DI MIKE WHITNEY
counterpunch.org
Il 7 di ottobre scorso è stato l’anniversario della guerra in Afghanistan, ma se fosse stato per la stampa nessuno lo avrebbe saputo. “La più lunga guerra d’America”, infatti, è diventata talmente impopolare che sia i media che l’amministrazione Obama hanno fatto tutto ciò che era in loro potere per mettere a tacere l’intera faccenda, sperando che la gente, semplicemente, se ne scordasse. Ma è difficile dimenticarsi di una cosa del genere quando i soldati americani continuano a saltare in aria come è accaduto domenica 6 ottobre. Guardate cosa dice CBS News:
“Domenica una bomba ha ucciso quattro soldati americani nel sud dell’Afghanistan, hanno riferito gli ufficiali americani e afghani. Altro non sono che gli ultimi caduti di una guerra che dura oramai da 12 anni e che non da segno di voler essere interrotta nonostante l’evidente stanchezza delle truppe impegnate al fronte”
(“Four U.S. Troops killed in south Afghanistan”, CBS News).
Ed è difficile dimenticarsene quando Obama continua ad assassinare bambini che stanno giocando a ce l’hai o portando in giro il cane. Date un’occhiata a cosa dice Al Jazzera sabato 5 ottobre:
“Almeno cinque civili, inclusi tre bambini, sono rimasti uccisi questa notte durante un attacco aereo della NATO nell’est dell’Afghanistan dopo essere andati a caccia di uccelli con dei fucili ad aria compressa, hanno riferito sabato i funzionari locali…Sono stati presi di mira ed uccisi da un attacco aereo delle truppe straniere” – ha affermato Hazrat Hussain Mashrequiwal, un portavoce della polizia locale…”
(“Afghan civilians reportedly killed in NATO airstrike”, Al Jazzera).
Ed è difficile dimenticarsene quando il presidente afghano, Hamid Karzai, continua a spare a zero sulla NATO di fronte ai media, come ha fatto lunedì 7 ottobre. Ecco cos’ha detto:
“Sul fronte della sicurezza l’intera missione NATO si è resa responsabile, in Afghanistan, di enormi sofferenze e di perdite di vite umane, senza nessun guadagno” – sottolinea Karzai, riprendendo le dichiarazioni rilasciate dal suo portavoce ieri, 8 ottobre. Ha proseguito poi denunciando che la NATO e gli Usa hanno ripetutamente lanciato attacchi (a cominciare dai raid notturni) contro il suo governo, con il preciso intento violare la sovranità afghana a loro piacimento”
(“Karzai Rejects US Security Pact, Says NATO Causing ‘Great Suffering’”, antiwar.com)
Karzai potrà anche essere una marionetta, ma ciò non toglie che ha fatto bene a criticare gli attacchi dei droni e a difendere la sovranità nazionale. Ma anche di fronte a ciò la questione va ben oltre Karzai o le vittime americane o persino alla morte di bambini innocenti. Il problema sono la guerra in sé ed il perdurare dell’occupazione statunitense. È stata una pessima idea dall’inizio e continua ad esserlo oggi. La guerra è uno strumento troppo grezzo per combattere il terrorismo, oramai dovrebbe essere ovvio. Gli americani si sono lasciati abbindolare dalla convinzione che l’invasione dell’Afghanistan avrebbe rappresentato una risposta adeguata agli attacchi dell’11 Settembre, ma non è mai stato così. È sempre stata una stupida, inutile, dannata idea senza alcun valore.
La guerra in Afghanistan non ha mai avuto senso. Dal bombardamento di Mazar-i-Sharif nel novembre 2001 all’attacco aereo sui bambini che andavano a caccia di uccelli nel 2013: è stata una debacle omicida dopo l’altra. Oltretutto nessuno degli obiettivi strategici è stato raggiunto. I signori della guerra ed i Talebani controllano ancora la maggior parte dei terreni, gli sforzi per la ricostruzione sono stati una farsa completa, le donne non sono più al sicuro oggi di quanto lo fossero prima dell’invasione ed il governo centrale altro non è che un’armata Potemkin piagata da corruzione ed incapacità politica. Oh si, la nazione dei poveracci detiene al momento il 90 percento della produzione mondiale di oppio. L’unico settore commerciale in cui l’Afghanistan del post invasione eccede – ed eccelle – è la produzione di narcotici illeciti. C’è poi da stupirsi se parecchi americani sono stanchi di questa maledetta storia e se ne vogliono tirare fuori?
E poi ci sono coloro che pagano per il conflitto, come i soldati che portano le cicatrici per il resto della loro vita e spesso si ammazzano per sfuggire al dolore che non lascia loro tregua.
Associated Press riferisce che i suicidi tra i militari statunitensi sono giunti al livello più alto mai toccato.
“I dati del Pentagono ottenuti dall’Associated Press mostrano che lo scorso anno i 349 suicidi tra i soldati in servizio attivo hanno superato non solo i 301 dell’anno precedente, ma anche i 325 preventivati dal Pentagono stesso…Il totale dell’ultimo anno è il più alto da quando il Pentagono ha cominciato a tracciare da vicino i suicidi nel 2001. Esso va oltre i 295 americani che hanno perso la vita in Afghanistan lo scorso anno, stando alla stima dell’Associated Press”
(“U.S. Military Suicides Exceed Combat Deaths”, The Buzz”).
