CASTELLI DI FINANZA

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Ovvero: come centinaia di migliaia di cittadini italiani, in gran parte ancora ignari, verranno chiamati dai Tribunali italiani a pagare le perdite purimiliardarie degli squali di Wall Street.

DI LUIGI DI STEFANO
mirorenzaglia.org

Tutti abbiamo saputo dei cosiddetti “Mutui subprime” americani, che sono stati una delle basi della crisi finanziaria planetaria dovuta alla finanza tossica.

Le banche e le società finanziarie americane concedevano un mutuo per la casa a soggetti che difficilmente potevano poi pagarlo, ma in questo modo creavano un credito certo ed esigibile, coperto da una garanzia immobiliare.

Questo “credito certo” veniva poi utilizzato come base per emettere altri titoli di credito (i famosi Derivati o Hedge Fund) che con le cosiddette prassi dell’ingegneria finanziaria veniva moltiplicato all’infinito.

A dire che su un “credito certo” ad esempio di 100.000$ (il mutuo) si garantivano cinquanta e cento volte tanto di Derivati ed Hedge Fund.

Quando il castello finanziario è cominciato a franare, e si andati dal povero cristo a cui avevano fatto il mutuo, tutto è crollato.

Tranquilli, ci dice il governo italiano. Le banche italiane sono solide e giudiziose, non hanno fatto mutui subprime e “finanza creativa”. E’ vero che per salvarle dal disastro della crisi planetaria lo Stato gli ha regalato miliardi di Euro dei contribuenti (sulla cifra vera c’è il segreto di Stato), è vero che le banche si sono incamerati questi soldi e stanno strozzando l’economia reale negando il credito alle imprese, ma sono quisquilie, pinzellacchere.

Voi state tranquilli.

Tutto prende le mosse dalla legge 130/1999 fatta dal governo D’Alema, quella delle “cartolarizzazioni”. Le banche nel loro complesso avevano, dopo la crisi del 1992 (uscita dallo SME per le operazioni speculative contro la lira organizzate dal celebre finanziere Soros attraverso il “Quantum Fund”, con conseguente svalutazione della lira, crisi economica etc) avevano migliaia di miliardi di crediti ipotecari e chirografari di difficile se non impossibile esigibilità. Con la legge 130/1999 gli si consentiva di vendere questi crediti a terzi (appunto la “cartolarizzazione”) e di mettere in perdita la differenza fra il credito vantato (ad esempio 100.000€) e il prezzo di cessione del credito (ad esempio 40.000€), defalcando dall’imponibile fiscale i 60.000€.

Mentre prima il credito “certo e libero” andava dimostrato in tribunale per poter agire contro il debitore ora diventava “certo e libero” su semplice dichiarazione della Banca. Mentre prima era vietato cedere un credito a terzi senza il consenso del debitore ora si poteva cedere questo credito all’insaputa del debitore (con un semplice annuncio in Gazzetta Ufficiale (la Banca X ha ceduto i suoi crediti alla Società Y). E a chi li vendevano questi crediti “certi e liberi” le banche? A se stesse.

Tutte le banche crearono delle Srl con capitale di venti milioni alle quali vendettero crediti per migliaia di miliardi di lire, gli ipotecari al 40% del loro valore nominale, i chirografari al 10% del loro valore nominale. E come pagarono questi crediti le Srl? Con delle “obbligazioni”, cioè con delle “promesse di pagamento”, cioè con delle “cambiali” (nobilitate anche col nome di Derivati ed Hedge Fund, appunto). Cambiali che erano garantite dal credito acquistato e che rimaneva al 100% nei riguardi dell’ignaro debitore.

Capito il meccanismo?

Le banche vendettero a se stesse i crediti sottraendo al fisco il 40% o il 90% dell’imponibile, ma il credito rimaneva al 100% “certo e libero” in quota a una società di proprietà della stessa banca, che però non ci pagava le tasse perchè a bilancio questo “attivo” si sottraeva il “passivo” delle obbligazioni emesse. Ma attenzione: le banche avevano già recuperato fiscalmente questi crediti poiché aveva già conseguito il beneficio degli ammortamenti attraverso il dispositivo degli accantonamenti annuali al fondo di svalutazione crediti e al fondo di rischio. Di quanto? Diciamo mediamente del 70% (accantonamento del 5% annuo sul Fondo Svalutazione Crediti (FSV) e di un altro 5% annuo sul Fondo Rischio Crediti (FRC).

