CDC Intervista aperta: le risposte di Paolo Cagnoni di ITALEXIT

Le risposte di Paolo Cagnoni di Italexit, all'intervista aperta di CDC ai partiti, per le elezioni politiche del 25 Settembre 2022

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Continuiamo la pubblicazione integrale delle risposte all’intervista aperta che abbiamo inviato ai partiti che concorrono alle elezioni politiche del 25 settembre. La pubblicazione è fatta in base all’ordine di arrivo delle risposte alla nostra Redazione. In fondo all’articolo è riportato il collegamento al sito ufficiale e al programma del partito.

 

25 domande dalla Redazione di Comedonchisciotte.org ai partiti. Risposte di Paolo Cagnoni, responsabile per la comunicazione di Italexit

 

1) CDC: La moneta è elemento essenziale per uno Stato democratico moderno. I dati mondiali dimostrano chiaramente come lo 0,3% della popolazione detenga il 50% della ricchezza totale: ritenete sia necessario invertire in modo drastico tale tendenza? Intendete far tornare il popolo sovrano gestore e beneficiario della propria moneta? E se si, come?

Italexit: Ci chiamiamo ItalExit, quindi nel nostro nome c’è un indirizzo inequivocabile nonché la garanzia che non cambieremo mai la nostra linea politica su questo punto, come invece hanno fatto Lega e 5Stelle, passati dalle magliette No Euro al ruolo di vassalli nel governo Draghi. Oggi tutti corrono ad accreditarsi sui mercati e a baciare il mantello dell’imperatore, cioè l’Unione Europea: ultima la Meloni che ormai parla come un banchiere europeo. Quel che è certo è che nessuno dice la verità, anzi, è tutta una corsa a nascondere la polvere sotto il tappeto. La verità è che senza sovranità monetaria ci spolperanno vivi, ricattandoci in eterno finché possiederanno tutti i nostri asset e tutti i nostri averi, case comprese: è il patrimonio edilizio il prossimo obiettivo, per chi non lo avesse ancora capito. In ogni caso, basterebbe guardare i grafici per verificare il crollo che il nostro Paese ha subito dall’avvento dell’Euro in poi. Ceto medio semidistrutto, povertà assoluta in aumento vertiginoso, tutti i dati industriali scivolati da un livello di eccellenza agli ultimi posti in Europa, interi settori del Made in Italy massacrati da assurde limitazioni europee. Quello che nessuno dice è che tutto questo è avvenuto a causa di un’impostazione monetaria apparentemente folle ma a nostro parere pensata sin dall’inizio, come dimostrano i dati da voi citati, per accentrare ricchezza e potere in pochissime mani. Problema peraltro diffuso in tutto il mondo. Il neoliberismo ha portato la società verso una sorta di nuovo feudalesimo tecnologico, e i due strumenti principali che ha usato per riuscirci sono stati le dinamiche monetarie da una parte, i monopoli industriali e commerciali dall’altra: il tutto condito in salsa di iper-globalizzazione forzata che oggi sta mostrando la corda e dalla quale gli americani per primi stanno cercando di fuggire. Per sostituirla, peraltro, con un’altra forma di dominio e di controllo molto più subdola, che passa anche dalla divisione del pianeta in tre grandi macroaree con l’Islam a fare da quarto incomodo. Per quanto ci riguarda abbiamo aderito a un’Unione che si è fondata su una moneta unica senza che vi fosse una sovrastruttura politica. E’ stato come cercare di costruire una casa partendo dal tetto invece che dalle fondamenta. Privare un Paese della sua sovranità monetaria significa indebolirlo non solo dal punto di vista finanziario, ma anche renderlo politicamente sterile. Prima dei cambi bloccati dello Sme e dell’avvento dell’Euro non si era mai sentito parlare di fallimento di uno Stato sovrano, perché se la politica possiede le leve monetarie può sempre porre rimedio ai momenti di difficoltà. Ora invece le nostre dinamiche politiche vengono decise altrove, siamo sotto perenne ricatto del famigerato spread, da decenni ci sono imposte politiche di austerity che hanno piegato il Paese. Come da mantra liberista, è aumentata la disoccupazione e si sono ridotti i salari, sono stati limitati i diritti e sminuita la figura del lavoratore. In macroeconomia, poi, tutto quello che gli eurofanatici paventavano che sarebbe successo con il ritorno alla moneta sovrana sta accadendo con l’Euro: depauperamento sociale, diminuzione drastica del potere di acquisto dei cittadini, inflazione causata ad arte attraverso la speculazione energetica. Oggi parliamo di non accendere i riscaldamenti o i condizionatori come fosse una cosa normale. Forse sarebbe il caso di fermarsi un attimo e chiedersi: ma se queste politiche ci hanno portato a questo disastro, non sarebbe il caso di provare a cambiare e a salvarci? Se una percentuale irrisoria della popolazione mondiale possiede la metà delle ricchezze complessive, non è il caso di cambiare modello sociale ed economico? Noi di ItalExit non abbiamo dubbi, vogliamo un drastico cambiamento di modello sociale e il ritorno alla sovranità monetaria. Ricordiamo anche un altro punto fondamentale di cui nessuno parla: una moneta è lo specchio del suo sottostante. L’Italia è un Paese ricco, con un’importante struttura industriale e produttiva, un patrimonio artistico e naturale assolutamente unici al mondo, una produzione agricola e gastronomica senza eguali. Una moneta sovrana pagherebbe inizialmente lo scotto di una svalutazione, ma in seguito i famosi mercati che ai liberisti piacciono solo quando fa comodo a loro comincerebbero ad acquistarla, perché sarebbe sottovalutata rispetto al sottostante. Questo vuol dire che chi cita lo Zimbabwe o il Venezuela come esempi di Stati che sono “falliti” in sovranità monetaria, e preconizza lo stesso destino per l’Italia, o è in malafede, o è profondamente ignorante in materia. Certo l’uscita dall’Euro non sarebbe indolore, e necessiterebbe di un piano molto ben organizzato per difendere il Paese da attacchi esterni, per proteggere il valore dei risparmi degli italiani, il mantenimento della competitività industriale e molti altri punti importanti. Per questo stiamo studiando queste dinamiche da anni con il nostro team di economisti, giuristi ed esperti dei vari settori. Sappiamo come fare e sappiamo che non è solo possibile, ma necessario farlo perché altrimenti questa rovinosa caduta non si arresterà. Chi fa promesse senza prevedere il ritorno alla sovranità nonetaria semplicemente sta mentendo. Perché il destino del Paese, se non si cambierà rotta, è quello di diventare una colonia. Le nostre ricchezze fanno gola. Il modello sociale pensato nella nostra Costituzione genera invidia e fastidio. Siamo ricchi, geniali, pieni di risorse. Bisogna ritrovare l’orgoglio di ciò che siamo e del valore del nostro Paese.

