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La Redazione

 

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BOKO HARAM: UN 11 SETTEMBRE AFRICANO IN UN CERTO MODO

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A cura di Davide
Il 21 Maggio 2014
51 Views

DI COMAGUER

L’emozione sollevata dal rapimento di 200 ragazze nigeriane è comprensibile e legittima .

Ma quando questa emozione viene sfruttata a livello mondiale, entro poche ore, diventa un affare politico di grande portata che merita di essere analizzato razionalmente .

L’emozione planetaria è orchestrata al massimo livello: Michelle Obama stessa ha lanciato una campagna, seguita immediatamente dalle sue omologhe parigine: Carla Sarkozy e Valerie Trierweiler. Propaganda decisa nei corridoi del potere dove il cast si recluta direttamente nelle alcove presidenziali.

Questa messa in scena viene proposta in un momento in cui il premier cinese Li Kexiang viene ricevuto dall’Unione africana ad Addis Abeba a conferma dell’intensificazione delle relazioni economiche politici e sociali sino-africane.
Mentre Michelle Obama fa la sua performance, il marito invece si occupa della gestione del post-emozionale. Nessun grande spettacolo alla George Bush, il personaggio è più furbo o più ingannevole, ma la decisione di inviare nei cieli nigeriami dei droni per la caccia ai rapitori è quasi immediata.

Un parallelo con l’ 11 settembre 2001 è istruttivo, la dimensione dell’ evento è minore come lo è stata la reazione, ma questo era previsto come lo era stato anche per la sterile aggressione omicida fatta all’Afghanistan .

Spiegazione :

Il nuovo dominio dell’Africa da parte delle potenze imperialiste neocoloniali, con gli Usa in testa seguiti con persistente ostinazione dal loro clone americano-sionista «Hollando-Fabiusien » che governa a Parigi, è all’ ordine del giorno dopo la svolta dell’economia cinese sul continente e l’adesione del Sudafrica al BRICS.

Questa svolta si è concretizzata, come tutte le scelte strategiche degli Usa, che sistematicamente e principalmente sono in funzione di un progetto di dominazione militare, con la creazione nel 2008 di AFRICOM, un comando militare statunitense integrato per l’Africa (escluso l’Egitto).

A partire da quella data, senza fare troppo clamore, l’esercito Usa ha sviluppato una attività regolare e diversificata nel continente ed il rifiuto di facciata dei leader africani ad accogliere il comando territoriale AFRICOM, che è rimasto in Germania, che non ha assolutamente ostacolato la sua azione militare.

1 – Creazione di una “base pesante” . Per “base pesante” si intende una installazione permanente dove parcheggiare migliaia di persone: militari, “mercenari ” che costituisca il personale contrattato e coinvolto in operazioni militari oltre al personale in servizio civile. Così è la base di Gibuti , dove la presenza degli Stati Uniti sotto il nome « EAST AFRICA RESPONSE FORCE » ha progressivamente eclissato la vecchia presenza francese ormai in declino . Da Gibuti possono decollare aerei da trasporto ( per esempio per avviare i soldati francesi in Africa Centrale), i droni ( per esempio per i bombardamenti in Yemen o in Somalia ), le forze speciali (che sono ovunque) e gli istruttori per l’addestramento o per il “tutoring” delle forze armate africane (vedi sotto).

2 – Creazione di “basi leggere”: si tratta di installazioni leggere, amontabili, discrete ma capaci di ospitare decine di soldati, ben dotate di attrezzatura e ben collegate alle reti di trasmissione, con una propria pista di atterraggio, come afferma una indagine condotta dal saggista statunitense Nick Turse.

NICK Turse tiene conto delle forze speciali che non rientrano nelle statistiche militari ufficiali (che includono solo i militari in senso stretto, senza contare i “mercenari” e le forze speciali) e arriva a calcolare a una forza lavoro globale di AFRICOM in Africa più vicina a 10.000 uomini che ai 1500 dichiarati dal Pentagono . “Base ” non significa un grande impianto, ma dei luoghi fissi con caserme, disponibilità di connessione alla rete di trasmissione per decine o addirittura centinaia di uomini.

