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DI AMBROSE EVANS-PRITCHARD
blogs.telegraph.co.uk

Il FMI è ora il leader de facto del movimento degli euroscettici.

L’ultimo rapporto del FMI sulla zona euro è un documento stupefacente. Quando tutta la storia di questa vicenda sarà scritta, la “lettura dell’ Articolo IV” sarà menzionata come una anticipazione dei fatti.

La crisi dell’area euro ha raggiunto una nuova fase critica. Nonostante azioni politiche di rilievo, i mercati finanziari in alcuni stati di Eurolandia restano sotto uno stress acuto e lasciano tutti i dubbi sulla sostenibilità dell’unione monetaria stessa.

I legami antitetici tra governi sovrani, banche, e economia reale sono più forti che mai. I mercati finanziari si stanno sempre più frammentando entro i confini nazionali.

Si è detto che la zona dell’euro è problematica e insostenibile nella sua forma attuale, una unione monetaria ancora incompiuta, dove il contagio si diffonde a macchia d’olio se non si prendono pronti interventi per contenere i danni:
L’area dell’euro è in mezzo a un guado rischioso e insostenibile. Mentre è sufficientemente integrato tanto da permettere che l’escalation dei problemi di uno stato si possano riversare sugli agli altri, manca della flessibilità economica e degli strumenti politici per bloccare queste ricadute.

Fondamentalmente, l’area dell’euro manca anche di tutti gli strumenti essenziali di politica finanziaria e fiscale per stabilizzare l’unione monetaria. Come la crisi ha messo in luce, senza un forte quadro comune di stabilità finanziaria, i problemi bancari sono difficili da contenere e risolvere in un mercato integrato.

La maggior parte del Sud Europa è a grave rischio di una “spirale debito-deflazione“, ed i pericoli sono mascherati dalle stesse tasse imposte dall’ austerità. “Questa condizione deflazionistica potrà rendere più difficile, in molti paesi della periferia, ridurre il peso del debito“.

I leader europei hanno perso un’altra l’occasione di prendere il toro per le corna:

L’ aggravarsi della crisi fa pensare che le sue vere radici siano rimaste sotto terra. Ora la crisi richiede uno sforzo collettivo molto più forte  per dimostrare l’impegno inequivocabile dei politici per sostenere l’UEM. Solo una mossa convincente e concertata verso una UEM più forte potrebbe fermare la sfiducia che sta inondando l’Europa.

Risultato di questa fragilità è che la malefica spirale, tra banche e governi, oltre alla frammentazione del mercato, si sono spinte molto oltre durante la crisi. In alcuni casi, la necessaria liquidità della BCE ha portato all’acquisto di ulteriori obbligazioni sovrane da parte delle banche, rendendo questo rapporto ancora di più stretto.

L’andamento negativo delle banche sovrane, nel mezzo della crisi, si è aggravato. Le preoccupazioni sulla loro solvibilità sono aumentate per le alte esposizioni degli stati, in particolare nei paesi periferici. Alcuni governi, a loro volta, stanno tentando di arginare le perdite delle banche più deboli.

I capitali in fuga nell’ambito dell’area euro sono serviti come forze disgregatrici nei mercati obbligazionari sovrani, nei mercati interbancari e nei mercati di depositi e crediti.

C’è un “drastico calo dell’attività interbancaria“:

Un fallimento di una grande banca multilocata potrebbe dare prova della capacità delle strutture della BCE e di come saprebbe affrontare l’effetto contagio. Lo slittamento delle riforme a livello nazionale potrebbero avere grandi ricadute negative in tutta l’area dell’euro e la paura di uscita dall’euro, se non contrastata in modo rapido ed efficace, potrebbe diffondersi su altre economie che potrebbero dare l’impressione di avere le  setsse caratteristiche.

In altre parole, il processo si sta alimentando da solo ed è diventato estremamente pericoloso. Il meccanismo che riequilibra, compensandole le monete è completamente collassato (come ha indicato Christian Noyer, della Banca di Francia, all’inizio di questa settimana). Il mondo intero è a rischio.

L’ FMI esorta le autorità dell’Unione Europea ad andare tutti insieme verso gli Eurobonds e verso una vera Unione Bancaria che possa dare garanzie su tutti i depositi.

Ci vuole un buon intervento QE preannunciato (che metta in circolazione denaro fresco : vedi Nota 1) della Banca Centrale Europea – una completa immersione, non un assaggino come si possono considerare gli già sforzi fatti –  stabilendo una durata determinata e acquistando un portafoglio rappresentativo di titoli di Stato a lungo termine. Bisogna fare, cioè, almeno quello che la Fed sta già facendo.

“Se il rapporto del FMI fosse un film sarebbe un blockbuster estivo come Batman“, ha detto Gary Jenkins di Swordfish.

“E’ difficile discutere dovendo far riferimento alla relazione del FMI, nel senso che se si vuole salvare la zona euro, i politici, dovranno prendere decisioni drammatiche. Ma oserei dire che se si faranno passi decisi verso gli Stati Uniti d’Europa a qualcuno potrebbe far piacere anche votare a favore” ha detto.

Infatti.

