DI MAURIZIO BLONDET
Finalmente qualcosa si comincia a intuire dietro la tempesta di Fazio e l’attacco del Corriere della Sera a Berlusconi, che non fa nulla per cacciare Fazio.
Ha cominciato Amos Luzzatto, il capo della comunità talmudica italiana.
Si fa intervistare dal Corriere per esprimere la sua indignazione, perché volano accuse a «massoni ed ebrei» di essere dietro l’aggressione a Fazio.
Come dicevano le nonne di campagna, la prima gallina che canta è quella che ha fatto l’uovo.
Chi ha parlato di «massoni ed ebrei»?
La voce evidentemente corre. Il Riformista la attribuisce a tale Crosetto, responsabile di Forza Italia e vicino a Tremonti, che tira in ballo (testuale) «la grande massoneria ebraica americana» la quale «tira le fila» contro Fazio.
Il motivo è chiaro, dice Crosetto. Le banche italiane sono «forzieri», perché traboccano di depositi, risparmi delle famiglie italiane. Una situazione contraria a quella delle «grandi banche anglo-americane»: in USA e Gran Bretagna, la gente non ha risparmi.
Ha solo debiti.
Fin dai 16 anni, il ragazzo inglese e americano riceve dalla banca la prima carta di credito, sulla quale apre subito uno «scoperto» da 6 mila dollari o sterline.
Pagherà, con gli interessi, tutta la vita per colmare quel buco iniziale.
E non ci riuscirà mai; il buco non farà che allargarsi a voragine.
Per le «banche anglo-americane», è questa la situazione ideale: pochi depositi (che per la banca sono un «passivo», perché ci paga gli interessi) e tanti crediti ai consumatori, l’«attivo» perché sono gli indebitati a pagare la banca con gli interessi, vita natural durante.
E’ così che funziona la «prospera» economia USA, tirata dai consumi superflui. Dando alla gente i soldi per comprare tutto ciò che desidera, per cui non ha i mezzi.
Tutto ciò però ha un limite. Viene il momento in cui il monte dei debiti dei consumatori diventa un buco nero astronomico.
Che mette in pericolo il sistema.
Nello spazio astrale, i buchi neri attraggono tutta la materia che si trova vicina, la inghiottono e la fanno scomparire.
Ora, le banche anglo-americane hanno bisogno di materia da ingoiare.
Bisogno urgente, perché devono far durare la giostra ancora un po’, mantenere la finzione della prosperità basata sui debiti ancora per qualche mese.
Per questo vogliono mettere le mani sui risparmi italiani.
Non possono tollerare che ce ne siano tanti.
Sia perché «un popolo che non s’indebita fa rabbia agli usurai», come spiega Ezra Pound.
Sia perché vogliono che anche gli italiani diventino, da creditori della banche, debitori: legarli alla catena degli interessi da pagare a vita.
Insomma, vogliono le banche italiane per indebitarci. Perché cominciamo come gli americani a comprare l’auto, il telefonino nuovo, l’ultimo computer e le altre carabattole Made in China non già coi nostri soldi, ma con i prestiti delle banche.
Le banche italiane sono «inefficienti», secondo il gergo massonico-talmudico.
E’ vero in un senso.
Nell’altro senso, quello che conta, «l’inefficienza» significa che le banche italiane non espandono il credito nelle proporzioni prodigiose che il sistema globale, ormai prossimo al fallimento, richiede: i consumi «ristagnano» perché i nostri banchieri non ci indebitano abbastanza.
E il boom cinese, se non compriamo le carabattole gialle, rischia di sfiatarsi.
E ovviamente, gli stranieri vogliosi dei nostri risparmi hanno i loro alleati in Italia.
I soliti, quelli storici: i capitalisti senza capitale, gli eterni Agnelli, la «finanza laica» che, durante la guerra, faceva spionaggio per gli anglo-americani contro l’Italia.
E’ istruttiva, in questo senso, l’intervista che Ettore Bernabei rilascia a Repubblica del 10 settembre.
Lucidissimo novantenne, ex direttore della RAI ai tempi di Fanfani di cui era l’uomo, Bernabei è un’enciclopedia a proposito delle guerre occulte dei poteri forti in Italia.
Egli, più preciso, non accusa «gli americani», che secondo lui «tacciono» significativamente sull’attacco in corso a Fazio.
Indica «gli anglo-olandesi».
E dice che hanno violato un accordo molto antico.
Anzi due.
Il più antico fu stretto fra De Gasperi, presidente del Consiglio del dopoguerra, e Raffaele Mattioli, capo della Banca Commerciale Italiana, nido dei Cuccia, dei La Malfa ed altri «laici».
Ecco l’accordo: «democristiani si sarebbero occupati di politica e i laici dell’industria e della finanza», insomma avrebbero protetto gli interessi di Agnelli, Pirelli e soci, questi ricchi senza soldi (intendiamoci, senza soldi da investire nelle loro imprese; ma con soldi illimitati per i loro lussi privati dispendiosissimi).
«Questo accordo fu ratificato davanti agli esponenti della finanza americana», dice Bernabei, «da una delegazione di cui facevano parte Ferrari Aggradi [DC] e Enrico Cuccia».