 

2) CDC: Il “pareggio di bilancio” preclude a priori una crescita economica garantita. Siete disposti, una volta al governo, a togliere immediatamente il “pareggio di bilancio” dalla Costituzione?

Italexit: Il pareggio di bilancio è stata una delle più incredibili truffe della storia economica contemporanea. La gente comune fatica a capirlo perché la Grande Menzogna neoliberista ha raccontato che uno Stato va gestito come una famiglia. Niente di più falso. Lo Stato, in sovranità monetaria, possiede l’immenso privilegio di stampare moneta, non deve far quadrare i conti a fine mese e può spendere in deficit senza alcun problema – con intelligenza ovviamente, a seconda delle circostanze. E’ stato usato lo spauracchio del debito pubblico perché le persone non sanno che quel “debito”, in realtà, corrisponde alla ricchezza privata. Se lo Stato non investe l’economia va lentamente in pezzi. E’ stato raccontato agli italiani di aver vissuto al di sopra delle proprie possibilità quando siamo da sempre uno dei popoli con meno debito privato al mondo. Pezzo per pezzo, possiamo smontare La Grande Menzogna. Se lo Stato non emette moneta la moneta non esiste. Lo Stato può creare moneta dal nulla, e lo fa per garantire una crescita armonica della sua economia e per garantire il benessere dei cittadini. Costringere uno Stato a incassare almeno quanto spende in un anno, cioè in pratica a non immettere più moneta al suo interno, significa impoverire il corpo sociale, soffocare l’economia, impedire gli investimenti indispensabili, impedire persino gli interventi più urgenti che possono essere finanziati solo usando soldi tolti dalle tasche dei cittadini. E’ un sistema al contrario, che crea povertà e accentramento di ricchezze attraverso meccanismi speculativi che passano mille chilometri sopra le teste dei popoli. E la dimostrazione di tutto ciò è data dal fatto che dopo anni di austerity e di attivi di bilancio – cioè per 25 anni lo Stato italiano ha incassato più di quanto ha speso – il debito pubblico è costantemente aumentato. Insomma, signori, vi stanno prendendo in giro da decenni. Quindi l’abolizione immediata del pareggio di bilancio sarebbe uno dei primi provvedimenti che adotteremmo una volta al governo.

 

3) CDC: Partendo dal punto di forza che la BCE senza l’euro non può esistere, mentre l’Italia con la Lira sì, qualora foste al governo, siete disposti ad ingaggiare una battaglia “win to win” nei confronti della BCE per costringerla a finanziare tutto il deficit necessario per salvare il nostro sistema economico?

Italexit: Una premessa: siamo sicuri che saremo noi a uscire dall’Euro e che non ci troveremo invece nella condizione di assistere alla dissoluzione dell’Euro per volontà altrui? Anche a questo scenario bisogna essere preparati. Detto questo, le dinamiche del Paese in sovranità monetaria cambierebbero completamente. Si potrebbero compiere svariati interventi, a cominciare dal congelamento e dalla riacquisizione della maggior parte del debito nelle nostre mani, com’era con la lira. Perché il debito non è tutto uguale, una parte va ripagata e un’altra può essere consolidata. Noi, per esempio, provvederemmo immediatamente a riunire la Banca d’Italia e il Tesoro, vittime del famoso “divorzio” voluto da Andreatta e Prodi che ha fatto immensi danni al Paese. In ogni caso ci vorrebbe un trattato di macroeconomia per spiegare tutte le dinamiche, non si può fare in poche righe. Però, riallacciandoci alla domanda, siamo tutti consapevoli che un’Europa senza l’Italia rischierebbe un crollo. Per cui riteniamo che gli Stati europei non avrebbero alcun interesse a cercare di danneggiare l’Italia, anzi, gli converrebbe esattamente il contrario. Dovrebbero fare buon viso a cattivo gioco. Ci hanno convinti di essere deboli e di non poter fare a meno di loro, ma forse è vero proprio il contrario.

