DALLA FINE DELLA GUERRA FREDDA
DI GONZALO LIRA
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Vi sentite come se steste spingendo qualcosa di pesante e inamovibile, una porta pesante, per esempio, o forse una macchina bloccata in un fosso, e tutto ad un tratto, la cosa che stavate spingendo bruscamente cede? Che accade allora?
Ebbene, cadete in avanti, naturalmente.
Soprattutto se state spingendo da un bel po’: eravate così decisi a spingere la cosa, la macchina bloccata nel fosso, la pesante porta che non si muoveva, che quando finalmente si muove, perdete l’equilibrio. Cadete in avanti. Potreste anche inciampare. Potreste anche cadere a faccia in giù, e dolorosamente.
E questa caduta in avanti si sta trasformando in una tragedia epica.
Questo è ciò che sta accadendo agli Stati Uniti: dopo la lunga battaglia della Guerra Fredda, l’America sta cadendo in avanti.
Gli Stati Uniti e gli alleati occidentali hanno combattuto la guerra fredda contro l’Unione Sovietica e il Patto di Varsavia tra il 1945 e il 1991, circa 45 anni.
Ed è stata una guerra, qualunque cosa possano affermare i revisionisti: guerre per procura in Corea, in Vietnam e in Afghanistan; guerriglie in quasi tutti gli altri continenti sulla terra, guerre di propaganda su ogni fronte, in ogni categoria. Può non esserci stato alcun combattimento aperto tra gli USA e l’URSS, ma questo non la rende meno di una guerra costante e senza sosta.
Psicologicamente, gli Stati Uniti e l’Occidente si stavano preparando per una guerra piena e totale con l’Unione Sovietica e il Patto di Varsavia. Ricordo di aver letto due romanzi best-seller che delineavano esattamente come una guerra del genere avrebbe avuto luogo: la terza guerra mondiale: Agosto 1985 (1979) del Generale Sir John Hackett, e Red Storm Rising (1986) di Tom Clancy.
Tutti si preparavano per la la guerra piena, aperta e totale. Tutti si aspettano una guerra piena, aperta e totale.
Ma la guerra non è mai venuta; invece, l’Unione Sovietica e il blocco orientale sono crollati sotto il loro stesso peso.
Quando l’Ungheria aprì la sua frontiera con l’Austria nell’agosto 1989 fu l’inizio di un effetto domino: in rapida successione, la Germania Est dilagò a occidente, crollò il muro di Berlino, gli altri Paesi del blocco orientale iniziarono a collassare e, nell’agosto del 1991, l’Unione Sovietica cessò di esistere.
Non c’è stato nessun esercito dell’Occidente che abbia sparato un solo colpo. E’ stato un evento culminante e senza spargimento di sangue, ma non senza conseguenze:
conseguenze con cui siamo ancora alle prese, e che hanno definito gli ultimi venti anni.
Per il resto del mondo, il crollo dell’Unione Sovietica e del blocco orientale rese l’ideologia socialista semplicemente insostenibile, per non dire stupida.
Il crollo dell’Unione Sovietica ha rotto il fascino intellettuale del socialismo e del leninismo in modo più decisivo che qualsiasi vittoria militare avrebbe mai potuto avere. Fosse crollata l’URSS per una sconfitta sul campo di battaglia, ci sarebbe sempre stata la sensazione persistente che l’Occidente aveva vinto “ingiustamente”, che le sue idee non erano meglio, solo il suo esercito più forte.
Ma il fatto che il blocco orientale è crollato per il marciume interiore, piuttosto che per una sconfitta sul campo di battaglia, e un marciume interno indotto dall’applicazione del marxismo-leninismo, ha reso l’ideale socialista indifendibile e insostenibile come ideologia politica: Dopo il 1991, in qualsiasi paese nessun partito politico che veramente voglia l’accesso al potere politico potrebbe fare appello alle masse con visioni di un paradiso socialista.
