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La Redazione

 

BASTA COSE INUTILI
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A cura di Davide
Il 19 Febbraio 2005
54 Views

Per festeggiare la nascita del suo sito (www.beppegrillo.it) e l’inaugurazione del Tour 2005 ecco una breve intervista apparsa sul mensile Focus di Febbraio 2005.

La tecnologia per Grillo: badare al sodo. E senza fare danni

DI ANDREA MINOGLIO

Cosa pensa della tecnologia?

Deve essere semplice e utile. Pensi al telecomando: prima viene venduto con 150 tasti. Poi diventano 80 e, alla fine, quando la gente non ne può più tornano a farlo con quei 3-4 tasti che servono davvero. Spesso questi passaggi non sono necessari: sono fatti per creare artificialmente una domanda per qualcosa che, in realtà, non serve. Anche quando una tecnologia è utile, però, non sempre è compresa subito. Alcune scoperte hanno sì cambiato l’umanità, ma spesso in ritardo e con esiti inattesi. Ogni tecnologia, infatti, ha un lato nascosto e imprevedibile. I primi orologi meccanici, per esempio, erano usati dai monaci benedettini del 1300 per scandire i momenti del giorno da dedicare alla preghiera. Nessuno pensava che sarebbero diventati lo strumento simbolo della rivoluzione industriale e della frenesia moderna. Lo stesso vale per l’auto: nessuno immaginava che potesse sostituire il cavallo, finché l’acqua si inquinò facendo morire i cavalli. Così, dalla difficoltà di una tecnologia, se ne diffuse un’altra.

Qual tecnologie oggi possono essere migliorate?

Una di queste è proprio l’auto: l’85% della benzina che consuma non serve a farla spostare ma è dispersa in calore. L’auto non è altro che un motore a scoppio dell’800 con un involucro che pesa una tonnellata e serve a trasportare 100 kg (il peso di una persona) per 5 km (i viaggi medi di un’auto) a una velocità media, in città, di 12 km all’ora. In pratica spendiamo migliaia di euro per bolidi superaccessoriati che hanno le stesse prestazioni di un mulo! Negli spot, nessuno parla di veicoli capaci di fare 100 km con un litro. Le qualità sbandierate dai costruttori sono il fatto che vanno da 0 a 100 km orari in 4 secondi. Per cambiare ci vorrebbe un’altra crisi come quella energetica degli anni ’70: non a caso, proprio in quel periodo si iniziò a parlare di idrogeno, pannelli solari, celle fotovoltaiche e fonti energetiche alternative! Aumentare il prezzo della benzina può sembrare impopolare ma è l’unico sistema per rendere concorrenziali le altre fonti energetiche. Anche perché, se consideriamo i danni che produce, il prezzo giusto di un litro di benzina non dovrebbe essere di 1 euro ma di 5. In Islanda, entro il 2030, vogliono passare dall’idrocarburo all’idrogeno. E da chi sono finanziati? Da quelli che, più di ogni altro, credono in un futuro all’idrogeno: i petrolieri! Loro, infatti, sanno benissimo che ormai consumiamo più di quello che riusciamo a estrarre e che, tra breve, non sarà più conveniente continuare a farlo.

Quali tecnologie domestiche si potrebbero cambiare?

Per esempio il frigorifero: una tecnologia di 100 anni fa che crea il freddo usando il calore. Anche d’inverno, quando in casa ci sono 25°C e fuori 0°C il frigo cosa fa? Porta la temperatura a 25°C e poi la riporta a 0°C! Mia nonna, che non era una scienziata, diceva: perché non prendere l’aria fredda direttamente da fuori? Non è difficile; in Germania hanno inventato un frigo con la serpentina all’aperto: d’inverno funziona come una ghiacciaia, e d’estate, grazie a un piccolo motore stirling (un motore ad aria calda ndr), diventa un frigo normale. A volte, la scusa per non introdurre tecnologie utili è la “legge del mercato”, che non sarebbe pronto per accogliere le novità: ma se nessuno ce le dà, queste innovazioni, come fanno a sapere se siamo pronti o no?

Quali tecnologie, invece, le sembrano positive?

Di sicuro Internet: offre una comunicazione semplice, gratuita e libera. Ed è fondamentale mantenerla così. Il vero problema, però, è l’accesso alla Rete: chi possiede i cavi ha un potere enorme e può impedire di sfruttare tutte le potenzialità di questa tecnologia. Per questo bisognerebbe privatizzare la Rete, ma non nel senso in cui lo intendono le compagnie di telecomunicazione. La vera privatizzazione è che io, un privato cittadino e non una società anonima alle isole Cayman, sono proprietario del mio cavo. In Spagna, con un tam tam di e-mail e sms sono riusciti a far scendere in piazza 3 milioni di persone contro la guerra e mandare a casa un governo.

Il modello della Rete si può applicare in altri campi?

Sì, per esempio in quello dell’energia. Perché progettare centrali da 1.000 megawatt quando potremmo avere 100.000 piccole centrali a casa nostra, fatte da 100.000 persone che producono l’energia sfruttando sole, vento, acqua? Così ogni consumatore diventa anche produttore e immette la sua energia nella rete: preleva quella di cui ha bisogno e, se gliene rimane un po’, la vende a un prezzo deciso dagli utenti della rete. A casa mia ho da anni un impianto del genere: alla fine, l’Enel è stata costretta ad acquistare l’energia in eccesso che produco.

Perché l’Italia non lo fa?

Gli italiani sono tra i più grandi pensatori del mondo. Abbiamo inventato tutto: il telefono, i primi computer che Adriano Olivetti passava ai californiani… Ma adesso nel nostro Paese manca una politica industriale basata sulla ricerca e sulla concorrenza. Guardiamo i consigli d’amministrazione delle 125 aziende più grandi d’Italia: 5 consiglieri sono gli stessi nel 30% di tutte le aziende, 4 sono gli stessi nel 40% e 2 sono gli stessi nel 75%. Come può esserci innovazione se il consiglio di amministrazione di una società è quasi lo stesso dell’azienda concorrente? Mi sembra che manchi una scienza curiosa: la ricerca è finanziata da grandi gruppi industriali che possono decidere se gli va o no di sfruttare quello che scopri.

Esistono tecnologie rivoluzionarie tenute nascoste per gli interessi di qualcuno?

Credo di sì, ma è difficile dimostrarlo. Pensiamo alla fusione fredda: potrebbe cambiare la nostra vita ma nessuno ne parla più. Ma se davvero fosse possibile, come pensano alcuni fisici che hanno lavorato con Fleischmann e Pons, bisogna stare attenti: se avessimo energia quasi a costo zero, si rischierebbe di usarla per produrre e inquinare infinitamente di più. L’inquinamento ha anche una sua faccia positiva perché fa da freno.

Ma alcune tecnologie date per spacciate sopravvivono…

L’esempio più lampante è il libro: con l’avvento del computer si pensava che sarebbe scomparso. Ma, di fatto, è uno standard universale: permette di accedere a testi del 1600 come a quelli di oggi. Il computer, invece, doveva essere il centro della memoria ma in realtà è uno “smemorato” pazzesco. Posso archiviare sul mio dischetto l’intera storia dell’umanità ma tra 2 anni rischio di non avere più uno strumento con cui leggerla!

Andrea Minoglio
Fonte: http://pensareperimmagini.blogspot.com/2005/01/intervista-beppe-grillo.html
29.01.05

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