DI GIANLUCA FREDA
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Nell’aprire la mail questa mattina, ho avuto la gioia di trovare tra gli avvisi di Google Alert un messaggio che mi informava della recente pubblicazione, ad opera del Prof. Ugo Bardi, sacerdote dell’Association for the Study of the Peak Oil (ASPO), di questo sagace articolo inerente la mia telematica persona. Mi viene quasi voglia di ringraziare il Prof. Bardi. E’ raro, infatti, che un articolo di critica nei miei confronti presenti toni così garbatamente ironici, articolati in un discorso che – pur non cogliendo minimamente nel segno e capovolgendo ciò che penso nel suo esatto opposto – si lascia leggere con un certo piacere.Abituato come sono a sentirmi appioppare etichette a casaccio (comunista, nazista, antisemita e altri simili nonsense) ogni volta che provo a prescindere dalle etichette e analizzare i contenuti, devo confessare di aver trascorso nella lettura di questo forbito anatema dodici secondi abbastanza gradevoli.
La dottrina dell’ASPO, i cui riti il Prof. Bardi si pregia di officiare, è universalmente nota: l’umanità peccatrice, che ha deturpato e avvelenato il pianeta per il proprio sozzo piacere, verrà punita nei prossimi anni da alcune apocalissi scatenate sulla Terra dal Dio dello Sviluppo Sostenibile in persona, che strazierà e martorierà i perversi con orribili catastrofi, costringendo i sopravvissuti a riprendere la strada del contatto con la natura e delle energie alternative. La natura di queste apocalissi varia da decennio a decennio, senza però che questo modifichi, nella sostanza, l’immensa entità della punizione che ci attende. Negli anni ’70 andavano di moda la sovrappopolazione e il raffreddamento globale, che garantivano con assoluto rigore scientifico l’estinzione dell’umanità per scarsità di risorse alimentari e glaciazione impellente dell’orbe terracqueo. Negli anni ’60 e negli ’80 spopolava l’apocalisse nucleare. Oggi il millenarismo religioso di fisici, biologi e altri lucumoni del disastro si concentra sui cherubini del picco petrolifero e del riscaldamento globale, che Dio invierà a mondare con dardi fiammeggianti l’umanità corrotta, salvo che l’umanità non si decida ad ascoltare per tempo la parola degli scienziati-profeti, il cui verbo è verbo di Dio e può redimere in extremis i viziosi, donando loro la salvezza.
Trattandosi di una religione costruita su dogmi, è perfettamente inutile, ed anzi eretico, sventolare sotto il naso dei sacerdoti le demoniache tentazioni del buon senso e dell’osservazione della realtà. E’ blasfemo, ad esempio, far notare che – come scriveva Vincenzo Zappalà in un articolo qui pubblicato alcuni giorni or sono – i ghiacci dell’Antartide, ben lungi dallo sciogliersi per l’incremento di temperatura, hanno raggiunto una delle massime estensioni degli ultimi trent’anni, controbilanciando abbondantemente la decrescita della calotta artica; è altrettanto blasfemo far notare che il petrolio sta talmente per esaurirsi che le due massime potenze del mondo nel campo dell’energia (Stati Uniti e Russia) stanno disputandosi in Medio Oriente e in Europa il controllo geostrategico di enormi gasdotti (Nabucco e North/South Stream) in un conflitto che modificherà la configurazione del potere globale per molti anni a venire; è poi tentazione di Satana rammentare ai pii devoti la vicenda del Climategate, che ha visto esimi vescovi del Riscaldamento Globale come Michael Mann ricevere milioni di dollari per falsificare i dati “scientifici” sull’imminente scioglimento dei ghiacciai himalayani. Solo una natura profondamente malvagia e “complottista” potrebbe sospettare che dietro questo Sacro Credo si nasconda la semplice tutela di interessi economici e strategici delle nazioni dominanti, come ad esempio la necessità di porre un freno allo sviluppo della Cina e dell’India, imponendo a forza – pena il biasimo della metà del mondo timorata di Dio – un contenimento delle emissioni che azzopperebbe l’ascesa industriale di questi paesi. E figuriamoci, poi, se un miserabile peccatore come me osasse produrre un’osservazione del tutto ruspante e antiscientifica, come ad esempio che il Riscaldamento Globale non ha impedito, quest’anno, che sulle spiagge di Sestri Levante si gelasse nella settimana di Ferragosto, né la sospensione anticipata delle ferie a cui sono stato costretto per evitare che le bambine, stando sul bagnasciuga, prendessero la polmonite anziché l’abbronzatura. Queste dozzinali notazioni d’insulsa realtà sperimentale non devono permettersi di mettere in discussione la Grande Fede Scientifica. Si brucerebbe chi le esprime sul sacro rogo, per l’avventatezza e l’ignoranza che dimostra, se i fumi della combustione non rischiassero di affrettare lo scioglimento delle calotte artiche e l’innalzamento del livello degli oceani, che ci sommergerà tutti.