Ricordo piuttosto chiaramente come partiti di estrema sinistra in America latina sono improvvisamente apparsi ridicoli e sciocchi dopo il crollo del blocco orientale. Ambiziosi politici della sinistra si sono rapidamente ribattezzati “socialisti rinnovati” -cioè capitalisti, non socialisti-leninisti. O in altre parole, politici di centro-sinistra che hanno pienamente abbracciato il capitalismo, e rinunciato completamente al socialismo. Perfino un sussurro di un leninista, parole di un partito-punta-avanzata-e-luce-guida-della-società, veniva considerato -giustamente- idiota e assurdo: ridicolo.
E come tutti sanno, nulla uccide una posizione politica più efficacemente del ridicolo.
Così nella percezione ideologica e intellettuale, la vittoria delle democrazie occidentali sul blocco orientale è stata totale e travolgente: L’Occidente aveva vinto la battaglia con i cuori e con le menti, l’obiettivo leggendario di tutti quegli anni di scontro della guerra fredda.
Dopo il 1991, non c’era davvero nessuna ideologia che avrebbe potuto seriamente competere con la combinazione occidentale di democrazia rappresentativa e capitalismo con-una-rete-di-sicurezza. Il mondo aveva finalmente capito che le democrazie capitalistiche dell’occidente erano superiori agli stati marxisti-leninisti orientali, e nessuno poteva seriamente dire il contrario.
Ma, suprema ironia delle ironie, gli Stati Uniti non sono riusciti a capire la propria vittoria. Il vincitore in questa guerra durata decenni non si è reso conto di ciò che aveva conquistato. L’America non è riuscita a capire il fatto stesso di aver vinto la guerra fredda.
Come uno di quei soldati giapponesi su qualche isola dimenticata, combattenti ancora la seconda guerra mondiale, come una squadra di basket che gioca ancora in modo aggressivo e senza pausa a lungo dopo la fine del quarto tempo e dopo che l’altra squadra se n’è andata, sconfitta, gli Stati Uniti combattono la guerra fredda.
Questa è stata la tragedia e l’errore di calcolo che ha dominato gli ultimi vent’anni di storia del mondo, una mancanza di comprensione che mi sembra stia portando al collasso dell’America.
La conseguenza più evidente di questo difetto di comprensione è stato che l’America deve ancora smilitarizzarsi dopo la fine della guerra fredda.
Gli Stati Uniti vanno avanti con la loro enorme spesa militare a cavalcioni del mappamondo, una spesa inutile e massacrante perché il fondamento logico alla base di questa enorme spesa militare è finito: il Patto di Varsavia non esiste più.
Per fare solo un esempio pratico: i sottomarini con missili balistici. Parte della dottrina della distruzione reciproca assicurata, questa sistema di armamenti è stato sviluppato durante la guerra fredda esplicitamente e specificamente per essere in grado di fornire un contrattacco nucleare, più probabile in caso di offensiva globale nucleare a sorpresa da una parte contro l’altra.
Ma una volta che una tale minaccia ha cessato di esistere, cioè una volta che la guerra fredda era finita assieme alla minaccia di un totale e travolgente attacco preventivo nucleare, non vi era alcuna necessità di un tale sistema d’arma. Questo perché i sottomarini balistici nucleari non hanno alcun senso al di fuori della strategia della distruzione reciproca assicurata.
Tuttavia, ci sono ancora diciotto di questi sottomarini classe Ohio a pattugliare incessantemente e inutilmente le acque intorno al globo. I loro costi operativi e di acquisto sono astronomici, e non hanno alcuna utilità pratica se non come un sistema per portare un contrattacco nucleare massivo contro un travolgente attacco nucleare intercontinentale di sorpresa con missili balistici, una cosa che ora non accadrà mai.
Eppure i militari degli Stati Uniti continuano a dispiegare queste navi, oltre 20 anni dopo che il loro utilizzo pratico si è concluso.
Gran parte delle spese militari americane continuano in questa direzione: schieramento di armi e strategie elaborate per combattere la guerra fredda ancora in corso oggi nel 2010, anche se la guerra fredda terminò nel 1991, e finì con la vittoria.
