BOOM D’INFEZIONI DA HIV NELL’ EUROPA DELL’EST

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DI MARKUS SALZMANN
mondialisation.ca/

La rapida diffusione dell’AIDS nell’Europa dell’Est è un segnale dell’annientamento sociale seguito al processo di reintroduzione del sistema capitalistico nell’ex Unione sovietica e nei Paesi satellite.

L’epidemia di AIDS si sta diffondendo rapidamente nell’Europa dell’Est e in Asia Centrale, colpendo soprattutto bambini ed adolescenti. L’UNICEF ha messo in evidenza queste tendenze in un rapporto pubblicato a metà luglio. Non esiste nessun altra regione al mondo in cui il tasso di infezione da HIV sia così significativo.

Le Nazioni Unite stimano che i casi d’infezione d virus nell’Europa dell’Est siano 1,5 milioni, mentre nel 2001 i contagiati erano 900mila. In alcune regioni della Russia il numero di infezioni da HIV è aumentato del 700% tra il 2006 e il 2010. Più del 90% degli infettati nell’Europa dell’Est risiede in Russia e in Ucraina.

Particolarmente colpiti sono i bambini e i giovani, soprattutto quelli che vivono in uno stato di estrema povertà- ragazzi di strada o d’ istituto, tossico-dipendenti, prostitute. Un caso su tre fra le nuove infezioni della regione colpisce i giovani adulti, più precisamente l’80% ha meno di 30 anni.

Circa 1,3 milioni di bambini nella regione sono spediti negli orfanotrofi dove le condizioni di vita sono quasi sempre così terribili, che alla fine si riversano nelle strade.

A San Pietroburgo uno studio recente ha dimostrato che su 300 prostitute , il 40% era sieropositivo. A Odessa e a Donetsk sono stati riscontrati gli stessi dati. L’UNICEF, in seguito ad un’inchiesta in Ucraina, ha stabilito che su 800 bambini ed adolescenti che trascorrevano la metà della giornata per strada, il 57% delle ragazze praticavano la prostituzione almeno occasionalmente.

L’aumento dell’uso di stupefacenti è un altro segnale del declino sociale. Una delle modalità più frequenti di trasmissione del virus è la condivisione di aghi contaminati. Molte prostitute fanno uso di droghe pesanti dall’età di 12 anni.

Lo scopo di questo studio e questa critica è legato al tabù della malattia. Nel 2008, per esempio, il Turkmenistan ha dichiarato ufficialmente soltanto 2 casi di AIDS, anche se l’epidemia aveva colpito il Paese molto tempo prima.

Il cambiamento delle condizioni socio-politiche in questi paesi è la vera causa della massiccia diffusione del virus e successivamente della malattia, strettamente legata alla distruzione di quel sistema sanitario e di quelle infrastrutture sociali voluti all’inizio degli anni ’90 in nome del liberalismo.

Reinhard Kurt, direttore dell’Istituto Robert Koch a Berlino, ha dichiarato : « La diffusione dell’HIV è cominciata a metà degli anni ’90 in Ucraina e in Bielorussia . » Il virus è poi rapidamente arrivato nell’est e nel nord. Nel frattempo la pandemia ha colpito anche l’Asia Centrale e il Caucaso.

Un dipendente del Ministero degli Affari Esteri austriaco, medico di ruolo a Mosca, insiste sul fatto che ci sia una relazione diretta tra la diffusione del virus e la crisi sociale nell’Est. Il dottor Wolfgang Luster ha scritto in un comunicato che: “Fino al crollo dell’Unione sovietica, i Paesi membri e satellite erano poco colpiti dall’HIV. Si aveva l’impressione che questa regione fosse stata risparmiata dal contagio mondiale dell’AIDS/HIV”.

Da allora la situazione è radicalmente cambiata. Luster continua: “In seguito alla caduta del muro di Berlino, si è prodotta una trasformazione profonda nelle strutture dell’Europa dell’Est e dei Paesi della vecchia URSS. Malgrado la diversità di queste regioni, si potevano constatare molte somiglianze in tutte le nazioni interessate.”

Alcuni stati hanno subito drastici cambiamenti nel loro sistema pubblico della sanità. Molto spesso, ci sono carenze di personale o lo stesso non viene pagato. Gli investimenti o le misure di prevenzione-quando esistono- sono quasi sempre inadeguate. La privatizzazione del sistema della sanità pubblica ha spesso condotto ad un sistema a due livelli, nel quale una parte della popolazione non beneficia di alcuna protezione sociale.

Centinaia di ospedali e centri di cura sono stati chiusi in seguito ai cambiamenti politici del biennio ‘89-90, o sono caduti in rovina per mancanza di finanziamenti statali. Adesso questo processo minaccia di peggiorare a causa della crisi economica mondiale. Per esempio in Lettonia nel giro di un anno resteranno solo un terzo degli ospedali attuali.

In tutta l’Europa dell’Est l’aspettativa di vita è diminuita in media di 7 anni rispetto al 1989, l’anno dell’inizio del declino sociale.

I programmi sanitari e le campagne di prevenzione, necessari per natura, sono inesistenti o impraticabili per i tagli di bilancio. Il rapporto conclude: “i sistemi di sanità dei 27 Paesi della regione hanno già fallito nella lotta contro l’HIV », occorre un cambiamento di politiche sanitarie e sociale per la lotta contro l’AIDS.

Ma gli appelli alle organizzazioni governative non hanno risonanza. I governi della regione, per lo più regimi totalmente anti-democratici e autoritari, stanno conducendo alla distruzione dei risultati positivi ottenuti in precedenza grazie agli aiuti e il sostegno del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e dell’UE, allo scopo di “attrarre gli investitori”.

Pur essendo consapevoli che l’unico modo per fermare l’epidemia è quello di promuovere l’accesso ai farmaci a livello mondiale, i governi occidentali limitano il sostegno finanziario alla lotta contro l’AIDS all’estero.

Mentre le spese per i trattamenti crescono senza sosta, i fondi disponibili scarseggiano. Secondo le Nazioni Unite, i fondi messi a disposizione dai Paesi del G8 per la ricerca sull’HIV ammontavano a 7,6 milioni di dollari, ancor meno delle spese del 2008 pari a 7.7 miliardi di dollari. L’Austria, per esempio, ha ridotto il suo sostegno economico, sostenendo che la spesa pubblica è troppo elevata.

Markus Salzmann
Fonte:www.mondialisation.ca
Link: http://www.mondialisation.ca/index.php?context=va&aid=20799
27.10.2010

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MARTINA PALAZZO

VEDI ANCHE: RAPPORTO UNICEF

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