DI RUBEN ROSENBERG COLORNI
L’Italia è conosciuta a livello internazionale per tre cose: la sua cucina, la sua terribile politica, i suoi panorami e le sue spiagge. In questi ultimi mesi si sono verificati alcuni fatti che coinvolgono tutti e tre questi elementi. Militanti, agricoltori e un’inchiesta governativa hanno fatto un po’ di luce su quello che potrebbe essere un potenziale attacco segreto dell’industria delle biotecnologie contro uno dei pilastri della cultura e del patrimonio culinario italiano: gli ulivi.
La zona del Salento, in Puglia, ospita alcuni dei più antichi oliveti presenti sulla terra. Gli alberi sono vecchi di secoli e non solo considerati un bene di chi possiede l’oliveto ma anche come un’eredità collettiva del popolo italiano. La loro presenza ha garantito per millenni la sussistenza degli abitanti. Ma in questi ultimi mesi il cosiddetto fenomeno CoDiRo, o Rapid Complex Desiccation of Olive Trees (Disseccamento complesso e rapido degli olivi) ha provocato il disseccamento di molti alberi. Fra le cause di questo fenomeno potrebbe esserci un batterio chiamato Xylella fastidiosa che attacca, fra le altre cose, lo xilema degli agrumi e i ceppi delle vigne, che dissecca insieme ai loro polloni e impedisce la formazione dei frutti. Prima del 2014 non era mai stato riscontrato alcun caso di infezione di questo batterio sugli olivi.
Olivi italiani pluricentenari
All’inizio della crisi il progresso di questa infezione era stato letto dalle autorità regionali come la risultante di una molteplicità di fattori e di agenti patogeni, dal che l’uso della parola «complesso» per definire il fenomeno. Erano perlomeno quattro le infezioni fungine considerate come le potenziali responsabili della propagazione dell’infezione, insieme a un insetto vettore, che si nutre dello xilema, e all’agente patogeno Xylella fastidiosa. Questa ipotesi era stata confermata da un’équipe di ricerca indipendente dell’Unione Europea. Un documento pubblicato dal governo locale nel 2014 ha ammesso che la disseccazione degli olivi rappresentava un “problema fitosanitario molto complesso a causa dei diversi fattori in gioco”. Il comandante della Guardia Forestale Giuseppe Silletti, incaricato di contenere il fenomeno, ha dichiarato che rigirare la terra attorno agli alberi “aveva sradicato il 90% della popolazione di insetti vettori del batterio”.
Ciò nonostante le lobbies governative e del biotech, insieme ai media compiacenti delle grandi società, hanno cominciato ad addossare le cause solo al batterio Xylella fastidiosa ignorando gli altri fattori, come l’impoverimento del suolo dovuto all’uso di erbicidi e pesticidi, e la possibile selezione di alcune specie di insetti. La complessità del caso è stata brutalmente semplificata per presentare al pubblico una minaccia che potrebbe non esistere affatto.
Il governo italiano ha scelto una soluzione radicale per affrontare questo problema: la distruzione totale di tutti gli alberi sospetti di infezione e di quelli che li circondano. Per mesi, agricoltori e militanti si sono opposti a quella che rappresentava una condanna a morte di oliveti centenari, oltre che una condanna per gli agricoltori ridotti in miseria. La battaglia per gli alberi è culminata alla fine di magio del 2015, quando il governo locale ha deciso di proseguire con la distruzione degli alberi, mentre i militanti ecologisti ci si arrampicavano sopra per impedirne l’esecuzione. Per rispondere a questi gesti il governo regionale della Puglia ha detto di aver ricevuto dall’Unione Europea l’ordine di portare a termine lo sradicamento, affermazione categoricamente negata dai responsabili europei chiamati in causa.
A questo punto la questione principale è sapere se il batterio Xylella è l’unico responsabile del CoDiRo. Molti agronomi italiani hanno dichiarato pubblicamente che secondo loro le cause vanno associate ad un uso eccessivo di prodotti agrochimici e ad altri fattori, piuttosto che all’infame agente batterico. Inoltre hanno detto che il ceppo locale di Xylella potrebbe essere endemico e asintomatico. A seguito di queste dichiarazioni, la Federazione Italiana dell’Agricoltura Biologica e Biodinamica ha detto che esistono metodi efficaci e meno distruttivi per combattere la malattia: contemplano l’uso di antichi metodi di controllo antiparassitari che non sono invasivi, come il solfato di rame e l’idrossido di calcio, le reti contro gli insetti e i pesticidi organici conformi ai principi dell’agricoltura biologica. Risposte non ce ne sono, ma come ha spiegato il laboratorio del dottor Rodrigo Almeida a Berkeley, dell’Università della California, “nella patologia vegetale, la prova conclusiva che un elemento patogeno causi una malattia specifica esige la verifica dei postulati di Koch [criteri che stabiliscono il rapporto di causa-effetto tra un microbo e la malattia, N.d.T.] (…). In Italia, ci sono ricercatori che attualmente stanno lavorando con i postulati di Koch per analizzare il ceppo del CoDiRo nell’ulivo”. In sostanza, la risposta è che non sappiamo quale sia la causa della malattia, e che fino ad ora non c’è prova scientifica per verificare questa ipotesi. Tenuto conto dell’assenza di certezze, gli agricoltori e i militanti ecologisti affermano che le misure che il governo, nazionale e locale, vogliono prendere sono eccessivamente radicali e che potrebbero essere uno specchietto per allodole destinato a mascherare un’operazione più larga. Perciò si pone la domanda: questa malattia è semplicemente un fenomeno naturale catastrofico dovuto all’attività umana oppure ci sono ragioni di sospettare un’azione criminale?