Le guerre americane hanno aggravato l’ epidemia di suicidi tra i militari. Questi costi non appaiono nel bilancio del Pentagono, ma sono altrettanto devastanti. Negli Stati Uniti i politici parlano dei soldati con il massimo rispetto, ma quando rientrano dal servizio attivo vengono trattati come spazzatura e non ricevono l’aiuto che invece gli occorrerebbe per superare il Disturbo Postraumatico da Stress (PTSD) ed altri traumi legati al cervello (Danno Cerebrale Traumatico, TBI). È una vergogna.
Poi c’è il popolo afghano, colpito da sofferenze maggiori rispetto a quelle patite dall’esercito. Più di 200,000 civili sono stati uccisi nonostante gli Usa “non si occupino del conteggio dei corpi”. Inoltre secondo Malalai Joya, ex membro del Parlamento Afghano e autrice del libro “A woman among Warlords”, l’occupazione statunitense ha peggiorato le cose “con l’aumento delle stragi, dei crimini, delle violazioni dei diritti umani, le razzia delle nostre ricchezze e la trasformazione del nostro paese in uno stato mafioso…Circa due milioni di Afghani sono dipendenti dall’oppio, la maggior parte di loro sono donne e bambini…e secondo l’UNIFEM (Fondo delle Nazioni Unite in favore delle donne) l’Afghanistan è il posto peggiore in cui una donna possa vivere” (“Imperialismo e Fondamentalismo si sono stretti la mano”: Malay Joia a proposito del dodicesimo anniversario della guerra statunitense contro l’Afghanistan, Malay Joia, Democraci now!)
Quindi tutti i discorsi sulla liberazione delle donne non sono altro che farneticazioni, proprio come l’assurdità di stabilire “una democrazia di tipo occidentale”. L’unica cosa che gli strateghi americani volevano fissare erano degli avamposti in Eurasia in modo da contenere la Russia e la Cina, avere il monopolio dell’estrazione di petrolio e gas naturale ed estendere il proprio dominio sul “polo di sviluppo” più dinamico di questo secolo. Per raggiungere il loro scopo gli Usa pianificano di mantenere una presenza significativa in Afghanistan, con un vasto spiegamento di forze militari, un arsenale letale altamente tecnologico, agenti segreti, contractors privati e almeno 4 basi militari collocate presumibilmente dove transitano gli oleodotti. Gli Usa non stanno per lasciare l’Afghanistan, stanno solo smettendo di fingere che le loro motivazioni siano di carattere altruistico.
Ma non importa quali siano le motivazioni, è del tutto irrilevante ora. La guerra è stata persa e gli Americani lo sanno. Date un’occhiata a quello che dice l’Huffington Post:
“Secondo un sondaggio condotto da ABC News e Washington Post, a quasi 12 anni dall’invasione dell’Afghanistan due terzi degli americani credono che il gioco non abbia valso la candela…ll numero di coloro che pensano che non valesse la pena di fare la guerra, ovvero il 67 percento, rappresenta un nuovo picco nei sondaggi della ABC e supera di poco quello di coloro che nell’aprile del 2007 avevano detto la stessa cosa in merito all’Iraq
(“Afghan War Poll finds that two-thirds say that it wasn’t worth the cost” Huffington Post).
Quindi l’opinione pubblica è più schierata a favore dell’Afghanistan oggi di quanto non lo fosse per l’Iraq nel 2007? Sorprendente. Non c’è da stupirsi allora che i media abbiano smesso di darne notizia.
E non fatevi illusioni, è la guerra di Obama ora. L’ha appoggiata fin dal principio e, cosa ancora più importante, ha le mani più sporche di sangue di quelle di George Bush. Come osserva l’analista Nolan Finley, “dei 2144 americani morti in Afghanistan, 1575 o se volete il 73 percento sono stati uccisi sotto la stretta sorveglianza di Obama”.
E’ compito suo tirarci fuori da questo guaio. E in fretta. A questo proposito potrebbe seguire il consiglio datogli dal New York Times, che glielo fa ben notare in un articolo di fondo del 2012:
“Dopo più di un decennio di spargimento di sangue americano in Afghanistan…è tempo che le forze statunitensi lascino il territorio…gli Usa non realizzeranno neanche uno degli obiettivi a breve termine, ed il proseguimento della guerra non farà che peggiorare le cose”.
“l’idea di portare a pieno compimento l’ideale della democrazia diffusa e della sicurezza sta diventando sempre più fantomatica…l’inasprirsi del conflitto non servirà a consolidare gli scarsi guadagni che questa guerra ha fruttato…e non ci sono garanzie non ci sia una vendetta da parte dei Talerbani…”
E’ probabile che l’Afghanistan post Americano sia meglio del Nord Corea, meno presentabile dell’Iraq e forse più simile al Vietnam. Ma di sicuro rispecchia il solito modello della creazione di un dannosissimo stallo. Dobbiamo venirne fuori finché siamo in tempo. “Impegnarsi in una guerra lontana e che non potrà mai essere vinta è contro gli interessi globali degli Usa” (“E’ tempo di andarsene”,New York Times).
È ora di smetterla con questa carneficina, Signor Presidente. Faccia il suo dovere. Fermi questa guerra adesso.
Mike Whitney
Fonte: www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/2013/10/09/happy-anniversary-afghanistan/
9.11.2013
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di DONAC78