Il costo di tutta questa inutile spesa militare fa letteralmente vacillare la mente: fa sbattere il tuo cervello in giro nel cranio come un grande cubo di ghiaccio in un bicchiere piccolo. Se si considera che il bilancio militare americano negli ultimi venti anni è stato di circa 600 miliardi dollari all’anno in dollari adeguati all’inflazione (senza contare le guerre in Afghanistan e Iraq), e se si suppone che, ad esempio, il 25% dei budget viene speso sulle strategie e sistemi di armi che sono inutili in un mondo post guerra fredda, come i sottomarini con missili balistici intercontinentali, allora circa 3.000 miliardi dollari sono stati letteralmente buttati via, dalla fine della guerra fredda.
3.000 miliardi dollari, ed è una stima conservativa e approssimativa. Non sarei sorpreso se il numero finale fosse più vicino a 6.000 miliardi dollari, se non superiore.
La ragione per cui le spese militari non furono tagliate subito dopo la fine della guerra fredda fu perché l’amministrazione G.H.W. Bush (1989-1993) non restò in carica abbastanza a lungo per realizzare qualsiasi rivalutazione militare o strategica intelligente.
Il suo successore, Bill Clinton, non ha potuto combattere il complesso industriale-militare, perché la sua passività politica lo rendeva innocuo per quella cricca di interessi. Tra il suo imboscarsi, e la brillante manipolazione del complesso industriale-militare della questione dei gay nelle forze armate, l’amministrazione Clinton ha lasciato quel gruppo di interesse da solo. Quindi il denaro è stato speso per inutili, obsolete strategie che non servivano a nulla, se non per arricchire i fabbricanti di armi, e puntellare l’ego dello stato maggiore.
L’amministrazione di George W. Bush, naturalmente, era piena di vigliacchi imboscati che hanno cercato di nascondere la loro codardia con un clamore militarista di grida ardentemente entusiastiche, e una volta accaduto l’11 settembre, il rubinetto del denaro è stato aperto per i militari fino a che, alla lettera, non sapevano più come spendere tutti i soldi.
(Mi meraviglia sempre come dei codardi che hanno evitato il servizio militare in Vietnam, come Shrub – gioco di parole tra bush e shrub, ambedue significanti arbusto. NdT) e Cheney, abbiano potuto così cavallerescamente buttare via la vita di giovani in guerre inutili, come fanno questi vigliacchi a dormire la notte? Non hanno coscienza? O sono così mostruosi da non realizzare la depravazione morale delle loro azioni?)
A livello strategico, gli Stati Uniti hanno continuato a combattere la guerra fredda, nel senso che essi hanno continuato a pianificare il potere globale, rescindendo il proprio temperamento isolazionista in favore di un approccio interventista e aggressivo, da poliziotto globale, negli affari mondiali.
Gli Stati Uniti, come ogni straniero civile sa, sono essenzialmente una nazione di isolazionisti: gli americani non sono interessati agli affari del resto del mondo. Anche se presumibilmente sofisticati e colti gli americani sono ingenui come zotici di paese, quando si tratta di affrontare il resto del mondo.
L’unica ragione per cui gli USA si sono immischiati nella politica estera è stata la guerra fredda: fino al terzo mandato di Roosevelt, gli americani tradizionalmente si erano tenuti alla larga dal resto del mondo.
Questo è cambiato con la seconda guerra mondiale, e soprattutto con la guerra fredda: combattere la guerra fredda, che era una guerra globale significava intervenire e interferire e competere contro l’Unione Sovietica in ogni paese della terra.
Ma dopo la Guerra Fredda, gli Stati Uniti hanno continuato con i loro goffi interventi all’estero, ma senza quegli interessi strategici che avevano avuto quando l’Unione Sovietica esisteva ancora. L’intervento americano precedentemente c’era stato al fine di evitare un punto d’appoggio ai sovietici. Ma dopo la guerra fredda, l’intervento americano è diventato fine a se stesso, un esercizio inutile che è servito solo a inimicarsi altri Paesi.
Così nella politica di difesa e di politica estera, mai gli Stati Uniti si resero conto che la guerra fredda non veniva più combattuta, continuarono a comportarsi come se la guerra fredda fosse in pieno svolgimento.
Questo evidenzia il fatto che, in un senso intellettuale e secondo lo spirito dei tempi, l’America non è riuscita a capire che cosa significava la fine della guerra fredda.
