BOMBARDARE L’IRAN ? NON ORA: BOMBARDARE LO YEMEN

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DI PEPE ESCOBAR

informationclearinghouse.info

“Operazione tempesta decisiva” – la Casa di Saud che si fa bella in stile Pentagono per il suo orrendo spettacolo “Bombarda Yemen” – potrebbe essere raccontata in un solo paragrafo.

La più ricca nazione araba – la fattoria del petrolio Casa di Saud – sostenuta dal petro-racket del GCC e dal ricco “occidente” ha lanciato un ‘operazione – illegale – di guerra, bombardamenti, movimento contro la nazione araba più povera nel nome della “democrazia”

L’assurdo è solo iniziato

Il capo della politica estera dell’UE, l’innocua come una teglia di cannoli Federica Mogherini, sembra moderatamente preoccupata. Ha rammentato che il bombardamento saudita di ospedali e “la scelta deliberata di prendere a bersaglio e distruggere abitazioni private, strutture educative e infrastrutture di prima necessità non è sostenibile”.

Bene, l’UE sopporta esattamente gli stessi atteggiamenti nel Donbass per mano degli sgherri di Kiev – per cui non si ottiene nulla dalla finta indignazione de La Mogherini.

La croce rossa e la Federazione Russa, da parte loro, almeno stanno richiedendo un cessate il fuoco temporaneo per dare alla popolazione un po’ di sollievo. Ma questo è incompatibile con la sete di sangue della Casa di Saud. Dopo due settimane di “shock and awe” saudita, l’attuale conta di almeno 560 civili yemeniti morti (in aumento) e di 1700 feriti – dozzine dei quali bambini – è destinata a crescere.

Bab-el-Mandebbami baby

Bombardare l’Iran? Non ora: la nuova normalità è bombardare lo Yemen. Ma bombardare l’Iran potrebbe tornare l’opzione più appetibile in un lampo. Il boss del Pentagono Ash Carter ha confermato la settimana scorsa che “tutte le opzioni sono in tavola” anche se un accordo sul nucleare tra Iran e P5+1 verrà finalmente siglato a giugno. Quindi, per la cronaca, il Pentagono sta dichiarando che le negoziazioni sul nucleare sono solo un rumore di fondo incapace di distrarre dalla prospettiva di un’altra carinissima guerra in Medio Oriente.

Non c’è da aggiungere che il tanto civilizzato occidente non si è stupito nemmeno quando i “nostri bastardi” della Casa di Saud hanno invaso e cominciato a distruggere il poverissimo Yemen. Nessuna risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Nemmeno un mandato da parte della Lega Araba. A chi importa? Dopotutto l’Impero del Caos ha fatto così più e più volte nella totale impunità.

Il problema è se gli Houhiti stiano o meno per prendere il controllo di Bab-el-Mandeb – uno dei colli di bottiglia strategici per l’energia lungo lo Stretto di Hormuz, fondamentale quanto il Canale di Suez. Senza senso. Qualsiasi cosa faccia la Casa di Saud, la non-così-nascosta agenda dell’Impero del Caos è di non perdere per alcun motivo il controllo di Bab-el-Mandeb, del Golfo di Aden e delle Isole Socotra.

Questi son parte di quello che potremmo chiamare il collodibottigliastan: guerre che scoppiano in prossimità di colli di bottiglia energetici e da sempre raccontate nella vergognosa terminologia della Guerra Globale al Terrore (GWOT). I centri di pensiero USA sono più diretti, seguendo il dispiegamento della marina. Ecco di che si tratta: una “libertà di navigazione” orwelliana che maschera una strategia aggressiva per tagliare fuori il nemico geopolitico di turno – che sia l’Iran o la Russia, o la Cina o uno degli altri.

Il Collodibottigliastan è ovunque: basta vedere il dispiegamento preventivo a Bab-el-Mandeb (con ripercussioni dallo Yemen alla Somalia, Eritrea, Etiopia, Djibuti), allo Stretto di Hormuz (contro l’Iran), ma anche presso lo stretto di Malacca (contro la Cina), Panama (contro il Venezuela), il futuro canale del Nicaragua (contro la Cina), lo Stretto di Korea, lo Stretto di Taiwan, le Isole Kuril e ultimo ma non meno importante il Mare Baltico.

Un grande esercito avanza folle

L’intel saudita sa che gli Houhiti non possono controllare Bab-el-Mandeb – senza menzionare che Washington non lo permetterebbe mai. Cosa manda ai matti i Sauditi è che la ribellione in Yemen – supportata da Teheran – potrebbe incoraggiare ribellioni tra la maggioranza sciita nelle province orientali dell’Arabia Saudita, dove c’è la maggior parte del greggio.