E, di che cifre stiamo parlando?

Le operazioni di cartolarizzazione a partire dal 1999 sono state attuate dalle maggiori banche nazionali, per un ammontare stimato di oltre 300 miliardi di euro, pari a circa 580.000 miliardi di lire, con elusione fiscale derivata che ha aperto una voragine nei conti pubblici di almeno 150 miliardi di euro, pari a 290.000 miliardi di lire.
Prima fra tante, la Banca di Roma s.p.a. che nel 1999 ha cartolarizzato oltre 20.000 miliardi di crediti con i multipli delle società da essa controllate Trevi Finance s.p.a. – Trevi 1 e Trevi 2, seguita a ruota dalla Banca Nazionale del Lavoro, che ha ceduto i propri crediti alla S.V.P. Venezia s.p.a. e alla Aeres Finance, che insieme al Banco di Napoli, hanno ceduto i propri crediti alla S.G.C., dal Monte Paschi di Siena che ha ceduto alle varie società satelliti; Banca Intesa che ebbe a cedere decine di migliaia di milioni di euro prima a Intesa Gestione Crediti, operazioni proseguite anche dopo la fusione in Intesa-San Paolo, con la cessione da Intesa Gestione Crediti a Castello Finance, che ha travasato i suoi crediti in Italfondiario, divenuta la più ricca finanziaria, con un portafoglio da recuperare di oltre 26 miliardi di euro.
Un’operazione degna di nota è quella compiuta nel 2008 da Unicredit Banca di Roma che ha cartolarizzato un miliardo e passa di crediti con la Aspra Finance.

Capito che roba?

Crediti incagliati, già portati in ammortamento per il 70/80% (e quindi sottratti al fisco), sono ridiventati “veri e liberi” e contemporaneamente sottraendo al fisco la stratosferica cifra di altri 150 miliardi di € (quattro di cinque leggi finanziarie). 150 miliardi di € che per “risanare i conti pubblici” lo Stato deve richiedere ai cittadini, pagati coi nostri stipendiucci, le nostre miserabili paghe orarie (e mi riferisco ai giovani) di 4 o 5 € l’ora. Vogliamo ringraziare il Presidente del Consiglio (e il governo, pure di sinistra (beh, è da ridere no?) che hanno avuto la bella pensata di fare la legge 130/1999?

Ed ora che abbiamo descritto il prologo, vediamo come, oltre a rimettere 150 miliardi di € nei conti pubblici, ne dovremo dare altri 300 miliardi agli squali di Wall Street, su sentenza dei tribunali della Repubblica Italiana. E quindi dove stanno realmente i nostri “Mutui subprime”

Abbiamo spiegato all’inizio che i mutui sub prime erano in realtà crediti inesigibili trasformati in crediti “veri e liberi” per costruirci Castelli Finanziari. E abbiamo citato una serie di società finanziarie italiane (Trevi Finance s.p.a. – Trevi 1 e Trevi 2, S.V.P., Venezia s.p.a., Aeres Finance, S.G.C, Intesa Gestione Crediti, Castello Finance, Italfondiario) che hanno ricevuto centinaia di miliardi di € di crediti che “erano incagliati e inesigibili”, ma sono stati trasformati in “veri e liberi” su semplice dichiarazione delle rispettive banche. 300 miliardi di € di crediti diventati “veri e liberi” che si sono venduti a Wall Street per costruire titoli tossici, ecco i nostri Mutui subprime.

Ed ora che la baracca è crollata Wall Street vuole i 300 miliardi di € di crediti ed ha già iniziato a rivolgersi ai tribunali italiani, che già hanno cominciato a pignorare case, depositi bancari e stipendi ai cittadini italiani ignari.

Spiego il meccanismo usando ad esempio uno di questi soggetti di cui posseggo la documentazione legale e che posso esibire in qualsiasi tribunale per dimostrarlo. Dopo la fusione Banca Intesa-San Paolo le rispettive società che avevano acquistato le cartolarizzazioni (quella di Banca Intesa era “Intesa Gestione Crediti”) hanno venduto i loro portafogli a Castello Finance srl. Che ha sua volta ha nominato “mandataria” Italfondiario spa. Sarebbe che Italfondiario spa riscuote i crediti per conto di Castello Finance srl, in pratica gli incassi sono suoi.