Per quelli di noi a cui è balenato in mente, nel corso degli anni, che poteva esserci qualche problema strutturale nell’unione monetaria, il rapporto del FMI si presenta come dichiarazione agrodolce:

I cicli negativi sono più frequenti in un’unione monetaria che altrove. Questi cicli negativi si espandono per la mancanza di un tasso di cambio interno che potrebbe attutire l’impatto di improvvisi fermi degli scambi nell’ambito dell’area euro sugli oneri finanziari dei singoli stati sovrani, che contribuirebbero a compensare l’impatto negativo degli sforzi fiscali sulla compressione della domanda interna, con un deprezzamento del cambio, per stimolare le esportazioni.

Cioè: gli stati vittime non possono liberarsi dalla  trappola nemmeno con la svalutazione e non possono compensare  la stretta fiscale con stimoli sul  scambio  ( o monetari ). Le vittime vengono soffocate:

Inoltre, gli oneri finanziari sovrano possono rapidamente volatilizzarsi se le prospettive dei mercati risultano negative,  rendendo qualsiasi aggiustamento fiscale più difficile da raggiungere fino a quando le autorità monetarie non segnaleranno un possibile allentamento.

Cioè: la partecipazione all’Unione Monetaria Europea rende più difficile stabilizzare le finanze pubbliche. Questo è proprio il contrario di quello che abbiamo sempre sentito dai sostenitori dell’euro, che affermavano che la “disciplina” avrebbe costretto gli stati ribelli a comportarsi in modo virtuoso. In realtà si rende quasi impossibile per questi stati mantenere la parabola del debito sotto controllo:

Una mobilità del lavoro limitata nell’area dell’euro ostacola il naturale ri-aggiustamento causato da shock idiosincratici. Se i lavoratori si spostano in risposta alle differenze di retribuzione e opportunità di lavoro, riducono le disparità nei tassi di disoccupazione e dei salari reali in tutte le regioni. Tuttavia, mentre ci sono alcune evidenze che la mobilità del lavoro nell’area dell’euro è aumentata in risposta alla crisi, ancora rimane piuttosto limitata.
Solo circa l’1 per cento della popolazione in età di lavoro cambia la sua residenza all’interno del suo paese in un dato anno, e si muove ancor meno tra i paesi dell’area euro. Mentre negli Stati Uniti è il 3% , in Australia il 2% e leggermente inferiore al 2 % in Canada.

Ve l’avevamo detto qui al Telegraph. Le valvole di sicurezza di mobilità del lavoro e dei trasferimenti fiscali in Eurolandia sono del tutto inadeguati.

Sarebbe molto interessante sapere cosa è successo al Consiglio di amministrazione dell’FMI nelle ultime settimane. Si sente che la Casa Bianca – con il pieno appoggio della Cina, Giappone, Brasile e altri – ha finalmente perso la pazienza con i leader europei. (uso questo termine eufemistico dal momento che non intendo Monti, Hollande, Cameron, Rajoy, ma non voglio nemmeno essere accusato di riferirmi ad un povero, paese vulnerabile).

L’ FMI non potrebbe essere più chiaro. Si tratta di una mossa preventiva per individuare esattamente dove si trova la responsabilità del prossimo diluvio:

  • Su chi ha creato questa macchina del giudizio universale e l’ha spinta come un cavallo federalista di Troia, senza preoccuparsi delle democrazie europee
  • Su un secondo gruppo di persone che ha esercitato per un decennio una arroganza prepotente, ignorando tutti gli avvisi sul divario Nord-Sud che stava crescendo a livelli pericolosi
  • Su un terzo gruppo di leader – guidato dal cancelliere Angela Merkel – che ora si rifiuta di affrontare le terribili conseguenze di quanto è successo.

In questo momento l’ FMI è il leader degli euroscettici.

Ambrose Evans-Pritchard scrive da 30 anni di politica mondiale e economica, dopo aver vissuto in Europa, Stati Uniti e America Latina, lavora al Telegraph dal 1991, prima come corrispondente da Washington e poi come corrispondente a Bruxelles. Ora è Editor di International Business a Londra.

Fonte: http://blogs.telegraph.co.uk
Link: http://blogs.telegraph.co.uk/finance/ambroseevans-pritchard/100018882/imf-loses-all-faith-in-the-euro-project/

Tradotto per www.ComeDonChisciotte.org da ERNESTO CELESTINI

Nota 1 :
Quantitative easing (QE) è una politica monetaria non convenzionale, utilizzata dalle banche centrali per stimolare l’economia nazionale, quando la politica monetaria convenzionale è diventata inefficace. Una banca centrale acquista attività finanziarie per iniettare una predeterminata quantità di moneta nell’economia. Questo si distingue dalla politica più comune di acquistare o vendere titoli di Stato per mantenere i tassi di interesse di mercato ad un valore di destinazione specificata. Una banca centrale implementa QE con l’acquisto di attività finanziarie da banche e altre aziende del settore privato con nuovo denaro creato per via elettronica creati. Questa azione aumenta le riserve in eccesso delle banche, e aumenta anche i prezzi delle attività finanziarie acquistate, che ne fanno abbassare il rendimento. (http://en.wikipedia.org/wiki/Quantitative_easing)

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