È qui che la scusa per l’attacco dei Sauditi si incrocia con la paranoia dell’Impero di arginare la possibilità di una presenza strategica di Iran, Russia e/o Cina in Yemen, a Bab-el-Mandeb, avamposto sul Golfo di Aden.

Qui Carter insiste “Gli USA sostengono il piano arabo di creare una forza militare unitaria per contrastare la crescenti minacce alla sicurezza in Medio Oriente e il Pentagono coopererà con essa quando gli interessi arabi e statunitensi dovessero coincidere”. Traduzione: diamo il via libera ai nostri bastardi per mantenere la “stabilità” in Medio Oriente.

C’è una chiave in tutto ciò: il possibile nuovo approccio tra Washington e Teheran, assumendo che venga raggiunto l’accordo nucleare. Per l’autodescritta “non fare cose stupide” amministrazione Obama, l’accordo sul nucleare sarebbe l’unico successo di politica estera. Per di più, senza Teheran non c’è alcun motivo di guerra contro l’ISIS/ISIL/Daesh in Siraq.

Nulla di ciò placa i paranoici Sauditi, i quali, hanno riunito in un attimo una folle armata (GARA) – 100 aerei caccia, 150.000 soldati – rispettosamente descritta dai media USA come “coalizione” di 10 nazioni. Senza batter ciglio di fronte alle norme dell’ONU, i Sauditi hanno immediatamente dichiarato l’intero Yemen No-Fly-Zone.

Assieme alla routine di bombardare complessi residenziali, il Campo al-Mazraq per i profughi ad Hajjah, un caseificio vicino ad Holeida e altre strutture è iniziata una repressione interna saudita, con la presenza di carri armati e con sparatorie indiscriminate ad Awamiyah, nelle province orientali: lì gli Sciiti non possono nemmeno pensare di protestare contro il bagno di sangue in Yemen.

In breve, questo è il mostruosamente ricco, corrotto e medievale regime saudita impegnato nella guerra contro la propria gente. I soliti imam estremisti wahabiti sono impegnatissimi a fomentare la febbre anti-sciita e anti-iraniana: sono tutti “apostati” sotto la dottrina takfir e gli Iraniani sono umili “Safawiti” – un riferimento dispregiativo alla dinastia Safavita del sedicesimo secolo. È fondamentale ricordare che lo Stato Islamico tratta gli Sciiti e gli Iraniani alla stessa maniera, ma non pensiamo che tutto ciò venga riportato dai media occidentali.

Il Generale e lo Sceicco

La Casa di Saud sostiene di voler rimettere al suo posto il governo in esilio del Presidente yemenita Abd Rabbuh Mansour Hadi o, come l’ambasciatore saudita in USA, Adel al-Jubeir, ha sostenuto bellamente “proteggere il governo legittimo della nazione”.

Gli agiografi lobbysti pagati con i regali soldi sauditi continuano a sostenere la narrativa dei Sunniti contro gli Sciiti – che ignora completamente la complessità sociale/di classe della società yemenita. In breve, questa risibile difesa saudita della democrazia sta preparando il terreno ad una guerra di terra, lunga, sanguinaria e vergognosamente costosa.

E diventa addirittura tutto più assurdo. Al Generale Martin Dempsey, capo del Joint Chiefs of Staff, è stato di recente chiesto durante il Comitato dei Servizi Armati del Senato se fosse a conoscenza di “qualche potente alleato arabo che facesse parte dell’ISIS” la sua risposta “Conosco potenti alleati arabi che lo sovvenzionano”.

Traduzione: il governo USA non solo non sanziona né punisce questi “alleati” (il vero divertimento è sanzionare la Russia), ma sovvenziona con supporto logistico e non-letale la “coalizione” che sta opinabilmente combattendo lo stesso Stato Islamico che foraggia. Nessuno ci trova un senso: così è come la guerra terrestre sia l’unico regalo che viene sempre servito su di un piatto d’argento.

Diventa sempre più interessante quando Dempsey è d’accordo con l’Hezbollah Sceicco Nasrallah. In questo fondamentale discorso, lo Sceicco fornisce la più dettagliata e precisa spiegazione delle origini e dell’ideologia dell’ISIS/ISIL/Daesh. E qui estende a Yemen, Arabia Saudita ed Iran.