 

4) CDC: Lo Stato in qualità di monopolista della moneta è l’unico soggetto appartenente al sistema economico in grado di poter acquisire tutta la forza lavoro che desidera al prezzo da lui stabilito; ovvero di svolgere il ruolo di datore di lavoro di ultima istanza. Qualora foste al governo, è Vostra intenzione perseguire la piena occupazione? Se sì, come?

Italexit: Assolutamente sì. Oggi si parla solo di redditi di cittadinanza, redditi universali, si cerca di escludere il fattore umano dalla catena lavorativa. Quello che si prospetta è un mondo distopico in cui le persone sarebbero pedine perennemente ricattabili, ipercontrollate e manovrabili. Questo è, ad esempio, il senso del piano Colao, il progetto di identità digitale. Noi vogliamo riportare l’uomo al centro delle dinamiche lavorative. Sia attraverso il rilancio dell’imprenditoria e delle varie categorie lavorative, del turismo, alla valorizzazione del patrimonio artistico, culturale, agricolo e gastronomico, sia attraverso una politica di investimenti su giovani, infrastrutture e di offerta di lavoro pubblico. Tutte queste voci lo Stato può tranquillamente finanziarle, in sovranità monetaria, creando politiche espansive e un aumento della ricchezza e della massa monetaria a disposizione delle persone. Poi, una volta raggiunta la piena occupazione, non sarebbe più necessario stampare moneta, perché il sistema sarebbe in equilibrio. A tutto questo aggiungiamo l’opposizione ferma allo strapotere delle multinazionali e il rifiuto dell’omologazione culturale in ogni campo, che è argomento strettamente collegato a quelli economici.

 

5) CDC: Qual è la vostra posizione in merito alla didattica a distanza? Credete che essa possa essere implementata per eventuali altre emergenze (sanitarie/energetiche?) o andrebbe soltanto considerata opzione fallimentare una tantum del recente passato?

Italexit: Siamo per la socializzazione. I ragazzi hanno subito gravi danni psicologici dall’isolamento forzato, peraltro del tutto inutile, e a dimostrarlo è stato il pesante aumento di lavoro per gli psicologi dell’età adolescenziale. Le politiche Covid sono state disastrose per i più giovani, e senza che vi fosse una reale emergenza visti i numeri dell’incidenza di casi gravi rispetto all’età. E’ stato impedito loro di fare sport, di divertirsi, che nessuno si permetta di chiuderli di nuovo in casa.

 

6) CDC: Quali politiche per il sistema scolastico e universitario e con quali risorse?

Italexit: L’obiettivo di ItalExit è una scuola in linea con i principi della Costituzione Repubblicana. Inclusiva e non settaria, aperta a tutti, capace di stimolare il pensiero critico nei ragazzi. È necessario diminuire la burocrazia per rispondere alle reali necessità degli studenti e valorizzare la figura degli insegnanti, che vanno premiati con un adeguamento degli stipendi su base Istat. Va fatto subito il rinnovo contrattuale che è fermo da più di dieci anni. Sogniamo una scuola dove vengano privilegiati i rapporti personali in presenza eliminando l’uso sempre più eccessivo della tecnologia digitale. Siamo contrari alle valutazioni basate su sommari quesiti a risposta multipla come nelle prove INVALSI. Riteniamo indispensabile rivedere gli aspetti normativi delle riforme scolastiche che nel tempo hanno impresso una dimensione aziendalistica e dirigistica, determinando la diffusione di una cultura sempre più performativa, con la progressiva disumanizzazione di professori e studenti. Per l’università, il concetto di autonomia è stato equivocato. La legislazione ha puntato a rendere le Università autonome dal bilancio dello Stato, creando un sistema in cui ogni Ateneo è in competizione con gli altri per l’acquisizione delle sempre minori risorse statali destinate alla ricerca, con l’obiettivo di giungere a una condizione di autofinanziamento. Il cardine del nuovo sistema è la valutazione, che serve a misurare la ‘competitività’ degli Atenei in base a parametri che esulano con la capacità di fare cultura e vera ricerca; e di stabilire la ‘competitività’ fra i docenti. L’università deve riprendere la sua alta funzione, invertendo il declino cui è stata costretta da queste riforme. Per garantire autonomia e libertà di università e docenti resta imprescindibile il ruolo centrale dello Stato, che deve stanziare fondi adeguati. Riteniamo sia democratico eliminare il numero chiuso in ingresso di tutte le facoltà universitarie, dando a tutti la possibilità di iscriversi e frequentare, previo superamento di prove di accesso tramite la preparazione in corsi pubblici, seguendo le proprie attitudini personali. Chiediamo un aumento del 0,2% in cinque anni della quota di Pil destinato all’università, di cui almeno la metà da dedicare al diritto allo studio. Le risorse si troverebbero grazie alle politiche complessive di cui parliamo in altre parti delle nostre risposte. Sovranità monetaria, politiche espansive, investimenti, recupero dell’elusione fiscale delle multinazionali e altro.

