DI DAMIEN MILLET E ERIC TOUSSAINT
Mondialisation
Attraverso la casualità dei numeri, l’economia ci fornisce, talvolta, delle scorciatoie sorprendenti. Dietro il teatro delle ombre, animato da zelanti servitori della mondializzazione neoliberale, la realtà cruda delle quinte appare attraverso la recente pubblicazione di due statistiche internazionali.
Da una parte, 100 miliardi di dollari costituiscono approssimativamente l’importo degli aiuti pubblici allo sviluppo (APS) distribuito nel 2007 dai paesi ricchi. Secondo l’Organizzazione della cooperazione e dello sviluppo economici (OCSE), questo aiuto si è ridotto dell’ 8,4%, esattamente a 103,7 miliardi di dollari. La tendenza al ribasso è importante poiché rivela il fiasco degli impegni internazionali.
Non c’è un summit degli 8 paesi industrializzati, il G8, che non si concluda senza una promessa di accrescere l’APS, più in particolare verso l’Africa, il continente più toccato dalla miseria. Dal 1970, i paesi ricchi hanno promesso di portarla allo 0,7% del loro prodotto nazionale lordo (PIL). Questa cifra attualmente non è raggiunta che da 5 paesi: Norvegia, Svezia, Lussemburgo, Danimarca e Paesi Bassi. In coda alla lista, gli Stati Uniti, con una cifra dello 0,16%…
[Nella foto: gli 8 capi del G8 l’8 Giugno 2007]Da un punto di vista globale, l’APS non oltrepassa lo 0,28% del PIL, a dispetto di una serie di manipolazioni statistiche destinate a mascherare la debolezza dell’aiuto fornito dai paesi ricchi: in effetti, essi includono nell’APS dei dati discutibili quanto l’importo delle rimesse del debito, le spese degli Stati Uniti per ricostruire le infrastrutture che hanno distrutto in Iraq o in Afghanistan, le spese di scolarità al Nord degli studenti originari dei Paesi del Sud, i salari del personale espatriato e dei vari consulenti che difendono gli interessi del paese donatore o che produce studi costosi quanto inutili…[1] Inoltre, questo aiuto è soprattutto diretto verso i paesi che presentano un interesse geograficamente strategico per il paese donatore, indipendentemente dai bisogni reali nei Paesi del Sud. E’ così che, oltre l’Iraq e l’Afghanistan, i principali beneficiari dell’aiuto degli Stati Uniti sono il Sudan e la Colombia, senza dimenticare Israele.
Durante il Summit del G8 del 2005, a Gleneagles (Scozia), gli impegni erano chiari: aumento importante dell’APS, e soprattutto raddoppiamento da qui al 2010 dell’APS destinato all’Africa. Secondo l’OCSE, questo supponeva ” di portare l’aiuto di 80 miliardi USD nel 2004 a 130 miliardi nel 2010 ( al prezzo costante del 2004).” Il bilancio è senza alcun appello:” in modo generale, la maggior parte dei donatori non è in grado di rispettare gli impegni annunciati in termini di accrescimento dell’aiuto e dovranno procedere ad aumenti senza precedenti per raggiungere gli obiettivi che si sono fissati per il 2010“. [2] Vale a dire che questi obiettivi non saranno raggiunti. Decisamente, da quasi quarant’anni, la parola di un capo di Stato del G8 non vale molto…
D’altra parte, 1000 miliardi di dollari è approssimativamente, secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI), il costo potenziale della crisi internazionale attuale, conseguenza della crisi detta “dei Subprimes“, nata nell’Estate 2007, che non cessa di fare danni. In un rapporto pubblicato l’8 aprile, il FMI ha contabilizzato precisamente questo costo a 945 miliardi di dollari per il sistema finanziario internazionale, di cui 565 miliardi direttamente legati al settore dei prestiti ipotecari a rischio. Ecco quello che è successo: per piazzare liquidità e mettere da parte grossi profitti, gli organismi del credito hanno effettuato prestiti ad un settore della popolazione già fortemente indebitato, in seno alle classi povere o medie, ad un tasso fisso e moderato nel corso dei due primi anni per adescare il cliente, prima che questo tasso aumentasse fortemente dal terzo anno. I prestatori garantivano a chi richiedeva il prestito che il bene che acquistavano, il quale serviva di garanzia al prestito, avrebbe assunto rapidamente valore, visto l’aumento dei prezzi del settore immobiliare. Nel 2007, la bolla immobiliare è scoppiata. La crisi si è allora propagata a molteplici operatori finanziari che hanno messo piede sulle spaventose montagne di debiti e condotto ad enormi operazioni fuori bilancio.