Italfondiario attualmente gestisce attività per circa 27,9 miliardi di Euro per conto di Fortress Investment Group. L’attività di recupero aggressiva, ha funzionato bene non solo per l’attività principale, ovvero la gestione delle sofferenze, ma anche per gli altri settori dell’asset management, come la liquidazione degli immobili, la riscossione delle fatture esigibili e il recupero di mutui incagliati.

(potete controllare, lo dicono loro: http://www.italfondiario.it/about.asp)

E chi è Fortress Investment Group, socio di maggioranza di Italfondiario spa? E’ “Fortress Investment Group” LLC, 1345 Avenue of the Americas, New York, NY 10105, 212-798-6100. E qual è il “business” di Fortress Investment Group? Private Equity e Hedge Fund (http://www.fortressinv.com , potete controllare). E chi sono i procuratori in Italia di Fortress Investment Group? FIG Italia S.r.l. e FCF Consulting Srl. E qual’è la sede legale di Castello Finance srl, Itafondiario spa, FIG Italia S.r.l. e FCF Consulting S.r.l.? Via del Tritone 181 00187 Rome Italy. Tutti allo stesso indirizzo. E che fanno? Tutti la stessa cosa: portano sangue fresco agli squali di Wall Street.

E lo squalo (o il vampiro, se preferite) in questo caso è appunto Fortress Investment Group, una società finanziaria specializzata in titoli tossici (http://en.wikipedia.org/wiki/Fortress_Investment_Group) ma che ha investito anche in Casinò e Corse dei Cavalli, è stata protagonista di uno scandalo per finanziamenti alla politica (beh, tutto il mondo è paese) e che ha avuto la quotazione scesa da 16 a 1,7$ e che sta chiedendo ai “debitori italiani”, per mezzo della sua controllata Italfondiario spa 27,9 miliardi di €, con metodi “aggressivi” (se ne fanno un vanto, nell’ambiente dei casinò e delle corse dei cavalli c’è gente rude, maschia, ci faranno rapire dalla CIA se non paghiamo).

E chi sono i “debitori”?

Siamo noi, io, voi, nessuno può sapere se è stato “venduto” magari per una posizione di venti anni fa, se suo malgrado è “stato dichiarato” debitore di un credito “vero e libero”, se questo debito “dinamico” (perchè lievità come un soufflè per spese varie, interessi anatocistici, avvocati, ci mangiano tutti) è aumentato di cinque, dieci, venti volte. Per cui nessuno per ora sa dagli originari 300 miliardi di € complessivi quanti miliardi pretende Wall Street. Cinquecento, mille?

Conclusioni

Io ho cominciato questa inchiesta perchè mi ci sono trovato vittima, e sono rimasto esterrefatto a scoprire nelle mani di chi ero andato a finire e di chi ero diventato debitore (per una controversia con Nuovo Banco Ambrosiano del 1990, e ormai dimenticata).

Prima di correre alla Guardia di Finanza devo ricostruire bene tutta la faccenda, e quindi portare alla luce tutti gli altri organigrammi delle varie reti di truffa e malaffare.

Perchè sono convinto che dietro ad ogni banca, dietro ad ogni società di cartolarizzazione, c’è anche uno squalo di Wall Street che ha il diritto, con una legge italiana sicuramente unica al mondo (e dono di un governo “di sinistra”), di esibire una dichiarazione fatta da un altro nel 1999 e costringere il magistrato a depredarvi della casa, dei risparmi, dello stipendio e della salute.

Per adesso sono decine di migliaia di persone che stanno subendo queste infamie, presto saranno centinaia di migliaia: dobbiamo ripagargli 300 miliardi di Euro più gli interessi anatocisti e pure le spese di recupero.

Attenti perchè vi svegliate la mattina e non avete più niente, nemmeno i soldi per fare la spesa come è successo a me.

E intanto il governo (stavolta “di destra”) ci dice di stare tranquilli. Tranquilli a farci macellare.

Andrò fino in fondo, ci sentiamo alla prossima puntata.

Luigi Di Stefano
Fonte: www.mirorenzaglia.org
Link:; http://www.mirorenzaglia.org/?p=6024
23.02.2009

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