 

7) CDC: Quali politiche l’Italia dovrebbe fare per implementare una sua sovranità energetica e alimentare? Di fronte al caro prezzi energia, dovuto principalmente alla speculazione sul mercato TTF, lo Stato deve calmierarne il prezzo?

Italexit: Occorre riorientare il sistema produttivo nazionale all’assolvimento del compito di soddisfare i bisogni interni, sia a livello alimentare, sia energetico. Per la sovranità alimentare, che è un progetto che ci sta molto a cuore, bisogna pensare innanzitutto a svincolarsi dalle norme previste dai trattati europei. Partiamo dal rilancio del Made in Italy, anche e soprattutto in agricoltura e gastronomia. Non si possono accettare le imposizioni di Bruxelles che limitano i produttori italiani e favoriscono prodotti stranieri di scarsa qualità, penalizzando i nostri. La sovranità alimentare si sposa perfettamente al nostro progetto di sovranità monetaria e politica, ed è facilmente raggiungibile per un Paese che produce cibo di altissima qualità in ogni settore. E’ solo una questione di scelte e di struttura sociale. Abbiamo grandi aree che andrebbero riconvertite in strutture agrarie ad alta efficienza. Questo, attenzione, non significa aprire ad OGM e manipolazioni genetiche o come vuole la comunità europea aprire al cibo a base di insetti. Se li mangino loro gli insetti se ci tengono. Noi parliamo di ottenere il meglio dall’agricoltura e allevamento a chilometro zero. Certo ci vorrà tempo. Nulla nasce per caso e servono precise linee guida. Dalla continua ricerca nascerebbero poi nuove opportunità di lavoro per i nostri giovani che ora sono costretti a emigrare. Insomma sarà un vero cambio di paradigma. Per quanto riguarda l’energia, è il tema caldo del momento. In modo volontario e attraverso le speculazioni è stata creata una situazione di crisi – poi ulteriormente peggiorata dalla guerra in Ucraina – che rischia di trascinare Italia ed Europa in un disastro economico dalle conseguenze inimmaginabili. Innanzitutto, riteniamo che sia immorale che un’azienda partecipata statale come l’Eni faccia 7 miliardi di profitti sulle sofferenze degli italiani. Gran parte di quei soldi vanno usati per calmierare i prezzi delle bollette, e poi ci vuole anche uno scostamento di bilancio: fa ridere chi sostiene che sarebbe una spesa eccessiva, perché se non si interviene crolleranno il sistema industriale e quello bancario, con conseguenze disastrose. Nessuno ha capito i motivi veri dell’aumento insostenibile dei costi energetici. Perché si tratta di un discorso che coinvolge aspetti finanziari difficili da masticare per il grande pubblico. Nel 2003 fu istituito il TTF Title Transfer Facility, nato nel 2003 per rendere autonoma dal dollaro la comunità europea e renderla teoricamente “sovrana”. La verità è che come al solito i neoliberisti stavano consegnando questa presunta sovranità nelle mani dei mercati. Affidare il prezzo di asset fondamentali alla nostra sopravvivenza ai mercati è come gettare un branzino in una vasca piena di squali affamati. Prima del 2003 il prezzo era stabilito in dollari fra i maggiori produttori, che avevano tutto l’interesse a mantenere il prezzo stabile. La quotazione in euro ha indotto a prezzare il gas in questo modo e poi ad agganciare a questo meccanismo il prezzo del petrolio e, conseguentemente, dell’energia. Da tutto questo si può uscire solo cambiando le regole sui TTF o diventando autonomi energeticamente. Immaginiamo che l’Italia esca dalla comunità Europea e che voglia impostare una politica energetica autonoma: è un lavoro che richiede tempo e pazienza. Da 3 a 7 anni. Se non vogliamo intraprendere la strada del nucleare, dobbiamo trovare altri modi per far fronte alla fame esponenziale dell’industria energivora. Chi alimenterà case, industrie e trasporti che si vuole migrare sull’elettrico? Si può pensare di incentivare solare ed eolico distribuiti su larga scala per alimentare le case. Esistono turbine eoliche verticali con ingombro minimo in grado di produrre diversi kW all’ora. Per le grandi potenze da fornire all’industria si potrà puntare su geotermico e sull’energia ricavata dal moto ondoso. Un impianto basato sul moto ondoso non disturba la fauna ittica e sfrutta l’energia delle onde producendo fino a 30 MW. Ma un impianto geotermico ne può generare molta di più, anche più di una centrale nucleare ma senza alcun rischio per la popolazione. La potenziale energia geotermica sfruttabile con le attuali tecnologie potrebbe far fronte a tutta la richiesta energetica planetaria. In attesa di imboccare questa strada, come ItalExit abbiamo un programma molto dettagliato sul raggiungimento di una forma di autosufficienza energetica, che deve passare anche attraverso accordi a prezzi calmierati e al di fuori delle dinamiche speculative con i Paesi produttori di gas. Per il resto, per fare qualche esempio, il nostro progetto prevede il potenziamento o il rifacimento per tutte le fonti energetiche già presenti. Per tutte le fonti, è poi necessaria la costituzione di un’agenzia italiana per l’energia, o la trasformazione del ruolo dell’ENEA in connessione con il dipartimento economia e finanze.