Sono stato a Dartmouth (una delle più antiche e prestigiose università americane NdT) subito dopo il crollo dell’URSS e del blocco orientale: Non ci sono stati dibattiti su ciò che significava la fine della guerra fredda. Non era nemmeno recepita. La fine della guerra fredda è stata trattata come uno strano pezzo di notizia accolto con facce mute, e poi ignorato.
Ciò è comprensibile: Nel 1991, l’università americana è stata dominata dai baby boomer di sinistra che, per motivi caratteriali non potevano accettare che gli Stati Uniti avevano vinto la guerra fredda. Essi non potevano accettare che gli Stati Uniti avessero avuto ragione.
Molti di questi baby boomer aveva evitato la naja e/o protestato per la guerra del Vietnam. La scusa che così tante di queste persone hanno utilizzato per spiegare la loro riluttanza a combattere in Vietnam era che l’America era il male, l’America era davvero Amerika, cugino di primo grado della Germania nazista. Pertanto, non combattere in Vietnam era scusabile. Davvero lodevole.
L’ ingenua estensione di questo ragionamento – e un’estensione infatti adottata da molti baby boomer intellettuali – ovviamente era che se Amerika e tutto ciò che rappresentava era malvagia, allora fino a prova contraria l’Unione Sovietica era buona. Pertanto, seguendo questa logica manichea, l’Unione Sovietica e il Patto di Varsavia meritavano di vincere la guerra fredda, non gli Stati Uniti ed i loro alleati occidentali.
Questo psico-dramma è incomprensibile per i non-americani, ma intimamente comprensibile dalla maggior parte in America. Il risentimento dei baby boomer, e davvero l’odio, per l’America viene da un uno-due da ko: la mancanza di coraggio della generazione del baby boom, quando si è trattato di combattere in Vietnam, il risentimento e l’invidia collettiva dei baby boomer verso la generazione che li ha preceduti, i loro genitori, i bambini della grande depressione e la generazione della seconda guerra mondiale, che si è comportata più stoicamente, con maggiore capacità e più mirabilmente di quanto la generazione del baby boom non abbia mai fatto.
Per i boomer, accettare che l’America aveva vinto la guerra fredda sarebbe stato il riconoscimento che la guerra del Vietnam era stata necessaria, e che l’antiamericanismo così diffuso tra la generazione baby boom era stato gravemente fuorviante, per non dire traditore, per non dire sbagliato, per non dire cattivo.
Il crollo dell’Unione Sovietica, e le orribili verità sul blocco orientale che sono stati rivelate in seguito, sono serviti solo a mostrare il fallimento degli intellettuali baby boomer. È emerso che, in realtà, avevano collettivamente sostenuto e difeso e anche sostenuto una ideologia che era, in fondo, malvagia e sbagliata.
Così la vittoria della guerra fredda è stata ignorata dalla intellighenzia americana, perché avrebbe dimostrato i loro fallimenti.
Siccome in America i principali media per gli strati popolari tradizionalmente prendono spunto intellettuale dal mondo culturale accademico, la cultura stessa sembrava ignorare il fatto importantissimo che la guerra fredda era stata vinta.
Per quanto mi ricordo, c’e stato solo un tentativo serio per aprire una discussione importante su quello che era successo, The End of History and the Last Man (La fine della storia e l’ultimo uomo) di Francis Fukuyama. Ma questo bel libro è stato completamente – e penso deliberatamente – frainteso dal mondo accademico e dai maggiori media. Fukuyama non stava dicendo che “la storia”, nel senso di eventi che si verificano, era tutta finita, si stava riferendo al fatto che era finita “la storia” nel senso hegeliano dello sviluppo della libertà. Parlando da ex studente di filosofia politica di Hegel, Fukuyama aveva ragione, ma lui è stato respinto dal mondo accademico e dei principali media.
(Tra parentesi, e solo per darvi un indizio di come io sia veramente brillante: ho capito dal 25% al 30% circa di La filosofia del diritto. Potete applaudire se vi siete commossi tanto. E con La Fenomenologia dello spirito? ho capito quasi il 10% di quel libro, che va a dimostrare che sono un fottuto genio!)
