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DI MARCO CEDOLIN
ilcorrosivo.blogspot.it

L’esplosione
avvenuta dinanzi alla scuola Morvillo di Brindisi, nella quale trovò
la morte la sedicenne Melissa, sembrò fin dal primo momento figlia
di quella strategia della tensione alla quale in Italia siamo
purtroppo tristemente abituati. In tutta evidenza qualcosa non aveva
però funzionato a dovere, come dimostrano le tantissime inconguenze
emerse riguardo all’attentato. Stando alle dichiarazioni degli
inquirenti a scoppiare furono tre bombole di gas collegate fra loro,
ma i risultati della deflagrazione non sembravano affatto compatibili
con un elemento di questo genere. Gli inquirenti in un primo tempo
dichiararono che la bomba artigianale era comandata da un timer
programmato per provocare lo scoppio nel momento di maggior afflusso
degli studenti, “fortunatamente” bloccatosi
anticipatamente. Poi invece del timer non si fece più menzione e
l’artefice dell’attentato diventò una persona anziana ripresa dalle
telecamere, con in mano un telecomando a distanza. Poco importa se
l’uso di un telecomando a distanza fosse un elemento scarsamente in
sintonia con un ordigno di costruzione artigianale (e il timer
bloccato che fine aveva fatto?) e se, come ben sa chiunque abbia una
minima competenza nel campo degli esplosivi, per provocare la
deflagrazione di tre bombole del gas sarebbe stato necessario
disporre di una certa quantità di esplosivo ad alto potenziale,
difficilmente reperibile e assai poco artigianale.

Alle
incongruenze si sommò la caducità del clamore mediatico. Dopo la
sovraesposizione iniziale sui giornali e nei TG, abortita sul nascere
la pista mafiosa che vaticinava improbabili ritorsioni ed evaporata
altrettanto lestamente la pista terroristica che ventilava un
collegamento con l’attentato occorso a Genova al manager Ansaldo, la
bomba di Brindisi fu rinchiusa in tutta fretta nel cassetto
dell’oblio mediatico.
Per
ricomparire solo oggi, con la fulgida veste del caso risolto (o in
via di risoluzione) dove esiste un colpevole con nome e cognome, con
annessa chiara dinamica di come si svolsero i fatti e di quale fosse
il movente all’origine degli stessi…..

Gli
inquirenti e la buona stampa ci raccontano che a far scoppiare la
bomba di Brindisi sarebbe stato un anziano benzinaio di 68 anni,
ormai reo confesso, che avrebbe confezionato in proprio l’ordigno
nella sua abitazione in provincia di Lecce, per poi trasportarlo
dinanzi alla scuola a bordo della sua Fiat Punto. Dove con la potenza
muscolare degna di un culturista e la perizia accumulata in tanti
anni passati alla pompa di benzina, tutto solo, ha provveduto a
collocarlo all’interno del cassonetto incriminato (insieme
all’esplosivo ad alto potenziale di cui nessuno ha fatto menzione) ed
a predisporre con cura certosina tutti i contatti, affinché lo
scoppio potesse avenire senza sbavature.
Il
movente che, stando agli inquirenti, avrebbe portato l’anziano
benzinaio a prodursi in un’azione complessa anche per un robusto
artificiere di lungo corso, non sarebbe ancora stato definito con
chiarezza adamantina. Si tratterebbe comunque inequivocabilmente di
una vendetta privata.

O nei
confronti del preside della scuola Morvillo. Ma perché non limitarsi
allora a tirargli una fucilata nel buio di un vicolo, anziché
assemblare una “bomba atomica” e farla esplodere in mezzo
agli studenti con il rischio di fare una strage?

O nei
confronti della “giustizia”, rea di non avergli dato
soddisfazione in occasione di un vecchio processo di molti anni fa.
Cosa c’entra la giustizia con la scuola e gli studenti, si
domanderebbe di riflesso ogni persona normodotata? Il fatto che la
scuola fosse intitolata a Morvillo o l’ubicazione dell’edificio a
poche centinaia di metri dal tribunale, sarebbero secondo stampa ed
inquirenti il “logico” collegamento. Ma se avesse voluto
vendicarsi della giustizia, l’anziano benzinaio, non avrebbe fatto
meglio a piazzare la bomba nei pressi del tribunale, dal momento che
le capacità fisiche, tecniche ed intellettuali in tutta evidenza non
gli facevano certo difetto?

Molto
spesso, come si suol dire, la toppa risulta assai peggiore del buco.
In questo caso i buchi sembrano quelli di uno scolapasta e la toppa
lascia intuire che chi gestisce pro domo sua la vita e la morte in
questo disgraziato paese, stia mettendo in atto un test volto a
verificare fino a che punto gli italiani sono disposti ad abbeverarsi
alla fonte della menzogna mediatica, con il capo chino e senza
battere ciglio.

Marco Cedolin
Fonte: http://ilcorrosivo.blogspot.it
Link: http://ilcorrosivo.blogspot.it/2012/06/berremo-anche-questa.html
7.06.2012

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