 

8) CDC: Quali sono le politiche che vorreste implementare per invertire la curva demografica?

Italexit: Risposta secca: dare vere opportunità di lavoro e di crescita lavorativa ai giovani, oltre ad aiutarli con interventi mirati come per esempio gli aiuti per affitti e mutui. Se una persona non vede un futuro e non è economicamente indipendente, difficilmente deciderà di mettere al mondo un figlio. Basta con il precariato di massa che, dopo essere stato imposto con una propaganda martellante dai guru del neoliberismo, ha prodotto una immensa devastazione sociale. Restituiamo alle giovani generazioni una speranza di futuro e una vera indipendenza economica. Poi vi sono altre politiche, da quella per il sostegno alla maternità a premi per le aziende che decidono di allestire asili nido al loro interno, per fare solo due esempi.

 

9) CDC: Immigrazione: va regolata meglio, limitata o fermata?

Italexit: L’immigrazione è un fenomeno che nel mondo di oggi, più aperto e interconnesso, è inevitabile. A patto che sia regolamentata con leggi serie e severe. Siamo per un no assoluto all’immigrazione selvaggia. Vogliamo che a chi arriva nel nostro Paese sia garantita una vita dignitosa, con una vera formazione per imparare la lingua e un lavoro. Chi fa entrare immigrati senza controllo e poi li abbandona nelle piazze senza soldi né documenti, chi li spinge di fatto nelle mani della criminalità organizzata oppure in quelle dei caporali che li sfruttano per lavori sottopagati trattandoli in modo indegno non è un fautore dell’accoglienza, ma un irresponsabile che favorisce una schiavitù di ritorno. Perciò l’immigrazione dev’essere regolare e sottoposta a regole ferree. Anche perché la realtà ci parla di una criminalità un forte aumento, soprattutto nelle città, e di periferie e non solo che sono in balia di bande criminali o di baby gang che nessuno riesce a fermare. Facile parlare da un comodo salotto, sono le persone comuni a dover fare i conti con tutti questi problemi e con un crescente senso di insicurezza.

 

10) CDC: La questione del rigassificatore di Piombino preoccupa molti cittadini, come vedete la decisione del ministro Cingolani di esonerare l’impianto dalle VIA (Valutazione Impatto Ambientale)? Che relazione esiste tra la tutela ambientale e la dislocazione dei vari rigassificatori prevista in varie zone d’Italia?

Italexit: I rigassificatori, innanzitutto, non rappresentano una soluzione immediata al problema della crisi energetica. Ci vogliono due o tre anni prima che siano attivi. Inoltre non servono a estrarre gas come credeva la Ronzulli, ma a riconvertire il prodotto liquido. Quindi non è una soluzione per l’immediato, ha costi molto alti e ha un impatto ambientale importante per la fauna e la flora. Non a caso a Piombino non ne vogliono sapere. Noi siamo per una politica diversa, di accordi con i Paesi produttori che esulino dalla speculazione sul prezzo dell’energia. Il futuro si costruisce con gli accordi, non con soluzioni che causano danni economici e ambientali.

 

11) CDC: Come si giustifica l’entrata in guerra come co-belligeranti non essendo l’Ucraina un paese né membro NATO né membro UE?

Italexit: Non si giustifica. Quello che ha fatto Draghi con l’appoggio del suo governo, cioè di quasi tutti i partiti, va contro l’Articolo 11 della Costituzione.

 

12) CDC: Qual è la vostra posizione nei riguardi della guerra d’Ucraina e sull’invio delle armi italiane a Kiev?

Italexit: Siamo contrari all’invio di armi. Non si arriva alla pace armando una delle due fazioni. C’è una volontà evidente degli Stati Uniti nel prolungare questa guerra, mentre manca la volontà di arrivare a un vero tavolo di pace. E il prezzo di questa guerra e delle sanzioni alla Russia lo paga l’Europa, questo per noi è intollerabile. Aggiungo che queste sono politiche che causano anche gravi danni umanitari, perché più la guerra va avanti e più ci saranno vittime fra militari e soprattutto civili. Noi siamo vicini al popolo ucraino, e per questo vogliamo un’immediata apertura di una trattativa diplomatica. Anche perché questo prolungarsi del conflitto mette sempre più a rischio la pace mondiale, con scenari possibili veramente spaventosi.

 

13) CDC: Come definireste i nostri attuali rapporti diplomatici con la Federazione Russa e quali saranno in futuro, col vostro partito al governo?

Italexit: Sugli attuali rapporti diplomatici bisognerebbe chiedere al ministro dell’Interno ancora in carica e al Presidente del Consiglio. Di sicuro non sembrano buoni, però c’è la solita dicotomia, da una parte si mandano armi all’Ucraina e dall’altra si continua a versare soldi alla Russia per il gas. Noi siamo molto pragmatici al riguardo: la Russia è una delle tre superpotenze, anche se non ha più il peso che aveva ai tempi della Guerra Fredda. Quindi è ovvio che bisogna fare i conti con Mosca e che avere buoni rapporti diplomatici, equilibrati e possibilmente collaborativi rappresenta la soluzione migliore per tutti. In un clima di reciproco rispetto e di non belligeranza, ovviamente. Senza tollerare violenze e ricatti.

