I civili palestinesi uccisi impunemente dall’esercito
DI CHRIS MCGREAL
E’ stata la morte di Asma Mughayar a cancellare ogni persistente dubbio che avevo su come l’esercito israeliano uccida così tanti bambini palestinesi e civili.
Asma,16 anni, ed il suo giovane fratello, Ahmad, stavano raccogliendo la biancheria sul tetto della loro casa nel sud della striscia di Gaza nel Maggio dello scorso anno quando sono stati abbattuti da un cecchino dell’esercito israeliano. Nessuno dei due bambini era armato nè stava minacciando il soldato, che ha sparato di nascosto attraverso un buco nel muro di un edificio adiacente. L’esercito ha dichiarato che i due bambini sono saltati in aria a causa di una bomba installata dai palestinesi per uccidere i soldati israeliani. I corpi offrirono una diversa versione.
All’obitorio di Rafah, Asma giace sul lettino con un singolo buco di proiettile alla tempia; suo fratello di 13 anni ha un solo foro di proiettile alla fronte.Di fronte all’evidenza, l’esercito ha cambiato la propria versione dei fatti e ha dichiarato che i ragazzini sono stati uccisi dai palestinesi, sebbene ci fosse la chiara prova che indicava un appostamento di cecchini israeliani in quel luogo. Cio’ che l’esercito non ha fatto e’ stato chiedere ai propri soldati il perche’ avessero rilasciato una falsa dichiarazione su quelle morti, o parlare con i genitori dei bambini o con ogni altro testimone.
Quando i giornalisti pubblicarono la storia, l’esercito promise un’indagine approfondita, ma alcune settimane dopo fu velocemente interrotta. Questo e’ diventata la norma nell’esercito che sembra dia piu’ importanza alla protezione della propria possibilità di risposta invece di riuscire ad essere, attraverso le proprie dichiarazioni, “ l’esercito più onesto del mondo”.
Come i genitori di Tom Hurndall hanno fatto notare ieri dopo la condanna di un sergente israeliano per l’assassinio del loro figlio, il soldato e’ stato processato solo perchè la famiglia britannica ha avuto i mezzi per sollecitare pressioni. Ma non c’e’ stata nessuna giustizia per i genitori di centinaia di bambini palestinesi uccisi dai soldati israeliani.
Secondo il gruppo israeliano per i diritti umani B’Tselem, l’esercito ha ucciso 1.722 civili palestinesi – più di un terzo di loro erano minorenni – e 1.519 combattenti, da quando è iniziata l’intifada cinque anni fa; le cifre israeliane di paragone sono 658 civili uccisi – 17% minorenni – insieme a 309 militari. L’esercito ha indagato solo su 90 palestinesi morti, di solito a seguito di forti pressioni. Sette soldati sono stati condannati: tre per omicidio preteritenzionale, nessuno per esecuzione.
Lo scorso mese, una corte militare ha condannato un soldato a 20 mesi di prigione, per aver ucciso un uomo palestinese mentre stava riparando l’antenna della tv, il periodo di condanna piu’ lungo mai sentenziato per l’uccisione di un civile, e meno di quello che spetta agli obiettori di coscienza che si rifiutano di servire l’esercito.
B’Tselem argomenta che la mancanza di responsabilità e le regole di ingaggio che “incoraggiano i soldati al grilletto facile” hanno creato una “cultura d’impunità” – una considerazione da parte dell’Osservatorio per i Diritti Umani con sede a New York, il quale la scorsa settimana ha descritto molte delle indagini sull’ uccisione dei civili come “un’ipocrisia… che incoraggia i soldati a pensare di poterla letteralmente fare franca se commettono un assassinio.”
Nel sud di Gaza, le uccisioni avvengono in un clima che ammonta ad una forma di terrorismo contro la popolazione. Lo sparare senza una ragione valida, ma in modo del tutto casuale, a Rafah e Khan Yunis ha provocato centinaia di vittime, compresi cinque bambini uccisi mentre erano seduti al loro banco di scuola. Molti altri sono morti quando i cecchini sapevano benissimo chi avevano nel mirino – bambini che giocavano a pallone, seduti fuori casa, che facevano ritorno da scuola. Quasi sempre le “indagini” consistevano nel chiedere ai soldati chi aveva premuto il grilletto – spesso dichiaravano che c’era in corso un fuoco incrociato sebbene non ci fosse nessuno – e presentarlo come fatto.
La polizia militare ha aperto un’indagine sulla morte di Iman al-Hams lo scorso Ottobre solo dopo che i soldati resero pubbliche le circostanze con le quali il loro comandante scaricò la propria arma addosso alla ragazzina dodicenne. Fu verbalizzato che il comandante disse ai propri uomini che la ragazzina doveva essere uccisa anche se aveva tre anni.
I dottori hanno detto che Iman al-Hams è stato colpito da circa venti proiettili
Il Colonnello Pinhas Zuaretz e’ stato comandante per due anni nel sud di Gaza quando gli chiesi il significato di quel tipo di uccisioni. Il colonnello che riscrisse le regole d’ingaggio per permettere ai soldati di sparare ai bambini anche più giovani di 14 anni, ammise che le versioni ufficiali di diverse uccisioni erano sbagliate, ma giustificò le strategie utilizzate come prezzo della lotta per sopravvivere contro il secondo Olocausto.
Forse questo punto di vista e’ stato condiviso dal soldato che ha ucciso i tre ragazzi quindicenni Hassan Abu Zeid, Ashraf Mousa and Khaled Ghanem, mentre si avvicinavano alla barriera fortificata tra Gaza e l’ Egitto in Aprile. L’esercito ha detto che i ragazzini erano contrabbandieri di armi e anche “terroristi”, e che il soldato gli sparo’ alle gambe e li uccise solo quando rifiutarono di fermarsi.
Il racconto fu una fabbricazione. I ragazzini erano nella “zona interdetta” ma stavano giocando a pallone. I loro corpi non mostrarono alcuna evidenza di ferite alle gambe, solo un singolo foro alla testa, di fronte o di dietro. L’esercito ammise l’evidenza quietamente – ma non ci furono indagini.
Chris Mcgreal
Fonte:www.guardian.co.uk
LinK:http://www.guardian.co.uk/israel/Story/0,2763,1516362,00.html
28.06.05
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da MANRICO TOSCHI
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