Si deve ritenere che l’accordo fu «ratificato» davanti alla Banca Lazard e il suo capo, André Meyer, complice storico di Cuccia e agente pagatore del Piano Marshall.
Il secondo accordo fu «ratificato» negli anni ’80.
A quel tempo, «gli industriali cominciarono a mal sopportare il divieto di possedere azioni di banche. Così furono avviate trattative».
Da una parte, Cirino Pomicino per la DC.
Dall’altra, «i fratelli Agnelli».
Il divieto di incesto banca-industria fu tolto. In cambio della non belligeranza su «alcune grandi banche italiane, come Banco di Roma e l’Ambroveneto, governate da banchieri di area cattolica».
Capito?
Gli Agnelli volevano diventare padroni delle banche per uno scopo evidente: mettere le mani sui depositi, per finanziare la loro Fiat e varie consociate e alleate con soldi altrui, che loro non avevano.
Come al solito, i capitalisti senza capitale, gli inefficienti padroni del vapore italiani, volevano un self service monetario da cui arraffare per continuare a vivere come fanno sempre, senza competere sul «mercato», senza sborsare una lira di tasca loro. Il prezzo è la continua «inefficienza» della Fiat e della «grande» industria nostrana.
Ma ora quei poteri forti sono più deboli di prima. Perciò hanno bisogno ancor più di prima di arraffare.
E lo fanno usando tutti i mezzi impropri a loro disposizione: i media anzitutto, il Corriere della Sera.
L’attacco a Fazio serve a questo.
I soliti traditori del Partito d’Azione chiamano a partecipare al saccheggio gli stranieri.
Anche quelli, i soliti, «anglo-olandesi».
Uniti nella rovina dell’Italia e dei suoi veri interessi.
Un vero imprenditore, oggi, a capo della Fiat, avrebbe una sola cosa urgente da fare:
liquidarla.
Chiuderla in fretta, prima che arrivino sul «mercato» europeo le utilitarie cinesi da 4-6 mila euro a pezzo.
Ma non vogliono: ci sono i lussi dei loro giovani inetti di famiglia, dei Lapo Elkann, da mantenere; per non contare i bisogni di Montezemolo.
Bisogna che la finzione della «grande industria» prosegua, per far vivere agli Elkann, ai Nasi (nome ebraico-turco) (1) e agli altri parenti incapaci, percettori di rendite e dividendi, la loro vita dispendiosa.
Bernabei conclude: se cade Fazio, non sarà solo l’olandese ABN Hambro che si pappa l’Antonveneta.
Si papperanno anche Capitalia e Banca Intesa. Domani Mediobanca.
E perfino le Generali, il forziere dei poteri forti-deboli, fondato dai Morpurgo di Trieste due secoli fa.
Forse, quest’ultimo nome buttato lì è solo un patetico messaggio indiretto di Bernabei: attenti poteri «laici», poi tocca a voi.
Gli vuol fare un po’ di paura.
Ma è un bluff con poco fondamento.
Questo racconto è ripetuto a beneficio di quelli che ci danno dei «dietrologi», a quelli che sostengono che i complotti non esistono, che sono fantasia di menti malate. Bernabei ci dice l’esatta verità: nelle cose che contano, le decisioni sono prese dietro le quinte.
Non qualche volta, ma sempre.
Quando anche i giornalisti vengono a saperle (non i giornalisti comuni, ma i direttori dei grandi giornali sì), ne tacciono al pubblico. Non qualche volta: sempre.
Veniamo a sapere qualcosa soltanto quando, come oggi, i patti segreti si rompono: con venti, cinquant’anni di ritardo.
Ora, non resta che parlare dei democristiani che si dilaniano tra loro, mentre stanno perdendo la loro base di potere bancario.
Come si sarà notato, Andreotti s’è pronunciato «per» Fazio (insieme all’Osservatore Romano e al cardinale Re), Cossiga contro.
Per forza, dice De Mita: Cossiga è un massone britannico, amico di Gelli.
Ritorce subito Cossiga: e parla di Massoneria De Mita?
Proprio lui che per diventare segretario della DC chiese l’appoggio di Palazzo Giustiniani?
Insomma, qualcosa cominciamo a capire.
La prossima fase della lotta?
Fazio verrà bollato come «antisemita», vedrete.
Maurizio Blondet
Fonte:www.effedieffe.com
10.09.05
Note
1) Di recente, ho visto la villa che i Nasi imparentati Agnelli hanno a Levanto nelle Cinque Terre, in posizione inestimabile e dove oggi è bloccato ogni intervento edilizio, sul mare e con vasto parco all’italiana. Un valore sui 70 miliardi di vecchie lire. Se hanno bisogno di capitale fresco, potrebbero vendere quella. Ma perché, se possono arraffare i soldi dei risparmiatori? In ebraico, «Nasi» significa «principe», «primo» nella sinagoga: costoro, che non risulta abbiano mai fatto nulla nemmeno come pseudo-imprenditori, vivono da principi coi soldi nostri.
VEDI ANCHE: LA SANTA SINDONA