 

14) CDC: Appartenere alla Nato o a un mondo multipolare?

Italexit: Gli equilibri mondiali stanno cambiando, il mondo multipolare è da tempo una realtà. Noi pensiamo che la Nato sia una struttura obsoleta e che non si possa accettare di restare in una organizzazione che vede un Paese egemone, gli Usa, e un Continente silente e debole come a oggi è l’Europa al loro servizio. Questa Nato ha fatto il suo tempo. A noi piace pensare a un’Italia sul modello svizzero, neutrale e portatrice di pace e di diplomazia.

 

15) CDC: Rischi sulla salute dell’impiego della tecnologia 5g. Quali sono le posizioni del vs partito rispetto alla diffusione degli impianti 5G?

Italexit: Partiamo da una premessa: non ci sono emissioni di onde che non siano almeno in parte dannose. Il 4G non era meno dannoso del 5G, opera solo in maniera diversa. E’, come sempre, l’uso che si fa del mezzo, in questo caso le emissioni, a fare la differenza. E ancora una volta è primario il tema dei controlli. Tutta la nostra società è in bilico sull’orlo di un burrone, perché più il progresso vira su sistemi potenzialmente invasivi, più siamo costretti a prevedere forme di controllo stringenti su chi adopera questi mezzi. Per parlarne da un punto di vista tecnico, in Italia, i sistemi 5G opereranno in tre bande di frequenza, 700 MHz, 3700 MHz e 27 GHz. La banda a 700 MHz era la vecchia banda UHF in uso alle emittenti televisive, che poi sono migrate al digitale terrestre lasciando spazio agli operatori di telefonia mobile. La banda di frequenza a 3,7 GHz è anch’essa molto vicina alle onde UHF. Per fare un esempio, ricordiamo che il protocollo Bluetooth che noi tutti usiamo sul nostro cellulare, lavora a 2,45 GHz. Ma in realtà una banda a 3,7 GHz è già nel dominio delle SHF (Super High Frequency). Queste frequenze sono usate per dispositivi a microonde, WLAN, ponti radio terrestri, comunicazioni satellitari, comunicazioni militari e Radar. Quindi noi siamo da decenni già immersi in un oceano di onde SHF. La novità di oggi rispetto ai decenni passati, è la capillarità delle antenne emettitrici piazzate sul territorio. Prima c’erano pochi emettitori direzionali ad alta potenza piazzati su montagne, ora abbiamo antenne a bassa potenza un po’ ovunque. La tecnologia 5G è sicuramente più performante rispetto alle precedenti e permette la connessione fino a un milione di apparecchiature per km2, 100 volte di più rispetto al 4G. Il rischio, ovvio, più che un danno alla salute che era già presente e che fa parte del progresso tecnologico, è che l’immagazzinamento dati enormemente superiore garantito dalle nuove tecnologie possa servire per scopi di controllo sociale. Ed è per questo che siamo totalmente contrari al piano Colao, che va proprio in quella direzione. Secondo noi il problema è da affrontare in modo pratico e realistico. Ogni emettitore ha una sua pericolosità che è identificata da due parametri: distanza della persona e potenza. Se una persona si mettesse un metro davanti a un radar in funzione, le sue cellule subirebbero forti danni. Gli stessi danni li potrebbe procurare un forno a microonde difettoso. La soluzione, per quanto riguarda la parte “fisica” del discorso, è di piazzare gli emettitori a distanze di sicurezza dalle abitazioni e di intensificare i controlli ambientali sull’inquinamento elettromagnetico limitando le potenze in eccesso, dannose per l’ambiente e le persone. Lavorare sul concetto di distanza di sicurezza e potenza di emissione non superando le soglie consigliate/consentite. Se una determinata soglia composta tra potenza e distanza inizia a essere patogena, va abbassata quella soglia a un terzo. E ovviamente bisogna continuare a testare sperimentalmente, nelle università e centri di ricerca indipendenti, tutte queste tecnologie con rigidi esami. Ogni tecnologia può essere pericolosa; volendo fare una battuta, non è che un emettitore 4G piazzato vicino facesse ringiovanire. Insomma bisogna trovare il giusto equilibrio tra tecnologia, vantaggi e disagi che può provocare. Anche perché mentre parliamo di 5G è in arrivo la tecnologia 6G, che già sta sostituendo un 5G quasi mai ancora entrato in funzione. E si ripartirà da capo. Quindi il punto è, lo ripetiamo ancora, l’uso che si vuole fare delle tecnologie. Come nel famoso esempio del coltello, che può essere usato per tagliare la pizza o per uccidere una persona. In questo caso il progresso mette nelle mani delle èlite un potere immenso che può essere fermato e controllato solo dagli Stati. Il discorso sulla società moderna torna sempre a questo punto: la sovranità degli Stati è indispensabile non solo in campo monetario, ma da tutti i punti di vista. Se no non ci sarà nessuno a difenderci da soprusi, imposizioni e forme sempre più invasive di controllo.