Torniamo al 2010, quando un gruppo di fitopatologisti chiamato Cost 873 si è riunito a Bari. Fra i partecipanti c’erano scienziati dell’Istituto Mediterraneo di Agronomia di Bari, che avevano portato dalla California alcuni campioni dell’agente patogeno Xylella “a scopi di ricerca scientifica”. Nel corso dell’incontro fu discusso uno scenario ipotetico, nel quale il batterio Xylella era rilasciato in alcune zone d’Europa nel quadro di un progetto più ampio destinato a capire come avrebbero reagito i paesi di fronte ad un attacco bio-terroristico. È uno scenario strano in sé, ma non porta prove definitive. Non si può dire nulla con certezza perché il capo dell’équipe, il comandante della Guardia Forestale Giuseppe Silletti, si è rifiutato di fare una comparazione genetica fra quel batterio introdotto dalla California con quello coinvolto nell’epidemia di questi mesi.
Sono in molti a non capire l’insistenza del governo per lo sradicamento delle piante, dato che mancavano prove concrete e che c’erano alternative efficaci. In molti hanno puntato il dito sull’industria delle biotecnologie. E ci sono buone ragioni: l’istituto che ha portato in Italia l’agente patogeno è finanziato da imprese di biotecnologia. Inoltre, il gigante del settore, la Monsanto, ben noto per le sue pratiche predatorie, è proprietario di Allelyx, una società che si dedica alla creazione di ceppi OGM resistenti al batterio e il cui nome, per ironia, è Xylella scritto al contrario. Tenuto conto di questi dati, che sono interessanti ma non probanti, e tenuto conto del fatto che il governo non ha voluto condurre un’inchiesta approfondita, molte persone hanno ritenuto che ci fosse una collusione fra il governo e l’industria delle biotecnologie. La voce che gira è che questa crisi potrebbe esser stata organizzata allo scopo di sradicare gli oliveti locali. Sulle ragioni ci sono molte ipotesi, ma la più accreditata è che si sia trattato di obbligare i coltivatori locali a passare a varietà OGM resistenti alla malattia. C’è solo un problema con questa ipotesi: che attualmente non esiste alcuno studio disponibile su olivi OGM.
Nel corso di questa inchiesta abbiamo contattato un portavoce di Monsanto per chiedergli un commento, e abbiamo contattato anche l’Università di Wageningen e l’Istituto Agronomico Mediterraneo di La Canea [Grecia, N.d.T.]. Tutti hanno negato di sapere o di esser coinvolti in ricerche su olivi OGM. Gli unici esperimenti erano stati condotti in Italia negli anni Settanta, e gli alberi erano stati distrutti nel 2012, dopo l’approvazione di una legge che proibiva ogni esperimento di coltura OGM in campo aperto. Questo non prova che ci siano implicazioni nefaste, ma lascia aperta l’inchiesta. Per di più, non è detto che le risposte dateci dalle due istituzioni siano state oneste. Potrebbe darsi che la ricerca sia stata condotta segretamente, nell’attesa che la diffusione della malattia raggiungesse livelli critici tali da poterla pubblicare.
C’è un’altra ipotesi che viene seriamente presa in considerazione, e che sembra avere ragioni più fondate. Sarebbe l’industria del turismo, e non solo quella del biotech, a dover essere incriminata. La zona più toccata dall’epidemia è una zona altamente turistica. In questi ultimi due anni, le domande per l’affitto di camere sono cresciute del 45%, cosa che ha spinto le autorità locali a adottare un divieto per la costruzione di nuovi villaggi e complessi turistici. Le cose potrebbero cambiare se il settore dell’olivicoltura fosse decimato.
Responsabili dirette o semplici beneficiari della crisi, le imprese turistiche raccolgono già i frutti di questa situazione. I poderi sospetti di essere infettati dal batterio Xylella sono stati svenduti a prezzi molto bassi, e molti sono stati acquistati con l’obiettivo esplicito di farne discoteche o hotel. Prima però le terre devono essere ridestinate dall’uso agricolo all’uso residenziale e commerciale, misura che probabilmente la Regione prenderà molto presto dato che ha bisogno di entrate fiscali per compensare la perdita delle attività legate alle olive.
Dopo il luglio 2015 la polizia ha seguito il caso in maniera più attenta, confiscando hard-disk e file del Ministero dell’Agricoltura e dell’Istituto Mediterraneo di Bari. I tribunali amministrativi di Lecce e di Roma hanno chiesto l’interruzione immediata degli sradicamenti (il cosiddetto Piano Silletti), almeno finché sarà aperta l’inchiesta. Ventisei produttori di olio biologico e numerosi agricoltori sono interessati da questa inchiesta. Il Ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, principale artefice del piano di sradicamento, ha già promesso che farà ricorso se gli agricoltori dovessero vincere il processo.
Se sarà trovata una risposta, anche se dovesse chiamarsi Xylella, sarà comunque una grande perdita: oltre 800.000 alberi stanno per essere abbattuti. Nel frattempo resta aperta la domanda: l’industria biotech sta attaccando deliberatamente gli ulivi italiani? L’unica cosa certa è che senza prove scientifiche definitive, ottenute in maniera trasparente e indipendente, questa domanda rimarrà senza risposta. Nel caso, migliaia di oliveti centenari saranno distrutti senza motivo, e quel che è peggio, accadrà per beneficiare un piano nefasto.
Fonte: www.mondialisation.ca
29.08.2015
Traduzione dal francese per www.comedonchisciotte.org a cura di MARTINO LAURENTI