I ministri delle Finanze dei paesi occidentali hanno reagito vivamente alla pubblicazione della cifra del FMI [3], come se fosse pericoloso mostrare l’estensione dei danni. Ovunque nei Paesi del Nord, sia conservatori che social-democratici, i governi applicano politiche neoliberali particolarmente brutali per la maggior parte dei loro concittadini. La portata dei servizi sociali è volontariamente ridotta all’estremo, i redditi da capitale sono risparmiati, mentre aumenta il tasso dell’IVA, che bussa proporzionalmente più nelle famiglie povere che in quelle agiate.
Incapaci di aiutare le loro popolazioni nel bisogno, questi stessi governi sono venuti rapidamente in soccorso al privato. Nell’agenda: nazionalizzazione delle banche in difficoltà, cambi dei titoli deprezzati con denaro fresco, iniezione di liquidità, piani di salvataggio bancari, ribasso dei tassi d’interesse…
Nel 2000 il Programma delle Nazioni unite per lo sviluppo( PNUS) stimava a 80 miliardi di dollari su dieci anni l’importo necessario per garantire un accesso universale – si, universale – all’acqua potabile, ad un’alimentazione decente per i bambini, ad un’educazione primaria, alle cure di salute basilari e, per le donne, alle cure ginecologiche. La sfida era dunque trovare 800 miliardi di dollari in tutto. Questi non sono stati trovati e le condizioni di vita di miliardi d’individui sono continuate a peggiorare. L’aumento brutale della produzione degli agro-combustibili ha appena gettato nella povertà assoluta decine di milioni di abitanti africani, dell’America latina e dell’Asia. Sono scoppiate rivolte a causa della fame ad Haiti, in Egitto, in Costa d’Avorio, in Senegal, in Camerun, in Burkina Faso e questo non è che l’inizio. Invece di avvicinarsi agli Obiettivi del millennio per lo sviluppo, eppure assai caldi, ce se ne allontana a gran velocità. La crisi bancaria attuale costerà 1000 miliardi di dollari e essa prova che è la volontà politica ad aver mancato quando si è trattato di riunire gli 800 miliardi proposti dalle Nazioni unite per garantire certi diritti umani elementari. Si tratta di una violazione flagrante della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo e di tanti altri testi internazionali. E’ intollerabile ed imperdonabile. Ed è la logica stessa del modello economico che è in gioco.
Note
[1] Voir « Les faux-semblants de l’aide au développement », Le Monde diplomatique, juillet 2005.
[2] Communiqué de presse de l’OCDE, 4 avril 2008.
[3] Dépêche AFP, « Les pays riches reprochent au FMI son chiffrage trop sévère de la crise », 10 avril 2008.
Damien Millet, porta parola del CADTM Francia ( Comitato per l’annullamento del debito del terzo mondo), www.cadtm.org .autore di Africa senza debito.
Eric Toussaint, Presidente di CADTM Belgio, autore di Banca del Sud e nuova crisi internazionale.
Fonte: mondialisation.ca
Link: http://www.mondialisation.ca/index.php?context=va&aid=8700
14.05.08
Tradotto per www.comedonchisciotte.org da DRACULIA