E’ un fenomeno da studiare: il pensiero scientifico, che era nato per opporre i dati della realtà all’astrattezza filosofica della religione, che da essi pretendeva di prescindere, ha finito per diventare una delle religioni più sprezzanti e nemiche della realtà che il mondo abbia mai conosciuto. Provate a parlare di esperienza quotidiana e tangibile con un luminare della fisica o della biologia: vi liquiderà con un cenno di sufficienza, come un vecchio prete cui provaste a domandare come possa una donna essere vergine e puerpera allo stesso tempo.
Se devo essere sincero, il Prof. Ugo Bardi a me sembra una gran brava persona. Purtroppo, avendo studiato fisica e biologia – cioè Teologia – anziché letteratura e scienze umanistiche, che guardano all’uomo e al suo habitat da una prospettiva assai più concreta, non è disposto a prendere atto delle dinamiche che governano la realtà umana fin dalla sua comparsa sulla scena del mondo. Né è disposto ad ammettere che tutto ciò che chiamiamo scienza, fisica, astronomia, storia, arte, ecc. siano il prodotto della prospettiva culturale con cui le diverse società umane e le diverse epoche storiche guardano al mondo, non un’isola di dati “oggettivi” da analizzare a prescindere dall’osservatore. Sia benedetta la fisica quantistica, che – se non altro – sta lentamente reintroducendo nel nostro modo di pensare questa banale consapevolezza epistemologica, spazzata via per tre secoli dalla sbornia dell’Illuminismo. La religione “scientifica” chiama oggi “complottismo” ogni tentativo di rimettere in gioco l’idea in base alla quale il “mondo” non esiste come ente in sé, ma è un prodotto della cultura. E la cultura è a sua volta un prodotto dell’élite dominante in una data epoca, che viene imposto alla massa dei subordinati attraverso l’uso alternato della forza e del godimento, del bastone e della carota.
Per essere (spero) un po’ più chiaro, faccio un esempio tratto proprio dal blog del Prof. Bardi. Il blog si intitola “Effetto Cassandra” e contiene, in esergo, una presentazione che recita:
“Cassandra cercò di avvertire i troiani del pericolo che la città correva ma non fu creduta. Oggi succede la stessa cosa quando qualcuno cerca di avvertirci di qualche verità scomoda, per esempio il riscaldamento globale o l’esaurimento delle risorse. E’ tanto comune che lo possiamo chiamare “Effetto Cassandra.” Continuiamo a ignorare le cose che non ci fanno piacere e, addirittura, abbiamo trasformato in offesa la parola “Cassandra”. Ma ci dimentichiamo sempre che Cassandra aveva ragione”.
Il senso dell’avvertimento è chiaro: esattamente come Cassandra, noi scienziati siamo la voce di Dio, la Verità parla attraverso di noi. Onorate ed ossequiate le nostre profezie o verrete spazzati via dalla collera divina.
