DI CARLO BERTANI
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Gentile Presidente della Repubblica,
le scrivo con il cuore in mano, certo della sua comprensione: anch’io sono un pregiudicato, ebbene sì, lo confesso di fronte a lei ed al mondo, sperando – almeno – in un tardivo perdono.
Ho attentato alla vita altrui: da lei, così giusto ed equanime – proprio lei che ha dato un buffetto a Sallusti al posto del carcere e s’appresta a studiare attentamente il caso Berlusconi – m’attendo una parola di conforto e, se fosse possibile, la cancellazione del mio reato, per il quale ho già pagato il mio debito nei confronti della società e della Giustizia.
Lei, che è stato così lungimirante nel caso Sallusti/Cocilovo – precedendo anche un solo giorno di carcere con la preventiva grazia – sarà senz’altro così cortese da ascoltare la mia supplica, sempre che casi ben più importanti del mio gliene lascino il tempo.
Ci sarà ben un limite al numero di “grazie” che lei può concedere in un arco temporale. O no? Ma allora…lei è come un decreto “svuota carceri”! Chissà quanti immigrati, colpevoli solo di trasgressione del permesso di soggiorno, la benediranno! Ah no, solo i cittadini italiani?
Le spiegherò in poche parole la mia triste vicenda, sicuro d’esser ascoltato da una mente attenta ed empatica.
Alcuni anni or sono, riscaldavo la mia casa con una caldaia a legna: per lei, abituato al sole di Napoli, il fatto apparirà curioso…eppure sì…qui, nella profonda Langa, per riscaldare una casa per un solo Inverno ci vogliono circa 150 q di legna. Pensi che, un paio d’anni or sono, proprio qui vicino, una nonnina – rimasta senza legna, con un metro di neve fuori – non è riuscita far di meglio che morire di freddo.
Avevo provviste abbondanti per affrontare il generale Inverno, ma mancavano le “micce”, ossia legnetti piccoli per accendere il fuoco: m’industriavo con cartoni, legnetti, compensati e vecchi mobili di legno leggero. Che erano verniciati: lo sapevo, ma non avevo altro modo di procurarmi dei legnetti in quella landa abbacinata dal riverbero del cielo sulla neve, che assomigliava alla profonda Russia descritta da Alexandr Puskin ne “La figlia del Capitano”.
Lo so: dovevo accettare la mia sorte e morire onorevolmente di freddo, ha ragione.
C’è però una complicazione, in quest’Italia ci sono sempre delle complicazioni: da quando Antoine de Saint- Exupéry scrisse “Il piccolo principe”, nessuno vuol più vivere sul suo asteroide. E farsi gli affari propri.
Peccato che il mio idolo sia il Beato Robinson Crusoe, il quale (a mio parere) ebbe un po’ di sfiga solo quando incontrò Venerdì: fosse stata “una” Venerdì avrei capito, ma anche barattare il silenzio di un’isola deserta con le chiacchiere di una donna…beh…c’era da pensarci.
Cosicché, anch’io ho i miei vicini e, per la ferrea legge della statistica, ci sono sempre un paio di rompicoglioni che passano il giorno a fiutare l’aria, come cani da tartufi in pensione: non mi vengono a chiedere niente, non dicono nulla, tacciono, ma parlano come in confessionale col Maresciallo dei Carabinieri. Il quale non m’incontra, non fa inchieste, nulla: trasmette tutto al giudice di Mondovì, competente per territorio.
Del tutto ignaro, un giorno arriva il postino con una raccomandata importantissima, per la quale ci vuole assolutamente la mia, e solo la mia, firma autografa: è un Decreto Penale di Condanna per l’art. 674 C.P.
art. 674 “Chiunque getta o versa, in un luogo di pubblico transito o in un luogo privato ma di comune o di altrui uso, cose atte a offendere o imbrattare o molestare persone, ovvero, nei casi non consentiti dalla legge, provoca emissioni di gas, di vapori o di fumo, atti a cagionare tali effetti, è punito con l’arresto fino a un mese o con l’ammenda fino a duecentosei euro.”
Insomma, diventai un puzzone certificato.
Il meccanismo giuridico del Decreto Penale di Condanna è una meraviglia del diritto: noi, per ora, ti condanniamo e paghi l’ammenda. Poi, se vuoi il processo per dimostrare la tua innocenza, fai ricorso e parte la fase istruttoria che può terminare anche con il tuo arresto. Fin qui, paghi 206 euro e finisce tutto.
Ovvio che scelgo la seconda opzione: che sia un modo per incamerare altri soldi, oltre a quelli che già ci rapinano con la TARSU, la RAI e tutte le altre gabelle?
Riuscii, fra le lacrime, a confessare la mia colpa solo all’impiegata del Tribunale (non c’era nessun altro), la quale mi porgeva il bollettino: “vada qui sotto alla Posta, paghi 206 euro come indicato ed è tutto a posto…non si crucci…”
Ma io non ricorro anche perché sono colpevole, colpevolissimo: è vero, attizzavo il fuoco con dei compensati verniciati, non c’è storia! Chissà quanti decreti penali di condanna avranno pagato quelli dell’ACNA! Mi viene un brivido solo a pensarci. E proprio nella sua città, Napoli, c’è per caso qualcuno che “getta”? Mah…
Bando alle ciance, caro Presidente, le scrivo come ad un padre per confessarle il mio pentimento: ho demolito prontamente, a colpi di mazza, la vecchia caldaia a legna e carbone e l’ho sostituita con una modernissima caldaia a pellet, con un rendimento termico del 92%! E’ quella la giusta fine che meritano i diavoli tentatori!
Sono salito sul tetto ed ho sistemato vicino al comignolo incriminato un vaso con una verbena odorosa, ho bruciato poi fasci d’incenso nel camino e, non sazio, tutti gli anni irroro il tetto con acqua di colonia: capirà, lo cospargo con la “macchina” del verde rame e mi costa una cifra…15 litri ogni stagione…ma non fa nulla, niente è mai sufficiente per l’espiazione. Come dice? Serve Chanel numero 5 per una completa riparazione? Farò un mutuo.
Eppure, la traccia resta nel casellario giudiziario (così m’hanno detto) e, soprattutto, nella mia coscienza ambientalista affranta.
A scuola non è più come prima, no, me ne sono accorto. Quando qualcuno dice “Eh…fare la doccia? Ma l’ho già fatta a Pasqua…” gli altri ridono. Se ci provo io cade un silenzio di ghiaccio: ho il marchio dello zozzone addosso, nulla da fare.
Ho tentato con l’eleganza più raffinata, con profumi costosi, deodoranti a prova d’allevamento suino…niente…ho finito per scorticarmi la pelle sotto docce bollenti, bagni turchi, in mare, nel fiume…nulla…la gente continua a pensare: se le laverà le mutande?
Serve un suo intervento: così non si può andare avanti, m’annuso le ascelle 30 volte il giorno, mi lavo le mani in continuazione, no…è il peso della colpa che m’opprime!
Voi che siete stato così comprensivo col dramma di Sallusti, che v’accingete a prendere sotto la vostra ala protettrice anche l’anima pia e penitente di Berlusconi…Eccellenza, vi prego…
“Eminenza vi bacio v’imploro…
voi vi basta una mossa una voce
c’ha ‘sto Cristo ci levano ‘a croce…”
Grazie, Presidente, grazie: so che capirete, ed io mi sento già salvo.
Carlo Bertani
Fonte: http://carlobertani.blogspot.it
Link: http://carlobertani.blogspot.it/2013/08/caro-presidente.html
16.08.2013