 

16) CDC: A breve entrerà in vigore il sistema IDPay. Quando il ministro Colao parla dei “benefici sociali” che saranno digitalizzati in questo sistema: secondo voi saranno benefici o crediti sociali? Con l’IDPAY i database dei maggiori enti statali erogatori di servizi verranno unificati. Pensate sia giusta questa centralizzazione di informazioni? La sicurezza delle infrastrutture digitali italiane è da ritenersi adeguata?

Italexit: I sistemi informatici come la tecnologia in senso lato non sono né buoni né cattivi. È l’uso che se ne fa che può essere distorto fino a portare a una società distopica. Oggigiorno già basta un codice fiscale e i vari enti sanno già tutto sulla persona. Fascicolo sanitario, posizione fiscale, saldo bancario e così via. Il progetto Colao accentra questi dati e fa dialogare fra loro i vari database. Teoricamente potrebbero esserci anche utilizzi positivi, come evitare che il cittadino debba ogni volta comunicare a tutti i cambiamenti del suo stato anagrafico. Ma il periodo pandemico, con il famigerato green pass, ci ha insegnato che basta un piccolissimo passo per trasformare queste immense banche dati in strumenti di controllo sempre più invasivi e oppressivi. Chi impedisce che, una volta accentrati i dati, questi vengano usati come leva per obbligare il cittadino a sottostare a un sistema di credito sociale in salsa cinese? Chi impedisce che le cure sanitarie vengano agganciate al controllo delle abitudini personali, al monitoraggio delle idee e del dissenso, agli aiuti economici? Sì, perché dietro l’angolo del progetto Colao e dell’identità digitale c’è una sorta di Matrix, che culmina in un progetto di eliminazione dell’essere umano dal mondo del lavoro. Quindi si va verso una società in cui le risorse per vivere verranno fornite dalle istituzioni – e queste istituzioni saranno dominate da grande finanza e multinazionali. Chi impedisce un uso distorto della tecnologia che premi chi obbedisce e punisca chi dissente? Nessuno. Quindi con un clic potrebbero togliere a una persona qualsiasi possibilità di sostentamento, qualsiasi diritto, qualsiasi libertà. Fai il bravo, hai i crediti sociali. Non fai il bravo, vieni punito e umiliato sino a non poterti più permettere nemmeno la sopravvivenza. Sempre per restare all’esempio recente del Covid, si potrebbe arrivare al punto in cui l’erogazione dello stipendio, pensione, reddito sia legato al fatto di essersi vaccinati. Oggi è il vaccino, domani potrà essere qualsiasi altra cosa. È tutto in un unico file, quindi costruire un programma che escluda dal pagamento dello stipendio/pensione le persone “non in regola” è semplice, ci vuole un attimo. Quindi chi stabilisce le regole? Chi controlla il controllore, se la prepotenza delle istituzioni dominate dai grandi gruppi finanziari ha dimostrato di non fermarsi di fronte a nulla e di fregarsene altamente del benessere e dei diritti dei cittadini? Per non parlare del problema della sicurezza e degli acheraggi: più saranno gli strumenti legati alla rete tecnologica, più sarà a rischio ogni singola persona che potrà essere spiata in qualsiasi situazione privata. Garantire la sicurezza di una rete così vasta di strumenti è veramente difficile.

 

17) CDC: Vista la dipendenza tecnologica dello Stato italiano dal know how degli altri Paesi, ritenete necessario creare una rete nazionale di collegamento tra professionisti del settore, istituti tecnici e facoltà d’ingegneria per arrivare a una sovranità digitale?

Italexit: Sì è assolutamente necessario. Anche se il progresso cambia i mezzi, non cambiano le circostanze. Quelle di cui stiamo parlando sono infrastrutture strategiche, e devono essere tutelate come in passato venivano tutelate altre strutture strategiche non tecnologiche. I dati devono restare in Italia e sulla rete italiana. I server devono essere italiani e devono essere gestiti da società italiane. Se no domani Amazon, o chiunque altro in qualsiasi altro Paese, potrebbe vincere una gara per la gestione dei dati e immagazzinare tutte le informazioni private che riguardano i cittadini italiani. Ancora una volta si parla di sovranità, di sicurezza, di difesa della persona umana, della sua privacy e della sua libertà, che vanno tutelate sempre. L’alternativa è precipitare in una società distopica, senza libertà, senza privacy e senza umanità.

 

18) CDC: Ritenete il Green Pass compatibile con la Costituzione italiana?

Italexit: No, assolutamente. Oltre a essere dal primo istante contrari a questo strumento coercitivo per le libertà individuali, che oltretutto non ha apportato alcun beneficio reale sul piano sanitario, riteniamo che possa funzionare da grimaldello per limitare ulteriormente molti altri ambiti di libertà, a partire dal possibile impiego in campo economico. Con la logica del green pass domani potrebbero bloccarci l’auto o il conto corrente se non paghiamo una multa, o sospendere i nostri diritti costituzionali come già è stato fatto durante l’emergenza Covid. ItalExit dice un NO fermo e deciso a qualsiasi forma di green pass, siamo persone, non codici a barre.

 

19) CDC: Giudicate positiva e ripetibile l’esperienza del green pass per insegnare, studiare e lavorare?