Ora, per quanto operi in un campo dello scibile che tende a trascurare la letteratura, il Prof. Bardi saprà senz’altro che Cassandra non aveva affatto ragione, per il semplice fatto che non è mai esistita. E’ un personaggio del mito, un prodotto della cultura che rispondeva a precise esigenze di configurazione della realtà proprie del ceto dominante dell’epoca. Non credo che il Prof. Bardi intenda sul serio attribuire veridicità storica alla descrizione dell’epilogo della guerra di Troia così come viene narrato dall’aedo Demodoco nell’VIII libro dell’”Odissea”; o che ritenga seriamente che un popolo di navigati guerrieri come quello troiano potesse farsi fregare da un trucchetto scemo come quello del cavallo. Si tratta, ovviamente, non di Storia, ma di trasfigurazione fantastica della Storia, avente lo scopo di sottolineare ed imporre nell’immaginario collettivo alcuni valori che potevano tornare assai utili all’élite mercantile dell’epoca. Il valore dell’astuzia (Odisseo e il suo cavallo di legno), dell’intelligenza, del sapersela cavare in ogni occasione, che sono tipici del mercante e che vengono imposti alla collettività come punti di riferimento etici volti ad esaltare le qualità del ceto dominante (non a caso, Odisseo ha l’appellativo di πολύτροπος, cioè “uomo dalle mille risorse”). Troveremo l’esaltazione degli stessi valori mercantili in un testo scritto duemila anni più tardi, il Decamerone, in cui Boccaccio esalta appunto l’intelligenza, l’astuzia, la capacità di fornire a bruciapelo risposte argute, ecc., proprio nel momento in cui la società europea si avvia a diventare una società del mercantilismo borghese, uscendo da quasi mille anni di localismo autarchico medievale. Non è narrazione veridica, è gestione del potere che plasma gli avvenimenti riconfigurandoli ad immagine e somiglianza dei gruppi dirigenti. Allo stesso modo, in entrambi i testi viene esaltato il mito del viaggio, della scoperta, del contatto con popoli nuovi e strani, tutti valori tipici delle società mercantili. Non è un caso che il mito del cavallo di Troia compaia nell’Odissea e non nell’Iliade, che descrive la guerra di Troia nel pieno del suo svolgersi, ma è stata “assemblata” da composizioni orali risalenti a molto tempo prima, all’epoca in cui la società degli Achei aveva un carattere prettamente militare ed esaltava dunque la forza e il coraggio dei guerrieri, non sapendo che farsene dell’astuzia da commerciante di un ancora inimmaginabile Ulisse.
Nel Decamerone, i valori religiosi vengono esaltati, ma viene messa alla berlina la corruzione e l’immoralità della gerarchia ecclesiastica, che il ceto mercantile doveva affossare per poter emergere. L’Odissea, invece, è lo specchio di un habitat sociale in cui i dominanti si servono anche dell’immaginario e della ritualità religiosa per amministrare il proprio potere. Da qui la genesi del personaggio di Cassandra, che intimava di non sfidare mai gli avvertimenti della divinità, dei quali erano ovviamente le bocche dei gruppi di potere a farsi interpreti.
Tutto questo per dire che la Storia non è mai “scienza” empirica nel senso galileiano del termine, ma narrazione, che viene di volta in volta adattata alle esigenze delle élite di potere. La stessa cosa vale per ogni altro ambito dello scibile. La concezione “statica” dell’universo tolemaico non era dovuta a “ignoranza”: era invece la fedele riproduzione di una società cristallizzata ed immobile, articolata in tre stati (bellatores, oratores, laboratores) non permeabili tra di loro, cui non si poteva accedere per ricchezze o capacità personali ma solo per diritto di nascita. La concezione “dinamica” dell’universo copernicano, che impone alla Terra e ai pianeti movimenti frenetici su se stessi e intorno al sole (movimenti, sia detto tra parentesi per non scandalizzare ulteriormente il buon Bardi, mai pienamente dimostrati sul piano scientifico), nasce invece col declino del vecchio assetto socio-culturale, quando l’emergere della borghesia scardina alla base l’impenetrabilità dei gruppi umani del medioevo, consentendo rimescolamenti, ascese e tracolli di fortune personali e familiari tali da delineare una società in continuo mutamento, i cui nuovi membri dominanti (i borghesi) fanno della mobilità geografica e sociale la propria virtù di riferimento. Non dico che l’una concezione dell’universo sia vera e l’altra falsa: dico che entrambe sono prodotti della cultura imposta da due differenti tipologie di élite per giustificare il loro potere e possono essere vere o false a seconda del tipo di struttura che si intende impartire al corpo sociale.
Se avessimo la possibilità di vivere qualche migliaio di anni, assisteremmo alla sparizione di migliaia e migliaia di proposizioni “scientifiche” che oggi diamo per scontate e che col passare del tempo cadrebbero nel dimenticatoio e nel ridicolo. Non perché la scienza si evolva, ma perché le configurazioni sociali si modificano col passare dei secoli e ristrutturano a propria immagine la scienza e la prospettiva che i popoli hanno sul mondo che li circonda. La realtà è immaginazione condivisa. Ogni cosa esiste soltanto se c’è un accordo sufficientemente diffuso sulla sua esistenza. I media di oggi e la capillarità della rete ecclesiastica dei secoli passati sono appunto gli strumenti per mezzo dei quali viene posta in atto tale condivisione nel corpo passivo delle masse.
Non è affatto vero ciò che dice il Prof. Bardi, e cioè che una simile visione delle cose equivalga ad “autoconvincersi che qualsiasi cosa ti venga in mente li’ per li è vera”. E’ esattamente il contrario. Nessuna forma solipsistica di immaginazione potrà mai acquisire lo stato di “realtà” se non è oggetto di contrattazione con altri; se non ottiene condivisione, esisterà solo allo scopo di beffare, tradire e deludere il suo ideatore, senza mai neppure avvicinarsi a costituire un “mondo mentale” abitabile.