Perché è stato respinto Fukuyama? Perché sottolineava che le democrazie occidentali capitalistiche aveva vinto contro il blocco orientale, un fatto duro da affrontare per quella intellighenzia. Quindi Fukuyama è stato deriso e poi respinto, in modo da evitare di dover affrontare il fatto doloroso che l’occidente aveva ragione. La guerra fredda meritava di essere combattuta. Il blocco orientale, e tutti i suoi sostenitori, si era sbagliato.
A causa di questa incapacità – o mancanza di volontà – a celebrare la vittoria nella guerra fredda, e l’incapacità di venire alle prese con le dense implicazioni di quella vittoria, gli Stati Uniti hanno continuato come se stessero ancora combattendo quella guerra.
In altre parole, gli Stati Uniti stanno cadendo in avanti: stanno ancora combattendo un nemico che non esiste più.
Quali sono state le conseguenze di ciò?
Beh, prima di tutto, un tale atteggiamento richiede un vero nemico reale, per prendere il posto della scomparsa Unione Sovietica, e il nemico prescelto è diventato l’Islam.
Gli episodi terroristici dell’11 settembre 2001 – spettacolari che fossero – erano insignificanti. Non intendo sminuire la sofferenza delle persone colpite dagli incidenti, ma in un certo senso storico mondiale, l’11 settembe è stato insignificante in sé e per sé.
E’ stata la reazione agli eventi dell’11 settembre che è stata importante, o nel caso degli Stati Uniti, la sovra-reazione dell’America.
(Una parentesi: mi rifiuto di chiamare i fatti dell’11 settembre 2001 un “attacco”, erano una serie di crimini, non differenti da un’accoltellamento o uno stupro o un furto Vuoi chiamare gli omicidi del killer dello zodiaco “attacco dello zodiaco”? Vuoi parlare di “Son of Sam Attack”, in lettere maiuscole, come se ci si riferisse al diavolo o a qualche altro uomo nero? (il killer dello zodiaco e “Son of Sam” sono stati due serial killer americani degli anni ’60 e ’70.NdT) No, non lo farei. Chiamare l’episodio l’11 settembre un “attacco” porta a dedurre che vi è un nemico che si oppone, e impregna questo nemico immaginario oppositivo con il potere e la statura che lui non ha. Il fatto è semplice, queste persone che hanno provocato i fatti dell’11 settembre sono stati una banda di criminali, criminali che ora sono morti, naturalmente, e che quindi non possono causare più alcun danno.)
L’invasione dell’Afghanistan all’inseguimento dei responsabili dell’11 settembre era ragionevole e comprensibile, ma la guerra non provocata di aggressione all’Iraq non lo era. Né lo è il costante pungolamento dell’Iran, né le guerre segrete in Yemen e Pakistan.
Perché sono successe queste cose? A causa di un apparato militare sovradimensionato, e una politica estera che vede l’intervento americano come “necessario e naturale”.
Nella ricerca delle cause della guerra in Iraq per un pezzo che pubblicherò presto, sono giunto alla conclusione che una delle ragioni principali per la guerra in Iraq è stato il bisogno dei militari americani di dimostrare la loro utilità.
Le enormi dimensioni delle forze armate statunitensi, un relitto della guerra fredda, erano destinate, alla fine, a essere messe sotto esame. L’esercito americano aveva bisogno di un nemico per giustificare le sue dimensioni sproporzionate, perché una volta che l’Unione Sovietica era scomparsa, il fondamento logico per la sua taglia massiva era andato via con essa.
Così sembra sempre più chiaro per me che una delle ragioni principali (anche se certamente non l’unico motivo) per l’inutile guerra di aggressione in Iraq sia stata la giustificazione dei militari americani per la loro dimensione e composizione.
Quindi i militari americani, guidano sommosse attraverso tutto il Medio Oriente senza uno scopo chiaro, nessuna chiara strategia, dove la “vittoria” non può essere definita, o anche solo articolata, senza ricorrere a vuoti luoghi comuni senza significato.