– Una base aerea a Ouagadougou
– Due basi nella Repubblica Centrafricana (a Obo e a Djeme)
– Una base in Dungu in Congo

NICK Turse ha seguito anche le basi dei droni in Niger, in Etiopia e alle Seychelles e le posizioni dove sono di stanza le forze speciali in Kenya e in Etiopia dove ci sono piste di atterraggio anche per i cargo Hercules.

3 – Accordi di cooperazione che consentano all’esercito degli Stati Uniti di utilizzare gli aeroporti civili in decine di paesi africani .
Per questa attività sono stati stipulati accordi con i governi di Senegal , Marocco , Nigeria , Mali , Botswana , Ghana , Tunisia , Egitto per utilizzare i loro aeroporti internazionali: per tanto la logistica militare USA ha le porte aperte in 29 paesi africani .

4 – Addestramento degli eserciti africani: la creazione di Africom ha permesso di passare da un periodo in cui l’addestramento di ufficiali africani si svolgeva nelle scuole militari degli stessi Stati Uniti, mantenendo quindi un carattere elitario e costoso , ad una formazione di massa effettuata in loco a costi ridotti direttamente nel paese interessato. Questi corsi sono organizzati e gestiti da imprenditori privati e ai militari viene lasciata solo la parte pratica .

I corsi sono diversificati e vanno dal classico addestramento al combattimento, alla ricerca di informazioni ( spionaggio ) alle operazioni di polizia , o alle operazioni umanitarie . In questo modo e con la gentile complicità dei leader africani interessati , i militari USA fabbricano dei loro doppioni a costi assolutamente contenuti, formati sui loro standard, utilizzando strumentazione USA , in lingua inglese e dipende sia come logistica che come reti di telecomunicazioni militari dagli Stati Uniti .

Sotto l’etichetta ACOTA le azioni di addestramento per il mantenimento della pace e le operazioni classificate come umanitarie avvengono in molti paesi: Benin, Botswana , Burkina Faso , Burundi , Camerun , Gibuti , Etiopia , Gabon , Ghana, Kenya , Malawi , Mali , Mauritania , Mozambico , Namibia , Niger , Nigeria , Ruanda, Senegal , Sierra Leone , Sud Africa , Tanzania , Togo , Uganda e Zambia .

I confini tra addestramento sulle carte e training “on the job” nelle operazioni in corso sono difficili da vedere. Sembra che la seconda formula sia al lavoro in Senegal , Ciad , Congo e Uganda e si svolgono in locali e caserme finanziate e attrezzate dagli Stati Uniti.

L’addestramento sulla intelligence militare avviene invece in Guinea, Niger e Ciad.

Una operazione geopolitica di larghe vedute.

Questa politica di controllo militare indiretto su paesi africani, all’inizio si concentrò nel Sahel . La distruzione della Libia, il vecchio allineamento del Marocco e il cambio di governo in Tunisia hanno permesso di espandere la propria influenza su tutto il Maghreb. Tuttavia , i generali algerini, senza rifiutare gli aiuti militari degli Stati Uniti e avendo a disposizione generose risorse economiche, a differenza di molti altri generali africani , cercano di mantenersi all’interno di una cooperazione non troppo discriminante.

La parte Sud dell’Africa dove, finora , non c’è stato nessun pretesto per una lotta contro il terrorismo è rimasta relativamente immune dalle ambizioni e dalle missioni di AFRICOM , ma NICK TURSE sul suo sito online TOM DISPATCH.com/ dice che AFRICOM è presente in 49 paesi africani su 55.

La crisi delle ragazze nigeriane arriva tempestivamente per permettere a AFRICOM di sorvegliare più da vicino il paese e il suo esercito, un grande esercito, devastato, come l’intero paese, da una corruzione estrema, e che è stato incapace, in dieci anni, di sconfiggere Boko Haram. Una opportunità probabilmente per collocare qui la roccaforte anglofona di AFRICOM e la sede centrale-neocoloniale degli Stati Uniti al centro del continente. La posta in gioco è alta perché..

Fonte: www.globalresearch.ca

Link: http://www.globalresearch.ca/boko-haram-un-11-septembre-africain-en-quelque-sorte/5382586

16.05.2014

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di BOSQUE PRIMARIO

Bollettino N. 269 – settimana 20-2014 (http://comaguer.over-blog.com)

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