Il potere dei dominanti sta nel possesso degli strumenti e delle posizioni di forza che consentono loro di definire le regole e i principali parametri di questa condivisione. Convincete qualche miliardo di persone che esiste una malattia chiamata “AIDS” e quella malattia esisterà all’improvviso; anche se si tratta in realtà di mille patologie differenti e preesistenti, unificate arbitrariamente sotto l’azione di un virus che nessuno ha mai visto. E’ il potere della nominazione a creare il mondo e il legame tra significante e significato è, per l’appunto, arbitrario. Quando il significante è stato debitamente inculcato nella coscienza collettiva, risultandone sufficientemente condiviso, esso è pronto a creare spontaneamente il proprio significato di riferimento. E’ così che le élite perpetuano il loro potere: utilizzando la propria posizione di forza per coniare nomi e simbologie, cui saranno poi i dominati a far corrispondere una data realtà. Ne ho conosciute a iosa, negli anni ’80, di persone che hanno iniziato all’improvviso a definire “AIDS” le loro infinitamente differenti forme di debilitazione psicofisica. E i medici – i supremi sacerdoti della “scienza” – confermavano convenientemente i loro sospetti, portando ad esistenza un fenomeno patologico che mai era esistito prima e che improvvisamente, da semplice nome, si trasformava in tangibile agglomerato di idee, comportamenti, sensazioni, costumi sociali, implicazioni relazionali ed economiche.
Tutto questo il Prof. Bardi può chiamarlo “totalitarismo del complotto” se questa definizione gli piace. Ma si tratta in realtà del meccanismo di evoluzione delle società umane e delle loro molteplici “realtà” sotto l’azione del potere direttivo che ha caratterizzato ogni comunità di individui fin dagli albori del genere umano. Ogni collettività rimane viva e stabile finché resta stabile la capacità dei suoi gruppi dominanti di garantire la condivisione necessaria alle “verità” e alle configurazioni del reale che assicurano la loro permanenza al vertice. Quando una élite perde – per obsolescenza – la capacità di generare tale condivisione, la società si trasforma. Nuove “verità”, nuove visioni del mondo, nuove inedite prospettive sull’universo nascono dagli abissi del possibile, sostenute nel loro affermarsi dalla convergenza della nuova “realtà” con gli interessi di un ceto dirigente nuovo.
Se nego e disprezzo le teorie sul picco del petrolio e sul riscaldamento globale, non è soltanto perché sono visibilmente false. E’, soprattutto, perché sono vecchie. Rispecchiano gli interessi di un ordine elitario che ha fatto il suo tempo, che è sopravvissuto a se stesso, che ha reso trasparenti le proprie mire propinandoci per decenni sempre gli stessi giochi di prestigio, senza essere più in grado di conferire la minima credibilità all’universo che, tanti secoli fa, aveva proposto alle masse come nuova realtà abitabile, per chiedere su di esso la fiducia e proporsi come gestore e custode della sua solidità. Questo vecchio universo sta sfilacciandosi, sta cadendo a pezzi e con esso si decompongono i suoi architetti. Non riuscendo più ad ottenere con l’attrattiva la condivisione necessaria al progetto di “realtà” che aveva fatto la loro ricchezza, ci provano con le minacce, con la paura, con la reiterazione di un modello culturale in cui nessuno ha più voglia di riporre fiducia. Minacciano apocalissi terroristiche ed ecologiche a ritmo continuo, celano le loro strategie sotto le spoglie di demoni sempre più raffazzonati e meno convincenti (si pensi al loro bin Laden o al più recente Ahmadinejad), vorrebbero propinarci ancora i miti della tecnologia, del decotto e putrefatto “metodo scientifico” e dell’esplorazione spaziale quando dalle loro fotografie sulla Luna iniziano ad emergere impietosi i paranchi nascosti dietro i fondali. Basta! Che muoiano, con il loro decrepito universo e che nasca un nuovo consesso di potere, demiurgo di una realtà nuova. Se parlo delle loro menzogne sul blog non è perché voglio donare al mondo la verità. Mi piacerebbe, piuttosto, donare al mondo l’eutanasia.
Gianluca Freda
Fonte: http://blogghete.blog.dada.net/
Link: http://blogghete.blog.dada.net/archivi/2010-09-02
2.09.2010