Italexit: Ovviamente no, vista la risposta precedente.

 

20) CDC: Per fronteggiare le difficoltà del sistema sanitario nazionale si fanno appositi bandi per specializzandi, sanitari in pensione e medici stranieri. Sono da considerarsi scelte risolutive? Con quali proposte concrete e realistiche pensate di superare gli attuali principali problemi della sanità italiana?

Italexit: Bisogna accorciare i tempi di ingresso alla professione medica e infermieristica. In Italia poi assistiamo al paradosso kafkiano di avere medici sani e capaci sospesi a causa della scelta di non vaccinarsi, e andiamo a cercare altri medici all’estero che devono essere inseriti in un sistema che non conoscono, in un Paese che non conoscono, parlando una lingua che non è la loro. La fiera dell’assurdo, oltre che una violenza intollerabile ai danni dei nostri sanitari, che devono essere reintegrati e risarciti con il versamento di tutti gli stipendi persi a causa delle sospensioni. Ovviamente la soluzione principe per risolvere questi problemi resta una politica espansiva di spesa sanitaria, con l’assunzione di personale e il rafforzamento della sanità di territorio.

 

21) CDC: Complice la pandemia, le liste d’attesa si sono ingrossate; allo stesso tempo sempre più persone sono in sofferenza economica e non possono ricorrere alla sanità privata. Come vi proponete di affrontare questa problematica?

Italexit: Questo è un discorso che non si limita alla sanità, ma va spalmato sull’impresa, sul commercio, sulla ristorazione e su tutte le attività che hanno sofferto enormemente nel periodo pandemico, non hanno ricevuto i ristori necessari per sopravvivere e dopo che hanno riaperto sono state investite dagli abnormi aumenti delle bollette e dalla scelta scellerata di non rottamare le cartelle esattoriali per i due anni di pandemia. Diciamo questo perché anche la situazione della Sanità, martoriata da anni e anni di tagli criminali che hanno causato danni enormi, non è dissimile da quella del resto del Paese. Intanto, nel periodo del Covid molti pazienti sono stati abbandonati a se stessi anche se avevano gravi patologie. Poi, è emersa tutta la debolezza di una sanità di territorio che è stata ridotta ai minimi termini. E invece la sanità di territorio è il primo baluardo sul quale puntare. Ovviamente, anche qui si torna al discorso dell’avere risorse a disposizione per attuare politiche espansive e per aumentare le dotazioni sanitarie, assumere personale, soddisfare la domanda crescente di un popolo la cui età media si è alzata notevolmente. Tutto il nostro progetto sociale è interconnesso, la rinascita italiana nasce dalla ripresa di tutti i settori pubblici e privati, in particolare quello sanitario per l’importanza che ha nella vita delle persone e per il suo peso specifico nelle dinamiche di spesa.

 

22) CDC: Esami diagnostici sempre più difficili, gravi disagi anche economici per i pazienti nonostante le tasse versate. Che soluzioni si possono trovare e con quali risorse?

Italexit: Anche in questo caso, la risposta alla domanda precedente è applicabile anche a questa domanda. La sanità pubblica va rafforzata, ci vogliono più effettivi, macchinari nuovi e più performanti, nuove sedi e una sanità di territorio che possa fare da primo e fondamentale argine sul campo.

 

23) CDC: Che farete in caso di ripresa dei contagi, mettete in conto nuove eventuali restrizioni e chiusure?

Italexit: No, visto che oltretutto non sono servite a niente. E comunque per noi sono misure inaccettabili.

 

24) CDC: Il tribunale di Brescia ha rimesso alla Corte Costituzionale la questione di legittimità inerente l’obbligatorietà vaccinale anti Covid a carico del personale sanitario. Qual è la vostra posizione sull’obbligo vaccinale?

Italexit: Siamo completamente contrari all’obbligo vaccinale, che lede la libertà costituzionale di libera scelta di cura per tutti gli individui. Oltretutto, prima si vogliono obbligare le persone a vaccinarsi, poi si chiede loro di firmare una malleva che solleva dalle conseguenze chi quel vaccino ha reso obbligatorio così come le case farmaceutiche che lo hanno prodotto. Siamo alla follia. Per non parlare del fatto che sull’efficacia dei vaccini non ci sono ancora certezze, ma solo tante informazioni contrastanti e tanti dubbi. Con l’aggiunta che sono i numeri ufficiali a dirci che il vaccino non ha impedito i contagi, anzi, il contrario.

 

25) CDC: Ci sono persone vaccinate e danneggiate dalle reazioni avverse che chiedono una commissione di inchiesta parlamentare. Cosa rispondete a queste persone?

Italexit: La Commissione parlamentare su tutti gli aspetti della gestione del Covid è uno dei punti principali del nostro programma. Inoltre ItalExit è da sempre al fianco di chi ha subito danni da vaccino, quando parlarne significava essere attaccati, insultati e derisi. Quindi la risposta è un grande sì, uno dei nostri primi interventi sarà quello di richiedere un’inchiesta parlamentare per studiare gli effetti avversi da vaccino e per risarcire le vittime.

 

Paolo Cagnoni

Italexit

 

Collegamento al Programma completo di Italexit (è un file PDF di 420 kb da scaricare)

 

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