Per cui abbiamo l’Impero del Caos che muove i fili nella guerra allo Yemen e de facto li muove anche nella guerra all’ISIS/ISIL/Daesh: quelli che fanno il lavoro duro sono le milizie irachene supportate da Teheran. Il programma nascosto è sempre – cosa se no? – il caos, che sia in Siraq o in Yemen. Con un extra bonus: mentre Washington è impegnata a concludere un accordo sul nucleare con Teheran, spinge fortissimo per un’alleanza contro Teheran attraverso la Casa di Saud.

Vietnam nel deserto

La Casa di Saud vuole disperatamente che il Pakistan non faccia prigionieri, fornendo bombardieri, navi e truppe di terra per la loro guerra. Riyadh tratta Islamabad come uno stato vassallo. Una riunione del Parlamento pakistano deciderà il da farsi.

È illuminante sapere cosa è successo quando la più popolare rete TV privata pakistana ha assoldato rappresentanti di tutti i maggiori partiti politici per dire da che parte stessero. In breve hanno raggiunto un accordo: il Pakistano dovrebbe essere neutrale, fare da mediatore e non impegnare truppe, a meno che non ci fosse una “minaccia tangibile” alla due moschee sacre della Mecca e di Medina, il che è abbastanza fuori discussione.

La Casa di Saud resta carica, rovesciando tonnellate di denaro ai predicatori salafiti e deobandi per sostenere la loro guerra: ciò include una delegazione ulema [sapienti musulmani, NdT] in visita a Riyadh. Supporto è già stato portato a dovere dai gruppi estremisti di base in Pakistan che si erano addestrati con al-Qaeda e avevano combattuto insieme ai Talebani in Afghanistan, dopotutto stati tutti fondati da fanatici wahabiti.

Nel frattempo, in prima linea, ci potrebbe essere un vero colpo di scena, con gli Houti che stanno già scagliando missili contro le installazioni petrolifere sul confine saudita. Saltano tutte le scommesse – e la possibilità che siano stati piazzati missili a lungo raggio diventa piuttosto credibile.

Quello scenario significherebbe una agenzia di intelligence straniera che sta trascinando la casa di Saud nel suo Vietnam personale in Yemen, incastrandoli in una trappola in cui un nugolo di missili si dirigerebbero contro le loro installazioni, con conseguenze catastrofiche per l’economia mondiale. È fondamentale ricordare che il GARA messo assieme da Riyadh rappresenta non meno del 32% della produzione petrolifera mondiale. Tutto ciò non può finire bene.

Tutti in Yemen possiedono un AK-47, per non parlare degli RPG e delle bombe a mano. Il territorio è il paradiso della guerriglia. La storia parla di almeno 2000 anni di tribù agguerrite che combattono invasori stranieri. La maggior parte degli Yemeniti ha sete di vendetta nei confronti della Casa di Saud, la maggioranza segue ciò che hanno annunciato gli Houti a fine febbraio: che la Casa di Saud e gli USA hanno in programma di devastare lo Yemen.

La ribellione Houti comprende Sunniti e Sciiti – smentendo completamente la propaganda saudita. Quando hanno conquistato il Bureau della Sicurezza Nazionale Yemenita, che era di base un distaccamento della CIA, gli Houti hanno trovato un tesoro di documenti segreti che hanno “compromesso” il capitolo yemenita della guerra di terra di Washington. Così come per l’esercito saudita, si tratta di uno scherzo. D’altro canto, dà il salario ad un enorme contingente di – guarda un po’ – soldati yemeniti.

L’ “Operazione Tempesta Decisiva” – un’altra guerra illegale stile Pentagono – ha già trascinato le Yemen nelle piaghe gemelle della guerra civile e del disastro umanitario. I residui di al-Qaeda nella Penisola Araba (AQAP), e soprattutto l’ISIS/ISIL/Daesh (che odia gli Houti e gli Sciiti) non potrebbero essere più felici. All’Impero del Caos non importa un fico, più caos diffuso c’è, meglio per la Lunga Guerra (in terra) – definizione del Pentagono.

Più di cinque anni fa ho scritto che lo Yemen era il nuovo Waziristan. Ora si sta configurando come la nuova Somalia. Presto potrebbe diventare il Vietnam della Casa di SAUD.

Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). Può essere contattato a [email protected].

Fonte: http://www.informationclearinghouse.info

Link: http://www.informationclearinghouse.info/article41505.htm#.VSeIDQvgJhc.facebook

9.04.2015

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione FA RANCO

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