DI CAREY L. BIRON
aljazeera.com
I prezzi all’1% in più rispetto al picco del febbraio 2011 “minacciano la salute ed il benessere di milioni di persone”
Dopo essere scesi leggermente negli ultimi mesi, i prezzi internazionali degli alimenti sono ancora una volta saliti in maniera drammatica, secondo le cifre pubblicato lo scorso giovedì dalla Banca Mondiale. Le statistiche di luglio indicano un 10% di aumento solo nel corso del mese precedente, oltre ad un 6% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
“I prezzi degli alimenti sono nettamente risaliti, minacciando la salute ed il benessere di milioni”, ha affermato il presidente della banca Mondiale Jim Yogn Kim in una dichiarazione dello scorso giovedì dalla sede centrale di Washington. “L’Africa ed il Medio Oriente sono particolarmente vulnerabili, ma lo sono anche le persone in altri paesi dove il costo dei cereali sono cresciuti a picco”.
La lista comprende paesi in tutto il mondo. Secondo il nuovo Osservatorio dei Prezzi del Cibo della Banca Mondiale, tra i mesi di giugno e luglio il costo di mais e frumento sono cresciuti del 25%, mentre i germogli di soia del 17%. Questo significa un aumento dei prezzi dell’1% rispetto al picco del febbraio 2011.
Kim ha notato che la Banca Mondiale ha già apportato il suo massimo sostegno in campo agricolo negli ultimi vent’anni.
“Non possiamo permettere che questi picchi storici si trasformino in un rischio permanente dal momento che le famiglie ritirano i loro figli dalle scuole e consumano cibi meno nutritivi per compensare gli alti costi”, ha affermato. “Gli Stati devono consolidare i loro programmi mirati ad allentare la pressione sulla popolazione più vulnerabile”.
‘Volatilità devastante’
Nei mesi scorsi, le commissioni di controllo in tutto il mondo hanno espresso la loro frustrazione per la mancanza sia di emergenza che di creatività da parte dei politici nazionali e multilaterali nell’affrontare il ritorno dei prezzi alti ad un livello che sfiora la crisi.
“Il rapporto di oggi della Banca Mondiale è l’ennesimo allarme per i Governi che l’azione sulla volatilità dei prezzi degli alimenti è richiesta d’urgenza, ma non è ancora chiaro se abbiano capito”, ha dichiarato Colin Roche, portavoce dell’agenzia di aiuti Oxfam.
Roche ha affermato che la Oxfam ha già iniziato a vedere “l’impatto devastante della volatilità dei costi dei cibi nei paesi in via di sviluppo che contano sulle importazioni di questi prodotti”.
Lo scorso lunedì, il capo della FAO, Jose Graziano Da Silva, ha fatto appello agli Stati del G20 per impegnarsi in “un’azione coordinata” per bloccare i prezzi. Tuttavia lo stesso giorno, il G20 ha deciso che avrebbe aspettato fino al rapporto sui dati dei cereali degli USA di settembre prima di decidere su come procedere, mossa che la Oxfam ha screditato.
“Il G20 deve agire ora, prima che i prezzi perdano il controllo e spingano ancora più persone alla fame”, ha avvertito Roche. “Questo atteggiamento “aspettiamo e vediamo” non è accettabile, soprattutto dal momento che il rapporto della Banca Mondiale ha avvertito che si prevede che i prezzi restino alti e volatili”.
Ricordare la sostenibilità
Oggi, la principale preoccupazione riguarda l’attuale siccità negli Stati Uniti ed in Europa. Già la sola situazione negli USA potrebbe avere un effetto devastante sui titoli ed i prezzi a livello internazionale, dato che il paese è il primo fornitore mondiale di mais e germogli di soia.
Come nella metà di agosto, il governo statunitense aveva classificato circa 1.800 contee in tutto il paese come aree disastrate, per la maggior parte per via di una forte siccità che, anche se sarebbe finita presto, aveva già distrutto il raccolto di molti cereali di quest’anno.
Alla fine di luglio, circa tre quarti delle colture di mais degli USA erano state classificate molto povere per il mercato. Si tratta di una dura inversione di tendenza rispetto alle previsioni all’inizio di quest’anno di un record nei raccolti di mais negli Stati Uniti, che molti speravano avrebbero potuto contribuire a sostenere i negozi di alimentari vuoti degli altri paesi.
