BERLUSCONI E PUTIN, INSIEME VERSO LA META

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DI GIULIETTO CHIESA

Si mormora che Silvio Berlusconi sia venuto a Mosca per ricevere anche lui un regalino. Vladimir Putin, uomo sicuramente pragmatico, ha dimostrato negli ultimi tempi che valgono per lui molto di più i buoni rapporti politico-economici che non qualche manciata di chilometri quadrati di territorio o qualche pacchetto di azioni. L’ha fatto con gli Stati Uniti, concedendo loro l’ultimo bouquet di azioni – che ancora apparteneva allo Stato russo – della grande impresa petrolifera Lukoil. Per due soli miliardi di dollari (che parecchi esperti ritengono un prezzo di grande favore) il pacchetto del 7,59% di Lukoil è passato dalle mani dello Stato russo a quelle della Conoco-Phillips.
Un gesto davvero magnanimo. Ma, per non apparire parziale, lo scorso 14 ottobre, Vladimir Putin è andato in Cina e ha letteralmente regalato a Hu Jintao l’isola Bolshoi e l’isola Tarabarov, insieme alla metà della Grande Isola sull’Ussuri sulla cui sabbia le truppe cinesi e quelle russe si scambiarono non pochi colpi di cannone negli anni’60.
Con un unico gesto il leader russo ha spazzato via un contenzioso territoriale che era rimasto aperto da quarant’anni. Inutile veleno sparso sulle relazioni tra due paesi che saranno costretti tra non molto, a fare fronte comune per fermare l’America di George Bush, vincitore delle elezioni americane.

E Berlusconi che c’entra? Il regalino potrebbe essere il via libera per l’ingresso di Mediobanca nella Vneshtorgbank, cioè la Banca per il Commercio Estero della Russia, interamente statale e in via di privatizzazione. Bel gesto, anche questo, verso il partner europeo visibilmente più vicino a Putin.

Singolare e paradossale, a ben vedere, questa amicizia. Putin e Berlusconi hanno festeggiato insieme la vittoria di Bush. Avevano tifato per lui e hanno avuto ragione (Kerry si è arreso la sera stessa dopo i risultati dell’Ohio). Ma Berlusconi è il meno “europeo” dei partner europei di Mosca. Si potrebbe perfino dire che fa parte, anche lui, come Tony Blair, della schiera degli “euroscettici”.

Vuol dire forse che, attraverso Berlusconi, Putin vuol far sapere che preferisce un’Europa più “americana” che “europea”? Non è da escludere, visto che preferiva Bush a Kerry e non ne ha fatto mistero anche prima del voto.

Ma allora bisogna trovare una spiegazione attendibile al fatto che Putin si è schierato con Berlino e Parigi non inviando un solo soldato in Irak.
Chi ce l’ha, questa spiegazione, la tiri fuori. A me restano i dubbi.
Che invece svaniscono quando si guarda agli atti concreti, anche quelli di politica interna, dei due leader. Non per niente Silvio Berlusconi, durante la conferenza stampa finale, ha trovato il tempo di dichiarare la piena identità di vedute tra lui e Putin in materia elettorale (non ha detto costituzionale, ma si è capito che intendeva entrambe le cose).

Come a Putin, a Berlusconi piace il sistema proporzionale. Forse i motivi che li fanno convergere sono molto diversi, ma non importa. Entrambi puntano a riformare costituzioni e leggi elettorali in modo da poter esercitare un controllo diretto del sistema esecutivo su quello legislativo.
Insomma niente impacci democratici, che fanno perdere tempo inutilmente. Niente esagerazioni elettorali. Quando si possono nominare i funzionari perché mai si dovrebbero spendere i soldi per fare delle elezioni?

E poi a che serve un parlamento che, oltre a fare le leggi, s’impiccia nei problemi complicati della gestione dello Stato? Molto meglio avere un sistema semplice, in cui il parlamento può essere sciolto direttamente dal capo dell’esecutivo. Specie se il presidente è eletto direttamente dal popolo. Putin lo è già, Berlusconi intende diventarlo a tempi brevi (e infatti sta demolendo la Costituzione italiana a tappe forzate). Putin, a sua volta, sta realizzando una nuova Costituzione in cui tutte queste cose si potranno fare simultaneamente. Berlusconi vorrebbe fare altrettanto. Dubito che i due leader abbiano perso tempo a parlare di queste cose. A quanto sembra c’è tra loro un’identità totale, un comune sentire, una completa consonanza. Inevitabile che vi sia anche una larga simpatia. Nessun dirigente occidentale si è incontrato quest’anno ben tre volte con Putin. Solo Berlusconi ha fatto tanto, venendo addirittura due volte in Russia (e la terza volta incontrando Putin nel corso del G-8, negli Stati Uniti). Tutte le regole, tra di loro, sono state messe da parte, anche quella aurea, per la diplomazia, secondo cui una visita dev’essere ricambiata in casa propria, cioè che gl’incontri devono avvenire alternativamente nei rispettivi paesi.

Vuol dire solo una cosa: che Putin e Berlusconi si sono riconosciuti simili. E, dopo la vittoria di George Bush, sono certi che potranno restare al potere ancora a lungo.

Giulietto Chiesa
Fonte:www.giuliettochiesa.it
4 novembre 2004, un uscita sul settimanale russo Kompania

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