L’unica conclusione a cui un osservatore serio della situazione può arrivare è che, come risultato diretto degli episodi dell’l1 settembre, gli Stati Uniti hanno dichiarato guerra all’Islam.
Per i musulmani, e ad ogni altro osservatore al di fuori del mondo, questa è una non controversa affermazione di fatto. Gli americani potrebbe veementemente essere in disaccordo. Gli americani potrebbero plausibilmente sostenere che “dichiarare la guerra contro l’Islam” non è stata una scelta fatta dagli Stati Uniti, consapevolmente o deliberatamente, è solo avvenuto.
-Che dimostra la mia osservazione: gli Stati Uniti sono caduti in avanti in una guerra con l’Islam, a causa della loro incapacità di venire a patti con la fine della guerra fredda.
Qualcuno potrebbe anche sostenere che le azioni degli Stati Uniti sono state tutte volte verso “musulmani radicali combattenti”, ma come ogni sensibile osservatore della situazione ha evidenziato, attaccare un popolo e invadere la loro terra crea questi “terroristi islamici radicali”. Che cosa fareste voi se, per esempio, i soldati cinesi invadessero la vostra città in Indiana? Salutarli come eroi? Lanciare ghirlande di fiori sui loro carri armati?
Oppure provereste a uccidere il maggior numero di questi invasori come meglio potete, con qualsiasi mezzo a disposizione?
Invadere e occupare Paesi crea combattenti della resistenza. Gli americani potrebbero chiamare questa gente che resiste alle invasioni degli USA di questi Paesi “terroristi”: ma queste persone stanno semplicemente e nobilmente resistendo e lottando contro un invasore straniero-
– noi.
Cadere in avanti: come ho detto all’inizio, quando il camion che si sta spingendo improvvisamente esce dal fosso, se non state attenti, rischiate di cadere a faccia in giù-
-o peggio:
Una delle grandi cose combattendo la guerra fredda era che all’America veniva richiesto di ridefinire, quasi su base giornaliera, che cosa rappresentava.
Con la sua opposizione all’Unione Sovietica, gli Stati Uniti ed i suoi alleati occidentali sono stati costretti a ricordarsi sempre quello che avrebbero difeso fino alla morte – la libertà, i diritti umani e la dignità, il giusto processo, la libertà di parola e la democrazia – e contro che cosa erano costituzionalmente contro – una élite-auto-selezionata che ha il controllo del popolo, clientelismo, antidemocratici diktat di Stato, mancanza di libertà di parola, mancanza di un giusto processo, l’azione giudiziaria selettiva, torture, campi di concentramento-
-Tutto ciò che incarnava e definita l’Unione Sovietica e il Patto di Varsavia.
Ma ora che l’Unione Sovietica e del Patto di Varsavia sono scomparsi, questo costante processo di auto-analisi e ridefinizione delle priorità è saltato.
Da qui la degenerazione che abbiamo visto:
• Le violazioni dei diritti umani, perpetrati dagli americani.
• Le bugie palesi sulle armi di distruzione di massa e quanto ne consegue, dette dagli americani.
• Le carceri segrete, perpetrate dagli americani.
• La violazione del dovuto processo perpetrato dagli americani.
• L’effettiva eliminazione di habeas corpus, perpetrata dagli americani.
• Il clientelismo e la corruzione istituzionalizzata -perpetrati dagli americani.
• Le limitazioni della libertà di parola, e la sua persecuzione con prosecuzione selettiva -perpetrato dagli americani.
Per non venire a patti con la fine della guerra fredda, gli Stati Uniti sono caduti in avanti: sono impegnati in una guerra imperiale, hanno tradito tutti i loro principi fondamentali, stanno lentamente cadendo in uno stato di polizia fascista –
A pensarci bene, gli Stati Uniti rassomigliano sempre di più all’Unione Sovietica.
Questa è la tragedia suprema dell’America oggi, sta diventando ciò contro cui ha combattuto così nobilmente, e che ha giustamente disprezzato.
Gonzalo Lira
Fonte: http://gonzalolira.blogspot.com
Link: http://gonzalolira.blogspot.com/2010/12/falling-forward-americas-loss-of.html#more
17.12.2010
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ETTORE MARIO BERNI