Sebbene più estremo di quanto si è visto negli ultimi mesi, le nuove cifre della Banca Mondiale hanno prolungato quel trend di volatilità che si era esteso negli ultimi anni allo stesso modo del tendenziale aumento dei prezzi del cibo del 2008, quando una convergenza di fattori avevano causato una crisi improvvisa nel mercato alimentare ed i prezzi avevano messo a dura prova le comunità locali in tutto il mondo e avevano preso molti politici alla sprovvista.
L’esperienza del 2008 ha aiutato a rovesciare un declino internazionale vecchio di vent’anni negli investimenti nell’agricoltura.
“Quello che si è visto nel 2008 – quei prezzi alti non se ne sono mai andati veramente, soprattutto nei paesi in via di sviluppo”, ha dichiarato Danielle Nierenberg, direttrice del programma Nourishing the Planet presso il Worldwatch Institute, un think-tank che si occupa di ambiente.
“Dal momento che un rinnovato investimento nell’agricoltura a partire dal 2008 era molto richiesto, ci si è concentrati di più sulla ricerca di matrice tecnologica e sul lungo termine. C’è bisogno di un cambiamento a 180° nel modo di pensare all’approccio all’agricoltura”.
Nella rinnovata politica agricola di oggi, “vengono sorvolati quegli aspetti che si sa già che funzionano”, come tutta una serie di pratiche sostenibili, la raccolta di acque piovane e l’uso di fertilizzanti naturali, ha aggiunto la Nierenberg. Ha inoltre sottolineato la necessità di ripristinare le politiche nazionali in materia di immagazzinamento dei cereali ed altri cibi, una pratica che è andata perdendosi negli ultimi anni.
“L’aspetto positivo dell’attuale siccità è che l’Occidente possa vedere sotto una nuova luce le pratiche sostenibili che hanno aiutato molti contadini africani”, ha dichiarato. “Si tratta di un’opportunità per il mondo occidentale per imparare dai paesi in via di sviluppo – hanno molto da insegnarci”.
Un’agricoltura in cambiamento
La Nierenberg sostiene che ci vorrà almeno un anno o più prima che le vengano completamente capite le varie ramificazioni della situazione attuale. Altri credono che la situazione odierna sarà probabilmente la nuova normalità.
“Credo che ci troviamo in una transizione da un’era di abbondanza ad una di carenza”, ha dichiarato Lester Brown, fautore della sostenibilità insieme al Earth Policy Institute.
A tal proposito, Brown non ha solo notato un rapido aumento della popolazione mondiale, ma, più importante, anche gli inevitabili effetti di un crescente benessere. Solo nell’ultimo decennio, ha affermato, la domanda mondiale di cereali si è duplicata dai 21 milioni ai 41 milioni di tonnellate all’anno.
Dal momento che anche la domanda di biocarburanti è stata ampiamente percepita negli ultimi anni sui titoli dei cereali, portando al collasso economico del 2008, Brown pensa che questa domanda sia già in calo.
“Una volta messa da parte la problematica dell’etanolo” – un comune biocarburante – “la cosa importante ora è il fatto che 3 miliardi di persone nel mondo stanno tentando di risalire la catena alimentare e vogliono consumare più carne, soprattutto in Cina”, ha spiegato.
Nel frattempo, per anni è stato chiaro che i terreni arabili diventano sempre più scarsi. Lo stesso si può dire delle risorse idriche per l’irrigazione, che riguarda i tre maggiori produttori di cereali: Cina, India e Stati Uniti.
“Dobbiamo realizzare che l’agricoltura come la conosciamo si è evoluta nell’arco di 11.000 anni di notevole stabilità climatica – il sistema è pensato per massimizzare la produzione all’interno di quel sistema”, ha affermato Brown.
“Ma le cose stanno cambiando: oggi, siamo in continuo cambiamento. Ogni anno che passa, i sistemi climatici ed agricoli diventano sempre meno sincronizzati tra di loro”.
Carey L. Biron
Fonte: www.aljazeera.com
Link: http://www.aljazeera.com/indepth/features/2012/08/201283112331806512.html
21.08.2012
Traduzione a cura di Roberta Papaleo per www.Comedonchisciotte.org