russia a marzo 2014. Se sembra improbabile, allora è meglio ricordare che “pochi analisti pensavano alla fine del 2013 a una conquista militare della Crimea”. Il secondo riguarda il rischio di un’escalation con Mosca: “Ma non c’è un rischio, sta già succedendo”.
Fonte:
2.02.2015